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Autore: RakyKiki    22/01/2013    2 recensioni
'In bilico' è la seconda parte di 'Ancient Love' e si alternerà tra passato e presente.
Potrebbe contenere spoiler sulla seconda/terza stagione!
E' un crossover con Supernatural e riguardo ciò devo avvisarvi che per ora ho visto solo la prima stagione e i primissimi episodi della seconda, quindi perdono eventuali errori o simili ^^
Detto questo, vi auguro una buona lettura!
Dal testo:
"“Quindi ora che si fa, Rachel? Continuiamo a cercarlo?” chiede Isaac fissandomi.
“Io…non lo so.” Rispondo prendendomi la testa tra le mani.
Tutta quella situazione inizia ad essere snervante.
“Isaac ha ragione Rachel. In assenza dell’Alpha sei tu a doverci guidare. Sei la ‘mamma’ del branco.” Aggiunge Erica sorridendomi incoraggiante. "
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Past, present and future. '
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Capitolo 3.

“Rachel?” chiamò la ragazza Sam, scuotendola leggermente.

Aveva fatto nuovamente quell’incubo e si era svegliata urlando.

“Stai bene?” le chiese preoccupato Dean, la pistola in pugno.

“Sì, era solo un brutto sogno.” Rispose la ragazza, alzandosi dal letto e chiudendosi in bagno.

Quella notte l’incubo era stato più reale del solito, e diversamente dalle altre volte la persona che moriva era proprio lei.

Il giorno precedente, quando erano andati al vecchio rifugio di Derek e lo avevano trovato vuoto, Rachel era rimasta spiazzata.

Certo, probabilmente il fatto di non averlo trovato era stato un avvenimento positivo poiché non lo aveva consegnato ai fratelli Winchester, ma ora non aveva idea di dove poterlo cercare. Aveva provato a chiedere a Scott, ma non lo aveva trovato in casa.

Scese al piano inferiore e trovò un piatto di frittelle e una spremuta d’arancia che l’attendevano sul bancone della cucina.

“Mangia, hai bisogno di forze.” Le disse Dean incrociando le braccia al petto.

Rachel non se lo fece ripetere due volte, vista la fame che le divorava lo stomaco, e mangiò volentieri.

“Allora, qualche idea su dove trovare il tuo ragazzo?” le chiese il biondo con un sorriso sghembo.

“Non è il mio ragazzo.”

“Quello che è. Il punto è: dove lo troviamo?”

“Non lo so. Ora ho altro a cui pensare onestamente. E poi voi due non dovreste andare dagli Argent e dire che siete arrivati, invece di impicciarvi dei miei affari?” rispose acida la ragazza posando i piatti nel lavandino.

“Voi due non dovreste andare dagli Argent?” la scimmiottò Dean mentre andava a sedersi vicino al fratello.

Rachel salì in camera e si cambiò, indossando semplicemente un paio di jeans e una maglietta per poi tornare al piano inferiore.

“Oggi andrò dal veterinario per chiedergli se può riassumermi, anche se non a tempo pieno. Tanto non sarà un problema. Voi due potreste provare a vedere a qualche ristorante o bar del centro, sono sempre a corto di personale.” Disse la ragazza appoggiandosi al bancone della cucina.

“Per cosa?” chiese Sam confuso, alzando finalmente la testa dal computer.

“Per un lavoro? Altrimenti come possiamo pagare le bollette e vivere?” rispose Rachel.

Dean si alzò ed uscì dalla stanza, per poi tornare con il portafoglio in mano.

Quando fu davanti alla ragazza estrasse un paio di carte di credito, mettendogliele sotto il naso.

“Con queste non ci serve un lavoro.” Disse facendo l’occhiolino per poi tornare a sedersi vicino al fratello.

“Rubate o clonate?” chiese Rachel alzando gli occhi al cielo.

“Entrambe. Non è un problema dolcezza vero? O sei troppo onesta per una cosa del genere?” la provocò Dean.

“A me va benissimo. Solo state attenti, il vicino di casa è lo sceriffo, potrebbe non reagire bene se sapesse da dove vengono i soldi. Se vi arrestasse ovviamente direi di non sapere nulla e me ne laverei le mani. Niente di personale ragazzi, ma siete pur sempre il nemico.”

“Sai come si dice: il nemico del mio nemico è mio amico.” Rispose sempre Dean.

Rachel salutò i due ragazzi, uscì di casa, attraversò il prato e quando fu davanti alla porta di casa dello sceriffo suonò il campanello.

Sentiva il battito del cuore del ragazzo assai chiaramente, riusciva a sentire lo sbadiglio che aveva fatto mentre scendeva le scale e riusciva a sentire persino il suo odore, vagamente più dolciastro di quello che ricordasse.

Quando Stiles aprì la porta, Rachel sentì il cuore perdere un battito.

Era esattamente come lo ricordava, tranne che per i capelli lunghi e l’espressione più matura.(ndr: i capelli sono come quelli di Dylan nella S3)

Dal suo canto, Stiles quando la vide non sapeva se credere ai suoi occhi, pensando addirittura che la ragazza davanti a lui fosse un’allucinazione. Si sentiva euforico per il ritorno di Rachel, che chiaramente era reale, ma allo stesso tempo devastato per via di tutto il dolore che aveva provato e no, non si vergognava ad ammettere una cosa del genere, i sentimenti sono sempre i sentimenti e non vanno mai rinegati.

 “Ciao Stiles.” Disse la ragazza quasi sussurrando, abbozzando un sorriso.

Il ragazzo la fissò per qualche istante per poi rientrare in casa, senza chiudere la porta né niente, come se volesse che la ragazza entrasse.

Rachel si chiuse la porta alle spalle e seguì il ragazzo al piano superiore, chiudendo poi anche la porta della camera.

“Stiles…” fece per incominciare la ragazza, venendo però subito interrotta dall’umano.

“Parla piano, papà dorme ancora. Ieri… è stata una giornata particolarmente faticosa.” Disse il ragazzo, sedendosi sul letto.

Rachel annuì ed improvvisamente le vennero meno le parole.

“Perché sei qui?” chiese Stiles come se le avesse letto nella mente.

“Ho delle faccende da sbrigare. Il branco…” tentò di spiegarsi Rachel, salvo poi interrompersi quando vide l’espressione delusa del ragazzo. “Stiles, mi dispiace di essermene andata così. Dovevo andarmene e--” tentò di proseguire la ragazza, che però venne interrotta da Stiles.

“Lo so. A me spiace aver detto quello che ho detto, di averti dato del mostro. Solo… ero arrabbiato: dovevo mentire costantemente a mio padre, rischiavo la vita quotidianamente, ero sempre sul punto di perderti per causa di Derek e semplicemente non ho retto. Sono pur sempre umano.” Rispose Stiles alzando il viso in modo da poter guardare negli occhi la ragazza. Poi continuò.

“Tu hai idea di tutta la merda che ho dovuto affrontare in questi ultimi mesi? Prima te ne sei andata tu, poi Scott e di conseguenza tutti gli altri. Il rapporto con mio padre è andato a farsi fottere e soltanto ieri sono riuscito a dirgli tutto quanto e… ci credi che ci siamo fumati insieme uno spinello, che tra parentesi era anche l’ultimo che avevo!, mentre tentavo di convincerlo che tutto ciò che gli stavo raccontando non fosse altro che la verità?! – Esclamò il ragazzo alzandosi ed iniziando a camminare per tutta la stanza- Mi guardava come se fossi diventato matto, come se non potesse credere alle mie parole. Quando gli ho raccontato di Peter e della sua resurrezione stava per scoppiare a ridermi in faccia. E’ stato esilarante anche quando mi ha lanciato addosso una pallina da tennis colpendomi in testa dopo che gli avevo finito di spiegare tutto quanto, giusto per accertarsi che fossi davvero umano. Sai, non so se ho fatto bene o meno, ma sono contento di essermi tolto questo peso dallo stomaco. Onestamente non mi importa nemmeno di quello che potrà dire Derek, non faccio parte del suo branco e non deve rompermi i cocomeri con la storia del ‘Io Alpha- io decido- tu subisci’.” Disse Stiles incrociando le braccia al petto e girandosi a guardare nuovamente la ragazza.  

“Mi sei mancata sai? Non nego che in questo momento io stia provando la voglia irrefrenabile di baciarti, ma credo che ciò sia dovuto anche alla forza dell’abitudine. Voglio dire, se ci siamo lasciati un motivo ci sarà stato, giusto? Quindi penso che- -” disse Stiles, che venne però interrotto da Rachel.

“Stiles, io non penso che- - ”

“Fammi finire Rachel, ti prego. Dicevo? Ah sì, quindi penso che almeno per ora dovremmo essere solo amici, per diversi motivi. Primo tra tutti il fatto che non sai nemmeno tu per quanto tempo resterai qui a quanto mi dice mio padre, e poi perché voglio capire bene quello che provo io, e ho l’impressione che anche tu la pensi come me. Probabilmente sarà difficile, anzi ne sono abbastanza sicuro, ma vale la pena provare a parer mio.” Concluse Stiles andando incontro alla ragazza e quando le fu davanti le accarezzò una guancia.

“Con questo però non pensare che non sia più arrabbiato con te, signorina! Devi ancora trovare il modo per farti perdonare.” Esclamò sorridendo mentre Rachel lo abbracciava quasi stritolandolo.

“Anche tu mi sei mandato Stiles. Mi dis…”

“Se dici che ti dispiace mi riprendo Fuliggine! E sai che lo farei, perché adoro quel gatto.”

Rachel sorrise, finalmente ritrovando il vecchio Stiles dietro quella maschera di maturità.

La ragazza sciolse l’abbraccio e solo in quel momento notò la maglietta che indossava l’umano davanti a sé.

“Allora ti piace veramente il regalo!” esclamò sorridendo Rachel.

Stiles la fissò confuso e quando la ragazza indicò il suo petto, capì che si riferiva alla maglietta che gli aveva regalato quel Natale.

“Certo che mi piace! E’ nel pieno del mio stile. Ma ora dimmi una cosa: quei due bellimbusti che di fissano da camera tua da quando sei entrata qui, sono i tuoi famosi cugini di cui mi ha parlato mio padre?” chiese il ragazzo indicando la finestra.

“Loro sono Sam e Dean, ufficialmente miei cugini, in realtà due cacciatori.”

“Cos- cacciatori?! E te li sei portata in casa? ”

“Non mi uccideranno, la loro famiglia non può fare del male a me o alla mia famiglia per via di una promessa fatta da loro padre a mia zia Muriel e tra parentesi, credo che tra i due ci sia anche stato del tenero, ma onestamente non voglio pensarci!”

“Buono a sapersi… Ma ti va di spiegarmi come si deve, per filo e per segno, perché sei tornata? Magari davanti ad una cioccolata, che ne dici?” propose Stiles avviandosi verso le scale, seguito a ruota da Rachel.

La situazione tra i due era un po’ strana in effetti: ritrovarsi nuovamente in quella cucina, seduta sul tavolo e con una cioccolata tra le mani a fissare Stiles che gironzola per la stanza mentre prepara la colazione al padre dava l’impressione che tra il figlio dello sceriffo e la ragazza le cose non fossero cambiate e che tutto fosse tornato alla normalità sebbene così non fosse.
Ma come aveva detto il ragazzo poco prima, un ruolo importante lo giocava anche la forza dell’abitudine.

“Allora, qual buon vento ti ha riportata qui?” chiese il ragazzo mentre con una mano chiudeva il frigo e con l’altra reggeva una vaschetta di fragole.

“In pratica, ero al parco che leggevo un libro quando la voce di Sam e Dean cattura la mia attenzione. Stavano parlando degli Argent e del branco di Derek e così mi sono incuriosita e ho continuato ad origliare, –disse Rachel, interrompendosi ad un commento di Stiles sul fatto che i licantropi non rispettano mai la privacy altrui- e quando ho sentito che avevano intenzione di uccidere il branco di Derek dopo aver risolto il problema degli Alpha i miei occhi hanno iniziato a brillare e quei due se ne sono accorti. Mi hanno seguita fino a casa, credo, e grazie a mia zia siamo finiti a cenare tutti insieme e durante la cena Sam mi ha offerto di venire con loro qui. Sai, tra i due lui è quello più restio ad uccidere Derek e gli altri, mentre Dean è convinto delle sue idee.”

“Gli Argent non glielo permetteranno, andrebbero contro il codice.”

“Il codice appartiene solo agli Argent, non a tutti i cacciatori. E poi Sam e Dean non sono cacciatori normali.”

“In che senso?” chiese incuriosito Stiles, sedendosi vicino a Rachel.

“Beh, ricordi quando ti dissi che i vampiri non esistevano? A quanto pare esistono eccome, così come esistono i fantasmi, gli zombie e anche i demoni.” Rispose con nonchalance la ragazza.

“Ok, tutto ciò mi inquieta e non poco!” esclamò Stiles alzando le mani, come se volesse arrendersi.

“Cos’è che ti inquieta figliolo?” chiese lo sceriffo entrando in cucina, i capelli scompigliati e due grandi occhiaie sotto gli occhi, mentre salutava i due ragazzi con un gesto della mano.

“Non credo tu sia mentalmente pronto per questo.” Rispose Stiles scendendo dal tavolo, seguito a ruota da Rachel.

“Credimi figliolo, dopo questa notte posso dire che nulla potrà mai più stupirmi! E’ bello rivederti così presto Rachel, ed insieme a Stiles per di più.” esclamò lo sceriffo sedendosi a tavola.

“Veramente, papà, non stiamo insieme. Siamo amici, solo amici.”

“Oh bene… Grazie figliolo.” Disse lo sceriffo prendendo in mano la tazza di caffè che Stiles gli stava porgendo.

“Immagino che i tuoi cugini avranno bisogno di un lavoro.” Esclamò lo sceriffo, una volta finita la macedonia.

“Veramente no. Diciamo che hanno…finanze illimitate?” rispose la ragazza, ricevendo uno sguardo indagatore da parte del poliziotto, che con un gesto della mano l’esortava a continuare.

“Diciamo che, con il lavoro che fanno, un modo per trovare i soldi lo trovano sempre.”

“Fanno rapine in banca o derubano gli anziani?” chiese scherzando Stiles, ricevendosi un’occhiataccia da parte del padre.

“Veramente possiedono una discreta quantità di carte di credito clonate. Ma sceriffo, prima che piombi in casa mia  per arrestare quei ragazzi per favore, si faccia spiegare da Stiles che lavoro fanno. Mi creda se le dico che quando lo saprà, converrà che purtroppo quei due ci saranno utili, se non indispensabili purtroppo. Ora sarà meglio che vada.” Disse la ragazza posando la tazza nel lavandino per poi salutare lo sceriffo, promettendogli che un giorno gli avrebbe spiegato tutto quanto, per filo e per segno nei minimi particolari.

“Allora ci si vede in giro?” chiese titubante Stiles, mentre l’accompagnava alla porta.

“Sì, direi di sì.” Rispose Rachel.

“Hai già avvertito Derek? Dei due tipi intendo.” Le chiese Stiles poco prima che la ragazza scendesse anche l’ultimo gradino.

“No, sono andata al vecchio rifugio ma non l’ho trovato.”

“Non abita più lì, si è trasferito da qualche parte con lo zio-psicopatico-Peter. Prova a chiedere a Scott, io non ho più avuto contatti con sourwolf e psycho.”

Rachel salutò Stiles ringraziandolo e rientrò in casa.

“Mi domando quanto abbiate mai sentito da camera mia, sapete?” disse rivolta ai fratelli Winchester, seduti nuovamente al tavolo della cucina.

“Chi era?” chiese senza troppi giri di parole Dean.

“Un umano, se questo è quello che volevi sapere. Precisamente il figlio dello sceriffo, che tra parentesi sa delle vostre carte di credito, ma non preoccupatevi, non vi arresterà. Per ora per lo meno. -rispose prontamente Rachel- Ora, se non vi dispiace, ho delle faccende da sbrigare. Quando uscite usate la chiave di riserva che è nel vaso sul davanzale.” Concluse la ragazza, per poi uscire nuovamente di casa.

Si diresse a piedi verso casa di Scott, poiché la sua auto era rimasta in Florida e dubitava che Dean le avrebbe mai lasciato la sua adorata Impala. Durante il tragitto passò davanti alla casa di Jackson e si stupì di trovarla con le tapparelle abbassate e senza alcuna macchina parcheggiata sul vialetto.

Arrivò dal beta dopo circa mezz’ora e quando suonò al campanello pregò che il ragazzo fosse in casa.

Fortunatamente fu proprio Scott che le aprì la porta e la sua espressione d’incredulità era qualcosa di spettacolare.

“Hey Scott, com’è?”

Disse Rachel sorridendo al ragazzo, che sembrava caduto in uno stato catatonico.

“Rachel, che ci fai qui?” chiese il beta quasi indignato.

“E’ una lunga storia, Stiles te la racconterà.”

“Lui sa che sei qui? Quando sei arrivata?”

“Sì lo sa, comunque non sono qui da molto. Avrei un favore da chiederti Scott: sapresti dirmi dove posso trovare Derek?”

“Per mia sfortuna sì, so dove lo puoi trovare. Se aspetti cinque minuti ti ci porto, tanto sarei dovuto andare da lui comunque questa mattina.” Rispose Scott invitando ad entrare la ragazza.

Poco dopo, esattamente come aveva detto il lupo, uscirono di casa e si diressero verso il nuovo appartamento di Derek.

Era situato in una zona centrale della città, nota alle autorità per l’alto tasso di furti e di spaccio.

“Posto accogliente.” Commentò sarcastica Rachel scendendo dalla macchina.

“Derek è convinto che sia più sicuro per il branco… Io aspetterò qui, non voglio sapere come reagirà nel vederti qui. Per arrivare al suo appartamento appena entri nel portone prendi le scale a destra e vai fino al quarto piano e percorri tutto il corridoio fino ad arrivare alla porta 116.” Rispose il beta sedendosi sui gradini.

Rachel ringraziò il ragazzo ed entrò nell’edificio. Fece come le aveva spiegato Scott e quando arrivò al quarto piano prese un respiro profondo, prima di percorrere il corridoio.

Arrivata davanti al numero 116 esitò qualche istante prima di bussare, accorgendosi poco dopo della presenza del campanello.

Un rumore di passi e di una serratura che veniva sbloccata precedettero la figura di Peter, che osservò piacevolmente stupito la ragazza.

“Guarda un po’ chi si vede! Nipote caro, ho una bella sorpresa per te!” esclamò il lupo, abbracciando Rachel per poi farle segno di entrare silenziosamente in casa.

“Si può sapere che stai blaterando?” disse Derek, la sua voce proveniente dalla stanza accanto all’ingresso.

Rachel seguì Peter in salotto e si sedette sul divano, seguita a ruota da Peter che non riusciva a nascondere un sorriso.

Quando Derek entrò nella stanza la sua espressione mutò radicalmente: da annoiata divenne sorpresa, dopodichè incredula mentre i suoi occhi vagavano da Peter a Rachel e viceversa.

“Non è una magnifica sorpresa questa, nipote?” chiese con un sorriso Peter, ma ottenne come risposta soltanto un ringhio da parte dell’Alpha.

“Cosa ci fai tu qui?” chiese severo il lupo, gli occhi leggermente rossastri.

“Possibile che tutti appena mi vedono, invece di chiedermi come sto, mi chiedono perché sono qui?”  rispose Rachel sarcastica.

“Forse perché non dovresti trovarti qui!” sbottò Derek, gli occhi ormai totalmente rossi.

“Forse sono tornata per un buon motivo, non credi?” rispose acida la ragazza.

“E sarebbe?” chiese spazientito l’Alpha.

“Il branco è in pericolo.”

“Guarda, non me ne ero accorto.” Rispose ringhiando Derek.

“Non sto parlando degli Alpha, genio! Parlo dei fratelli Winchester.” Rispose Rachel alzandosi dal divano.

“Chi scusa?” chiese Peter intromettendosi nel discorso.

“Due cacciatori di demoni e creature sovrannaturali. Li ho sentiti parlare del branco mentre ero al parco in Florida, dicevano che dopo che avrebbero aiutato gli Argent con gli Alpha vi avrebbero uccisi, dato che non seguono il codice. Solo che mentre parlavano mi hanno vista e attraverso una cena a dir poco imbarazzante che non starò a raccontare mi hanno offerto di venire con loro qui.”

“Tu cosa? -chiese con un ringhio Derek, avvicinandosi alla ragazza.- Fammi capire bene: sei venuta fin qui per dirmi che dei cacciatori volevano farci fuori, con i suddetti cacciatori, senza pensare che avresti potuto chiamare ed evitare di rischiare di venire uccisa da quei due e dal branco di Alpha?! Ma cosa ti passa per la testa Rachel?” disse Derek avvicinandosi pericolosamente alla ragazza.

“Se non ti conoscessi, direi che sei preoccupato Derek.” Si intromise Peter, ricevendo un ringhio dal nipote.

“Forse volevo semplicemente tornare a casa, e ho colto la prima occasione che mi si è presentata.” Ammise onestamente la ragazza, per poi continuare.

“Comunque Sam e Dean non mi uccideranno, loro padre ha promesso che nessuno della sua famiglia farà mai del male a me o alla mia famiglia.” Rispose Rachel, fissandosi la punta delle scarpe.

“Come se ci si potesse fidare dei cacciatori.” Rispose secco l’Alpha.

“Non tutti sono come Kate.” Ribatté la ragazza.

“Ora dove sono questi Winchester?” disse Derek, cambiando abilmente discorso.

“A casa mia.” Rispose tranquillamente Rachel.

Derek a quella risposta serrò la mascella e strinse i pugni, le zanne che pian piano si allungavano e la rabbia che bolliva in lui.

Peter, fiutando la tensione crescere sempre più, decise di tagliare la corda e si rifugiò nella propria stanza.

L’Alpha continuava a dare le spalle alla ragazza, i muscoli tesi per la tensione.

Rachel si alzò dal divano e raggiunse il licantropo, posandogli una mano sulla spalla.

“Non dovevi tornare.” Disse il lupo senza degnare minimamente di uno sguardo la ragazza.

“Faccio parte del branco Derek. Non possiamo farci nulla, l’istinto di protezione è più forte della ragione. Per natura siamo portati a proteggere il nostro branco anche a costo della vita, che ti piaccia o no è così.” Disse Rachel, andando a mettersi difronte all’Alpha.

“Non sei solo in tutto questo. C’è tuo zio, Isaac, ed ora ci sono anche io. Ti aiuteremo, ma tu devi fidarti di noi.” Concluse la ragazza, allungando titubante la mano fino a posarla sulla guancia del ragazzo.

“Sai, riesco a sentirlo, il legame del branco. E’ come quando torni a casa dopo una lunga giornata stancante: ti senti meglio, come se tutti i problemi sparissero. Ti fa sentire al sicuro.” Aggiunse Rachel, mentre con il pollice accarezzava lievemente la guancia dell’Alpha, notando un abbozzo di sorriso sulle labbra.

“Non saresti dovuta tornare.” Sussurrò Derek, per poi attirare verso di sé la ragazza e stringerla in un abbraccio, affondando il viso nell’incavo del suo collo ed inspirando profondamente.

Derek iniziò a strofinare la punta del naso lungo tutto il collo della ragazza, inspirando con forza, mentre affondava me mani nei suoi capelli e le accarezzava la testa.

Quella doveva essere la normalità per un branco. Il marchiare i membri con il proprio odore, le carezze, gli abbracci e la vicinanza dovevano essere fatti quotidianamente per tenere il branco più unito, così le aveva spiegato sua zia quell’estate.

Ad un tratto Derek iniziò a fare le fusa, e Rachel non riuscì a trattenersi dal fare un commento a riguardo.

“Meno male che so che sei un licantropo, altrimenti avrei potuto scambiarti per un gatto.”

L’Alpha rispose con un ringhio debole, per poi stringere ancora di più la ragazza mentre continuava ad annusarle il collo, affondando sempre di più il volto fra i capelli della ragazza.

“Mi dispiace interrompere questo momento, ma Scott è qua sotto che aspetta di poter salire.” Esclamò Peter entrando in salotto.

Derek gli rivolse un breve ringhio, per poi allontanarsi dalla ragazza, salvo farle cenno di sedersi vicino a lui sul divano.

Una volta seduta, l’Alpha nascose nuovamente il volto nel collo della ragazza, salvo poi mormorare un “il loro odore, è ovunque, non mi piace.” a mo’ di scusa.

 

 

 

La riunione del branco non portò a nulla di nuovo: degli Alpha non vi erano notizie e la venuta de fratelli Winchester venne presa come positiva, seppur con cautela.

 

I restanti giorni prima dell’inizio della scuola Rachel li passò quasi sempre a casa di Derek, ed il primo giorno di scuola si ritrovò nell’ufficio del preside, convocata dalla psicologa della scuola.

“Come stai Rachel?” le chiese la donna.

“Sto bene, grazie. Come mai voleva vedermi?”

“Ho pensato che parlare con qualcuno, prima dell’inizio delle lezioni, ti avrebbe potuto far bene.”

“Che tradotto significa che il preside le ha chiesto di accertarsi che non fossi una pazza omicida come Matt, dico bene?”

“Il concetto è quello, in effetti. Vorrebbe avere un tuo profilo psicologico completo.”

Rachel sbuffò, evidentemente irritata.

“Tu non ti fidi di me.” Stabilì la donna davanti a lei.

“Non mi fido delle persone che non mi considerano adatta a frequentare una scuola normale.”

“Quindi tu pensi di poter frequentare le lezioni.”

“Certo, perché non dovrei? Ho sempre avuto buoni voti.”

“Scolasticamente sei impeccabile, ma dal punto di vista psicologico sei considerata a rischio.”

“Cosa intende dire?”

“Beh, hai visto morire entrambi i tuoi genitori e…”

“E quindi dovrei essere disturbata. Carina come cosa.” Disse Rachel, interrompendo la psicologa.

“Non devi prenderla come un offesa. Solitamente i casi come il tuo hanno alcuni problemi come disordini alimentari, autolesionismo, disturbo bipolare.”

“Io sto bene. Certo ho avuto i miei problemi, come quando morì mia madre e non parlai per mesi. Ma ora sto bene.”

“E’ quello che ho detto al preside. Dopotutto ho avuto modo di conoscerti l’anno scorso. Perciò non ti terrò oltre. Volevo vedere se fossi motivata a restare qui.” Disse la donna, alzandosi dalla sedia.

“Domani potrai iniziare a frequentare le lezioni. Bentornata alla BHHS Rachel.” Concluse la donna, tendendo la mano alla ragazza ed aprendole la porta dell’ufficio per farla uscire.

   
 
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