Disclaimer: I
personaggi di Hetalia: Axis Powers non mi appartengono
Ma sono di proprietà di
Hidekaz Himaruya ©
Mi “appartiene” solo il
personaggio di Liguria
Quale “Eugenio Faber Vargas”.
.: U Teu Fatturisu Amàu :.
Liguria aveva un ombrello
sgangherato, a sgualciti scacchi rossi e blu. Denti di metallo rugginoso si
mordevano l’un l’altro in un’impalcatura tirata su alla bell’e meglio, l’asta
sbeccata lasciava sempre sui palmi striature biancastre.
A Giorgio l’ombrello piaceva, perché era un po’ come
il vecchio: un residuo dei bei tempi, un cimelio o un ninnolo polveroso, ma che
ancora serviva e non gonfiava inutilmente il petto alla tempesta, col rischio
di lacerarsi con un gemito rauco. Tutto incarognito su se stesso, quell’ombrellaccio
li riparava sempre entrambi: allargava le membra scricchiolanti e cigolava
goccia dopo goccia, ringhiava e bestemmiava alla pioggia; le nuvole, prese da
uno scoppio di ilarità, gli riversavano addosso uno scroscio di risa bagnate.
Risa che non avevano effetto perché l’ombrello se ne batteva la ciolla, , come si diceva tra i vicoletti ansimanti
di Savona, e l’acqua se la lasciava tutta alle
spalle.
Faceva così anche col Marin e nessuno, in Liguria,
scherzava col Marin. Persino il vecchio aveva rispetto per quel vento
mugghiante e feroce, che mordeva strade e sbranava scogli, vomitava spuma
bollente, trangugiava acqua di mare, dilaniava coste. Alberi ben più rugosi del
ciancicante Eugenio si erano genuflessi agli ordini perentori del Marin, cortei
di ciottoli si erano riversati nelle onde al suo passaggio, il lampeggiare di
macchine e lamiere lo avevano salutato con rispetto, pali ribelli erano stati divelti
in una ghironda di fili strappati e scintille incandescenti.
-Non fidarti del Marin- borbottò il vecchio,
affondando i piedi nel fango.
Dalla via inclinata sgorgavano fiotti di acqua
melmosa, ovunque ombrelletti spiravano crocchiolando sotto i pugni del vento,
si scontravano l’un con l’altro, bestemmie gorgogliavano dai tombini
sputacchianti.
Giorgio non rispose, strinse la presa sul braccio
del vecchio, si voltò a guardare con la coda dell’occhio il folle turbinare del
Marin tra le mura e le case. Era una menade che agitava i capelli e il tirso,
le foglie di vite intrecciate alle ciocche si accartocciavano su stesse e le
pelli insanguinate lasciavano scoperti ora un braccio, ora il ventre, ora le
gambe e le cosce.
Un richiamo tanto suadente e selvaggio che Giorgio
lo sentì riversarsi nelle vene come nuovo sangue, un secondo respiro che
gonfiava i polmoni fino a strapparli brano a brano e bruciava la pelle in un
cantare di nervi arrostiti.
Giorgio si bloccò.
Il vecchio incespicò e quasi cadde, ma riuscì a
mantenere l’equilibrio; l’ombrello, nonostante le cigolanti proteste, rimase
ritto a difendere entrambi dalle unghiate del vento.
-Belinun, cus
te gh’è?- sbottò subito Liguria, una mano ferma a tenere il cappellaccio e
gli occhi cisposi che rotolavano sul volto dell’altro, a capire cosa non
andasse.
-Io..- Giorgio si umettò le labbra, strinse i pugni.
Avvertì il sangue defluire dalle guance, lasciando solo un colore bianchiccio
ad affrontare lo sguardo sospettoso del vecchio. Il Marin gli esplose nel petto
e sollevò le parole dal cuore fino alla bocca, come l’annegato che vomiti
ancora acqua sporca e alghe -Io sono Indipendente!- esclamò.
Gli sembrò di soffocare, un nodo scorsoio di vento e
di sale gli cinse il collo e strinse, strinse.
Liguria socchiuse gli occhi increduli, le nocche
nodose stritolarono il manico dell’ombrellaccio; la tela sbatacchiò a destra e
a sinistra alla grassa risata del Marin.
-Cus te disi
ti? Indipendente..?-
Giorgio non rispose di più, fronteggiò il vecchio con
i capelli smossi dal vento.
Lamelle d’acqua si srotolarono dai fianchi incavati
dell’ombrellaccio fino a terra, divenendo in breve uno scrosciare bianco come
schiuma dalle froge di un cavallo in corsa.
L’ombrello, lanciato contro il muretto, venne scaraventato
in mare dall’ultimo, irriverente schiaffo del Marin.
Sulle guance di Seborga
rigagnoli di pioggia accompagnarono filamenti di lacrime a raccogliersi dagli
occhi lungo il mento.
Note
Finali
u teu fatturisu amàu: E il tuo sorriso amaro (D'Ä MÆ RIVA)
Marin: Il Marin è il
vento di mare che soffia nelle valli dell’entroterra ligure e del basso
Piemonte, frequente da Marzo a Settembre. Come per lo scirocco, precede il
maltempo (o in qualche caso lo accompagna).
Il 14 Maggio 1963 il Principato di Seborga si dichiarò Indipendente dalla
Liguria e dall’Italia tutta. Il fatto che tale Indipendenza non sia stata
ancora riconosciuta sono solo dettagli irrilevanti.