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Autore: LaMicheCoria    15/01/2013    3 recensioni
Quando Eirik esce dal bagno, Jan è ancora alla finestra.
Tiene la spalla destra contro il muro, il volto inclinato e un triangolo di luce che dal naso scende a scaldare la guancia, parte del mento e la piega del collo; ci sono affossature d’ombra dove la sciarpa si piega e s’incunea, piccoli barbagli dorati balbettano sul fornelletto della pipa.
Jan non sorride, dicono, benché la verità sia un’altra: il sorriso di Jan non si forma sulle labbra, ma nasce spontaneo a lato degli occhi –Ed è lì che Islanda sa di poterlo trovare.

[Ha partecipato al Contest "Amsterdam" indetto da AmyLerajie]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Islanda, Paesi Bassi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi di Hetalia Axis Powers
Non mi appartengono,
ma sono di proprietà di Hidekaz Himaruya ©

 

 

 

 

 

 

.: Jewish Diamonds :.

 

Quando Eirik esce dal bagno, Jan è ancora alla finestra.
Tiene la spalla destra contro il muro, il volto inclinato e un triangolo di luce che dal naso scende a scaldare la guancia, parte del mento e la piega del collo; ci sono affossature d’ombra dove la sciarpa si piega e s’incunea, piccoli barbagli dorati balbettano sul fornelletto della pipa.
Jan non sorride, dicono, benché la verità sia un’altra: il sorriso di Jan non si forma sulle labbra, ma nasce spontaneo a lato degli occhi –Ed è lì che Islanda sa di poterlo trovare.
-Ti sei annoiato?- Olanda guizza con lo sguardo nella sua direzione e Eirik scuote il capo, sedendosi sul materasso. Il letto affonda con uno scricchiolio, Mr. Puffin stride stizzito, batte le ali e poi zampetta verso le dita già tese di Islanda.
-Sono persone molto simpatiche- risponde Eirik -Davvero, mi ha fatto piacere conoscerle-
Dopo la partita, Olanda lo ha portato a Leidseplein(1).
Anzi, più che Jan, è stato la folla a trascinare l’olandese in avanti e Eirik subito dietro: un torrente bianco e rosso, bandiere e trombette e facce dipinte e boccali di birra, braccia al cielo e schifezze sotto le scarpe, il freddo di Settembre mescolato al calore della vittoria.
Schiacciati tra un omone rubizzo ed una famigliola bionda, lui e Jan hanno guardato i giocatori sporgersi dal balcone dell’American Hotel(2): Vermeer(3) ha spiegato Olanda indicando il portiere, il braccio teso sopra un inguardabile cappello con campanellini tintinnati. Poi una ragazza magra e ridente che li scontra e li saluta e li abbraccia e alza il boccale, Ajax! cinguetta con la voce strascicata dall’alcool e dai goal e ad Islanda comincia a girare la testa per il rumoreggiare della gente e quell’andare a destra sinistra sinistra destra a ritmo dell’inno cantato, masticato da mille e più voci, Een roep, die geldt, dat is je ware Rood en Wit wordt kampioen!(4)
-Dijks(5) è stato molto gentile- continua Eirik, incerto se l’altro stia ancora pensando alla conversazione o se sia tornato a concentrarsi sull’ondeggiare dei tifosi sotto le finestre dell’Hotel. Non hanno ancora smesso di cantare e le parole dell’inno creano un sottofondo ovattato e piacevole nella penombra della camera.
Islanda pensava si sarebbero fermati giusto il tempo per complimentarsi coi giocatori, magari un rinfresco veloce, due chiacchiere sul match e sugli incontri futuri, qualche stretta di mano, le foto e un autografo. Invece è rimasto stupito –piacevolmente stupito- quando ha scoperto che Jan aveva già prenotato una stanza anche per loro.
Ecco, spera solo che non sia stato il proprio entusiasmo a convincerlo.
Sì, insomma. Le scalinate nere, i muri bianchi, i quadri alle pareti, i lampadari di cristallo, le arcate del ristorante e le poltrone in velluto viola che riposavano davanti al camino..forse, forse, li ha descritti a Jan –che di certo li conosce meglio di lui- con una dovizia di particolari tale da andare oltre la mera curiosità accademica.
Chissà se una camera all’American Hotel può essere giustificata come spesa diplomatica..
-Cosa ti ha detto?- Olanda lo sta guardando di scorcio, una lama di luce che dalla spalla scolora sulla maglia col numero quattordici  -Nel domandargli, curioso, il significato di quel numero, Jan gli ha risposto Perché non si trovava quella col numero nove(6), lasciandolo piuttosto confuso.
-Mi ha chiesto se secondo lui c’era il fuorigioco-
-C’era?-
-Sì- un istante di silenzio, rotto solo dai versetti soddisfatti di Mr. Puffin -…Credo-
In realtà, non è che abbia capito tantissimo del fuorigioco .
Quando Dan ha saputo che Olanda voleva portarlo a vedere una partita dell’Ajax le reazioni sono state, nell’ordine: risa, No aspetta ripeti, altre risa, Mi prendi la maglia di…?, ancora risa, Stasera ne parliamo a cena, hai bisogno di essere istruito!
Che poi ha mantenuto la promessa, considera fra sè Islanda, arcuando le sopracciglia.
Fin che cerca di propinare a qualcuno i suoi salmiakki, Nor che prende una liquirizia, lancia un’occhiataccia a Dan, lancia un’occhiataccia a Dan e si prende una liquirizia, Sve che sorseggia piano il suo glogg(7) correggendo gli errori sul catalogo dell’Ikea, mentre Dan si sbraccia e spiega e sparla di campionati e guardalinee e posizioni, mandando giù il tutto con una buona dose di Ceres.
Islanda si chiede ancora se le loro cene di famiglia possano rientrare nel canone della normalità.
-…Credi?- e il tono di Jan si fa divertito, una risata che accenna nella voce e nell’inclinazione delle labbra.
Eirik tossicchia, mordicchiandosi il labbro inferiore.
È che Dan si è impegnato così tanto, gli sarebbe dispiaciuto ammettere che della sua spiegazione non aveva capito nulla. Si è immerso nella calcistica crociata al punto di chiedere al signor Mikkelsen(8) di riassumere il concetto perché anche un neofita come lui potesse comprendere la verità fondamentale celata nell’espressione “penultimo avversario”.
Anche se poi Dan ha concluso la faccenda con un “Ma tanto lo sanno tutti che i falli più evidenti sono quelli svedesi”, insaporendo il commento con un’altra sorsata di birra. Al che a Fin è andata di traverso l’acqua, Nor ha strabuzzato gli occhi e Sve ha risposto in modo molto strano, tracciando un occhiello rosso sotto l’immagine di una sedia.
-Jan…cosa è successo il 27 Giugno del 1968?(9)-
Perché Dan ha cominciato a borbottare dopo che Sve gli ha ricordato quella data.
Olanda ride di nuovo; scuote la testa, il bocchino scricchiola quando solleva le labbra e stringe i denti per l’ilarità. Il fumo tossicchia dal fornelletto.
Poi l’olandese torna a guardare fuori dalla finestra; Islanda si alza e lo raggiunge. Getta anche lui un’occhiata in basso, corrugando la fronte.
-Jan- lo chiama di nuovo, lo sguardo si solleva a cercare quello di Olanda -Perché la stella a sei punte?-
Ne ha viste tante, tantissime campeggiare sulle bandiere dei tifosi, così come tante, tantissime volte ha sentito urlare Eddie Hammel(10), mentre anziani con gli occhi lucidi si cercavano l’un l’altro e si passavano di bocca in bocca il nome del Cafè Brandon(11).
-Joden. Noi siamo gli Joden(12)- e quel termine e la voce portano con sé una consapevolezza che va ben oltre la vittoria o una partita di calcio. È qualcosa di più antico. Vecchio. Che gli piega le spalle e rende livida la pelle.
“Non ti porterà mai al De Kuip, a vedere una partita contro il Feyenoordlo ha avvertito Dan.
“Perché?”
“C’è un fischio che Jan non vuol più sentire.”
(13)
Eirik deglutisce, guarda la strada, guarda le bandiere. Fissa Olanda.
Sta per chiedergli del Feyenoord, del fischio e della squadra del ghetto(14), ma la Stella di David si specchia nello sguardo nero di Olanda, sgretolandosi dentro di esso in mille sfaccettature di diamante(15).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Finali

(1) Leidseplein

(2) American Hotel

(3) Kenneth Vermeer, portiere dell’Ajax.

(4) Inno dell’Ajax.

(5) Mitchell Dijks, difensore dell’Ajax.

(6) Maglietta col numero di Johan Crujiff. Indossò la maglia numero 9 fino al 1970, ma una sera –prima di una gara di campionato- poiché non si trovava la maglia di Gerry Muhren (numero 14), Crujiff gli cedette la propria e prese il numero 14. Dopo la vittoria conquistata in quella partita, Crujiff indossò il 14 per tutta la sua carriera.

(7) Glogg.

(8) Jàkup Mikkelsen, portiere della Nazionale di Calcio delle Fær Øer. E’ un insegnante.

(9) Data di un’amichevole tra Svezia e Danimarca, vita dalla prima per 2 a 1.

(10) Eddie Hammel, ala destra dell’Ajax, ebreo. Viene deportato ad Auschwitz dopo l’occupazione dell’Olanda nel 1940. Vi muore nel 1943.

(11) Una sorta di “tempio” del tifo bianco-rosso, vi è anche appesa una foto di Eddie Hammel.

(12) “Giudei, Ebrei” è il nome della tifoseria dell’Ajax, ma viene anche usato in senso dispregiativo nei loro confronti dai tifosi del Feyenoord, rivale storica della squadra.

Negli anni ’30, l’Ajax era la squadra più amata dagli ebrei di Amsterdam, un aneddoto narra che ogni domenica le bancarelle del mercato chiudessero in anticipo per andare a vedere la partita. Non era inoltre difficile (e non lo è ancora oggi, nonostante il “divieto” del 2005) veder sventolare tra le bandiere anche quella con la Stella di David, detta da allora “Stella dell’Ajax”.

La ricostruzione della squadra avviene negli anni ’60 ad opera di Jaap Van Praag, negoziante di dischi ebreo sfuggito ai rastrellamenti, Maup Caransa (salvatosi per il matrimonio contratto con una donna cattolica) e i fratelli Freed e Wim Van Der Mejiden, ai quali, però, venne affibbiato il nome “Fratelli Bunker” per l’attiva collaborazione coi nazisti.

I tifosi dell’Ajax, dopo il conflitto, cominciarono a cucirsi una stella gialla addosso ai vestiti.

(13) Nelle partite Feyenoord-Ajax (giocate al De Kuip, stadio della squadra di casa), i tifosi del Feyenoord emettono tutti insieme un fischio acuto e prolungato, per ricordare quello delle camere a gas.

(14) L’Ajax viene fondato nel 1900 da un gruppo di studenti di Amsterdam, in un ghetto della città.

(QUI per maggiori informazioni circa le note 10-11-12-13-14)

(15)  Cito da Wikipedia, voce “Amsterdam

Durante la seconda guerra mondiale le truppe tedesche occuparono la città a partire dal 15 maggio 1940 e deportarono quasi 100.000 ebrei, facendo quasi scomparire la loro comunità. Anna Frank era una di loro. Prima della guerra, Amsterdam era il centro più importante per il commercio dei diamanti. Poiché questo commercio era per la maggior parte nelle mani di affaristi e gioiellieri ebrei, esso scomparve.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giudizio di Amy (Che ringrazio tantissimo *A* )

  • Nemeryal ~ Jewish Diamonds

Questa storia, seppur breve, è così carica di dettagli e storia da… fare un po’ troppo, a dire il vero. Apprezzo le tue storie per tutte le notizie e note storiche che riesci ad infilarci, ma in questa storia ho fatto davvero fatica. Mi sono messa nei panni di Islanda e non ho capito molto e in questo si è discostata tantissimo da quello che è “lo spirito di Amsterdam”, spiegare passo passo la storia del luogo, anche queste particolarità che sono interessantissime, magari perdendo dettagli ma facendo capire a qualcuno che di storia olandese non sa niente. E con questo non voglio dire che io sia migliore, eh, parlo di quello che ho voluto fare, che ci sia riuscita o meno è un’altra cosa.
Credo che questa fanfiction potrebbe inserirsi nel contesto di Amsterdam se ampliata, perdendo molto più tempo in spiegazioni, soprattutto quando il povero Islanda non capisce molto di calcio o storia… ma, anzi, la parte calcistica era spiegata benissimo, è un peccato che non sia stato così anche per il resto. Mi sarebbe piaciuto vedere un Islanda con le idee un po’ più chiare ed un Olanda più disposto a parlare, perché, in fondo, è stato lui a portarlo alla partita dell’Ajax, quindi uno sforzo poteva anche farlo.
Nonostante questa premessa, questa è una delle storie che a lungo ho pensato di far vincere, perché ha del potenziale e mi piacerebbe vedere l’olandese perdere tempo a spiegare, magari portando l’azione al passato, prima della scena dell’hotel, in modo da analizzare con calma un argomento che non può essere solamente riassunto.
Mi è piaciuta tanto la caratterizzazione dei nordici, dal doppio senso di Danimarca al dettaglio della Ceres, ma il contrasto tra questi dettagli alla fretta con cui è affrontato l’argomento principale  penalizza moltissimo la tua storia.

   
 
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