Inadeguato.
Non ho mai sentito un urlo
del genere.
Mai, nella mia giovane vita,
ho udito un simile grido. Nemmeno durante lo sterminio dei miei simili, su Namek.
Lo strazio dell’amore
perduto, strappato, disperso nel vento. Come i resti di chi portava quel nome,
che tu ripeti ossessivamente, tra le lacrime, tra i singhiozzi.
Deve essere questo l’amore di
cui tutti parlano. Deve essere questo il risultato del sentimento a cui tutti anelano.
Dolore.
Piegata per terra, su te
stessa, il tuo viso tra le mani, le spalle scosse dai singhiozzi che sembrano
spezzarti.
Yamcha cerca di sollevarti, invano, scuoti la testa più e
più volte, gemendo.
A Pochi centimetri da te, Goku ha sollevato delicatamente sua moglie, priva di sensi,
da terra. La porta in braccio e la guarda con uno sguardo carico di rimorso.
“Dende,
posso portarla dentro?”
La voce di Goku mi desta dalla pietosa contemplazione. Annuisco:
“Certo, ha bisogno di riposare… Popo, portali in una
stanza.” Poi sfioro la spalla di Yamcha.
“Cerca di portare anche Bulma dentro…”
Cerca di sollevarla di nuovo.
Non ci riesce. “Ti prego…” Lei cede appena, il minimo indispensabile per farsi
guidare nel porticato.
Mi avvicino al bordo del
santuario, e guardo giù, sulla Terra. Vedo solo nuvole bianche, ma percepisco l’immensità
della tragedia che si sta consumando sotto i nostri piedi.
L’ansia mi divora. La paura
mi attanaglia. “E adesso?” mormoro, torcendomi le mani per l’agitazione.
Non mi accorgo che Piccolo si
è avvicinato a me. “E’ inutile che stai qui a tormentarti.”
Parla in sussurri. “Non puoi far nulla”
“Perché… perché sono un
incapace? Perchè non sono un Supremo degno di questo nome, vero? La mia magia…
la mia magia non può nulla perché non sono capace di utilizzarla, vero? ”
Piccolo sibila “Idiota.”
Trattengo un singhiozzo. Un
Supremo non piange.
“Nemmeno il precedente
Supremo avrebbe potuto fare qualcosa.” Incrocia le
braccia al petto, lo sguardo perso tra le nubi. “Nemmeno lui era un guerriero.
Certo, aveva una conoscenza migliore della tua, indubbiamente. Probabilmente
avrebbe anche avuto qualche idea brillante. Ma in questo caso nemmeno lui
avrebbe potuto esserci utile. In senso pratico, intendo.”
Sospira, perso nei suoi
pensieri. Chiudendo gli occhi. “Porterò i due ragazzini dentro
“Non ho dubbi” un piccolo
sorriso si fa spazio nel mio viso. Mi volto verso il Tempio. “D’altronde, sei
stato il primo Maestro di Gohan, e guarda cos’è
diventato…”
“Un cadavere” precisa Piccolo.
Qualcosa mi attrae verso il
tempio. Gli altri sono seduti sui gradini. In silenzio. Crillin
gioca distrattamente con sua figlia. C-18 li guarda, le ginocchia strette al
petto. Una vena di paura nelle sue iridi di ghiaccio.
Il genio siede a gambe
incrociate, appoggiato ad una colonna. Sembra assorto, o forse addormentato. Videl si attorciglia un lembo della maglietta alle dita, lo
sguardo triste, le lacrime imprigionate tra le lunghe ciglia. Goku raggiunge Piccolo, passandomi di fianco, mi da una
piccola pacca di conforto sulla spalla. Sorrido alla sicurezza che mi dona il
contatto.
Schivo il resto della
compagnia, sentendomi inadeguato a
stare in mezzo al loro dolore, alla loro preoccupazione. Dovrei essere colui
che conosce, colui che dona sicurezza
attraverso la sua conoscenza; ed invece sono un piccolo alieno verde insicuro e
impacciato. Bel Supremo che sono diventato. Devo farmi i complimenti da solo. Potessi mi stringerei la mano.
Giro attorno al tempio.
E ti vedo.
Ti sei alzata dal letto in
cui Yamcha ti aveva portato ed ora ti trovo seduta in
terra, la schiena appoggiata al muro, tra le labbra una sigaretta accesa.
Il trucco si è sciolto, ed è
colato dalle tue ciglia, impiastricciandoti gli occhi.
Eppure sei…
Sei splendida.
Si, davvero. E non è la prima
volta che lo penso. Quando ti ho visto… dopo Namek,
la prima volta…
Ho pensato inizialmente che
tu fossi una buffa aliena isterica. E poi, invece… eri una cosa strepitosa… una
testa cosi non ce l’ha nemmeno il Capo dei Saggi. Non ce l’ha nessuno.
Sei intelligente, sei gioviale…. Sei anche dolce.
L’ho vista da vicino, la tua dolcezza, quando mi accarezzavi la testa e dicevi
che ero la mascotte delle Capsule Corp. Quando
sorridevi e io sentivo le guance diventare calde, perché mi dicevi che ero
“carinissimo”.
Ed ora sei seduta per terra e
piangi tra una boccata di fumo e l’altra.
Stringi i pugni. La sigaretta
si deforma e tu la getti, rabbiosa, nel cortile.
“Perché…?” mormori.
Si, Bulma,
perché? Perché soffri tanto? Perché soffri per l’abbandono di un essere tanto
crudele come Vegeta?
Forse è la delusione perché
non sei riuscita a cambiarlo? Perché hai dato il tuo amore invano, al vento?
Perché ci credevi davvero?
Cosa hai visto in Vegeta?
Cosa ti ha fatto credere di nascondere, dietro la sua maschera di crudeltà?
Singhiozzi di nuovo.
Vorrei venire da te, posare
il bastone a terra e abbracciarti, consolarti. Raccontarti magari qualche bugia
su come si sta bene nell’aldilà e su come si smette di soffrire.
Eppure me ne sto qua, a
fissarti, incapace di fare qualsiasi cosa, se non a pensare. Non so fare altro,
nella mia vita. Pensare e rimurginare, rimurginare e pensare.
Mentre ti asciughi le lacrime
mi vedi. “Dende…”
Trasalgo, mi vorrei
nascondere. Che figura… “non…non volevo disturbarti… scusami” Abbasso lo
sguardo.
“Non preoccuparti… “ dici
tristemente. “Come farò a dirlo a Trunks?”
Mi mordo le labbra. Vorrei
seppellirmi. Dovrei dire qualcosa, qualche frase che non suoni banale, o fatta,
che venga dal cuore. Vorrei dirti che non so cosa
darei per asciugare le tue lacrime, anche solo con le mie dita, e per
accarezzarti quei capelli azzurri tanto buffi, per togliere il resto del trucco
sciolto da quei tuoi occhi che sembrano frammenti di cielo rubati.
O forse…
Forse non so cosa darei per
essere la causa del tuo pianto. Per
essere quel nome che hai urlato nel vento.
Noi namecciani
non dovremmo conoscere l’amore, se non quello fraterno, se non quello dato
dall’amicizia.
Invece, non riesco a dare un
nome diverso a quegli spilli che sono dentro al mio cuore, in questo momento.
“Mi dispiace…” biascico
“Tanto…davvero…”
“Come può essere successo?”
il tuo sguardo vaga, vuoto, nel cortile lastricato. “Come può aver fatto una
cosa simile… dopo… dopo tutto... quello che abbiamo passato insieme”
Mi guarda. “So cosa stai
pensando: povera patetica ragazzina che si è innamorata dello stronzo di turno. Ma ti posso assicurare che non è cosi.
Vegeta –il MIO Vegeta – è totalmente diverso da quello che credete di conoscere
tutti. E’… non riesco nemmeno a spiegare ciò che ci unisce. Quello che sentiamo
entrambi dell’altro, quella sottile connessione che c’è tra
di noi… Quando è morto ho sentito una fitta al cuore… E qualche tempo
fa… è successa anche a lui questa cosa. Non stavo morendo ma…”Le
sue parole si interrompono: “ma non ero stata affatto bene…”
Si alza e fa per tornare
dentro la stanza. “Scusami Dende. Vorrei restare un pochino sola…Mi rinfresco un attimo.”
Annuisco. Ho un nodo in gola,
non riesco a mandarlo via. Non riesco nemmeno a respirare molto bene. Mi volto
e vado a sbattere contro Piccolo. Da quanto tempo è li?
Sembra che legga nei miei
pensieri, perché mi risponde: “Ho sentito quasi tutto. Ti stavo cercando.”
“io… volevo solo consolarla…
e … non la stavo nemmeno cercando.” Mi giustifico.
Lui mi mette le mani sulle
spalle e mi fissa negli occhi. “E’ inutile che ti spieghi che noi namecciani NON siamo fatti per stare con i terrestri. In
senso fisico, intendo. Ma Sappi una cosa: non si può impedire a nessuno di
amare una persona.”
Deglutisco. La mia vista si
offusca.
“Non ho nessun tipo di dubbio
che tu stia male a vedere Bulma cosi. Sospetto anche
che nella tua testa sia comparsa l’idea che TU potresti renderla felice. Si, l’ho sentita di già da qualche parte questa frase…” la
testa indica un punto dietro di lui. Probabilmente Yamcha.
“Sappi che è Vegeta che l’ha
resa felice. Vegeta, il suo uomo. Quello che si è sacrificato per salvare la
sua famiglia”
Il mio cuore manca di un
battito. Sgrano gli occhi dallo stupore. Vegeta ha davvero fatto questo? Non
posso crederci.
“si, esatto. Vegeta si è
sacrificato, purtroppo inutilmente. Ecco tutto l’amore che ha potuto dimostrare
alla sua famiglia.”
Deglutisco ancora. Non riesco
più a frenare le lacrime. E non mi interessa se un Supremo non frigna come un
moccioso.
Piccolo sembra capire. Distoglie
lo sguardo e gira i tacchi. “Come ti ho gia detto, è inutile che ti tormenti.”
Ed io…
Io ho capito cosa hai visto davvero in Vegeta. E mi vergogno di
quello che ho pensato.