Prologo.
Alle volte mi sento soffocare.
Come se mi trovassi sott’acqua. Vedo i miei capelli fluttuare, i polpastrelli delle mie dita consumati. Cerco l’aria, anche se so che è in alto. E’ troppo in alto. E io continuo ad affondare senza opporre più resistenza.
Le mie lacrime si mescolano con il resto dell’acqua, e sento che non ce la farò a nuotare ancora. Che non riuscirò a tornare a galla e ad andare avanti a grandi bracciate, come tutti si aspettano da me.
Mi lascio sprofondare giù. Nel buio della profondità. Quel nero così pauroso. E penso che se mi lasciassi risucchiare completamente poi, finalmente, sarei libera.
Alle volte il mio cuore smette di battere, sento il gelo che a grandi falcate prende spazio nel mio petto, mentre le urla di dolore scalpitano per uscire.. Mentre la mia gola non emette nessun suono.
I miei occhi si abbassano, per non vedere ancora.
Ho smesso di guardare in alto. Ho smesso di sognare, quando la mia realtà si è impossessata completamente di me. Mi ha dilaniata, anima e corpo e mi ha lasciata sul bordo di una strada, al buio. A chiedere aiuto. Ad aspettare un soccorso, che ancora non arriva.
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