Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Lost Girl    20/01/2013    0 recensioni
Una mini-fanfiction che mi è venuta in mente basandomi su un video di Michael... uno spot per la Pepsi, veramente, ma io preferisco considerarlo un amore sconfinato per l'infanzia.
Tornare indietro, rivedersi quando ancora non si era giudicati. Quando potevi fare quello che volevi perché "è solo un bambino". SOLO un bambino. No. Non si è mai "solo un bambino". Si è quel bambino. E quel bambino è unico.
PS: La pubblico tutta oggi.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Crescere.

 

Quella bambina correva. Era felice, era insieme a mamma, papà e la sorella, di pochi anni più grande. Aveva quella luce negli occhi, quella luce di chi sa combinare marachelle ma cavarsela sempre solo con una sgridata. Quella luce che solo i bambini sanno avere.

Correva e i due genitori tenevano per mano la sorella più grande, che chiacchierava felice ed era più tranquilla, mentre l'altra correva e amava sentirsi libera da tutto.

Però, come mi vide, tornò indietro, vergognandosi un po', e i genitori mi sorrisero.

Mamma, papà, come potevate sapere che ero io quella ragazza? Che ero la stessa persona che stavate accarezzando perché era vergognosa? Come potevate sapere che vi avrei amato ancora così a lungo? Come potevate anche solo pensare che sarei potuta andare a trovarmi da bambina?

Com'ero felice.

Ciao, piccola” salutai la piccolina bionda. Aveva quei riccioli che avevo perso da molti anni, ormai. Erano cresciuti capelli boccolosi, e di quei riccioli leggeri come l'aria non ce n'era più traccia. Iniziò a piangere. Sì, era sempre stato così. Non mi trovavo bene con gli estranei. Ma non potevo essere un'estranea. Non per lei.

Ti piace questo fiore?” Le indicai un soffione, che era nel prato un po' distante da lei. Ma non voleva saperne e mamma sorrise. “Guarda, lascia stare” mi consigliò divertita. Mi conosceva bene.

Sorrisi.

Vuoi fare una gara con me?” Mormorai. Per un attimo, le sue lacrime sembrarono fermarsi, come immobilizzate in quell'unico, perfetto momento. Poi la luce che aveva negli occhi si trasformò. Per lei ero una ragazza grande, e gareggiare con una ragazza grande era entusiasmante. Tirò su col naso e guardò mamma.

Pelò vai piano” Mi prese per mano e mi indicò un prato con la manina paffuta. Quel meraviglioso prato. Ci avevo passato tutta l'infanzia lì sopra, e spesso ci vado ancora per parlare con delle amiche. Quel prato ha catturato tutta la mia esistenza. Mi ha vista crescere. Già. Crescere.

Via” Esclamò, iniziando a sgambettare ovunque. Era veloce, ma aveva le gambe corte. Risi e la presi in braccio, facendola correre più veloce che mai fino al traguardo. Sentivo la sua risata ed era divina.

Poi tornò da mamma e papà che la guardarono. “Come si dice?”

Tatte” Mi sorrise. Grazie, voleva dire. La salutai e salutai anche mia sorella. Ora ha sedici anni. Se ne andarono, e la ricciolina riprese a correre verso il vento.

Papà. Aveva i capelli neri e gli occhi verdi come i miei, il taglio come quello di mia sorella. Quanto puo' amare, una figlia, il proprio padre?? Tanto. E' il mio amore più grande.

Mamma. I capelli un po' più lunghi e il viso meno stanco, più tranquillo e sereno. Ma sempre la mia mamma. Gli occhi come quelli di mia sorella ed i denti perfetti.

Una brezza mi soffiò sul naso. Risentii la mia risata cristallina, mentre mi portavo in braccio fino al traguardo, per vincere. E avevo vinto, davvero.

  
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