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Autore: Cinnamon Nya    10/01/2013    9 recensioni
Urania sospirò.
Era partita il giorno precedente dall'aeroporto di Yangon, in Birmania, per raggiungere la capitale greca. Nella sua mente ormai galoppavano pensieri di ogni tipo, misti ad un profondo senso di inquietudine che le stava attanagliando la bocca dello stomaco... Non tornava ad Atene da dieci lunghi anni, e la cosa la stava agitando non poco. Chissà quante cose erano cambiate, in tutto quel periodo. Chissà se avrebbe rivisto i suoi amici d'un tempo, se erano tornati anche loro dagli allenamenti... chissà se erano ancora vivi.
Accenni a Episode G e Lost Canvas - Non tiene conto di gran parte dell'anime (salvo alcune eccezioni), di Saint Seiya Omega, di Saint Seiya Next Dimension e dell'Ipermito.
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Leo Aiolia, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love will keep us alive.

Eccoci qua! Non ci credo, mi appresto a scrivere seriamente il capitolo due? Son pazza!

Ringrazio tantissimo Gemini_No_Sabriel, che è rimasta col fiato sospeso per tutta la lettura del primo capitolo (spero di ripetere l'impresa anche con questo nuovo!), Light Upon Us che addirittura si è creata un account per commentarmi la fic (son queste le cose che mi rendono felice awww *^*), Shuratheavenger che ha fatto l'immane sforzo di commentare (e  ora mi tartassa che posti questo capitolo... eccolo, sei felice? XD) e the last but not the least Luana Degel Chan che la amo a prescindere da qualsiasi cosa mi scriva, ma visto che le è piaciuto e che mi ha lasciato un commento troppo "aww", la amo ancora di più <3
Grazie infinite a tutti quanti! E ovviamente anche a chi l'ha messa fra le preferite / seguite.
Arigatou Gozaimasu!


Cap.2
Don't you remember?


Urania e Aiolia si avviarono verso il passaggio segreto che li avrebbe condotti dritti dritti alla Dodicesima Casa, permettendo loro di evitare la Via delle Rose.
<< Che ne diresti questa sera di cenare da noi? >> chiese d'un tratto Aiolia, lasciandola totalmente di stucco.
<< C... Cenare da voi? >> balbettò lei, sorpresa.
Il biondo annuì, facendo oscillare la frangia davanti al naso.
<< Galan cucina benissimo. Immagino che dopo quel lungo viaggio, sarai affamata >>
Urania fu quasi tentata di accettare, poi però si ricordò di un piccolo particolare...
<< Aiolia... come faccio a mangiare, con la maschera sul viso? >>
Ci fu un silenzio imbarazzante, poi il ragazzo sbottò:
<< Te la togli, no? >>
Urania scosse la testa con decisione.
<< No. Sono ligia alle regole del Santuario >> disse poi con un tono di voce che non ammetteva repliche.
Aiolia alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
<< E allora faremo così... mangerai nella stanza accanto, con Lythos. O ci sono problemi pure se ti vede lei, in faccia? >>
La ragazza scosse nuovamente la testa, ma stavolta ridendo.
<< Va bene, mi hai convinta. E' da troppo tempo che non assaggio la cucina greca... mi manca >>
Sul volto del Saint del Leone si dipinse un sorriso soddisfatto.
<< Benissimo >> mormorò mentre sbucavano dall'altro capo del passaggio segreto << Alle otto alla Quinta Casa, allora. Non mancare, perché se ci farai buttare via del cibo, mi arrabbierò tantissimo! >>
Così dicendo si allontanò, fischiettando un motivetto stonato. Urania stava ancora ridendo per la proposta di Aiolia, quando avvertì dei passi dietro di lei che la fecero voltare di scatto.
<< S... Sommo Aphrodite! >> esclamò inchinandosi.
<< Allora, è andato bene l'incontro con il Gran Sacerdote? >> domandò il ragazzo incrociando le braccia la petto e appoggiando la schiena ad una colonna di marmo. Urania si affrettò a mentire, riferendogli che era andato tutto bene e sviando poi il discorso sul fatto che era stata assegnata al suo "esercito". Aphrodite batté le mani assieme con aria soddisfatta, mentre le sue labbra rosee si piegavano in un sorriso cordiale.
<< Ma è fantastico! >> esclamò piacevolmente sorpreso << La casa di Noesis del Triangolo? Permettimi di accompagnartici, allora. Sono quattro anni che quell'abitazione è inutilizzata, ma penso che ti ci troverai comunque bene >>
Con un elegante gesto della mano, Aphrodite la invitò a precederlo nell'attraversare la Dodicesima Casa. Una volta usciti sulla parte opposta, s'incamminarono per la Via dei Pesci verso la zona dove si ergevano gli appartamenti dei Silver Saint.
<< Conosci la leggenda del segno zodiacale dei Pesci? >> le domandò il Gold Saint d'un tratto, facendola trasalire.
Vergognandosene immensamente, Urania si vide costretta a dissentire, sussurrando timidamente un "no" quasi impercettibile.
Ancora una volta, Aphrodite rise in maniera composta ed elegante, mostrando una fila di denti bianchi perfetti.
<< Non devi sentirti in imbarazzo, te la racconterò io se permetti, poiché è una bellissima leggenda e ogni cosa bella ha il diritto d'esser conosciuta. Si narra che mentre gli dei del cielo facevano una festa, apparve il mostro Tifone. Terrorizzati, gli dei scapparono ovunque e la dea della bellezza, Aphrodite, e suo figlio Eros, dio dell'amore, si gettarono nel fiume Nilo per sfuggirgli, trasformandosi entrambi in due pesci e legandosi con una corda l'uno all'altro per non perdersi. La loro figura salì poi in cielo, e divenne una Costellazione >>
Urania ascoltò quel mito, rapita, mentre Aphrodite lo raccontava colmo di enfasi.
<< Che storia meravigliosa >> disse infine << Mi rende fiera di appartenere a tale segno zodiacale >>
<< Ma che bella notizia >> gioì il Gold Saint compostamente << Anche tu dei Pesci. E' davvero un caso fortuito, questo! >>
<< Sommo Aphrodite, i miei omaggi >>
Una voce interruppe il loro dialogo: un altro Saint si era loro avvicinato e ora si prostrava ossequioso ai piedi del custode della Dodicesima Casa. Era un ragazzo giovane, probabilmente più giovane di Urania, con lunghi capelli biondo miele e grandi occhi blu. Indossava quello che, a giudicare dal colore e dalla lucentezza fulgente, sembrava essere un Silver Cloth, sopra un'aderente tuta rosa intenso, e le sue spalle erano cinte da un lunghissimo e candido mantello. Benché il suo viso riportasse tratti puramente femminili, era molto alto e fisicamente robusto. Il suo sguardo saettò su Urania, notando all'istante la scatola argentata che portava sulle spalle.
<< Bonsoir, mademoiselle >> disse poi rivolto ad Urania, con un perfetto accento francese << Siete forse una nuova Sacerdotessa Guerriero del Santuario? >>
<< Oh, Misty, che piacere vederti >> s'intromise il Gold Saint << Ne approfitto per fare le presentazioni. Urania, lui è Misty di Lizard, uno dei miei Silver Saint. Misty, lei è Urania, la nuova arrivata. Alloggerà nella vecchia dimora di Noesis >>
Misty annuì, freddamente.
<< Con permesso... >> aggiunse poi, allontanandosi dopo un leggero inchino.
Ho la netta sensazione di non piacergli... pensò Urania con un sospiro.
<< Siamo arrivati >> mormorò Aphrodite, indicando l'abitazione di fronte a loro.
Era una casetta in legno e mattoni, molto graziosa, con tante piccole finestrelle squadrate. Era davvero tenuta bene, per essere disabitata da quattro anni.
Dopo che Aphrodite l'ebbe salutata per tornare ai suoi alloggi, Urania si decise ad entrare per sistemare le sue (benché poche) cose e ambientarsi un po'. Non appena varcò la soglia, si trovò di fronte un monolocale molto accogliente, con un bel letto dall'aria morbida, un piccolo armadio e un cucinotto per provvedere ai suoi pasti. Il bagno era provvisto di doccia, il che la rincuorò tantissimo. Girò le manopole per verificare che ci fosse l'acqua corrente; poi tornò nella stanza principale soddisfatta.
Si lasciò andare sul letto, distrutta, guardando il soffitto. Era davvero stanca; il turbine di emozioni che l'aveva travolta quel giorno sembrava non volerle dare davvero tregua. Aveva ritrovato Aiolia, suo compagno di giochi d'infanzia, ma aveva perso Aiolos, per lei quasi come un fratello, e Saga, che aveva sempre guardato da lontano come un modello da perseguire. Per non parlare di Shion, che non aveva mostrato alcun riguardo nei suoi confronti, malgrado l'avesse sempre trattata da figlia. Si tolse la maschera, poggiandola sul letto accanto a lei, inspirando finalmente l'aria fresca a grandi boccate.
Ripensò a quando era bambina e viveva al Santuario: aveva ancora tante belle memorie di quegli anni. Poi, un dolce ricordo le strinse leggermente il cuore...
Non aveva chiesto ad Aiolia di lui. Non ne aveva avuto il coraggio: dopo tutte quelle brutte notizie, non avrebbe sopportato un altro lutto. E soprattutto, non il suo. Ricordava ancora quegli occhi grandi e fieri, quella cascata di ricci ribelli e quel sorriso furbetto che lo accompagnavano sempre.
Chissà dove sei, adesso... pensò nostalgica.
Sbirciò fugacemente l'orologio che stava appeso sulla parete proprio sopra il suo letto, e si rese conto che mancava davvero poco all'ora stabilita da Aiolia per la cena. In fretta e furia indossò nuovamente la maschera sbuffando e si fiondò fuori da quella che, da quel giorno, sarebbe diventata la sua dimora.
Mentre scendeva rapidamente le scalinate della Via dei Pesci però, si rese conto di un particolare alquanto stravagante: com'era mai possibile che, se la casa era abbandonata da quattro anni, l'orologio sulla parete fosse ancora funzionante? Alla fine, riuscì a darsi come unica spiegazione plausibile che qualche servo di Aphrodite si occupasse di caricarlo saltuariamente, in modo da lasciarlo sempre efficiente: la cosa non aveva poi molto senso, ma era l'unica soluzione che gli era venuta in mente.

Piombò nella Quinta Casa ansimando, preoccupata di essere in ritardo. Trovò Aiolia e Galan, seduti ad una tavola completamente imbandita, intenti a litigare per qualcosa.
<< Ti ho ripetuto mille volte che non devi allungare il vino con l'acqua! >> sbraitò Aiolia tentando di portarsi via la brocca colma del rosso nettare.
<< Nobile Aiolia... è inutile insistere, siete ancora minorenne! >> rispose Galan scuotendo la testa con aria decisa.
<< Ho diciassette anni! Diciassette! >>
<< Appunto, non sono ancora diciotto >>
<< Io ti... >>
<< Ehm... buonasera... >> s'intromise Urania titubante, cercando di nascondere le risa dietro alla sua maschera.
Dalla stanza accanto si affacciò Lythos, che le sorrise gentilmente facendole cenno di seguirla.
<< Venga, Nobile Urania, ho apparecchiato di qua per me e voi, come richiesto dal Nobile Aiolia >>
La ragazza inspirò profondamente, aggiustandosi l'orlo degli shorts neri che le si erano arrotolati nella corsa frettolosa per raggiungere la Casa del Leone e la seguì, sparendo dalla vista di Aiolia e Galan dietro il muro.
Nella stanza adiacente trovò un tavolino apparecchiato in maniera identica al precedente (qui mancava però totalmente la presenza del vino) sul quale erano stati adagiati una decina di piatti dall'aria estremamente invitante. Si tolse la maschera, mentre il suo sguardo saettava rapidamente fra una portata e l'altra. Un profumino prelibato le giunse alle narici, mentre inspirava a pieni polmoni quella delizia: malgrado fossero passati anni dalla sua ultima visita in Grecia, certe pietanze non le avrebbe dimenticate mai...
<< Oh, non posso crederci! Moussaka! >> squittì eccitata << Non mi sembra vero, è un secolo che non la mangio!  Ma... c'è pure il Baklava! E' il mio dolce preferito! E... >>
Sì zittì di botto, notando lo sguardo stralunato di Lythos che la fissava con gli occhi sgranati e la bocca semi aperta.
<< Q... Qualcosa non va? Ho detto forse una sciocchezza? >> s'imbarazzò Urania.
<< N... no >> balbettò Lythos arrossendo << E' solo che... voi siete molto bella, Nobile Urania... Non me lo aspettavo... >>
<< C... Come? >> balbettò lei, non abituata a ricevere quel tipo di complimenti.
<< Davvero Lythos? >> esclamò eccitato Aiolia dalla stanza accanto << Adesso sono curioso, devo venire assolutamente a vedere! >>
<< Voi non andate da nessuna parte... >> mormorò Galan. Seguì poi un rumore di sedie e di grugniti di Aiolia, segno che il suo servitore l'aveva probabilmente afferrato per un braccio e rimesso al suo posto, prima che potesse combinare qualche danno.
<< Aiolia, non dire sciocchezze >> rise Urania sedendosi al tavolo e iniziando a servirsi << Non voglio mica essere costretta ad ucciderti >>
<< Mi sembra che ci fosse anche un'altra opzione... >> sbottò il Leone dall'altra stanza.
<< Quella non devi prenderla neanche in considerazione >> rise lei.
La cena passò tranquillamente, fra risate e chiacchere che risollevarono un po' il cuore della ragazza, che quel pomeriggio era sprofondato nell'angoscia più totale. Si rese conto che era veramente tardi quando Lythos iniziò a sbadigliare insistentemente, segno che iniziava a dare i primi cenni di cedimento per la stanchezza.
Decise quindi di tornare alla Via dei Pesci, anche perché si era fatto buio e la strada da percorrere era abbastanza lunga. Attraversò tranquillamente la Sesta Casa, di cui ancora non aveva visto il custode ma di cui avvertiva il favorevole Cosmo al suo passaggio, e la settima, vuota, recandosi così su per le scalinate della Via dello Scorpione.
Certa di non trovare nessuno all'intero dell'Ottava Casa, affrettò il passo per attraversarla il più rapidamente possibile. Si bloccò però poco dopo, avvertendo un Cosmo non del tutto amichevole che si avvicinava lentamente: si guardò intorno, preoccupata, chiedendosi se fosse plausibile che un nemico si fosse spinto fino a quel punto senza essersi fatto scoprire da nessuno.
Tap, tap, tap.
Un rumore di passi che si avvicinavano... si voltò di scatto, sicura di aver percepito qualcuno alle sue spalle, ma rimase sorpresa nel trovarsi davanti il nulla.
<< Ti sembra il caso di attraversare così la mia Casa, senza nemmeno chiedere il mio permesso? >>
Un braccio robusto le cinse improvvisamente la vita, bloccandola, e si sentì pungere la gola da qualcosa di appuntito. Abbassò lo sguardo e vide un'unghia rosso rubino puntata dritta dritta verso la sua laringe: doveva appartenere al Saint dello Scorpione...
<< S... Scusatemi >> balbettò << Credevo che foste in missione! C... Chiedo perdono... >>
Finalmente il ragazzo la lasciò andare, e Urania cacciò un sospiro di sollievo.
<< Una donna! E pure un Saint... non ti ho mai vista al Santuario, sei nuova? >>
La ragazza si voltò per rispondergli, ma rimase completamente paralizzata per la sorpresa.
Davanti a lei stava un giovane, di circa l'età sua e di Aiolia, con una cascata di ribelli ricci biondi che gli incorniciavano il viso, lunghi fino a metà schiena. I suoi occhi azzurri come il cielo, la squadravano da capo a piedi con aria curiosa e impertinente.
<< Ehi? Tutto apposto? >> borbottò sventolandole una mano davanti al viso.
Urania si risvegliò dal suo imbambolamento, e dalla bocca le uscì un nome che non avrebbe mai voluto pronunciare.
<< M... Milo! >> gridò, non riuscendo a contenere lo stupore.
Il ragazzo, sentendosi chiamare per nome, trasalì.
<< Come fai a conoscere il mio nome? >> le chiese subito, colto dalla curiosità.
Urania si sentì morire dentro. Non l'aveva riconosciuta... beh, certo, con quella maschera sarebbe stato impossibile per chiunque: quando era bambina, era piccola e cicciottella, mentre adesso si era fatta una donna matura, le erano cresciuti i seni e il fisico si era asciugato. Anche Milo era cambiato: da piccolo aveva i capelli più corti, era paffutello e aveva sempre un sorriso buffo stampato sul viso... ma l'avrebbe riconosciuto fra mille.
Lui sta bene... Milo sta bene! pensò, non riuscendo a trattenere le lacrime e felice che la maschera le celasse al Gold Saint di fronte a lei. Inspirò profondamente, e mormorò:
<< S... Sono Urania... non ti ricordi di me? >>
Il ragazzo iniziò a picchiettarsi l'indice della mano destra sul mento, con aria pensierosa. Passarono alcuni attimi che per Urania parvero secoli, poi mormorò:
<< No. Mi spiace. Avrei dovuto? >>
Cercando di non fare caso alla fitta che le stava contorcendo il cuore, Urania fece un profondo respiro.
<< Abitavo qui al Tempio, dieci anni fa... >> iniziò a raccontare << Inizialmente ero un'ancella del Gran Sacerdote Shion. Poi si scoprì che possedevo anche io un Cosmo, e fui mandata in addestramento in Birmania, all'Isola di Ramree... da quel giorno non ci siamo più visti... >>
Milo strizzò gli occhi fino a farli diventare due fessure, con l'aria di chi si sta concentrando con scarsi risultati.
<< Davvero io non... non riesco a ricordarmi di te >> disse poi infine, stringendosi nelle spalle.
Urania sospirò con aria desolata. Era felice di vederlo sano e salvo, però avrebbe tanto desiderato che si ricordasse almeno chi era...
<< Questa stupida maschera non aiuta >> borbottò Milo avvicinandosi a lei e poggiandole la mano sul volto << Magari... se vedessi il tuo visino, potrei farmi tornare la memoria... >>
Fece per togliergliela, ma Urania fu più veloce e si scansò, balzando agilmente all'indietro.
<< C... Che ti passa per la testa, Milo?! >> urlò inferocita << Vuoi forse farmi trasgredire le leggi del Santuario?! >>
Il Gold Saint sbuffò, incrociando le braccia al petto con aria offesa.
<< Stavo scherzando. Non te l'avrei tolta sul serio... U... com'è che ti chiami? >>
<< ...Urania >>
<< Urania, ti do il permesso di passare dall'Ottava Casa >>
<< Vi ringrazio... >> mormorò accennando un piccolo inchino.
<< Mi hai dato del tu fin ora, non ha senso che adesso tu mi dia del voi >> rise Milo voltandosi e facendo ondeggiare dolcemente il lungo mantello bianco dietro di sé.
<< D'accordo... Milo >>
Si voltò, mettendosi a correre verso l'uscita della Casa che l'avrebbe portata direttamente alla Via del Sagittario.
<< Urania! >> la chiamò Milo alzando leggermente la voce, poco prima che lei abbandonasse la sua dimora.
La ragazza si voltò, lanciandogli un'occhiata interrogativa.
<< Spero di rincontrarti, in questi giorni. Magari mi tornerà anche la memoria... >> le disse sorridendo dolcemente e facendole l'occhiolino.
Urania non rispose. Si voltò nuovamente e si mise a correre più veloce che poteva, col cuore che le martellava ardentemente nel petto.

Ancora scossa per il precedente incontro, Urania si affrettò ad attraversare la Casa del Sagittario e, evitando il più possibile i contatti con il suo inquilino, quella del Capricorno. Entrò lentamente nell'Undicesima: le gambe iniziavano a farle male, era la terza volta in quel giorno che si sorbiva le scale avanti e indietro e iniziava ad accusare stanchezza.
Mentre si apprestava a oltrepassare la sala principale, notò con sua grande sorpresa che al centro della stanza stava una grande tavola ben apparecchiata e colma di piatti dall'aria prelibatissima ma, stranamente, totalmente intonsi. Incuriosita, si fermò a guardarla: era stato apparecchiato per una persona, e dovevano anche essere passate diverse ore, poiché le pietanze erano tutte completamente fredde.
<< C... Chi sei? >> balbettò una voce alle sue spalle.
Si voltò di scatto, credendo di trovarsi davanti il Saint dell'Acquario. Rimase però stupita quando vide una ragazzina vestita con un peplo candido e con in mano dei secchi colmi d'acqua dall'aria decisamente pesante, che la guardava terrorizzata sgranando i grandi occhi azzurri.
<< S... Sei un Saint? >> domandò intimorita.
<< Mi chiamo Urania... scusami se ti ho spaventata. Non era mia intenzione.... >> così dicendo la ragazza si tolse la maschera sorridendo << Come vedi... qui sotto non c'è un mostro. Sei un'ancella del Saint dell'Acquario? >>
Lei annuì.
<< Mi chiamo Maiko. Tanto piacere, Nobile Urania >>
Urania si grattò dietro la testa, imbarazzata. Non era abituata al titolo "nobile" e, probabilmente, non lo sarebbe stata mai.
Era la prima ancella che le capitava di conoscere, e si stupì di quanto fosse carina e delicata: biondissima, portava i capelli avvolti in una treccia laterale che le ricadeva sulla spalla sinistra, incorniciandole il viso gentile e gli occhi dolci.
<< Come mai non hai cenato? >> le chiese poi, indicando con un gesto del capo il tavolino dietro le sue spalle.
Le guance di Maiko si dipinsero di un rosso acceso, mentre cercava di nascondere l'imbarazzo fissandosi l'orlo del vestito e nascondendo gli occhi sotto la frangetta dorata.
<< Non è per me questa cena. E' per il Sommo Camus... >> balbettò.
<< Il... chi? >>
<< Il Gold Saint dell'Acquario >> spiegò l'ancella sempre più imbarazzata.
<< E perché lui non avrebbe mangiato? >>
<< P... Perché non si trova qui, è in missione e... non è ancora tornato >>
Urania la guardò con aria interrogativa. Che senso aveva preparare una cena così curata per una persona assente? Il suo sguardo indugiò nuovamente sulla tavola, sulla quale campeggiava veramente ogni ben di dio, e non seppe davvero darsi una risposta. Maiko notò le sue perplessità e, avvicinandosi a sua volta alla tavola con un sorriso triste, iniziò a sparecchiarla, mormorando:
<< Ogni sera cucino la cena per il Sommo Camus. Non mi è dato sapere quando la sua missione finirà, ma vorrei che, se dovesse tornare in tempo per i pasti, non si trovi a dover patire la fame. Ma, a quanto pare, nemmeno questa sera è tornato >> il tono della sua voce tradì un profondo rammarico.
Urania si chiese se tutte le ancelle fossero così fedeli al proprio Cavaliere, o se Maiko fosse un caso a parte. Sospirò, indossando nuovamente la sua maschera, e mormorò:
<< Dato che il Nobile Camus non è qui, chiederò a te il permesso di attraversare la sua Casa, allora >>
Maiko avvampò, portandosi le mani alla bocca e spalancando gli occhioni per la sorpresa.
<< N... No! Non dite sciocchezze! Io non potrei mai darvi degli ordini! >> esclamò impacciatamente.
Ridacchiando, Urania si voltò e si avviò verso l'uscita dell'Undicesima Casa.
<< E' stato un piacere averti conosciuta, Maiko. Non affaticarti troppo! >> esclamò salutandola con un gesto della mano.
Maiko ricambiò il saluto sorridendo, poi si avvicinò alla tavola per finire di sparecchiare. Era da ormai una settimana che il Gold Saint dell'Acquario mancava dalla sua Casa: a dire il vero, Camus mancava quasi sempre dal Santuario. Oltre alle missioni in cui veniva spedito saltuariamente dal Gran Sacerdote, si recava spesso in Siberia, dov'era stato allenato da ragazzo e dove adesso si occupava di fare da maestro a due giovani aspiranti Saint. Lei, originaria della Russia, aveva lasciato la sua terra natia da ormai tanti anni, per seguirlo ad Atene come sua ancella. Non si era mai pentita di quella scelta. Anche perché, suo padre...
Un rumore di passi interruppe il corso dei suoi pensieri. Alzò lo sguardo sorpresa e, mentre i battiti del suo cuore acceleravano all'impazzata, i suoi occhi vennero folgorati da un luccichio dorato: di fronte a lei stava un Gold Saint, la cui pelle bianca come la luna quasi brillava nel buio dell'Undicesima Casa.
Il ragazzo le si avvicinò lentamente, senza dire una parola, mentre i suoi lunghi capelli rossi come il fuoco ondeggiavano sinuosi dietro la sua schiena. Gettò uno sguardo veloce sulla tavola, ancora mezza apparecchiata, e infine si voltò a guardare Maiko, la quale si affrettò ad accennare un piccolo inchino.
<< Bentornato al Santuario, Sommo Camus >> sussurrò con un fil di voce.
Lui non rispose: i suoi profondi occhi castani erano di nuovo puntati sulla tavola, e stavano indugiando sulle pietanze che ancora facevano bella mostra nei piatti di porcellana. Scostò piano la sedia per non fare rumore e si sedette compostamente, lasciandosi sfuggire solo un leggero sospiro di stanchezza.
<< Potresti versarmi del vino, per favore? >> domandò, parlando finalmente per la prima volta.
Maiko si affrettò ad ubbidirgli silenziosamente, ma quando vide che Camus si stava servendo della Dolmadhes ormai ghiacciata, si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa.
<< S... Sommo Camus! Ormai i piatti sono tutti freddi... non la mangi, vi prego! Vi vado subito a preparare qualcosa di appena fatto... >>
Camus poggiò la forchetta per bere un sorso del vino che Maiko gli aveva appena versato. Le sue labbra si tinsero leggermente di quel purpureo colore, tanto che fu costretto a passarsi la lingua sulle labbra: anche in quel gesto, mantenne tutta l'eleganza e la compostezza di cui era in possesso, mostrando una raffinatezza fuori dal comune.
<< Non resterò molto al Santuario >> disse poi << Hyoga e Isaac mi stanno aspettando per proseguire con gli allenamenti >>
Maiko annuì, ma non disse niente. Se avesse aperto bocca in quel momento, sicuramente avrebbe detto qualche sciocchezza.
<< Grazie >>
La ragazza sgranò gli occhi per la sorpresa non appena udì quelle parole. Camus le appoggiò una mano sulla testa, accarezzandole con delicatezza i capelli.
<< Non importa che ti metti a cucinare altro. Va benissimo così... >>
Il ragazzo iniziò a mangiare silenziosamente, mentre Maiko lo fissava col cuore colmo di gioia. Le bastava poco per essere felice.
Le bastava avere Camus vicino...

Urania si lasciò andare sul suo letto, stravolta. Era finalmente giunta alla dimora di Noesis, o per meglio dire, alla sua dimora, almeno da quel giorno. Non avrebbe potuto aspettarsi giornata più intensa: il culmine era stato rivedere Milo, dopo tutto quel tempo...
Milo era arrivato al Santuario quando lei aveva sei anni: era un eterno casinista; aveva stretto subito amicizia con Aiolia e non si faceva mai problemi a trascinarlo nei guai con sé... Ogni tanto ne combinava una, e Aiolia ci finiva sempre nel mezzo, beccandosi le sgridate di Aiolos e, più raramente, di Shion. Lei non aveva mai partecipato ai loro giochi, malgrado avessero la stessa età, perché era timida e preferiva starsene in disparte, osservandoli da lontano. Quando poi però Aiolia tornava da Aiolos alla Nona Casa, era sempre pronta a tempestarlo di domande, curiosa di sapere di più di quel ragazzino sempre sorridente e spensierato.
Milo l'aveva colpita sin da quando era giunto al Santuario. L'aveva spiato spesso, mentre si allenava, e ricordava bene la grinta e la tenacia che lo caratterizzavano: ogni volta che cadeva si rialzava come se nulla fosse accaduto, forte di quel sorriso spavaldo sempre stampato sul volto.
Gli aveva parlato direttamente una volta sola, poco prima di partire per l'Isola di Ramree. Non avrebbe dimenticato mai quel giorno...
E adesso lo aveva ritrovato lì, baldanzoso e fiero come lo rimembrava e, addirittura, in veste di Gold Saint dello Scorpione. Ripensò ai suoi occhi celestini, e un brivido inaspettato le attraversò la schiena...
Gettò uno sguardo al contenitore argentato del suo Cloth. Non l'aveva ancora indossato, da quando era arrivata: aveva continuato a girare con i suoi pantaloncini neri e il top dello stesso colore, ben sapendo che così stonava con l'ambiente totalmente classico che la circondava. A pensarci bene Aiolia, con i suoi jeans e la t-shirt, non era messo tanto meglio. Chissà come stava, con indosso l'armatura d'oro del Leone?
Si ripromise di indossarla sempre dal giorno seguente; infondo l'amava alla follia e per lei era solo un onore potersi vantare d'averla conquistata.
Tolse la maschera e s'affrettò ad infilarsi sotto le coperte, distrutta: il suo ultimo pensiero, prima d'addormentarsi, volò verso Nikol dell'Altare, suo maestro, l'unico uomo con cui aveva avuto a che fare negli ultimi dieci anni.
Chissà come state, maestro Nikol... pensò con una punta di nostalgia. Crollò poco dopo, esausta, cadendo preda di un sonno profondo.

Quella notte, Urania si svegliò di soprassalto, sentendo dei rumori nella propria abitazione. D'istinto, scivolò sotto le coperte, ricordandosi d'avere il viso scoperto. C'era qualcuno nella sua stanza, e si stava muovendo furtivamente nel buio, forse in cerca di qualcosa. Preoccupata per il suo Cloth, allungò la mano verso il comodino di fianco al letto dove la sera precedente aveva poggiato la sua maschera e, a tentoni, riuscì a trovarla e a portarla sotto le lenzuola. Una volta che l'ebbe indossata balzò a sedere sul letto di scatto, certa di prendere così alla sprovvista l'intruso.
<< Chi sei?! >> esclamò di colpo, cercando dei fiammiferi per accendere il lume sul suo comodino.
<< Ah... i... io... vi chiedo umilmente scusa! >>
Non appena la luce della candela iniziò ad ardere, illuminò il volto spaventato di un ragazzino di circa quindici anni, vestito con un'armatura che, a prima vista, sembrava essere un Bronze Cloth.
<< Sei un Saint? >> gli chiese lei, rilassandosi. Lui annuì, ancora terrorizzato per essere stato colto in flagrante mentre si introduceva in casa altrui.
<< Vi chiedo umilmente scusa! Non sapevo che questa casa abbandonata fosse stata assegnata a qualcun'altro... >> tentò di giustificarsi lui, abbassando i grandi occhi rossicci con tristezza. Urania si sedette sul bordo del letto con le gambe incrociate, guardandolo pensierosa.
<< Chi sei? E cosa ci facevi qua? >>
<< M... Mi chiamo Retsu. Sono il Bronze Saint della costellazione della Lince >> spiegò << Q... Questa casa un tempo apparteneva ad un uomo, Noesis del Triangolo, e si da il caso che fosse anche... il mio maestro... >>
<< Capisco... >> mormorò lei sospirando << Tu vivevi qui, è così? >>
Gli occhi del ragazzino si riempirono di lacrime amare, che brillarono come diamanti sotto la fievole luce della candela.
<< Sì. Questo posto è per me pieno di preziosi ricordi. Anche dopo la morte del mio maestro, sono venuto qui ogni giorno, nel tentativo di mantenere questo luogo come Noesis l'aveva lasciato >> fece una piccola pausa in cui si asciugò una lacrima che gli era ormai colata fino al mento, poi proseguì << So che un Saint non dovrebbe lasciarsi andare così ai sentimenti, e vi chiedo scusa per questo brutto spettacolo... >>
Urania s'intenerì, guardando quel ragazzino come se fosse stato un cucciolo ferito. Sembrava esser stato davvero attaccato al suo maestro e, di conseguenza, anche a quel luogo. Pensò a come si sarebbe sentita lei, se Nikol fosse morto: sicuramente sarebbe uscita di senno...
<< Retsu... ti chiami così, vero? Ho una proposta da farti >>
Retsu la guardò attonito, non aspettandosi una reazione del genere alle sue lacrime.
<< Diventerai un mio allievo... che ne pensi? Sì beh... io ho appena ricevuto il mio Cloth e quindi sono proprio l'ultima persona che potrebbe insegnarti qualcosa, questo è vero... però se tu diventassi un mio Saint potresti alloggiare di nuovo qua >> spiegò lei stringendosi nelle spalle.
Il Saint della Lince era basito: si era aspettato di venire deriso per le lacrime e cacciato per la sua intrusione fuori luogo, ma mai avrebbe anelato un'offerta del genere.
<< Voi siete... molto gentile... io... non so che dire! >> balbettò con la voce rotta dai singhiozzi.
<< Dì solo "sì", allora >> mormorò lei incrociando le braccia al petto.
Retsu annuì, affrettandosi ad asciugarsi le lacrime che gli rigavano il volto.
<< Accetto con onore! Sarò il vostro allievo... ma ancora non conosco il vostro nome... >>
<< Urania. Sono il Silver Saint della Costellazione della Gru >>


Cap.2 - The End.
To Be Continued...

Ok, e anche il Capitolo due è stato misteriosamente partorito! Bene, passiamo a qualche spiegazioncina di rito: Misty di Lizard (conosciuto anche in Italia come Eris della Lucertola) è finito ad essere un Saint delle schiere di Aphrodite... perchè? Ma è ovvio! E' fissato con la bellezza anche lui da fare impressione, non potevo non associarlo ad Aphro! Povera Urania, cosa ti tocca sopportare... Il fatto che parli francese non è casuale, mi sono informata e Misty è nato ed è stato allenato proprio in Francia. Per quanto riguarda i piatti citati in questo capitolo (moussaka, baklava e dolmadhes) sono tutti piatti tipici della cucina greca (mi sono informata sìsì!). Poi vediamo... ah, sì! Maiko è la seconda OC introdotta in questa fic. E' un piccolo "tributo" a una mia cara amica, Marta, "MaikoxMilo" qua su EFP! E' la delicata e dolce ancella di Camus... non trovate che sia adorabile? Il suo passato e i suoi reali sentimenti per Camus sono ancora avvolti nel mistero, pazientate ancora un po' e scopriremo qualcosa di lei... Ah, come avrete notato in questo capitolo, ho deciso di mantenere i colori originali del manga di Kurumada per i capelli/occhi dei Saint, infatti in questa parte vi sarete ritrovati con un Milo biondo platino e un Camus rosso scarlatto... eheh. Per finire, Nikol dell'Altare è un personaggio della Gigantomachia e Retsu di Lynx proviene invece da Episode G (un altro dei personaggi che mi ha fatto innamorare di quella serie!). Credo non ci sia altro no? Ah, sì, che sbadata. Urania è il Silver Saint della Gru! Notata nessuna assonanza? Yuzuriha, il Saint della Gru di Lost Canvas, aveva avuto come maestro Hakurei, Saint dell'Altare... così anche Urania ha avuto Nikol come suo sensei! Sì, lo ammetto, di questa trovata vado piuttosto fiera! XD
Ok, ho parlato anche troppo! Al prossimo capitolo!
   
 
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