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Autore: SakiJune    26/07/2007    4 recensioni
Questo è il seguito, richiestissimo, di "The blast are back". Quindi se non l'avete letto... non ci capirete niente. C'è un leggerissimo cross-over con Paradise Kiss, ma potreste anche non accorgervene...
Sfogliando una rivista, Yasu apprende una brutta notizia... prende un aereo e si tuffa nel passato: ma quanto resisterà in quel mondo che aveva deciso di abbandonare per sempre? E che dire della nuova generazione?
Genere: Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nana Komatsui, Nobuo Terashima, Nuovo personaggio, Yasushi Takagi
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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BACK FOR MOURNING

Hiro cominciava ad annoiarsi, mentre aspettavano che l'altoparlante annunciasse il loro volo. Per un po' aveva giocato con il videogame, poi si era messo a leggere, ma l'aereo era in ritardo e la mamma si era persino addormentata.
- Papà?
- Dimmi, Hiro - rispose il padre, che da quella mattina continuava a sfogliare una rivista giapponese. Lui riusciva a leggere l'hiragana e il katakana, ma tutti quegli ideogrammi gli erano ostici. Dopotutto, era nato a New York. Ma sapeva che su quella rivista c'era il motivo per cui ora dovevano partire.
- Noi non siamo andati in Giappone quando sono morti i nonni, giusto?
- Giusto. Abbiamo pregato da qui.
- E allora perché devi andare al funerale di questa amica della mamma? Lo sai che perderò un sacco di allenamenti?
La voce del bambino, nonostante le parole superficiali che stava pronunciando, non era altezzosa né sprezzante. Era stato educato ad un rapporto franco e schietto con i genitori, oltre che al rispetto e alla comprensione.
- Vedi, non era soltanto una sua amica. Anzi, forse vere amiche non erano mai state. Ma suo marito faceva parte della vecchia band in cui suonavo.
L'idea di tuffarsi nei luoghi in cui i genitori avevano vissuto lo interessava. Poi, il coach non l'avrebbe mica cacciato dalla squadra... si trattava di poco più di una settimana. E i compiti delle vacanze se li era portati dietro. Occasione triste o no, si sarebbe fatto una bella vacanza.

Finalmente il volo venne annunciato, e Hiro svegliò la madre. - E' arrivato l'aereo! Su, su... Arrivederci, New York! Papà, cosa fai al telefono? Andiamo!

- Arriveremo poco dopo l'ora di pranzo. Sì, ringrazia Takumi... potremmo prendere un taxi, ma credo che avremo bisogno di un poco di atmosfera familiare... sì, ora vado, a domani. Grazie, Hachi!
- Grazie a te, Yasu. Ma mi chiamerai ancora Hachi, quando ci rivedremo?
- No di certo, signora Ichinose. A presto.
Non era tempo di mettersi a scherzare, lo sapevano entrambi. Ma le serate nell'appartamento 707 non erano svanite dalla sua memoria. I giorni belli, quando i Blast non erano ancora famosi, quando Nobu era innamorato di Hachi e non osava dirglielo, e Shin faceva continui progressi con il basso, e Nana...
Nana era solo un'ingrata. Non aveva più niente a che fare con lei. Sapeva che era tornata in Giappone, ovviamente. Ren l'aveva perdonata. Ma lui no.

Cara Misato,
mi dispiace per quello che è successo. Non importa se non potrai venire al matrimonio, io e Take capiamo la situazione. Però, il prima possibile, venite a trovarci nella casa nuova. Tua madre ha avuto davvero buon gusto nella scelta dei mobili.
Ci pensi? Non potrai più chiamarmi Fujimo! Sarò la tua cognatina cara!
Salutami Shin e Nana. Pregherò per Nobu.
Con affetto, la tua amica
Chikage

Miu non stava molto bene, per via del fuso orario. Yasu la sostenne mentre uscivano dall'aeroporto di Tokyo. Hiro era abituato a sentir parlare giapponese, in casa, ma non così... dappertutto, e soprattutto velocemente. Teneva stretta la mano del padre, mentre si guardava intorno. Poi ci fu il rumore di clackson e la portiera di un'auto si aprì.
- Yasu! Miu!
La donna indossava un tailleur scuro.
- Bentornati. - Diede la mano a Yasu, ma lui l'abbracciò e così anche Miu. Vivere così tanti anni negli Stati Uniti avevano un poco ammorbidito il proverbiale riserbo giapponese.
- Non sei cambiata molto, Nana. Sei solo... cresciuta.
- Io però vorrei che continuassi a chiamarmi Hachi... - mormorò lei, vicina alle lacrime.
"E vorrei che tutto questo non fosse mai accaduto..."

- Bentornato, Yasu. - Una testa si sporgeva dal lato del guidatore.
- Takumi. Grazie di tutto, so che avresti dovuto lavorare.
- Figurati. Ehi, ma questo è il piccolo Takagi? - Scese anche lui, sorridendo a Hiro.
- Sì, signore. Piacere di conoscerla, Takagi Hiroyuki. - E accennò un inchino, come la mamma gli aveva raccomandato di fare.
Takumi rise. - Oramai, di bambini così educati non se ne trovano. Sai che c'è una bambina molto impaziente di incontrarti, Hiro-chan? - gli disse in inglese.
Questo, mamma e papà si erano dimenticati di dirglielo.

- Non ho ancora capito come l'abbiate saputo. Credevo vi avesse avvisato Ren.
- No, non abbiamo sentito nessuno. Ma leggiamo vari periodici giapponesi.
- I giornali però non hanno scritto come è successo.
- Infatti. Se te la senti, puoi raccontarmelo tu?

E' morta nella città di X..., all'età di 32 anni, Asami Terashima, ex pornostar meglio nota come Yuri Kosaka. Abbandonato il lavoro nel 2002, si era sposata e gestiva un ryokan insieme al marito. Le circostanze del decesso, avvenuto nel nosocomio locale, non sono ancora state chiarite."

- Lei e Nobu volevano un figlio.
Yasu accennò verso Hiro, che aveva le orecchie tese come antenne.
- Forse è meglio se ne parliamo dopo. Il signorino capisce la lingua, quando ci si mette. Miu, cara, come stai?
- Meglio - rispose lei. - Penso che riuscirò a smaltire il jet lag in tempo per quando torneremo a New York.
Yasu le lanciò un'occhiata divertita. Il segreto del loro matrimonio era racchiuso in due parole: dedizione e ironia. E pensava che per Hachi e Takumi doveva essere lo stesso.

- Satsuki! Siamo tornati!
- Mamma... Ehi, sei tu il ragazzino americano? - cinguettò vedendo Hiro.
- Sacchan, devi essere gentile con Hiroyuki, parla lentamente e non insegnargli parolacce. - le raccomandò Takumi.
- Va bene, papà. Vieni a giocare, Hiro-chan?
- Sì... a che cosa si gioca, in Giappone?
- Alla Playstation, naturale!
- Evviva! Posso andare? - chiese al padre. Ottenuta una risposta affermativa, i bambini si fiondarono in cameretta.

Mentre Yasu e Takumi sorseggiavano un liquore in salotto, Hachi accompagnò Miu a farsi una doccia.
- La vostra stanza è proprio qui a fianco. Puoi stenderti un po', se vuoi.
- Grazie, Nana, sei davvero gentile. Yasu ha detto che, se vogliamo arrivare in tempo per il funerale, dobbiamo prendere l'ultimo treno di oggi pomeriggio, perché domattina non faremmo in tempo.
Hachi annuì. - Per questo è meglio se ti riposi adesso.
Tornò in salotto, e cominciò a raccontare.

- Asami voleva dargli un figlio, voleva dare un erede ai Terashima. Voleva che Nobu fosse completamente felice. Ma i medici le avevano detto che non doveva nemmeno provarci... e lui le aveva assicurato che andava bene così...
Lei fingeva di aver capito. Senza dire nulla, però, ha smesso di prendere la pillola. Voleva tentare lo stesso, capisci?
- Oh, Kami! - esclamò Yasu, scattando dal divano, per poi ricadere seduto, incredulo. Era diventato proprio americano. - Ma è stato un suicidio...
- No! Non dire questo! Asami voleva vivere. Ma non poteva sopportare di rinunciare a diventare madre... per lei questo desiderio era diventato più importante di ogni altra cosa...
Takumi le prese la mano. Yasu scosse la testa, cercando le ragioni di un gesto tanto sconsiderato.
- Solo una donna... può capire, vero? Ma ora Nobu è davvero solo. Anche lei è stata egoista, non ha pensato alle conseguenze.

"Anche tu l'hai lasciato perché eri incinta" avrebbe voluto aggiungere, ma l'altro se stesso, il figlio adottivo dei signori Takagi, che si faceva un punto d'onore di non offendere mai nessuno, lo fece trattenere. Non era con Hachi che era arrabbiato. Stava di nuovo pensando a Nana Osaki. L'avrebbe rivista, e allora...
Hachi continuò:
- Lei sapeva cosa poteva succedere, ma era ottimista. Stava bene, sembra, e non sentiva il pericolo come reale...

- Mamma! Vieni qui per favore! - strillò Satsuki dal corridoio. Hachi si alzò e andò a vedere cosa volesse.
- Mamma, Hiro non capisce niente!
- Shht! Non si dice delle persone che "non capiscono niente". Papà ti ha pur detto di sillabare bene le parole con lui. E poi a cosa ti serve prendere lezioni di inglese se non provi neanche a parlargli nella sua lingua?
Hiroyuki si avvicinò ad occhi bassi.
- Mi dispiace, signora Ichinose. Non le sono simpatico.
- Sciocchezze. Satsuki, comportati bene, chiaro? Sforzati di fare amicizia e parla inglese, santo cielo!
Satsuki non parve risentita. Trascinò di nuovo Hiro in cameretta, borbottando "Let's go, let's go...".

Nel frattempo, i due uomini, che avevano assistito alla scena, cambiarono discorso.
- Hiroyuki, è un bellissimo nome.
- Lo so. Quando vivevamo ancora a Tokyo, Miu decise di liberarsi per sempre dei suoi disagi. Era spesso ansiosa, tendeva a deprimersi... Così ci siamo rivolti ad uno psichiatra. Era giovane, ma molto competente. L'ha aiutata moltissimo e per un senso di gratitudine, quando è nato nostro figlio, abbiamo deciso di dargli il suo nome.
- "Colui che procede con vigore". Esiste forse un miglior augurio?
Hachi era tornata nella stanza.
- Miu si è svegliata, tra poco possiamo andare.

Prima che partissero, Takumi chiese alla moglie di seguirlo in cucina, e la baciò.
- Dì a Nobuo che mi mi dispiace tanto. E salutami Ren. Amore, so che torneranno tanti ricordi... che ti sembrerà di rivivere il passato, però...
Hachi lo rassicurò e andò a prepararsi per il viaggio.

- Hiro! Sacchan!
I bambini accorsero nell'ingresso.
- Hiro, la mamma ed io andiamo. Tu resta con Satsuki e il signor Ichinose. Mi raccomando!
- Va bene, papà, stai tranquillo.
- Ci vediamo domani sera, piccolo.
- Ciao, mamma!
- Ciao, mammina, bacio! - fece Satsuki abbracciando Hachi.

Davanti alla porta chiusa, Hiro provò un senso di stordimento e un poco di magone gli salì alla gola. Poi Takumi si stiracchiò e disse, volutamente noncurante:
- Penso che andrò a lavorare di là. Voi due non litigate più, eh?
Hiro guardò Satsuki, poi scoppiarono entrambi a ridere. Sarebbe stata proprio una bella vacanza.


Sul treno, Hachi sognò Nobu.
E anche lui la sognò, nel suo letto ora troppo spazioso.
Finché sua madre non venne a svegliarlo, fu tra le braccia di Hachi, accanto ad una finestra sul fiume. Lei indossava lo yukata, era bella come per la festa di Tanabata di tanti anni prima. Aprendo gli occhi, il dolore e i ricordi recenti tornarono. Si sentì in colpa per quel sogno.
- Sono arrivati i tuoi amici di Tokyo.
La signora Terashima indossava nuovamente, sul viso solcato di rughe, la maschera della "splendida locandiera". In quei cinque anni, era stata Asami a illuminare il ryokan della sua presenza solare.
L'alba sul mare... un odore di caramelle...
Si alzò, si vestì, scese nell'ingresso. La testa gli pulsava, aveva gli occhi indolenziti dal troppo piangere. Quando li scorse, si fermò a guardarli, senza farsi vedere.

Hachi stava appoggiata alla reception, compilando il registro. Ebbe un istante di sollievo: non somigliava più alla ragazza del sogno. Shin e Misato, invece, non erano cambiati. E poi...
- Sei qui, Yasu? - La gratitudine riempì il suo cuore e lo spinse a raggiungerli, mentre le lacrime tornavano a rigare le sue guance. Per nessun altro, lo sapeva bene, l'amico avrebbe affrontato quel viaggio.


Takumi svegliò i bambini alle sette e disse loro di vestirsi.
- Venite al lavoro con me.
A Satsuki piaceva tantissimo andare alla Cookie con il papà, perché là tutti la viziavano. Soprattutto Mari, la vice-presidente. Però stavolta sarebbe stato Hiro l'attrazione della giornata, e le carezze sarebbero state tutte per lui.
Come volevasi dimostrare.
Non solo Mari, ma perfino Take aveva sfoggiato il suo inglese con Hiro. E si erano messi a parlare di baseball! Ma guarda un po'! Come se quel grassone con gli occhialetti avesse mai preso in mano una mazza in vita sua...
Era questo il famoso fascino americano? Perché gli adulti vedevano gli Stati Uniti come un sogno, come un mito? Lei era felice di essere giapponese. Le piacevano i piatti tradizionali, che la mamma cucinava benissimo. Amava la festa di Tanabata e la festa dei bambini e il Setsubun. Quindi, l'atteggiamento degli altri le dava fastidio.

A pranzo, Takumi li portò al McDonald's, credendo di fare cosa gradita al suo piccolo ospite.
Hiro rimase impietrito davanti all'hamburger che colava formaggio e alle patatine fritte. Si vergognava a dirlo, ma...
- Io veramente non ho mai mangiato queste cose. Papà insiste per un'alimentazione sana e bilanciata...
Takumi scoppiò a ridere forte, e Hiro voleva sprofondare.
- Questo è proprio tipico di Yasu, ah ah! Io credo che per una volta si possa chiudere un occhio.
- Ma a me non credo proprio che piaccia... - Il bambino era sconsolato.
Allora Satsuki gli lasciò le sue crocchette di pollo e mangiò l'hamburger. Hiro la ringraziò, e fu amicizia.
Nel pomeriggio Take li portò in sala di registrazione, dove, dietro il vetro, videro una band che incideva un brano rock. Non si sentiva niente, perché i tecnici avevano le cuffie e ascoltavano con quelle, però si divertirono lo stesso.
- Sai Hiro, anche papà una volta suonava, lo sai? Il basso! Era bravissimo, infatti è diventato presidente della Cookie!
L'altro non era d'accordo. - Io non credo che c'entri niente. E' diventato presidente perché è un bravo manager, mica perché sa suonare. Anche mio padre era un mago con la batteria, non credere... ma fa un lavoro diverso.
Satsuki ci pensò su.
- Però Mari dice sempre che papà faceva tutto con... criterio. Secondo te cosa vuol dire?
- Booooh! E' una parola difficile per me... Forse è la stessa cosa per i miei, che vogliono farmi mangiare solo cose nutrienti... eccetera?
Lei battè le mani: - Allora chi non mangia al McDonalds ha criterio?

Quando arrivarono a casa, quella sera, Hachi e i genitori di Hiro erano già tornati.
Con grande sollievo di Takumi, negli occhi della moglie non c'era nessuna traccia di una ricaduta di sentimenti verso Nobu. Non poteva sapere del sogno sul treno, naturalmente: ma era stato appunto solo un sogno, ed era svanito nella triste realtà di quella giornata. Il funerale, il pomeriggio a casa di Nana e Ren, che somigliavano sempre più ai Takakura... l'incontro con quella Chiho, che senza neanche conoscerla, le aveva detto che avrebbe cominciato presto a corteggiare Nobu... e avrebbe messo le mani sul ryokan. Yasu le spiegò chi fosse.
"Era la sua ragazza, ai tempi del liceo. Lo lasciò quando si formarono i Blast, perché era gelosa di Nana e perché non sapeva cosa farsene di un musicista. Ma adesso..."

"Basta con questi pensieri... Ci sono Nana e Ren vicino a lui. Devo pensare alla mia famiglia" decise Hachi. E riabbracciò Takumi, così forte da fargli svanire ogni dubbio sulla sua fedeltà...


Yasu era pentito di aver letto quell'articolo che annunciava la morte di Asami, si immaginò nell'atto di voltare la pagina senza notarlo. Rivedere Nana Osaki l'aveva sconvolto. Era stato costretto a parlarle - ma è possibile? - senza guardarla negli occhi, però...
"Io la odio, la odio..."
Nemmeno essere riuscito a strappare a Nobu un mezzo sorriso, quando si erano incontrati, gli dava soddisfazione e pace. Era come se Nana avesse riempito, sporcandolo, ogni istante di quell'orribile giornata.

- Mi manca Far Rockaway. E mi manca il mio ufficio di Brooklyn... e persino quel puzzone del giudice Markham.
Lo disse ad alta voce, sapendo che Miu non dormiva.
- Yasu, abbiamo prenotato il volo per sabato. Non possiamo tornare prima.
- Lo so - sbuffò lui rigirandosi nel letto. Hachi era così gentile con loro... e Hiro aveva trovato un'amichetta... restare era una specie di obbligo. Ma si sentiva a disagio.

Per la prima volta nella sua vita, il senso del dovere che aveva sempre accompagnato i suoi pensieri e le sue azioni lasciò il posto ad un egoismo senza limiti. Si ripromise di non comprare più giornali giapponesi. Non avrebbe più lasciato entrare il passato nella sua vita. Mai più.

L'indomani, a colazione, Miu non la finiva più di scusarsi. Yasu aveva chiamato un taxi e quasi trascinò Hiroyuki nell'ascensore.
Dalla strada, Hiro guardò in su, verso la finestra. Satsuki lo salutava da dietro il vetro, triste. "Bye-bye" gli sembrò di leggere sulle sue labbra.
Partirono. Mentre il taxi correva verso l'aeroporto, il bambino sbirciò verso suo padre, che però era voltato dall'altra parte. Lentamente, frugò nella tasca dei jeans e ne trasse un foglietto.
C'era solo una parola, sopra.
Un indirizzo e-mail.
Miu lo vide e gli strizzò l'occhio. Qualcosa gli diceva che, per il suo compleanno, il regalo della mamma sarebbe stato un notebook.

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Caro Hiroyuki,
scusa se non ti ho scritto prima. C'è stata la festa a casa di Keiichi Fujieda, quel bamboccio... poi sono stata in piscina tutti i pomeriggi, insomma, non ho avuto un attimo libero.
Ieri la prof di inglese mi ha chiesto come facessi ad essere così "brillante" nella sua materia... naturalmente gliel'ho detto: "Ho un corrispondente con i fiocchi!". Le ho raccontato chi eri e pensa che mi ha confidato di essere stata, da giovane, una fan dei Blast, specialmente di tuo padre... magari si vestiva anche da punk, quella!
Aki-chan mi dà molto da fare. La mamma è sempre fuori con Junko o se ne va a trovare Nana e ci resta anche una settimana, e io me lo devo sorbire. Poi se vengono a trovarlo i gemelli, la casa va sottosopra... a volte dopo un po' devo chiamare Misato e pregarla di venirli a prendere, perché non riesco neanche a fare i compiti! Allora lei viene e si prende anche Aki, così ho un attimo di respiro.
Un giorno verrò a vivere a New York, e aprirò un ristorante giapponese. So che ce ne sono tanti, ma li farò andare tutti in fallimento quando assaggeranno le mie prelibatezze. Oppure studierò belle arti, o dirigerò un'azienda. Di certo non passerò tutta la vita a fare shopping e spettegolare come mia madre!
Notizie dal Paese del Freddo: Nobu ha finalmente divorziato da quella strega di Chiho e ha intenzione di vendere il ryokan. Pare che lui e Ren, da bravi irriducibili, vogliano rimettersi a suonare in giro per il Giappone... e che Nana li accompagnerà. Ma queste sono solo voci, capisci... sarebbe troppo strano!
Ah... grazie per la foto. Sei cambiato dall'anno scorso. Se non troverò un ragazzo prima delle vacanze, ti farò una proposta seria... sempre che ti interessi...
Ciao, scrivi presto.
Satsuki


   
 
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