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Autore: SilviAngel    08/01/2013    0 recensioni
Post quinta stagione.
Apocalisse sventata, Dean sta bene e Sam non è caduto nella gabbia.
Cass ha, però, un enorme problema: deve ripopolare il Paradiso, ma gli angeli non riescono più ad accoppiarsi tra loro!
Cosa escogiterà il nostro eroe???
Destiel... of course!
Possibili elementi o momenti OOC.
Mpreg
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Cap. 21
“Parlare”
 
Come aveva previsto Cass, le adorabili alucce dei miei pupi sparirono non appena si svegliarono o meglio scomparvero in un piccolo scoppio di luce qualche attimo prima che aprissero gli occhi.
Mary puntò i suoi occhi celesti nei miei che la studiavano con attenzione e mi persi.
Mi inginocchiai accanto alla cesta e allungando una mano all’interno della stessa presi a sfiorare le sue mani che già si agitavano fendendo l’aria e richiedendo attenzione. Mostrando molta più flemma, anche Robert si destò, guardandosi attorno con fare saputo e accurato e godendosi la sua dose di carezze.
“Dean” cercò di attirare l’attenzione l’angelo grande e grosso che si sentiva messo da parte “sono ancora tutti di sotto, che ne dici se li portiamo giù?”
“Dici?” domandai non del tutto sicuro che fosse una buona idea.
“Po-potrebbero tenere i bambini mentre ti riposi un poco” tentò di convincermi.
“Non mi sento stanco” lo rassicurai senza smettere di coccolare i due neonati.
“Ok, allora potrebbero far loro compagnia mentre noi, mentre noi parliamo?” calò così un’altra carta.
“Devi dirmi qualcosa?” ribattei alzando il capo e volgendolo verso di lui, lo vidi negare “Allora non c’è niente di cui dobbiamo parlare” convenni senza particolari inclinazioni di voce o altro, semplicemente il mio mondo sgambettava in quella cesta.
Sentii i passi di Cass che si allontanava da me e preoccupato compii un giro su me stesso quasi completo, vedendolo sedersi sul bordo del letto con un broncio che avrei volentieri mangiato di baci e compresi: voleva passare un po’ di tempo con me!
Forse era addirittura geloso dei bambini e delle attenzioni e cure che dedicavo loro. No, mi corressi immediatamente, geloso non poteva di certo essere la parola esatta, ben che meno in quel contesto, ma sicuramente lo infastidiva .
Così avanzando sulle ginocchia mi portai davanti a lui e facendo leva sulle sue cosce con le mani, lo costrinsi ad aprirle, infilandomi nel mezzo.
“Cass?” Soffia con voce lenta e affascinante “Vuoi restare da solo con me?” e con quelle parole lo misi alle strette anche se all’iniziò provò a negare, così ritentai lasciando scorrere le mie mani su e giù lungo le sue cosce che si contraevano sotto il tessuto “Vuoi rimanere con me perché hai voglia di baciarmi? Su dì la verità” continuai a carezzare le sue gambe a volte sfiorandolo leggero e altre premendo con forza le mie dite sulla sua carne.
Continuò a fare segno di no con la testa anche se faticava a restare fermo e si mordicchiava con frenesia il labbro. Mi spinsi in avanti di quanto necessario e parlando sulla pelle coccolai il suo pomo d’Adamo con la punta del mio naso, così fredda se paragonata al calore che sentivo crescere sotto di essa.
A tradimento, senza il benché minimo preavviso, spostai una mano e la calai inesorabile sul cavallo teso dei suoi pantaloni affinché la sua voce roca e indecente rotolasse fuori.
Interrompendo la tortura a cui lo stavo sottoponendo, mi alzai in piedi, tornando accanto alla culla e chinandomi in avanti presi in braccio Robert “Forza, occupati di Mary e seguimi” e incamminandomi verso la porta la aprii e scesi al piano inferiore.
Non appena varcai la soglia dello studio di Bobby, calamitai su me l’interesse dell’intera platea “I piccoli campioni si sono svegliati”
Cass fu immediatamente al mio fianco con Mary in braccio che sgambettava smaniosa di vedere il mondo e si capiva che trovava insofferente, al momento, essere poggiata contro il petto del padre avendo di fronte a sé un monotono scorcio di trench sgualcito.
 
“Allora” mi rivolsi a tutti indistintamente “abbiamo dei baby sitter volontari o dovrò fare la conta?” come avevo previsto Gabriel e Sam – ma in fondo in fondo neppure Balthazar e Bobby si tirarono indietro – si proposero per primi e con mio enorme disappunto vidi quella piccola traditrice di mia figlia gorgogliare felice non appena il viso dell’arcangelo hobbit riempiva il suo campo visivo, mentre mio fratello mi strappava dalle mani il maschietto.
“Come mai tutta questa magnanimità?” volle sapere l’angelo biondo.
“Beh ecco noi dovremmo…” tergiversai non avendo pensato a una scusa da rifilar loro.
“Dobbiamo parlare” concluse per me serio e impettito Cass.
“Parlare?” sogghignò Gabe tra una boccaccia e l’altra alla piccola Mary “Si dice così adesso da queste parti?”
Assunsi molto probabilmente tutte le sfumature del rosso e impacciato non seppi neppure tentare di negare e così l’essere celeste riprese “Ora io e te” rivolgendosi direttamente a Mary “piccola teppista ci divertiremo un mondo. I tuoi due papà devono fare le cosacce” e girandomi le spalle si avvicinò al divano, si sedette e poggiandosi la bambina di schiena contro il petto, le prese la manina paffuta muovendola su e giù in segno di saluto.
Con un grugnito misto di imbarazzo e nervosismo, serrai le dita su un lembo del soprabito e mi tirai dietro Cass fino a ché giungemmo nuovamente nella nostra camera.
 
“Mi spiace” mormorò il moro dalle mie spalle e mi voltai per conoscere il motivo di quelle scuse “Sam non sapeva che noi ci baciamo di tanto in tanto e ora invece ne è a conoscenza per colpa di mio fratello. Ti chiedo perdono”
Scivolando felino sul pavimento così da ridurre e divorare lo spazio tra noi, mi ritrovai a un battito di cuore da lui e intrufolando entrambe le braccia sotto il trench avvolsi il suo corpo, premendomelo addosso il più possibile.
“Non fa niente, Sammy è intelligente e penso che qualcosa avesse già intuito. Tranquillo, allora cos’è che volevi fare da solo con me?”
Non rispose, ma le sue mani corsero a circondare quasi inconsistenti, tanto era lieve il loro tocco, il mio viso e i miei occhi caddero sulle sue labbra che a rallentatore si schiudevano per andare incontro alle mie.
E poi staccai la spina.
La mia bocca che rincorreva la sua, che la cercava e poi se ne allontanava; tutto si trasformò in una danza incoerente e accattivante.
Dio dovevo sembrare un imbranato, tutto era istintivo e puro.
Semplicemente non vi erano regole, del tutto assenti le impeccabili inclinazioni del capo che avrebbero permesso alla mia lingua di penetrare tra le sue labbra in modo da sembrare una fottuta coppia da film con sullo sfondo un tramonto mozzafiato.
C’era un sacco di saliva, la sentivo addirittura colare lungo il mento, e c’erano i denti: mordevo e tiravo quelle labbra rosse e così gonfie da essere indecenti. Mi staccai a forza quando avvertii dietro le mie gambe qualcosa di morbido che non avrebbe dovuto trovarsi lì, se non fosse stato che senza accorgermene ero indietreggiato – a causa dell’avanzata inesorabile di Cass – fino a sfiorare al letto.
Con le labbra intente a succhiare il suo inferiore, sorrisi tra me e me, e non permettendo alle mie intenzioni di mostrarsi e senza allentare la presa sui suoi fianchi, mi lasciai cadere all’indietro rimbalzando in modo vistoso – visto il peso di entrarmi i nostri corpo uniti – sul materasso, cogliendo l’angelo di sorpresa.
Il moro a causa del cambiamento repentino, si allontanò da me con un sonoro schiocco e sfruttando le capacità dei miei addominali, mi piegai per andare a riprenderlo e quando il bacio tornò a travolgere i miei poveri e maltrattati neuroni, poggiai di nuovo la schiena al letto potendo così dare possibilità al mio bacino di muoversi.
Con accattivanti e ondeggianti strusciate la mia erezione, che stava acquistando rapidamente turgore, andò a incontrare quella completamente sveglia di Cass.
“Dean… Dean” cantilenò roco cercando di seguire i miei movimenti, ma mancando al momento della benché minima coordinazione. Tra scontri burrascosi e mancati contatti, decisi fosse giunto il momento di dirigere i giochi.
Le mani che vagavano sulla schiena dell’angelo arretrarono a cingere con stretta vigorosa i fianchi fermando ogni loro tentativo. Quando obbedì alla mia muta richiesta, feci scorrere via dalle sue spalle l’impermeabile e la giacca e tirando con lentezza sciolsi il nodo della cravatta, lanciandola a terra.
Rimasto in camicia, con un abile colpo di reni, lo misi spalle al letto e i suoi occhi si spalancarono vedendomi incombere su di lui.
“Tranquilli Cass ora mi prenderò cura di te. Ti farò stare dannatamente bene” mormorai scendendo a leccare e baciare il collo mentre bottone dopo bottone la stoffa bianca mi regalava la vista del suo torace pallido che veloce si alzava e abbassava.
Giunto alla cintura, indeciso mi fermai: le mie dita non sapevano se slacciarla o terminare di sfilare la camicia.
La seconda strada venne percorsa e strattonando i lembi fuori dai pantaloni, presi a mordicchiare ovunque ci fosse abbastanza carne per i miei denti. Salendo e scendendo disseminando baci, d’un tratto le mie labbra urtarono un piccolo bottone rigido e al tempo stesso morbido e non resistetti, aprii la bocca e lo avvolsi completamente, costringendo Cass a mugolare in modo ragguardevole. Pizzicai la sua carne tenera e sensibile, ma quando un grido proruppe dalla sua gola e le sue mani artigliarono ciocche dei miei capelli, ritenni opportuna un’opera di insonorizzazione.
Senza allontanare la mia bocca e inondando quindi la pelle bagnata di mille brividi causati dal mio fiato parlai “Ehi, pensi di poter fare in modo che da sotto non sentano nulla?”
Non rispose, ma dopo un cenno di assenso con il capo, lo vidi chiudere gli occhi per un attimo e sperai con tutto il cuore che avesse provveduto, alla fine, pensandoci bene, me ne infischiai e ripresi a percorrere il suo corpo in lungo e in largo, godendo dei gemiti e delle reazioni naturali di quel favoloso angelo steso sotto di me.
 
Poggiandomi su un fianco e liberando una delle mani, essa andò ad occuparsi dei restanti abiti di Cass. Non fu per nulla facile avere la meglio sulla cinghia di cuoio e sui pantaloni ma dopo alcuni tentennati tocchi che fecero fremere il moro, finalmente conseguii l’ambito premio e, superando anche la stoffa dell’intimo, avvolsi l’erezione calda del mio angelo.
Le dita del mio compagno strinsero, in modo del tutto prevedibile, ma per questo non meno doloroso, i capelli per riportare la mia testa in linea con la sua e avventarsi sulle mie labbra come un affamato.
Quando le nostre bocche si separarono, mentre la mano in un estenuante e non ancora del tutto soddisfacente saliscendi coccolava l’intera sua lunghezza, scrutando con i suoi occhi resi liquidi dal piacere i miei, Cass riprese a gemere incontrollato.
“Dean è così… così bello”
“Oh lo so piccolo, lo so” mi limitai a dargli ragione sfiorando il suo naso con il mio prima di attraversare la sua guancia e prendere possesso di una porzione del collo che sembrava chiedere a gran voce di essere marchiata.
 
Lo sentivo tremare sotto di me e contro di me, non avrebbe retto ancora a lungo e per accrescere le sensazioni della sua prima volta, mi mossi più veloce aggiungendo al su e giù delle mirate torsioni del polso e alcune passate decise sul glande oramai lucido e rosso.
Con un mugolio osceno e al tempo stesso quasi infantile, Cass venne nella mia mano, sciogliendo la presa sui miei capelli e accasciandosi completamente sul letto.
 
Il suo petto si sollevava a un ritmo impazzito e poggiate le labbra al centro del suo petto, sentii esattamente sotto di esse il battito furioso del suo cuore.
Rialzai lentamente il capo spinto dal desiderio di scorgere le emozioni che attraversavano il suo viso, ma trovai le sue braccia incrociate ad ostacolarmi.
“Cass, fatti guardare” lo pregai e dopo un paio di secondi decise di ascoltarmi, muovendole piano e portandole ai lati della testa “Allora sei ancora tutto intero?”
“Sì”
Ok, avevo sconvolto un angelo.
Se non avessi già un posto assicurato all’inferno per mille e mille motivi, forse questo sarebbe stato sufficiente ad ottenere un posto in prima fila.
“Sei sicuro? Perché non mi pare che tu”
“Stai zitto, per favore. Io non riesco a pensare a nulla in questo momento o meglio tutto ciò a cui riesco a pensare sono cose a cui non dovrei pensare”
“Cass non ti seguo” dissi sperando che continuasse a parlarmi e a spiegarsi.
“Quello che tu hai fatto e quello che io ho provato… possiamo rifarlo Dean?” chiese con fare innocente piantando quelle armi improprie di un bellissimo blu su me.
“Certo. Vuol dire che ti è piaciuto?” volli sapere, facendo gongolare la mia virilità.
“Molto”
“E non hai ancora provato la parte migliore” sottintesi in modo subdolo.
“Davvero? Perché non lo facciamo allora?”
“Calma tigre! Ci sarà tempo” e sorridendo mi scontrai con il suo visetto abbattuto, come se gli avessi negato una caramella “non è che non voglio, ma penso che sia conveniente andare di sotto a sincerarsi che siano ancora tutti vivi e in salute. Fidati ora sei mio e non ti lascerò scappare facilmente” e arretrando sul letto, raggiunsi il bordo e mi rimisi in piedi.
Quando mi girai, Cass era di nuovo completamente vestito e osservandomi esitante.
“Cosa c’è?”
“Tuo?” sussurrò insicuro.
“Oh sì, mio e guai a chi ti tocca” e schioccandogli un innocente bacio a fior di labbra aprii la porta della camera.
   
 
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