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Autore: _Jiyu_    22/01/2013    0 recensioni
Immaginate di entrare nel vostro più grande sogno, ce la fate? Ecco, ora pensate a come sarebbe entrarvici... Riuscite a vedervelo? Bene, questo è quello che succederà a quattro ragazze, che, di ritorno da scuola si ritroveranno immerse fino alla punta dei capelli in altri universi... tra avventure, amori, e casini si compirà il loro destino!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akatsuki, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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POV Miky...I know the sun must set to rise…
 
 
Uscii dalla mia camera, pronta per la battaglia carica di adrenalina. Mi ero presa dietro kunai, shuriken, altri tipi di armi utili per lo scontro. Sentivo il sangue bollire dentro di me, lo stomaco aveva deciso di improvvisare un balletto di danza ritmica e veloci brividi freddi mi scivolavano sulla schiena e braccia. Stava per cominciare.
La tensione di alleviò, quando appena scesa Deidei mi fu davanti. "Sei pronta bimba?" E sorrise, come era solito fare. Dietro di lui, Sasuke che era già pronto, diventò attento e rigido. Io feci finta di non notarlo, odiavo i gesti possessivi, così sorrisi in rimando al biondo e gli risposi. "Non lo so! Ahahah non sono mai stata così in ansia, fidati!" "Tranquillaaaa, andrà tutto bene! Vedrai che te la caverai!" Rispose lui, allegro e solare, ma insomma come si poteva essere così prima di una carneficina!? Tremai leggermente al pensiero di quell'ultima parola, ma mi ripresi e gli risposi tirandogli un pungnetto scherzoso sul braccio: "Ehi bombarolo! Guarda che io intendevo di aver paura per voi, per te che sei così… fragilino!" Ridendo come una pazza, quasi soffocai quando vidi la sua espressione. "Ti farò vedere chi è il "fragilino"! Vedrai la massima espressione della mia arte!" Ghignò al pensiero della sua tecnica, ma io mi rabbuiai. "Non lo fare Deidei. Non voglio perderti! Il tuo C0 non lo voglio vedere. Preferisco vedere te tutti i giorni che un'esplosione per una volta." "Ma l'arte è un momento di effi…" non fece in tempo a concludere la frase che io lo interruppi. "Non lo fare… per favore…" e abbassai la testa, impaurita dall'idea di perderlo. Lui sorrise dolcemente e mi si avvicinò. Mi abbracciò piano. "Va bene, stai tranquilla ora." Io annusai il suo profumo buono, sperando che facesse davvero quello che mi aveva detto, e che non fosse l'ultima volta che mi avrebbe abbracciato così, soffocata nella sua massa di capelli biondi. Alzai lo sguardo dalla sua spalla e incrociai quello di Sasuke. Lo sharingan lampeggiava sotto ai suoi occhi neri, le labbra strette tanto da farle diventati sottili e i pugni chiusi. Anche se mi infastidiva il suo comportamento decisi di non farlo soffrire ancora e mi allontani dal mio migliore amico. Io e il biondo ci scambiammo due sguardi, poi ognuno andò per la sua strada. "Andiamo." La voce proveniva da Sasori, freddo come al solito. Io alzi lo sguardo. Mancava poco. E così cominciammo la nostra discesa verso il campo di battaglia.
Saltavo da un ramo all'altro con un agilità che non credevo neanche mi appartenesse, era davvero cambiato tutto da quando ero nel mio mondo! Sollevai il naso, per inebriarmi del aria fresca che mi scivolava addosso. Sasuke correva vicino a me. Senza dire una parola guardava fisso davanti, ma non si allontanava.
Feci un salto più veloce per allontanarmi, ero fatta così, avevo il brutto vizio di scappare da ciò che mi opprimeva, da chi mi tappava le ali. Avevo paura, si esatto, paura di essere messa in trappola, di avere una catena al collo, di dover appartenere a qualcuno. Mi provai ad allontanare, ma lui, dopo un momento di sorpresa, mi fu accanto. Io lo guardai di sottecchi e spiccai un altro balzo, il più veloce possibile. Lui mi seguì ancora.
Provai ancora una volta, nel mio sciocco tentativo di fuga, ma stavolta non solo mi raggiunse, ma mi fermò per un braccio, dirottandomi e facendomi perdere la mira per il ramo successivo, così ci ritrovammo entrambi sull'erba fredda.
Il primo a parlare fu lui. "Che fai?" "Niente, piuttosto tu che mi butti giù dall'albero?" Ignorò la mia domanda, e continuò. "Per una volta smettila di essere te stessa e ascoltami. Non ti lascerò allontanare da me. Tu sei mia." Io non ci vidi più. Qualcosa di simile al ribrezzo per quelle parole mi offuscò la mente. "Cosa? Scusami ma, be' vedi proprio non ho capito! Ricordati teme, che io, non sono proprio di nessuno." Le ultime parole gliele avevo soffiate a due centimetri dalla bocca, e mentre lui aveva socchiuso le sue labbra morbide, io ghignai e saltai nuovamente su un ramo per ripartire nella corsa, lasciando il ragazzo indietro, ancora. Raggiunsi gli altri in poco tempo, e mi avvicinai a Itachi. "Lui dov'è?" Mi chiese il ragazzo. Evidentemente il suo otouto l'aveva aggiornato su tutto. Sorrisi innocente. "Indietro, ora arriva." Lui mi guardò incuriosito ma lasciò perdere. Poco dopo le mie parole arrivò il bel moro, lo sguardo leggermente furioso si posò su di me. Io lo guardai ribelle e sorrisi, un sorriso furbo, di quelli da presa per il culo, adoravo farlo incazzare.
"Bene, si continua fino a stasera, poi ci si ferma e si riparte, un'altro giorno di marcia e si dovrebbe arrivare per il mattino seguente." Kakuzu era diretto e immediato. Tutti noi annuimmo e si ricominciò la corsa. Questa volta il ragazzo non era più vicino a me, era indietro col fratello, mentre io tranquillamente stavo tra i miei pensieri.
Durante tutta la mattinata parlai un po' con i ragazzi, la cosa mi servì per distrarmi. Ci fermammo per il pranzo e per riprendere fiato. Mi lasciai scivolare contro un tronco con la schiena, quando alzai lo sguardo alla ricerca dell'Uchiha. Era più lontano, da solo. Mi alzai e mi avvicinai a lui, fermandomi su un ramo prima di quello dove lui era appoggiato. "Ehi…" lui mi guardò, poi girò nuovamente lo sguardo. "Scusa… ma sai come sono fatta… odio sentirmi oppressa…" niente, non emetteva un soffio. Mi sedetti e lascia le gambe ad ondeggiare giù. Lo guardai interrogativa per un attimo, ma non dava segni apparenti di vita. Ops, forse avevo esagerato! Però è giusto così, doveva imparare a lasciarmi i miei spazi. Rimanemmo così per un po', quando lui si decise a guardarmi. Io risposi allo sguardo e mi avvicinai a lui. Con un salto lo raggiunsi e mi accucciai vicino a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla. Lui mi lasciò fare, e dopo poco lasciò scivolare il suo volto tra i miei capelli. La pace era fatta. Sorrisi felice e rimanemmo così per un po', fino a quando si ripartì. Questa volta eravamo vicini, senza che lui provasse a marcarmi come proprietà, senza che io rovinassi tutto per scappare dalle oppressioni.
Il pomeriggio passò tranquillo, fino a quando ci fermammo per la serata. Al momento di dormire ci accampammo in una piccola radura tra il fitto della foresta. Io e lui eravamo vicini, gli scivolai accanto.
Mentre lo guardavo negli occhi gli sussurrai: "Sono orgogliosa", lui mi baciò. "Scappo se mi sento soffocare" lui mi baciò ancora. "Sono testarda" la scena si ripeté. "Sono impulsiva", ancora. Andammo avanti così per un po'. Ogni volta gli sussurravo un mio difetto, lui non smise di baciarmi. Ci addormentammo così, abbracciati l'uno all'altra, senza paure e finalmente felici.
Ci svegliammo all'alba, e si ripartì. La giornata scorse pressoché identica a quella del giorno prima, solo più in sintonia, senza litigi o tira e molla. Ero stata anche in compagnia dei ragazzi, di Deidara, con cui avevo riso e mi aveva mostrato alcune delle sue opere, dopo di che era intervenuto anche Sasori, che in un momento di improvvisa loquacità si era intromesso nella discussione e i due artisti avevano cominciato a battibeccare su quale fosse l'arte migliore, e io, silenziosamente mi allontanai dalla scena. Finii per parlare anche con Kisame e, udite udite, Kakuzu! Il quale, piu che altro mi chiese che tipi di soldi esistevano nel mio mondo, e così cominciò una sorta di discussione sulle caratteristiche dell'euro, tanto che quando ebbe finito ero più rimbambita che all'inizio. Alla fine parlai anche con il moro, sulla nostra vita, del più e del meno. "Ma alla fine tu quanto anni hai?" "Ehi non si chiede l'età! Ahhahaha comunque ne ho sedici, come te giusto?" "Già, è strano che tu sappia tutto di me, mentre io sappia così poco di te…" io lo guardai sorridente. "Si può rimediare!" E così cominciammo a parlare del colore preferito, di come era il mio mondo, di tanto e niente insieme, per passare un po' il tempo. Alla finem che questa la giornata fini, e ci preparammo a dormire.
Appena chiusi gli occhi una tormente di pensieri mi invase. Domani era il grande giorno, o tutto sarebbe cominciato o tutto si sarebbe concluso. Dopo poco il buio mi avvolse e in un battito di ciglia mi trovai al mattino successivo.
Ripartimmo, ma il nostro viaggio durò poco.
Arrivammo a meta quasi subito. Kisame, che stava correndo davanti a me, cominciò a rallentare, e di conseguenza lo feci anch'io. Quando ci fermammo, quello che mi vidi davanti mi fece trasalire. L'immenso demone a nove code si stagliava all'orizzonte. Capii che quello era il mio momento, così feci un passo avanti, ma Sasuke che mi era rimasto vicino mi fermò trattenendomi per la mano. Io guardai la stretta e poi alzai lo sguardo per incontrare i suoi occhi, sembrava teso. Io sorrisi e con l'altra mano allontani la sua. "È giusto così…" sussurrai e ricominciai a camminare. Mi portai davanti a tutti, esposta in prima riga, e mai mi sentii più sicura. L'agitazione era sparita, l'adrenalina mi infondeva calma, i miei riflessi si erano moltiplicati e il mio cervello ragionava in modo chiaro e preciso. Guardai dritta davanti a me, fiera. Ce l'avrei fatta.
Appena mi vide, la volpe emise una specie di ringhio basso, e tre figure scesero dalla sua schiena. Una di loro, una ragazza, si fece avanti, così la vidi meglio. Era lei. Tutti i miei ricordi tornarono, e capii che la stessa cosa era successa anche a lei. Sgranai gli occhi un secondo, mi sembrava che fosse passato così tanto da quel giorno, anche se tutto era limpido di nuovo. Finalmente riconoscevo il suo volto, la determinazione nei suoi occhi chiari a proteggere le persone importanti per lei, la sua aria fiera da combattente, l'alone di fiducia che emanava intorno a se stessa. "Jishin…" la mia pronuncia era bassissima, e la mia voce calda scivolò nell'aria. Ero così felice di averla incontrato che per un attimo sembrammo solo io e lei sul campo, tutto era scomparso. Jishin e Jiyu, Alex e Michela, due ragazze, due prescelte, due guerriere ma sopratutto due amiche. La guardai, e lo stesso fece lei. Come al solito ci capivamo con uno sguardo, senza bisogno di parole, i silenzi risuonavano chiari. L'aria era magnetica. Veloce presi i kunai e scattai. Lo stesso fece lei. Correvamo l'una contro l'altra le armi in pugno. Quei momenti sembravano non finire, mentre l'aria fredda mi tagliava le guance. L'alba del giorno che stava per nascere luccicava alle nostre spalle. Mancavano pochi metri, non potevamo sbagliare.
Un passo, la vedevo chiara e allora mi ricordai di quando ci abbracciavamo prima di andare a casa, dopo scuola.
Un altro, ora leggevo la luce nei suoi occhi.
Ancora uno, era il momento decisivo.
A pochissimo l'una dall'altra entrambe sterzammo velocemente. Un soffio di aria, le nostre spalle si sfioravano. Come al solito, nei momenti di maggiore ansia io ero calma, fredda e logica. Analizzai veloce quello che stava succedendo, non mi sembrava neanche reale. Respirai profondamente, perché non riuscivo ad essere agitata?! Merda, a volte poteva anche servire eh! Emanavo tranquillità da tutti i pori, anche se dentro avevo l'inferno. Come sempre. Perché io ero fatta così, perché quando tutti erano agitati io ero calma, perché io servivo per infondere tranquillità, ero l'ancora nel mare in tempesta. Sorrisi a questi pensieri. Avrei fatto tutto quello che era in mia mano, avrei dato anche la vita per salvare loro. Non avrei fallito questa volta, non potevo farlo.
Nonostante tutti i miei pensieri, che si erano accavallati gli uni sugli altri in un flusso di coscienza, erano passati solo pochi attimi, il tempo di un respiro. Ancora con le armi in mano entrambe ci mettemmo in posizione di combattimento. "Fermatevi!" L'urlo uscì dalle nostre voci in contemporanea, nella direzione del nostro schieramento. Non era un suono agitato o impaurito, era calmo, imperativo e fermo. Non era una richiesta, era un comando. Irremovibile.
Prima ci guardarono stupiti. Non capivano cosa stava succedendo, né perché improvvisamente ci eravamo rivoltate. Io sorrisi rassicurante. Era tutto a posto, tutto sarebbe ritornato come sarebbe sempre dovuto andare.
In cuor mio sperai che quella battaglia potesse davvero finire così, ma ero consapevole di sbagliarmi.
Il sole può sorgere solo se prima tramonta.
  
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