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Autore: Heart    18/01/2013    9 recensioni
La bambina annui, per poi domandargli un’altra domanda “ com'era la mia mamma?” Marzio capì che sua figlia era cresciuta, e per questo era giunto il momento tanto atteso..
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie, Contesto generale/vago
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                   Il coniglietto bianco


 
 
Una bambina sui 12 anni si avvicinò al suo papà tenendo stretto un coniglietto con un fiocco intorno al collo, di un rosa pallido.
L’uomo guardò il peluche con occhi lontani.
La bambina non capì e cosi ingenuamente disse” perché diventi così triste, quando guardi questo coniglio?”
L’uomo sospirò, appoggiò la mano sul capo e indietreggiò per poi sedersi sulla poltrona scura. La bambina lo guardava attentamente, poi con un gesto innocuo appoggiò la sua testolina sul ginocchio del padre; tale gesto procurò un sussulto al cuore, un ricordo. Un bellissimo ricordo riaffiorò come un arcobaleno dopo la pioggia.
Quegli occhi lucidi, pieni di vita, gioiosi e puri lo fecero commuovere.
Chiuse gli occhi per non dare sospetto a quei sentimenti, che si stavano muovendo dentro di sé, e guardò la sua bambina che era cresciuta.
Era arrivato il momento, doveva tenere fede a quella promessa fatta più di 13 anni fa. Si era preso cura della figlia appena nata, l’aveva amata con tutto se stesso, cercando di riempire quel vuoto che gli aveva strappato il cuore.
 “Papà perché stai piangendo?” la piccola si alzò di scatto e accarezzò la guancia del padre.
“Non sto piangendo tesoro, è solo che mi entrato qualcosa nell’occhio” .
“Papà di chi era questo coniglietto?” Domandò.
“Era…era” le parole a seguire non volevano uscire, imprigionate in quella tela di dolore.
Poteva sembrare facile ma nessuno sapeva quanto potesse essere difficile per lui, per Marzio, per un marito troppo giovane, per uomo ormai distrutto. Cacciò via le lacrime e disse quelle parole “della tua mamma”.
La bambina annui, per poi domandargli un’altra domanda “ com’era la mia mamma?” Marzio capì che sua figlia era cresciuta e per questo era giunto il momento, che doveva sapere la verità.
Decise che era arrivato il momento tanto attesa, di imparargli qualcosa che le sarebbe servito in futuro, perché in questo mondo non è tutto così bello… ci sono dei momenti che è difficile superare, ma se accanto hai qualcuno di speciale, anche la peggior malattia può svanire nel nulla.
“Okay piccola, adesso ti racconterò qualcosa che dovrai custodire nel cuore e, un giorno quando sarai abbastanza grande capirai il suo gesto”
“Si”
“Conobbi tua madre, il primo giorno di primavera esattamente il 21 Marzo, da lì la mia vita cambiò. “ Marzio chiuse gli occhi per riassaporare quei momenti magici. Aprì il su cuore e iniziò a raccontare.
 
Un’altra stagione è passata, il colore acero è scomparso inghiottito dai colori brillanti e vivaci.
Gli alberi sono stracolmi di vita, come questa foglia smeraldo che da luce a questo povero tronco ormai stanco. Il dolce vento mi accarezza la chioma scura, chiudo la giacca per non fare l’avventuriero in balia del vento che mi vuole trascinare lontano.
Mi siedo in una panchina di legno, la sua corteccia è ancora bagnata, ma sono sicuro che con queste bellissime giornate soleggiate si asciugherà.
All’improvviso sbuca una ragazza dal maglione verde con due lunghe codine, sembrano due orecchie da coniglio, sorrido a vederla. Balla sola. Balla con il vento che ondeggia le sue punte, ride. La sua risata è contagiosa, si gira e rigira su se stessa e quando i suoi occhi blu oltre mare si fermano sui miei succede qualcosa di strano.
Inciampa e cade. L’aiuto a rialzarsi porgendogli la mia mano. I nostri occhi rimangono incollati l’uno all’altro, stranamente le parole non mi escono, lei mi guarda con quegli occhioni bellissimi, e poi cos’è questa sensazione di calore dentro di me?
“Grazie” è lei la prima che parla, la sua voce esce con dolcezza, le sue guance si tingono di rosso.
“Ti sei fatta male?” Chiedo dopo aver riacquistato il mio solito tono.
Lei mi dice di no con la testa.
“Bene. Dovresti stare più attenta, potresti ammalarti con solo indosso questo maglione” dico.
Lei si mette a ridere.
Che cosa ho detto? Che stupido che sono, ho fatto la figura dell’idiota.
“Scusami di solito non sono così”
“E come saresti?” inclinando la testa verso sinistra.
“Io..io” ma perché non riesco a parlare! Deficiente.
“Bunny! Bunny” sento qualcuno che grida, la ragazza si gira e alza il braccio.
“Scusami ma devo andare” corre via, si allontana da me.
Bunny?
Coniglio?
Mi metto a ridere, cado per terra per il troppo riso. Che buffo!
Non so come mai, ma non m’importa del suo strano nome, ma so, che quella splendida ragazza è già entrata dentro di me. Spero di ricontrarla.
 
“Papà perché stai ridendo?” la bambina è sorpresa dal cambiamento d’umore del padre, lo strattona per farlo ritornare normale. Marzio, al con tempo si alza e fruga su una dei cassetti della stanza per poi prendere un album di perline. Lo apre piano e la rivede con il suo costume da coniglietto, con la coda rotonda e quelle bellissime orecchie bianche.
“Questa era la tua mamma, siamo a carnevale” sorrise a quel bellissimo viso.
 
“Perché non ti sei vestito anche tu? Sembro…” non la faccio parlare.
“Sei bellissima” tale complimento la infiammò, la faccia era totalmente rossa. “Stai male piccola? Ora ti guarisco io” la presi e me la portai accanto a me, la baciai prima sulla fronte, sulla guancia e poi sulle labbra rosse.
Bunny era bellissima. Ero sicuro che fosse la donna giusta per me, la mia anima gemella.
Dopo il nostro primo incontro, chissà come mai ci incontravamo sempre, in ogni angolo fino a che iniziammo a frequentarci e poi eccoci qua, insieme.
Bunny ed io formavano una bellissima coppia, tutti c’è lo dicevano.
Io mi sentivo un uomo realizzato, me stesso. Con lei potevo parlare di tutto, diciamo perché alcuni discorsi lei non li capiva e mi faceva quell’adorabile faccia da bambina.
L’amavo. Sì, più di me stesso.
“Marzio svegliati, andiamo a fare la foto” mi trascinò verso il centro della sala addobbata con festoni colorate e maschere di ogni tipo, quel luogo era stato ben organizzato.
La foto giunse subito con un flash che mi accecò gli occhi.
“Adesso si mangia” si tuffò sul buffer mentre io rimanevo lì a guardarla in un angolo.
 
“Papà, mamma era golosa?” Chiese la bambina.
Marzio sorrise “si tesoro e non sai quanto” scoppiando a ridere.
“Papà mi racconti quando le hai proposto di sposarti? Hai fatto una di quelle scene che si vedono nei film?” Chiese curiosa mentre gli occhi brillavano.
“ Cosa stai pensando Chibiusa? Tutte uguale siete voi ragazze!” Marzio si alzò e la figlia lo segui nella stanza da letto.
 
“Marzio mi sembri strano è successo qualcosa?” Mi chiese. Rimanevo in disparte, ero molto nervoso.
Aspettavo il momento giusto, peccato che non lo trovavo mai.
Ogni volta qualcuno ci disturbava.
“Marzio!” lei gridò.
“Non sono sordo!” urlai facendola spaventare.
Lei fece un passo indietro e mi guardò con gli occhi lucidi, l’avevo fatta grossa.
“No, ti prego Bunny.” Scappò via. Cosa avevo combinato.
“Marzio, Marzio devi essere gentile con le donne se no se la prendono molto duramente” il padre di lei si avvicinò per confortarmi. “ Segui il tuo cuore e tutto si risolverà” mi disse con un sorriso.
“Grazie” m’incamminai verso la terrazza e durante il tragitto presi una rosa dal vaso.
Lei era lì, con i suoi capelli che svolazzavo al vento, mentre il suo viso era rivolto alla luna.
Mi avvicinai dolcemente a lei, tenendo stretta la rosa e con una mossa dolce la porsi a lei.
“Ti dono questa rosa e il mio cuore mia principessa” lei si girò con gli occhi lucidi.
“Cosa vuol dire?” ero pronto. M’inginocchiai davanti a lei, davanti a quegli occhi spettacolari e uscii una scatoletta blu e al suo interno conteneva un anello con un punto di luce.
Bunny iniziò a piangere mentre il mio cuore batteva forte.
“Lo so che sono stato molto brusco con te e mi dispiace, ma ero nervoso, non sapevo…Bunny vuoi sposarmi? E rendermi eternamente felice?” lei non parlava, lei mi guardava solo.
Occhi negli occhi.
E poi con sorpresa dopo attimi di silenzio mi porse la mano, io estraneamente felice sorrisi e le misi l’anello che gli stava d’incanto.
“Bunny” sussurrai il suo nome mentre mi alzavo e mi avvicinavo a lei.
“Che cosa sta succedendo qui?” suo fratello minore entrò, ma non ci feci più caso quando lei mi abbracciò di slancio e mi disse di sì.
Il cuore esplose e la baciai senza preoccuparmi di nessuno.
“Sì. Sì, si si” ripeteva mentre saltellava.
“Sei veramente un coniglietto. Il mio coniglietto” lei sorrise. E sta volta era rivolto solamente a me.
 
Marzio estrasse dall’armadio una fodera avorio, sbottonò i due bottoni per poi far vedere un abito in tatto nel tempo.
Era lungo e meraviglioso.
Un abito semplice con una coda lunga e ricoperta di tulle ,  liscio dalla parte in giù e sul corpetto svarietà di brillantini argentati.
La sua Bunny era spettacolare sembrava una bellissima principessa. Se lo ricordava ancora di quel giorno lontano ma che viveva dentro di lui, per l’eternità.
 
Il giorno tanto atteso era giunto. Dopo un anno di preparazioni il giorno del matrimonio  era arrivato puntuale.
Il cuore batteva. Le mani erano sudate per fortuna portavo i guanti e non si dava a vedere.
Bunny doveva stare calma sapendo che io lo fossi.
Guardavo gli invitati entrare uno dopo l’altro e accomodarsi nei loro posti, i musicisti che si preparavano al loro concerto. All’improvviso la macchina bianca si posteggiò all’entrata della chiesa.
Un groppo alla gola arrivò e mi feci forza per ricacciarlo.
La mia bellissima Bunny entrò e la marcia nunziale iniziò . Gli ospiti si alzarono per guardarla, lei si teneva stretta al braccio del padre mentre avanzava verso di me.
Un passo dopo l’altro, un altro ancora e poi.
“Te l’affido Marzio abbi cura di lei” le diede un bacio sulla fronte e mi porse la sua mano.
Lei mi sorrise e tutto cessò.
Il cuore ritornò regolare, la sudorazione cessò.
Il prete iniziò la funzione.
“ Cari oggi siamo qui per unire nel vincolo del matrimonio queste due persone” iniziò “ se c’è qualcuno che protesta quest’unione parli adesso o taccia per sempre.” Stringevo i pugni aspettando qualcuno, ma nessuno protestò.
“Gli anelli” il fratello di Bunny portò il cuscino dove erano depositati gli anelli argentati.
Li avevamo scelti con cura, di un colore che ci piaceva a entrambi. Le solite fedi gialle non facevano a caso nostro, noi eravamo unici e come tali anche loro.
La funzione continuò con la benedizioni di essi per poi arrivare alla parte cruciale.
“Ripeti con me” mi disse ed io lo seguii.
“Io Marzio prendo come mia legittima sposa te Bunny per onorarti in ricchezza e nella povertà finche morte ci separi, per sempre” aggiunsi.
Poi toccò a Bunny.
“Io prendo te Marzio come mio legittimo sposo per onorarti finche morte ci separi, per sempre” una lacrima solcò.
M’infilò l’anello. Tutti erano felici anche agli errori, ma che m’importassero avevo davanti a me il mio futuro.
“Lo sposo può baciare la sposa” non me lo feci ripetere due volte.
“Ti amo”
“Ti amo”
 
“Bellissimo” disse con entusiasmo Chibiusa.
“Già”
“Papà dove stai andando?” Chiese mentre si allontanava.
Marzio s’incamminò verso una piccola stanza e prese una piccola foto dove conteneva un letto con le coperte sottosopra e tanti petali su di esso. Lì al centro dormiva la sua Bunny.
Lo ricordava come se fosse successo ieri, della loro prima notte d’amore. Erano molto tradizionalisti su questo fatto e cosi dopo essersi sposati potevano finalmente cadere nella loro tentazione d’amore.
L’aveva amata in quella notte. Rivelando tutto se stesso, dando sfogo a quella passione tenuta per troppo tempo nascosta dentro di se.
L’aveva baciata dolcemente per poi aumentare ardore.
L’aveva vista per la prima volta sotto di sé senza barriere.
E poi si erano unite con dolcezza in  un amore infinito.
Ma non tutto va come progettato, ci sarà sempre qualcosa che distrugge la serenità.
 
L’estate era appena passata e tutto andava bene. Bunny ed io trascorrevamo la maggior parte del tempo a coccolarci e stare insieme.  Era uno di quei giorni quando il tempo era buio e il cielo non prometteva nulla di buono che ritornai a casa un ora prima del normale.
Posai la giacca e andai verso il salone, Bunny era distesa supina sul divano. Mi avvicinai a lei per baciarla.
“Ehi piccola che cosa c’è?” togliendo una ciocca di capelli.
Lei aprì gli occhi e mi guardò per bene “ sto male” disse.
“Ti serve qualcosa?” Chiesi.
Lei mi fice segno di no e cosi andai verso la stanza da letto per cambiarmi.
A un tratto sentii un rumore e lo raggiunsi; Bunny era in cucina che guardava i piatti caduti a terra, “Bunny che c’è?” lei si mise a piangere e mi abbracciò forte. “Bunny” ma lei non mi rispose.
Da quel giorno tutto cambiò.
Tre giorni dopo il dottore ci ricevette e ci ascoltò, guardò mia moglie negli occhi per poi farle fare degli esami particolari.
Ci diceva di non preoccuparsi e di stare tranquilli ma l’ansia era tantissima. A preoccuparmi ancor di più fu quando Bunny svenne tra le mie braccia.
Il dottore la fece ricoverare.
Dopo due ore stressanti arrivò con le analisi. Bunny era nervosa e per quanto io le stessi vicino non riusciva a stare calma.
“Ho due notizie una bella e l’altra brutta” lo guardammo con attenzione, che cosa c’era che non andava? Volemmo quella buona. “Va bene, la buona notizia che la signora è incinta… lo svenimento è stato causato per troppa tensione.”
Non riuscivo a parlare la mia Bunny aspettava un bambino, ma lei non mi lasciò la mano quando cercai di sottrarmi.
“ Bunny…” non mi fece continuare.
“La brutta notizia qual è?” Il suo tono era sofferente, quasi un sussurro.
“Lei ha un tumore al cervelletto” di punto in bianco sparò quella notizia assurda, non capii molto solo –tumore- e il mio mondo si distrusse del tutto.
“Co..come?” le labbra mi tremavano, il cuore batteva forte. Non poteva essere, non lei!
“Abbiamo riscontrato una massa uniforme in quel pezzo del cervello attraverso una radiografia speciale. Quel grumo sospetto avanza sempre di grado ogni giorno di più.” Disse serio.
“E che possiamo fare?” dissi.
“Non c’è quasi nulla da fare, il tumore ha preso ormai campo. Tutte le nostre armi non servirebbero a nulla e poi con una gravidanza in atto non è possibile!”
Guardai il dottore e poi mia moglie che stranamente era in silenzio ma nemmeno il tempo che la ritrovai in lacrime.
“Bunny andrà tutto bene”
“Smettila Marzio, non andrà bene. Ho un tumore al cervelletto, dottore mi dica il bambino potrebbe…” le mancarono le parole.
“Non si sa. Potrebbe avere dei problemi ma solo in futuro potremo avere le rispose, ma una gravidanza in queste condizioni non è opportuno.”
“Non ho nessuna intenzione di abortire! “
“Va bene signora. Faremo di tutto per lei e per il suo bambino ma le percentuali di sopravvivenza è scarsa”
“Non m’importa. Questo bambino è un miracolo ed io non ho nessuna intenzione di rifiutarlo. Lui vivrà a tutti i costi!” altre lacrime scivolarono ma nessuno riuscì a convincerla.
I mesi avvenire furono i più duri di tutta la mia vita. Bunny era  costretta a rimanere a letto per la maggior parte del giorno, non riusciva a far nulla e per di più non poteva placare i dolori con le medicine. Non riuscivo più a dormire la notte, ogni momento lei si lamentava ma in quei quattro mesi non la vidi mai piangere.
Un giorno non c’è la feci più è scappai via, dovevo riorganizzare  le idee, erano successe troppe cose, troppo in fretta. Passeggiavo per quel parco con tante emozioni che galleggiavano nel mio cuore, lì avevo incontrato il mio coniglietto rosa, lì avevamo vissuto momenti indimenticabili, lì, lì … lei non ci sarebbe stata più.
Ritornai a casa ancor più distrutto di prima ma, mi  fermai sul guscio della porta.
Sul pavimento coperto da un tappeto persiano c’era Bunny che era china e sbatteva il pugno sul pavimento con forza.
“Perché? Perché io?!” Gridava mentre il pianto si era scatenato ancor più forte. Per la prima volta l’avevo vista a pezzi, distrutta, una donna che aveva paura per il domani.
In quella stessa notte decisi di vivere ciò che mi aveva dato il destino, di amarla con tutta l’anima. Di crescere quel bambino con tutto l’amore che potevo dargli, perché le probabilità che Bunny rimanesse viva dopo un parto nelle sue condizioni erano scarse.
E lei lo sapeva. Lei soffriva, io soffrivo. Ma nessuno, nessuno mi toglierà la donna che amavo, né ora né mai, lei resterà dentro di me. Per sempre.
In quella mattina precisamente il 20 Dicembre, mancavano solo cinque giorni al Natale e il nostro stato d’anima era uno dei peggiori.
Bunny era diventata particolarmente lunatica, odiava tutto.
Il suo malessere si era propagato anche sul nostro legame, non dormivamo più assieme.
La mai vita stava cadendo a pezzi pian piano e ogni volta mi distruggevano internamente.
Posteggiai la macchina per poi accompagnarla dentro la clinica. Le pareti erano bianche, un bianco che mi metteva i brividi.
Arrivò il suo turno ed entrò io l’aspettai dietro il vetro, mentre ripetevo che c’è l’avrebbe fatta.
Bunny si sdraiò su un lettino per poi essere coperta da una coperta e inserita verso un tunnel di luce.
Le analisi durano su e giù quindici minuti, il dottore mi chiamò in disparte e mi parlò francamente.
“Mi dica qualcosa” lo spronai a parlare poiché rimaneva in silenzio a leggere i fogli dati dall’infermiera un momento prima.
“Non ci sono dei miglioramenti, anzi il grumo è avanzato in quest’ultimo periodo. La chemio sarebbe inutile e poi metteremo a rischio la vita del bambino, solo Dio la potrà aiutare quando arriverà il momento” in poche parole mi aveva detto che la sua morte era vicina. La portai dai suoi genitori mentre ripartivo in grande fretta.
L’avrei fatta sorridere, volevo rivedere la mia Bunny, la donna che amavo più di me stesso.
Organizzai tutto, la cena e la casa con gli addobbi natalizi.
In serata la riprese e la portai a casa ma prima: “ Bunny, amore mio so che questa è una prova troppo difficile d’affrontarla da sola, permettimi di aiutarti in questa difficoltà.” La baciai la mano e le coprii gli occhi. La portai dentro.
“Marzio hai cucinato?” Disse.
“Solo per te amore. “ un sorriso spuntò dal suo viso.
“Grazie Marzio” una lacrima scivolò dal suo viso la presi e la baciai.
“Senza di te non sarei qui in questo momento, concedimi di alleviare per una sola notte il tuo dolore.” I suoi occhi dentro i miei, sensazioni magici attraversarono il mio cuore facendo battere più forte.
La presi in braccio facendo attenzione alla pancia evidente e la portai sulla sedia.
“Buon appetito” la baciai e iniziammo a cenare.
Le candele accese davano un tocco di romanticismo e poi quel grande albero decorato di nastri e palline all’angolo del salone erano uno spettacolo mozza fiato.
“Squisito” leccandosi le labbra.
“Lo sai che sei bella?” mi avvicinai al suo viso e le toccai prima la guancia e poi le labbra.
“Forse”
“Forse? Sei la ragazza più bella. Ti amo Bunny” non mi aspettò e si tuffò tra le mie braccia per baciarmi.
L’intensità del suo bacio risvegliò la mia passione. Il desiderio di averla s’impossessò dei miei movimenti, in breve fu nuda sotto di me.
Accoccolata al mio torace la presi, baciandola in anteprima tutta per poi soffermarsi sul quel gonfiore che stava crescendo sempre più. Lì c’era il nostro grande tesoro, lì c’era mia figlia, nostra figlia.
Un sentimento nuovo nacque da quell’abbraccio e capì cosa dovevo fare.
In quella notte io e Bunny ci amammo in un modo che mai sospettavo di provare e di saperlo fare.
Le nostre parole erano segreti mai rivelati, le nostre mani che disegnavano cerchi dentro l’anima…i nostri cuori all’unisono.
Quella fu l’ultima notte d’amore.
 
Marzio si raggirava da una stanza all’altro per poi fermarsi al centro del salone, ricordava ancor bene cosa era successo in quel preciso punto.
Era la notte di Natale quando tutto crollò anche l’ultima speranza.
Le grida e le lacrime rimbombavano nelle sue orecchi anche dopo dodici anni.
 
In casa mia si stava festeggiando il Natale, eravamo tutto eccitati per l’evento.
La cucina era un vero campo di battaglia, le briciole ovunque fino al bagno del piano superiore. Tutto stava procedendo bene, tutti ridevano, tutti si divertivano…tutti.
Non c’era nulla che andava storto, Bunny stava bene.
Era il momento dei regali ognuno si alzava per dare i propri doni, io ricevetti dei calzini e una pipa dal mio suocero.
Era arrivato il momento di Bunny quando all’improvviso mi guardò negli occhi. Una fitta di dolore la fece vacillare indietro… tutto successe in pochi secondi, mi alzai di scatto per prenderla.
Un mucchio di persone la circondarono, mentre gridavo di allontanarsi e di chiamare un ambulanza.
Cinque minuti dopo arrivarono e la portarono via, io li segui con i miei suoceri con la macchina.
Arrivati a destinazione chiesi informazioni e mi dissero che era dentro la sala operatoria. Il panico m’investì, un crollo emotivo mi colse e per un momento non capii più nulla.
Dopo qualche minuto mi ritrovai su un lettino nel corridoio. I miei suoceri erano abbracciati, mentre la madre di Bunny piangeva e il marito la consolava.
Le ore a seguire furono un inferno, ogni volta che il dottore usciva non ci rivolgevano parole.
L’ansia aumentava ogni minuti di più.
Alla fine dopo una notte bianca ci parlarono.
“ La signora avuto un emorragia interna, abbiamo dovuto portar fuori il bambino.” Strofinando gli occhi con forza “ la piccola è incubatrice, a causa del parto prematuro dovrà stare per qualche mese fino a che avrà il consenso dei specialisti, per la signora…”
Il cuore esplose.
“La signora ha riportato seri problemi al suo equilibro. La malattia ormai è in curabile, forse non supererà la notte. Mi dispiace” e se ne andò. Si era lavato le mani lasciandoci senza parole, senza protestare.
Le ginocchia cedettero al peso del corpo e in breve piansi. Piansi per la sua vita troppo breve, per il suo sorriso che si sarebbe spento, per la bambina che non avrebbe mai visto, piansi per tanto.
Mi accompagnarono nella sua stanza. Lei era distesa sul letto immobile con diversi tubi inseriti ovunque. I suoi capelli sparsi sul cuscino, il suo viso era bianco come un cadavere, le labbra viola.
“Bunny” pronunciai il suo nome mentre le bile mi salivano alla gola.
Si mosse e aprì gli occhi, quei bellissimi occhi blu oltre mare non mi avrebbero più guardato.
“Marzio…” le parole vennero fuori con difficoltà.
“Sono qui amore mio” le accarezzai la guancia fredda.
“Come sta lei?” annui.
“Sta bene la nostra piccola Chibiusa”  gli occhi iniziarono a bruciarmi “ lei è forte come la sua mamma “ una scivolò sul viso.
“Non piangere Marzio io sarò sempre accanto a voi non vi abbandonerò mai. Il mio animo rimarrà con te e con la nostra bambina.” Iniziò a piangere anche lei.
“Bunny, Bunny sei stato il mio miracolo” le baciai le labbra per imprimere per l’ultima volta il suo sapore.
“Marzio sotto l’albero c’è un sacchetto dove ho riposto i miei sogni, i miei segreti…e il mio regalo per voi. Darglielo quando sarà abbastanza grande per capire, ricordati di raccontarle come ci siamo conosciuti e come l’amore può abbattere le difficoltà più dure. Promettimelo.” La guardai negli occhi ormai perso nei suoi.
Annui.
“Si te lo prometto Bunny. Quando sarà grande le racconterò della sua mamma che sorrideva sempre e che sembrava un coniglietto bianco”
“Bravo. Ti amo.”
In quella notte di stelle  un animo buono si spense.
Aveva lottato con tutte le sue forze finché il suo tesoro avrebbe visto la luce del sole.
Bunny si spense ai suoi 25 anni. In quella notte di dodici anni fa portò alla luce una bellissima bambina di nome Chibiusa, lei era la sua gemma. Bunny vivrà per sempre nei cuori delle persone che l’hanno amato.
 
Marzio prese quel sacchetto dove c’erano due piccoli regali ancora confezionati.
Uno era il suo e l’altro per la figlia.
“Di chi sono questi regali? “ la guardò per poi darglielo.
“Questi piccoli doni te li fa la tua mamma con il cuore” Chibiusa non aspetta altro e spacchetta il primo dove contiene un diario. Il secondo è una collanina a forma di coniglio e terzo dei piccoli guanti rosa.
Marzio si allontanò e si recò nella sua stanza da letto, si appoggiò sul suo lato e lo aprì. Non aveva avuto mai il coraggio di aprire quel piccolo regalo, lo aveva custodito come un ricordo prezioso. Sente ancora il profumo della sua pelle, immagina le sue mani che lo impacchetta.
“Grazie di essere ancora con me, amore mio” chiude la porta lasciando sul comodino una cornice sopra.
Il piccolo quadretto raffigura un Marzio sorridente e una Bunny travestita da coniglio.
 
                                                                FINE
 
 
 
  
 
 Nota:
Su con le critiche.
la storia è stata dichiarata troppo banale e priva di grammatica. Forse hanno ragione.
Dovrei smetterla di scrivere e pensare a qualcos'altro :(
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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