Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |      
Autore: Gaia Bessie    07/01/2013    8 recensioni
Ti aggrappi a una macchina per non morire. Ma di notte, quando l’unico eco è quello dei tuoi pensieri – e delle macchine, ma quelle non le senti nemmeno più: il loro rumore è scomparso nella patina di apatia in cui ti sei avvolto, scolorendo inevitabilmente su uno sfondo sempre uguale – la domanda rimbomba ferocemente nella tua mente debilitata. È vita, questa?
La risposta non arrivi mai a comprenderla, forse troppo ovvia e dolorosa per essere pronunciata ad alta voce, e tu ti bei di un sonno senza sogni, impersonale. Ti svegli e lei è lì, a guardarti. Sempre, senza eccezione. Buffo che sia lei la tua costante, buffo che a te importi, buffo che tu lo ammetta senza problemi. Ma la situazione non fa affatto ridere, in fin dei conti, non trovi?
Dawn si fa trovare ogni mattina davanti a te, un sorriso tremulo sul volto pallido e gli occhi pieni di parole mai dette. Tende sempre la mano. Tu non hai mai la forza – né la voglia – di prenderla. E lei la lascia cadere sulla sua gonna, ogni volta.
[ Dott | Angst | What if? ]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Lì a guardare


A dominare la stanza è un bianco asettico e impersonale, un fastidioso lampeggiare di monitor con quei loro rumori altrettanto irritanti. Un respiro, ogni tanto, spezza brutalmente l’equilibrio silenzioso in cui ti sei avvolto. Deve essere lei, sempre, ogni maledetta volta che sobbalzi per quel rumore naturale. Naturalmente fastidioso. Tuo, quel respiro non può essere: quel movimento vitale, silenzioso e insospettabile non è più tuo da troppo tempo. Attimi interminabili vissuti attaccato a una macchina, a fissare il bianco delle pareti, rifugiandoti lì per non incontrare gli sguardi pieni di pietà. Di sguardi, in verità, c’è sempre stato solo il suo. 
Dawn viene a trovarti quasi ogni giorno e tu non la guardi mai, non ricambi mai quel suo sguardo timoroso. Fissi il muro con aria impersonale, come se non fossi lì con lei. Ogni tanto, il tuo sguardo cade sulle mani di lei, che torturano la gonna e ne dilatano fibre, producendo un delicato fruscio. Fastidioso.
E lei non lo sa che tu sei lì a guardarla, cercando di comprendere quelle sue sfumature ignote. Dawn non se ne accorge mai. Si consuma nella tiepida attesa, aspetta un cenno che non arriva mai.
E tu sei lì a guardare e sai che non riusciresti nemmeno a regalarle un insulto e un’imprecazione per quel dannato dolore che tanto ti fa penare. Non ci riesci da tempo: da giorni, settimane, secoli l’unico rumore che senti è il respiro di Dawn. Ti aggrappi a una macchina per non morire.
Ma di notte, quando l’unico eco è quello dei tuoi pensieri – e delle macchine, ma quelle non le senti nemmeno più: il loro rumore è scomparso nella patina di apatia in cui ti sei avvolto, scolorendo inevitabilmente su uno sfondo sempre uguale – la domanda rimbomba ferocemente nella tua mente debilitata.
È vita, questa?
La risposta non arrivi mai a comprenderla, forse troppo ovvia e dolorosa per essere pronunciata ad alta voce, e tu ti bei di un sonno senza sogni, impersonale. Ti svegli e lei è lì, a guardarti. Sempre, senza eccezione.  Buffo che sia lei la tua costante, buffo che a te importi, buffo che tu lo ammetta senza problemi. Ma la situazione non fa affatto ridere, in fin dei conti, non trovi?
Dawn si fa trovare ogni mattina davanti a te, un sorriso tremulo sul volto pallido e gli occhi pieni di parole mai dette. Tende sempre la mano. Tu non hai mai la forza – né la voglia – di prenderla.
E lei la lascia cadere sulla sua gonna, ogni volta.
 

È venuta piangendo, questa volta. Non ha detto niente, Scott, non illuderti: cosa potrebbe poi dirti? Che la sua stupida associazione per sfigati animalisti sta miseramente fallendo?
Sciocco.Ha pietà di te, non lo vedi? Sei davvero così cieco da non accorgerti con quanta compassione di guarda?
Dawn tende la mano, come ogni volta. Non sei più nel robot, ma attaccato ad apparecchiature costose, gli arti immobili sopra la coperta. Non riesci a muoverti da tempo, immobilizzato dal ricordo dei denti che penetrano nella carne, stracciano i muscoli.
Chris è venuto a trovarti, una volta. Ha riso di te. Non hai nemmeno avuto la forza di pensare che un giorno gliel’avresti fatta pagare, che l’avresti gettato in pasto a quel dannatissimo squalo. Sei rimasto lì a guardare, senza pensare nulla: la tua mano stringeva il vuoto, una replica più malconcia di quella di Dawn. Incredibile è come non riesca a riconoscere una causa persa quando ne vede una. Eppure ti guarda, con la mano tesa e gli occhi ancora lucidi.
Con uno sforzo sovraumano, sollevi il braccio e la stringi.
 

Ha iniziato a parlare. Diamine, non ricordavi che la ragazza sapesse parlare così tanto. Chiacchiera come una bambina, di cose che solo a lei interessano e tu l’ascolti distrattamente, cercando di ricordare che suono aveva il suo silenzio. Non lo ricordi più.
La mano di Dawn stringe perennemente la tua, in una morsa delicata che  non hai la forza di alleviare. Ti parla dell’ennesima edizione del Reality, a cui tu non parteciperai. Ti parla di cose che non comprendi nemmeno, perso come sei in quel tuo incubo senza fine. Ogni tanto, sorridi.
E tu, inevitabilmente, aumenti la pressione delle tue dita sulla sua mano. Lei non se ne accorge mai.
 

Stupido.
Credi davvero che ogni tuo gesto non fosse analizzato, commentato e ricordato?
Povero e ingenuo Scott. Ci credevi davvero.
Oggi si è avvicinata di più. Non l’hai guardata ed è arrossita come una bambina.
Hai di nuovo le mani vuote.

 

Che vita è, Scott?
Una vita a guardare un muro e una persona. Non sai quanto tempo è passato. Anni, forse. Non vuoi saperlo.
Piangi, Scott, ma senza lacrime. Non ci riesci.
Le tue mani sono serrate attorno quelle di Dawn, per non farti affondare. Gli occhi ti si sono chiusi da tempo, per non lasciare andare le lacrime rapprese e i sogni infranti.
Lei ti sorride, sulle labbra quelle parole impronunciabili e odiose. È lì, che ti guarda, pronta a dirle.
Ridi, Scott e non sai il perché. La tua risata è un rumore fastidioso.
Ti amo.
Lo senti, Scott, lo senti bene.
Vivi.
Dawn sorride.
Solo per un attimo.




Non pensavo che avrei scritto un'altra Dott, se devo essere sincera. Sarò ancora più sincera: non pensavo che sarei tornata nel fandom, dopo l'ultima capatina che ho fatto, a novembre. Ovviamente non avevo pensato che, sì, la coerenza ultimamente non è il mio forte.
E così sono tornata, non so per quanto e non so perché, ma sono nuovamente qui. Ed è sempre un piacere, alla fine. Questo è pur sempre il mio Fandom d'origine, ammetto che tentare di migrare verso altri lidi sia stato uno sbaglio. Magari, tornerò definitivamente e mi deciderò ad aggiornare le mie long. Ci spero tantissimo, davvero, anche se per ora sto vivendo una serie di situazioni spiacevoli che mi stanno provando mentalmente. Passerà. Nel frattempo, vi lascio questa, scritta di getto e nemmeno ricontrollata. Scusatemi, ma dovevo postarla. Spero che qualcuno lasci qualche bella recensione.
Sempre vostra, alla fine
Bess

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Gaia Bessie