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Autore: Cla90    12/01/2013    3 recensioni
«Jess?» sussurrò Nick «Tu ti senti mai sola?»
Jess ci rifletté un attimo.
«No.» rispose candidamente, alzando le spalle «A me bastano poche persone, anzi una sola o addirittura nessuna.»
Il barista rimase colpito da quell’affermazione.
«Quindi adesso…da sola con me…» accennò imbarazzato «…sei in pace con il mondo?»
Jess posò la testa su quella dell’amico.
«Esattamente».

{Nick/Jess - post 1x14}
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessica Day, Nick Miller
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cactus e attacchi alieni

 
 
Domenica.
 
«Winston, fai piano! Dobbiamo avere il passo felpato di un leopardo delle nevi! Shhh!» Schmidt si fermò all’improvviso pensieroso, e Winston quasi gli sbatté contro. «Beh, io potrei essere un leopardo delle nevi. Tu assomigli più ad un orso bruno, Winston. Guarda dove vai!!»
«Sta zitto, Schmidt!»
Muovendosi furtivamente, avevano quasi raggiunto la porta, quando questa si aprì di scatto, rivelando l’allegra figura di Jess.
«Ehi ragazzi!» esclamò con voce squillante.
I due amici gelarono sul posto e presero a gesticolare animatamente, cercando di farle capire di dover stare in silenzio, mentre invece la ragazza continuava a fissarli con la testa inclinata di lato, sempre più confusa, chiedendo cosa mai avessero.
«Schmidt, Winston! Dove state andando?»
La voce di Nick li prese in contropiede.
Schmidt si passò una mano sulla faccia.
«Perché avete quelle valigie?»
Winston cominciò a sudare freddo.
«Queste non sono valigie!» esclamò rapidamente, senza pensare, mentre Nick lo fissava con un sopracciglio alzato «Sono…sono spazzatura! Stiamo andando a buttarle, torniamo subito!»
Dopo aver ripreso fiato, superò Jess ed uscì dall’appartamento in tutta fretta.
I tre si guardarono sconcertati. Succedeva sempre così quando Winston si sentiva sotto pressione.
Si inventava storie assurde, per poi scappare spaventato.
«Anche la tua Calvin Klein, eh Schmidty?!» ribattè Nick, scrutandolo con delusione, dopo aver raggiunto i due sulla soglia della porta.
«Oh, ho capito!» Jess fece un piccolo saltello sul posto «Tu e Winston cercavate di darvela a gambe senza che…»
«…senza che Nick se ne accorgesse. Brava Jess, ce l’hai fatta!» dichiarò Schmidt in tono irritato, mimando un applauso al suo indirizzo.
«Begli amici, davvero! Mi abbandonate nel momento del bisogno!» gridò Nick, un attimo prima di cominciare a singhiozzare sonoramente. «Proprio dopo che Julia mi ha lasciato!! PERCHE’ JULIA, PERCHE’?»
Mentre Jess cercava di confortarlo con qualche pacca sulla spalla, Schmidt aveva già aperto la porta.
«Per la cronaca, Schmidt non sta scappando. Schmidt partecipa all’annuale meeting dell’azienda a Santa Monica.» esclamò in tono fiero. «E viene anche Winston, per fare il babysitter.»
Detto ciò, si chiuse la porta alle spalle.
«Nick…» Jess cercò di attirare la sua attenzione «Nick! Ti stai soffiando il naso sul mio maglioncino?»
Il giovane alzò la testa dalla spalla della ragazza e tirò su col naso, con aria colpevole.
Jess fece qualche passo indietro.
«Jess, non abbandonarmi anche tu!»
Nick allungò le braccia verso di lei,  ma la ragazza aveva già un piede sul pianerottolo.
«In realtà…mi sono appena ricordata di avere un appuntamento con Cece!»
Intanto il barista era rimasto sul posto a singhiozzare rumorosamente come un bambino.
«Ciao, Nick!» esclamò Jess, prima di precipitarsi giù per le scale.
 
* * *
 
Lunedì.
 
Nick se ne stava seduto sul divano ormai da ore. Forse addirittura da giorni.
Stava decisamente assumendo la forma del divano.
Winston e Schmidt sarebbero tornati, non si sarebbero neanche accorti della sua presenza e gli si sarebbero seduti sopra.
Dio, gli doleva la testa a fare quei pensieri!
Alzò lentamente il braccio per portarsi alla bocca la bottiglia di birra, quando sentì la porta d’ingresso aprirsi.
«Vattene, chiunque tu sia!» gridò teatralmente, abbassandosi il cappuccio sul viso. «Lasciami morire da solo, su questo divano!»
Ho portato del gelato, per il mio amico dal cuore spezzato!
La voce squillante della sua coinquilina gli perforò i timpani.
«Oh Jess! Smettila di cantare!» ringhiò frustrato «Smettila di essere sempre così dannatamente allegra!»
La ragazza fece finta di niente, si sedette sul divano e tirò fuori da una busta una vaschetta di gelato alla vaniglia.
Con non poche difficoltà, riuscì a togliere la bottiglia di birra dalla mano del giovane, sostituendola con un cucchiaio.
«Nick?»
Il ragazzo mugugnò qualcosa di incomprensibile in risposta.
«Mi dispiace di essere andata via ieri sera.»
Lo vide annuire da sotto il cappuccio della felpa.
«Non fa niente, Jess.» mormorò tristemente, prima di assaggiare una generosa cucchiaiata di gelato. «E’ buono.» continuò, con la bocca piena.
Jess ridacchiò.
«Sì, lo è.»
Trascorsero una manciata di minuti in silenzio, entrambi troppo impegnati a gustarsi il dolce da cui attingevano senza ritegno, per poter parlare.
Ad un certo punto, Nick posò il cucchiaio e si voltò verso la coinquilina.
«Jess?»
Lei rispose con un sorriso incoraggiante.
«Possiamo vedere “Dirty Dancing”? »
 
* * *
 
Martedì.
 
Jess stava rientrando goffamente nel loft, cercando di nascondere a Nick ciò che aveva comprato.
Ma da quel che poteva vedere, il ragazzo era più interessato a cantare a squarciagola “Time of my life”, per notare quello che lei stava facendo.
«Ehi Nicholas, come va?» esclamò allegra, mentre teneva il regalo dietro di sé, con entrambe le mani.
In risposta il ragazzo improvvisamente tacque e si soffiò il naso con un kleneex.
Osservandolo meglio, Jess si rivide in lui, quando arrivò in quell’appartamento per la prima volta.
Triste e col cuore spezzato.
«Nick, ti ho portato un regalo!» annunciò, mentre il ragazzo si voltava verso di lei, finalmente. «Prendilo al volo!»
Quello che successe dopo fu più o meno la stessa reazione che aveva Schmidt ogni qualvolta incrociava lo sguardo del gatto-uccello sul tetto, in quelli che lui definiva “Incontri del terzo tipo”.
Con orrore, Nick realizzò cosa Jess gli aveva appena lanciato contro e con uno strillo acuto balzò in piedi sul divano per poi saltare al di là della spalliera, rotolando sul pavimento, con l’agilità che neanche un soldato in trincea avrebbe avuto, nel vedersi arrivare contro una granata.
Nick si complimentò con se stesso.
«Ehi Nick, stai bene?»
Vide il viso di Jess chinarsi preoccupato sulla sua figura ancora rannicchiata a terra.
Velocemente scattò in piedi e la fronteggiò a muso duro.
«JESS, SEI PAZZA?» le gridò contro con tutto il fiato che aveva in corpo. «HAI SBATTUTO LA TESTA DA PICCOLA, PER CASO?»
«Certo che no.» rispose Jess, piccata, aggiustandosi i grandi occhiali sul naso.
«ALLORA SPIEGAMI PERCHE’ MI HAI TIRATO ADDOSSO UN MALEDETTISSIMO CACTUS!» concluse Nick, con affanno.
Jess si sporse sul divano e afferrò l’oggetto incriminato.
«NON TI SEI NEANCHE ACCORTO CHE E’ UN PELOUCHE, STUPIDO!»
Nick assottigliò gli occhi e si avvicinò sospettoso, tastandolo per sicurezza.
«Oh.»
Jess prese il cactus e lo porse malamente a Nick.
«Oh? OH? TI SEMBRA CHE I CACTUS ABBIANO GLI OCCHI E SORRIDANO?» Jess continuò ad urlare «SAREBBE BELLO, ALMENO TU NON AVRESTI PAURA DI LORO!»
Nick fumò di rabbia.
«IO NON HO PAURA!» esclamò il ragazzo, gonfiando il petto. «NON HO PAURA DI NIENTE!»
Balla colossale.
Jess scoppiò a ridere.
«Questa è bella, Nick Miller.» riprese a parlare con un tono di voce normale, fronteggiandolo con le mani sui fianchi. «Tu sei la persona con più paure che io abbia mai conosciuto!»
«Ah sì? Dimmi di cosa avrei paura allora, Miss So-Tutto-Io!» la fissò sfidandola.
«Di rimanere da solo, per esempio, e anche dei cactus, dopo che ti è capitato di ucciderne uno!» esclamò Jess, gesticolando animatamente «Così ho pensato di comprartene uno sorridente, innocuo, e soprattutto immortale, cosicché tu non ti sentissi solo!»
Nick spostò lo sguardo a terra, vergognandosi.
«Ma visto che non ti piace, me lo riprendo!» riprese Jess, allungando la mano e tirandolo a sé.
«E’ MIO!» gridò Nick, senza mollare la presa. «Compratene uno uguale, se proprio lo vuoi!»
Jess si allontanò di un passo e lo osservò mentre stringeva possessivamente il regalo, guardandola di sottecchi con la sua solita faccia da tartaruga.
«Allora ti piace!» affermò, saltellando per il salotto «Tipiacetipiacetipiacetipiace!»
Nick sospirò sconfortato.
Poi osservò meglio il pelouche, notando solo in quel momento l’ironica scritta “HUG ME”, stampata a lettere cubitali sul vaso del cactus.
“Fa pure lo spiritoso…” pensò Nick, mentre Jess stava improvvisando una filastrocca su un barista e su un cocktail al succo di cactus.
 
* * *
 
Mercoledì notte.
Ore 03.45
 
“Dannato temporale!” pensò Jess, mentre nascondeva la testa sotto il cuscino, per attutire il boato dei tuoni.
Non riusciva più a prendere sonno.
Dopo aver cambiato posizione per l’ennesima volta, si arrese e si tirò su a sedere.
Fece per accendere l’abat-jour di fianco al suo letto, ma l’interruttore scattò a vuoto.
Jess ricadde pesantemente sul letto, sconfortata dal fatto che fosse andata via la luce.
Poi all’improvviso le venne un’idea.
Si sporse dal bordo del materasso, frugò sotto al letto ed afferrò una scatola.
Dopo aver lanciato via quelle che ricordava essere due ballerine spaiate e una spazzola, finalmente la sua mano incontrò la torcia che stava cercando.
In punta di piedi arrivò fino al salotto, osservando l’ambiente con l’occhio critico di un ladro.
Il barattolo di Schmidt era quasi pieno, sarebbe stato un bel bottino!
Sul mobile della tv notò un paio di calzini a righe, mentre alcune riviste erano abbandonate a terra. In più due sacchi dell’immondizia giacevano dimenticati sull’ingresso.
Jess non osò arrivare alla cucina, che ospitava il vero disastro.
La ragazza si grattò la testa, immaginando l’espressione sconvolta di Schmidt quando sarebbe tornato a casa.
Il fascio di luce incontrò la figura dormiente di Nick sul divano e Jess sorrise teneramente nel vederlo abbracciato al cactus di pelouche con una serena espressione in viso.
Le dispiaceva quasi doverlo svegliare.
Così si accovacciò accanto al divano e prese a punzecchiare il fianco di Nick.
«Nick?»
Ci fu solo un brontolio in risposta.
«Nick, svegliati!» insistette Jess.
Nick biascicò qualcosa di incomprensibile in risposta.
«Mmm, no, vi prego…non rapitemi, no…» lo sentì borbottare nel sonno.
Jess ridacchiò sommessamente.
«NICK, NICK! GLI ALIENI SONO TRA NOI!» gli gridò Jess, proprio vicino al suo orecchio.
A quel punto il giovane scattò a sedere sul divano con gli occhi spalancati, guardandosi freneticamente intorno alla ricerca degli extraterrestri.
Poi posò lo sguardo sul viso della ragazza, illuminato spaventosamente dalla torcia.
«Bu!» esclamò Jess, sadicamente.
«AAAAAAAAAAAH! OH MIO DIO!» gridò Nick, in preda al panico e Jess urlò di rimando.
Solo dopo un paio di minuti il giovane si rese conto che a spaventarlo era stata semplicemente la sua coinquilina e che no, nessun attacco alieno era in atto.
«Jess, perché diavolo mi hai svegliato?» le chiese irritato, mentre si rilassava contro la spalliera del divano. «E’ notte fonda.»
Jess gli si sedette accanto e strinse a sé il cactus di pelouche.
«E’ saltata la luce.» affermò, come se fosse la cosa più naturale del mondo. «Vai a controllare.»
Nick la fissò scocciato, al barlume della torcia.
«Ma è notte, Jess!» ribadì Nick «Che ti importa?»
La coinquilina mise su il broncio e incrociò le braccia sotto al seno, mentre Nick la fissava con la faccia da tartaruga scuotendo la testa.
Uno scontro tra titani.
«Sai, potrei sempre chiedere aiuto a Remy.» ammiccò, mentre Nick la fissava con aria disgustata. «E’ così gentile.»
Nick lasciò andare la testa contro la spalliera del divano, sospirando per lo sconforto.
«Tu sei completamente fuori di testa.» affermò con convinzione, mentre la ragazza a fianco a lui scoppiava a ridere e subito il giovane finì per unirsi a lei.
Dopo qualche istante, Nick vide Jess che lo fissava con aria soddisfatta e le chiese il perché di quell’espressione.
«Sono riuscita a portare a termine la mia missione!» dichiarò fiera, annuendo con la testa.
Nick la guardò confuso.
«Quale missione?»
Jess sorrise con aria misteriosa.
«Distrarti e non farti sentire solo!»
Nick rimase in silenzio, sorpreso.
Ora che ci ragionava, non aveva pensato a Julia nemmeno per una volta, durante tutta la giornata.
Poi si avvicinò e posò la testa sulla spalla della ragazza.
«Jess?» sussurrò Nick «Tu ti senti mai sola?»
Jess ci rifletté un attimo.
«No.» rispose candidamente, alzando le spalle «A me bastano poche persone, anzi una sola o addirittura nessuna.»
Il barista rimase colpito da quell’affermazione.
«Quindi adesso…da sola con me…» accennò imbarazzato «…sei in pace con il mondo?»
Jess posò la testa su quella dell’amico.
«Esattamente».
 
* * *
 
Giovedì mattina.
 
«Guarda, hanno ancora i vestiti addosso.»
«Beh, non vuol dire niente! Io una volta…»
«Schmidt, taglia corto, mi devi cento bigliettoni.»
I due amici avevano scommesso sulla possibilità che fosse successo qualcosa tra Jess e Nick dopo averli lasciati da soli per qualche giorno, ma vederli addormentati sul divano, l’uno di fianco all’altra, così innocentemente, aveva messo a tacere ogni loro dubbio.
Lasciarono le valigie sull’ingresso e non appena Schmidt si accorse dei sacchi della spazzatura accumulati lì, si voltò verso il resto della casa e si accorse dell’assurdo disordine che regnava incontrastato.
Winston si tappò le orecchie, ma riuscì ugualmente a percepire il grido disumano dell’amico.
«Ehi ragazzi…» mormorò assonnata Jess, dal divano «…siete tornati?»
Mentre Nick si stropicciava gli occhi e Jess si stirava le braccia, Schmidt continuava ad imprecare.
«COME AVETE FATTO A RIDURRE IL MIO TEMPIO SACRO IN QUESTE CONDIZIONI?!» Nick e Jess si guardarono con aria colpevole.
«Credo che stia avendo una crisi isterica.» gli sussurrò Jess all’orecchio, prima di scappare in bagno, lasciandolo a combattere da solo contro l’isteria di Schmidt.
«NICHOLAS MILLER!»
Il barista rabbrividì e si voltò verso il suo amico infuriato.
«HAI DI NUOVO MANGIATO L’INSALATA NELLO SCOLAPASTA!»
Lo vide arrivare verso di sé, brandendo un mestolo di legno.
«Ehi Schmidt!» esclamò Nick allegramente, afferrando il pelouche a forma di cactus «Prendilo al volo!»
L’urlo di Schmidt risuonò per tutto il palazzo.

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NdA:
Questa storia ha partecipato al contest indetto da Deb e Ili91, TV Show Addicted - Quando i telefilm diventano una droga, classificandosi sesta.

Sono soddisfatta del risultato, in quanto è il mio primo tentativo su questo fandom, e spero di tornare presto a scrivere su questa bellissima sit-com.
Mi sono divertita molto a scrivere questa One-Shot, spero di aver divertito un po' anche voi!
Alla prossima,
Cla.
  
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