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Autore: B Rabbit    21/01/2013    2 recensioni
E sorridendo, ancora e ancora, pensò che, come uno scemo, ripercorreva i momenti passati insieme a lui, i loro istanti.
Che, come un pazzo innamorato, si ricordava di tutto, anche di ogni singolo dettaglio.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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;Inaspettato









Le palpebre intorpidite dal sonno si alzarono, lente, svelando due gemme dalle sfumature azzurre, limpide come il cielo estivo privo di nuvole.
Sorrise, sentendo i tiepidi raggi del sole accarezzargli la pelle del collo nudo, superando le protezioni della finestra in candida stoffa.
Alzò lo sguardo, facendo scivolare giù le gambe, sentendo le ginocchia allontanarsi dal suo ventre spoglio.
E il sorriso si impadronì nuovamente delle sue labbra, incurvandole dolcemente mentre gli occhi, illuminati da un senso di tranquillità, osservarono il viso di un ragazzo ancora preda del sonno di Morfeo.
Le punte delle dita si sfiorarono, chiudendo la mano che catturò delicatamente la stoffa delle coperte bianche.
Schiuse appena le labbra, liberando un flebile respiro che baciò la pelle dell’addormentato, che mugugno indifeso, suscitando nel biondo vicino a lui una risata, trattenuta in gola però dal desiderio di non destare l’altro.
La mano libera si avvicinò lentamente alle ciocche cremisi scomposte sul cuscino, e le accarezzò piano, sfiorandole con i polpastrelli.
Sorrise ancora una volta, posando l’indice sulle labbra sottili.
«Dormiglione…»
Allontanandosi piano dal ragazzo, si alzò con cautela, e coprendolo meglio con le lenzuola, gli diede un bacio sulle labbra leggermente schiuse, che si inarcarono in un lieve sorriso.
Si avviò verso il bagno in silenzio, rabbrividendo per il freddo che gli accarezzava il corpo nudo.
Posò la mano sul pomello dorato, e girandolo, aprì la porta in palissandro, socchiudendola con lentezza alle sue spalle.
Sorrise, di nuovo, lasciandosi cadere sul legno, tremando appena per la fredda superficie.
Alzò il volto rilassato, e felice, si perse nell’azzurro rinchiuso in quella finestra, “collimando i frammenti di cielo incastonati nei suoi occhi con quello dell’apertura nella parete”, come diceva lui ogni volta che guardavano la volta insieme.
Allontanandosi dalla porta, il ragazzo si avvicinò alla doccia e aprì la cabina, azionando piano il getto d’acqua, e saggiando con il piede la superficie in porcellana, perse il coraggio di entrare appena sentì il freddo trasparente circondargli la pelle.
Prendendo un respiro profondo, entrò nella cabina, trattenendo il fiato mentre il getto violento gli feriva la pelle chiara.
E mentre il peggio scivolava via insieme all’acqua, sospirò, chinandosi per prendere il flacone dorato dello shampoo e lo aprì, osservando la sostanza lucida scivolare lentamente dall’apertura.
Chiuse la boccetta, e rialzandosi, si passò le mani tra i capelli dorati, muovendole piano, massaggiandosi il capo con i polpastrelli.
Abbassò piano le palpebre, velando gli occhi azzurri con il nero temporaneo, mentre un odoro dolce di miele gli solleticò le natici, facendogli inarcare il lato sinistro della bocca.
Le dita sottili scivolarono giù, fino a toccare la nuca, ed abbassò le braccia.
Alzò il viso, e sentendo la schiuma accarezzargli la schiena, aprì gli occhi, incurante dell’acqua che cadeva.
Sorrise.
Ricordò quando, durante i primi giorni del loro fidanzamento, uscirono insieme per andare al cinema, e lui gli strinse la mano, intrecciando le dita affusolate con le sue, congiungendo i loro palmi, così diversi per grandezza.
E ogni volta, lui camminava sul ciglio del marciapiede, quasi volesse proteggerlo dal traffico, tenendolo lontano dai suoi rombi assordanti.
Era essenziale per lui, e glielo ricordava ogni volta, ogni giorno o notte, ogni singolo momento in cui poteva schiudere le labbra e regalargli un “ti amo”.
E si ricordò della promessa d’oro che portava all’anulare sinistro da tre mesi, insieme a lui.
Le mani risalirono, perdendosi tra le ciocche dorate che gli ricadevano sulla fronte bagnata, alzandole così dalla pelle.
Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalle gocce fresche.
E sorridendo, ancora e ancora, pensò che, come uno scemo, ripercorreva i momenti passati insieme a lui, i loro istanti.
Che, come un pazzo innamorato, si ricordava di tutto, anche di ogni singolo dettaglio.
Si portò la fede alle labbra e la baciò, mentre la bocca chiusa si incurvava ancora una volta.
Aprì gli occhi, lentamente, sentendo le carezze dell’acqua percorrergli il corpo rilassato.
«Buongiorno»
Il biondo ruotò appena lo sguardo, notando il ragazzo poggiato con la spalla sinistra sulla cornice della porta.
«Buongiorno anche a te»
Axel sorrise, e avvicinandosi alla doccia, aprì la cabina scorrevole, facendo rabbrividire l’altro.
«Posso?»
Roxas scosse appena la testa ed afferrò il polso al fulvo, facendolo quasi inciampare nel piano bianco.
«Non dovevi neanche chiederlo»
E sorridendo ancora, il ragazzo si avvicinò di più al biondo, unendo i loro petti, come le loro labbra.
I capelli macchiati dal tramonto scesero piano, bagnati dall’acqua che cadeva dal condotto color argento.
La bocca di Roxas si inarcò lievemente in un sorriso, e allontanandosi piano, gli morse il labbro inferiore, dandogli un altro piccolo bacio.
Il rosso nascose il viso tra i capelli biondo, e respirando profondamente, mugugnò contento.
«Adoro l’odore del miele»
Roxas rise appena, cingendogli il collo lungo.
«Che c’è, vuoi già fare l’amore? Non ti è bastato ieri sera?»
Il fulvo rise roco, posando le labbra sulla fronte dell’altro.
«Non penso solo a quello, io»
Il biondo nascose il viso nell’incavo del collo di Axel e rise, chiudendo gli occhi.
«Io non penso solo a quello!»
Le dita affusolate del rosso affondarono nelle ciocche dorate, accarezzandogli la testa lentamente.
«Allora non avresti fatto una domanda del genere, no?»
Contrariato dalla sconfitta, Roxas gli morse più volte la spalla, piano, facendo ridere l’altro.
«Ok, calma cannibale»
Dandogli un ultimo piccolo morso, il biondo si inginocchiò e prese un flacone trasparente dal liquido bordeaux, e lo aprì.
Axel lo osservò incuriosito, e prendendo lo shampoo al miele, si sporcò la mano con quella dolcezza gialla e sfregò i palmi, posandoli poi sulla testa dell’altro.
Anche Roxas, socchiudendo gli occhi, fece lo stesso, tuffandosi negli smeraldi incastonati nel volto del rosso.
Incominciarono a fregare, e comparsa la prima schiuma, l’accarezzarono con le dita per poi prenderla, colorando il viso dell’altro con quella spuma.
E giocando così, felici, tra palle di shampoo e bagnoschiuma, uscirono dalla doccia, coprendosi ognuno con il proprio accappatoio.
Roxas si diresse in camera, svelto, ed aprendo l’armadio, tirò fuori i primi vestiti che trovò, lanciando sul letto quelli presi per Axel.
Il fulvo prese gli accappatoi e li sistemò in bagno, chiudendo la porta alle sue spalle.
«Ehi, Roxas»
Il ragazzo si voltò, afferrando al volo la sua sciarpa a scacchi.
«Che dici, usciamo?»


Il biondo fece qualche passo, incredulo, osservando il cielo tinto di bianco.
«E’ bellissimo…»
Axel sorrise, ed avvicinandosi al giovane, si affiancò a lui, intrecciando le dita lunghe e sottili con le sue.
«Già…»
Sorridendo, il giovane socchiuse la mano, percependo il piacevole tepore del fulvo riscaldargli il palmo.
« Il meteo aveva annunciato la pioggia…»
Ed allungando il braccio, Roxas alzò la mano libera al cielo, salvando un fiocco bianco dalla sua caduta.
«… non la neve»
Socchiuse gli zaffiri, osservando il piccolo e candido petalo sciogliersi sulla sua pelle.
«Beh…»
Roxas alzò lo sguardo, mentre le braccia di Axel lo cinsero dolcemente; si lasciò cadere sul suo petto, e posata la testa sul suo collo, chiuse gli occhi, stringendo le mani dell’altro.
«La neve è birichina e cade di notte, silenziosamente, solo per stupirci…»
Il giovane sorrise, sfrusciando il naso sulla pelle diafana del rosso.
«E’ una bella sorpresa Axel…»
Le labbra sottili del fulvo si inarcarono in un sorriso, e posando il mento tra le ciocche dorate, il ragazzo chiuse gli occhi, sospirando.
«Già, hai ragione…»
Percependo la gola dell’altro vibrare, il biondo rise sommessamente, ed inspirò a fondo, schiudendo appena gli occhi.
Osservò, in quel barlume di visione, cadere la neve, accompagnando con lo sguardo quei bianchi frammenti sfocati.
Notò, con grande gioia, i piccoli cumuli sull’erba del giardino e sui tetti delle case.
Abbassò lo sguardo, accorgendosi solo ora di una lettera leggermente bagnata nella cassetta di metallo.
Lasciò piano le mani di Axel, e liberatosi della sua dolce stretta, si avvicinò allo steccato, seguito dallo scricchiolio della neve sotto le sue scarpe.
Il fulvo lo guardò incuriosito, seguendo ogni suo movimento con lo sguardo.
«Di chi è?»
Ma il giovane non rispose ed aprì piano la busta dorata, lasciando scivolare la carta tra le dita rosse a causa del freddo.
Axel aggrottò le sopracciglia sottili.
«…Roxas?»
Il biondo si portò una mano tremante alle labbra, lasciando cadere la lettera tra i fili verdi e la neve bianca.
«Roxas!»
Il ragazzo si avvicinò a lui, e stringendogli la spalla, lo girò, sgranando poi gli occhi.
Stava piangendo.
Il biondo si asciugò le lacrime con i dorsi delle mani e schiuse le labbra, singhiozzando flebilmente.
«Non ci credo…»
Axel si inginocchiò e prese il foglio, incominciando a leggere.



Se, per caso, qualche giorno, oppure durante le vacanze, chissà,
dovreste aver bisogno di un posto dove rilassarvi, potete venire da noi.
La porta è sempre aperta.

Ci manchi, Roxas.

Mamma e papà







«Grazie…»

















Ed ecco un altro mio sclero Akurokuniano.
Che dirvi, questa fic mi sembra strana e inutile, ma potrebbe solo essere una mia pura illusione, no?
Speriamo.
Mi sono accorta, insieme a Woff, che questa fic, insieme a "I colori che ci uniscono", sembra il sequel della mia prima ff Akuroku, "¬Autumn†".
O my God °-°
Non ho nient'altro da dirvi...
Vi prego lettori, recensite, ho bisogno di sapere le vostre opinioni su questa schifezza.


  
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