Il nostro amore era un vero p a r a d o s s o , sia per noi che per il mondo.
Era fragile e delicato, precario, sostenuto da un sottile filo di bugie e inganni.
Le nostre emozioni erano ombre instabili nate dai ricordi di una vita passata, che a stento consideravamo esistita.
Eppure, nonostante fossero pure illusioni, quei sentimenti furono così forti da creare in me un vuoto tanto atroce da tormentare qualcosa di sconosciuto e dall’esistenza incomprensibile che una persona reale avrebbe giustamente chiamato c u o r e .
Quella cosa che non avevo e desideravo.
Allora perché, quando te ne andasti in quella notte piovosa, provai tristezza?
Perché, quando mi voltasti le spalle, provai dolore?
Volevo raggiungerti ed afferrarti la mano.
Toccarti quelle piccole dita che, seppur fatte di nulla, mi trasmettevano calore.
Volevo abbracciarti, dicendoti “ A me mancherai, invece”.
Sussurrandoti “ Ti amo, non andare via”.
Perché si, io ti amavo, sebbene non avessi un cuore.
E in quell’irreale città illuminata dal un falso e perpetuo tramonto ti raggiunsi, deciso a riportarti indietro, da me.
Eppure, nonostante questo forte desiderio che mi confondeva la mente, finì per incrociare le lame con te, riempiendo il silenzio di quella stanza opprimente con le scintille delle nostre armi.
E tu, alla fine, scegliesti di andare avanti per scoprire la verità, lasciando me e la nostra illusione in quella sala buia.
Spezzando quell’esile filo che univa le nostre vite fasulle.

Perché ancora, come un pazzo, ti amo?
Quando penso al tuo sorriso, alla tua ironia, ai tuoi gesti, provo dolcezza, dolore e rabbia.
Quando penso a te, provo amore.
Strano, vero?
La mia mente è incapace di comprendere questa mia anomalia.
E nonostante io non abbia un cuore capace di corrompermi con i sentimenti, voglio credere in questo paradosso, in questo miracolo.
E felice di questo nostro amore magico e irreale, sorrido, lasciandomi inghiottire dal nulla che mi ha creato.
Morendo con questa folle convinzione in quel qualcosa che ora chiamo c u o r e .