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Autore: Virginia Of Asgard    16/01/2013    1 recensioni
«Ma salve!» esclamò il tipo con gli occhiali, avvicinandosi ad Avigail.
«Tu deve ezere ingantevole Avigail dal gugnome in pronunziabile! Me piacere di conozzere tu!» Disse il ragazzo, imitando un accento tedesco.
Avigail innarcò le soppracciglia «sono Slovena, non tedesca…» sussurrò.
« Razza di deficiente, lo capisce l’inglese, sai??» domandò iritato il ragazzo con la quale stava litigando prima
«Io ezere John Lemon, perché amare limoni e anche frakole. Io non zapere cosa centrare frakloe ora, NEIN!» Urlò in preda ad un attacco isterico.

Premessa: La Fiction on sarà totalmente demenziale! Sono io, che sono totalmente demente!
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Avigail Redzinsky e le mille avventure dei Beatles.



Avigail Redzinsky  trascinava con forza la sua dannatissima valigia. Non sapeva nulla di come fosse fatta quella maledetta città. Non ci capiva nulla! Diamine, non poteva semplicemente restarsene a Lubiana, magari in qualche ospedale psichiatrico a farsi curare la sua maledetta Sociofobia? Invece di girare mezzo mondo per raggiungere suo zio James, che mai aveva visto in vita sua. Se non alla tenera età di 11 mesi e mezzo.
 Non aveva alcun senso! Era morta sua madre? Bene, finiva in un maledetto orfanotrofio e basta. Tanto per quel che valeva, ci sarebbe rimasta per un anno e nove mesi; e basta. Prima di sprofondare nell’oblio del nulla basato sui fantomatici diciotto anni, attesi da ogni adolescente in cerca di indipendenza.
Ed invece no. Doveva trasferirsi dal suo odioso zio inglese, che nemmeno conosceva. Ma sapeva che era odioso.
La cartina diceva di girare a destra. Peccato ci fossero due strade, a destra! Ah, questi inglesi – pensò Avigail, –  sono tutti al contrario!
Zio Jim doveva essere dannatamente ricco, per potersi permettere quella super-villa dai mattoni neri; Pensò Avigail. Esattamente, aveva trovato la casa. O villa. O castello. O maledettissima struttura architettonica spiovente.
Il campanello d’ottone era tondo, con un piccolo pulsante al centro. Al di sopra ergeva la scritta “Wernikoff” in letere laccate color platino.
Imponente! – pensò la ragazza.
Decise di suonare quel maledetto arnese con tutta la rabbia che poteva avere un’ospite, che non era nemmeno stata accolta al Aeroporto.
Le cancellate si aprirono lentamente, ma Avigail non stetteli a fissarle troppo. Entrò nella villa ed attraversò il grande giardino arido e decisamente grigio.
Uno starnazzo si sentì dall’interno della casa. Qualcuno aveva urlato qualcosa come “CANCELLO!!” o roba simile. Avigail non capiva.
Tutt’un tratto la porta si spalancò, ed affaticato ed affannato, ne uscì un ragazzo piuttosto giovane in giacca e cravatta, con uno strambo taglio di capelli a scodella.
Non ricordava suo zio James così giovane, tanto meno bello!
« Oh!» Sospirò sorpreso il ragazzo, ricomponendosi. « Non compriamo tappeti, solo Kebab!» esclamò sfoggiando un sorriso sghembo.
Aveva scambiato Avigail per una venditrice ambulante? Diamine, bel benvenuto!
« GEORGE FERMO!» si sentì urlare all’interno, ed un signore sulla cinquantina uscì allo scoperto. Decisamente più trasandato del giovane zio dal sorriso storto.
« Avigail!» esclamò l’uomo. Avigail innarcò un soppracciglio, confusa. Che diavolo stava succedendo, li?
« Sì, è il mio nome…» mormorò confusa, la ragazza.
« Sono io, Zio Jim!» esclamò sorridente, aprendo le braccia in attesa di un abbraccio. Confusa la ragazza si avvicinò ed abbracciò il signore.
« Siamo tanto felici di averti qui!» esclamò. « Felici?» domandò la ragazza; Significava altri cugini?
« Sì, io e i Beatles!» esclamò sorridente l’uomo. Avigail guardò per un attimo quello che sembrava essere “George”. Esso la salutò agitando la mano come un forsennato.
«Che diavolo…?» Avigail non ci capiva davvero più nulla. Dove diavolo era finita? Nel manicomio che cercava tanto a Lubiana? Maledizione. Fortuna che aveva imparato l’inglese fin da piccola, essendo di famiglia britannica. Avigail era di origini ebree; suo padre era morto nel campo di lavoro di Monowitz, in Polonia. Ora era morta anche sua madre. Fantastico, pensò la ragazza.
Dall’interno della villa gicantesca, provenivano suoni di chitarra e voci scoordinate che cantavano a squarciagola parole incomprensibili.
“Dove diamine sono finita?” pensò Avigail.
« Oh! Cacchio, Av, entra! Non vorrai mica startene li fuori a congelarti!?» esclamò Lo zio, dopo aver ordinato brutalmente a “George” di prendere le sue valigie.
« Preparati psicologicamente, ragazza. Sono quattro pazzi, i tuoi coinquilini famosi, percui chiedo scusa da parte loro in anticipo, per qual’unque cazzata possano sparare, nei tuoi conftonti!» Disse lo zio, sorridendole. Il povero George era stato letteralmente costretto a trascinare le pesanti valigie. Avigail era un po’ dispiaciuta per lui.
La grande villa aveva un lungo tappeto Bordeaux; Ai lati delle pareti erano affissi arazzi e maestosi quadri ellenistici, vasi e cimeli vari.
Ecco da chi aveva preso, la passione per le Belle Arti! Suo zio doveva intendersene proiprio, di arte! Per fortuna qualcosa di positivo c’era, in quella Liverpool a lei tanto straniera.
I vocii aumentavano, fino a che Zio Jim non aprì una porta, svelando tre ragazzi decisamente insoliti. Tutti vestiti alla stessa improbabile maniera, e tutti con lo stesso taglio a scodella.
Le scodelle dovevano andare parecchio, pensò Avigail.
Due dei ragazzi erano intenti a litigare di brutto, per argomenti talmente futili!
« Ti ho detto che la merda delle vacche si chiama Margherita!» sbraitò uno, con degli occhialetti strambi
«Ma vaffanculo, John! La Margherita è la Pizza, idiota!» rispose l’altro ragazzo dai capelli scuri
«Non hai capito nulla della vita, Paulie!» disse quello con gli occhiali, mandando visibilmente il compare a quel paese.
«Tu non hai capito nulla, razza di tricheco sovvrappeso e cieco!» sbottò l’altro. Facevano sul serio?
L’unico quieto era quel tipo strano ed introverso da gli occhi maledettamente azzurri. Stava leggendo una rivista di Suspance, da quello che aveva notato Avigail. Aveva un grosso naso, delle labbra sottili ed i capelli chiari. Avigail si chiese come facesse a concentrarsi con tutto quel chiasso.
Zio Jim si schiarì la voce. I due litiganti stavano quasi per prendersi a pugni!
«Ma salve!» esclamò il tipo con gli occhiali, avvicinandosi ad Av.
«Tu deve ezere ingantevole Avigail dal gugnome in pronunziabile! Me piacere di conozzere tu!» Disse il ragazzo, imitando un accento tedesco.
Avigail innarcò le soppracciglia «sono Slovena, non tedesca…» sussurrò.
« Razza di deficiente, lo capisce l’inglese, sai??» domandò iritato il ragazzo con la quale stava litigando prima
«Io ezere John Lemon, perché amare limoni e anche frakole. Io non zapere cosa centrare frakloe ora, NEIN!» Urlò in preda ad un attacco isterico.
«Lascialo perdere, Avigail.» disse il ragazzo dalla folta chioma nera, ed i profondi occhi verdi.
«Io sono Paul, piacere! Lui è Ringo, e questo idiota patentato è John Lennon, non John Lemon. Non prenderlo mai sul serio, potrebbero capitarti cose strane!» Concluse Paul.
«Non lo apisce l’inglese ze non lo parli come parlare lei in ruzzia erzegovinaRussia Erzegovina? Era un nuovo stato? Perché Avigail non aveva mai sentito parlare di questo posto, se non s’intendesse la Bosnia Erzegovina. Non la Russia! E poi lei era Slovena, dannazione!
«La Russia Erzegovina??» intervenne Ringo, il ragazzo della suspance; « John ma l’hai studiata un minimo di geografia, quando andavi a scuola? Non esiste la Russia Erzegovina!» Esclamò esterrefatto il ragazzo da gli occhi azzurri. John scrollò le spalle « Scusate tanto! Gomunque, bella racazza, bene venuta a Liverpool, zpreiamo tuti che tuo alogio sia gradito
«Lo capisco lo stesso, L’inglese! E poi sono Slovena, non Russa!» intervenne la ragazza, seccata.
« Hai visto, che sei un idiota, Lennon?» domandò Paul, sornione « fottiti McCartney!»
«Jim te lo aveva detto, che erano pazzi, no?» le disse George, sorridente. Avigail invece era sconvolta, a dir poco sconvolta. Dopo aver scoperto un nuovo stato noto come  “Ruzzia Erzegovina” poteva anche morire in pace!


Buon Salve!

Lo so, sono un'idiota.
Non sapevo che fare, davvero, si nota?
Perdonatemi per questo storpio alla letteratura.

   
 
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