8. You’re the closest to Heaven that I’ll ever be
And I'd give up
forever to touch you
'Cause I know that you feel me somehow
You're the closest to heaven that I'll ever be
And I don't want to go home right now
[…]
And I don't want
the world to see me
'Cause I don't think that they'd understand
When everything's meant to be broken
I just want you to know who I am
[Iris – Goo goo dolls]
Agosto 1535 – Kimbolton
Caterina
aveva aperto gli occhi a fatica, ci aveva provato per qualche secondo, ma era
come se semplicemente non avesse potuto; poi finalmente li aveva aperti e ci
era voluto qualche altro secondo per capire esattamente dove si trovasse:
l’ultima cosa che ricordava di aver visto era il volto di Cromwell e ora quello
che aveva davanti, pur essendo un viso familiare, non corrispondeva di certo a
quello del Lord Cancelliere.
“Cos’è
successo?” riuscì a chiedere volgendo lo sguardo alla giovane donna seduta
affianco al suo letto.
“Siete
svenuta My Lady, per più di un’ora” rispose Lady
Elizabeth “Ma adesso state bene, il dottor Bedingfield
assicura che non dovete preoccuparvi” aggiunse immediatamente sforzandosi di
fare un sorriso, mentre faceva cenno a Lady Alice di uscire dalla stanza.
L’ex Regina
seguì leggermente confusa con lo sguardo la sua più giovane dama uscire e poi
tornò a guardare quella più anziana che adesso si era alzata in piedi, le fece
un piccolo sorriso, ripensando alle parole di conforto e richiuse per qualche
secondo stancamente gli occhi. Quando li riaprì Lady Alice era di nuovo nella
stanza e, anche se la sua signora non poteva ancora vederlo, non era da sola.
“Lord
Cromwell vorrebbe vedervi, My Lady” disse la ragazza,
facendo un lieve inchino.
“Cromwell?” ripetè stupita Caterina “E’ stato qui tutto questo tempo?”
chiese voltandosi di nuovo verso la sua dama più fedele. Lady Elizabeth si era
sempre dimostrata tale, soprattutto perché non le aveva mai mentito, se si
escludono quelle dolci e vane rassicurazioni sulla sua salute: quei malesseri
cominciavano a divenire troppo frequenti per non nascondere nulla di
preoccupante.
“Non potevo
di certo lasciarvi sola, My Lady” rispose al posto
della dama Thomas in persona, palesando la sua presenza facendo un passo avanti
e facendo un inchino.
“Lady
Elizabeth, Lady Alice, potete lasciarci soli” disse Caterina dopo averlo
fissato per qualche secondo, licenziando le sue dame, che, dopo essersi
lanciate uno sguardo e aver rivolto ad entrambe le persone rimaste nella stanza
un inchino, uscirono chiudendosi la porta alle spalle.
“Suppongo
siate stato voi a portarmi qui” iniziò lei, rompendo il silenzio, sentendosi
stranamente quasi in dovere di ringraziare quell’uomo. Non poteva dimenticare
l’uomo che era, ma non poteva adesso neanche non ricordare l’uomo che aveva
imparato a conoscere.
Thomas non
rispose, si avvicinò cautamente al letto, mantenendo lo sguardo basso, poi lo
rialzò improvvisamente e lasciò scivolare un fiore tra le diafane mani della
donna. Lei lo alzò curiosa e stupita per poterlo osservare e un sorriso sfuggì
dalle sue labbra nel vedere una perfetta rosa bianca.
“Siete un
po’ come una rosa bianca… innocente e pura” spiegò lui ancora fermo in piedi
davanti al letto.
Caterina
allora alzò lo sguardo su di lui, per permettergli di vedere quel sorriso
ancora impresso sul suo volto. Innocenza, purezza… Che quel fiore la
rispecchiasse metaforicamente non ne aveva dubbi, ciò su cui era incerta era
piuttosto se fosse ancora una rosa: la sua bellezza era sfiorita da tempo, come
la sua vita che sembrava essere sempre più prossima a raggiungere il Giardino
del Signore, senza essere passata neppure una volta per il famoso Giardino
della felicità del filosofo greco Epicuro.
“Alcuni
dicono sia anche simbolo di amicizia…” gli disse ampliando il sorriso e
allungando la mano per poggiare il fiore su un tavolino vicino.
Cromwell non
rispose nuovamente, ma il sorriso che si formò involontariamente anche sulle
sue labbra, valeva più di mille parole. E con quel sorriso, la stanza tornò
nuovamente nel silenzio e stavolta era un silenzio desiderato: si dice che si
sta bene con una persona quando si sta bene anche in silenzio, e loro lo
stavano scoprendo troppo tardi. La verità era che nessuno dei due voleva
parlare: non volevano parlare delle stragi di Enrico di cui lui si era reso
braccio esecutivo, non volevano parlare delle precarie condizioni di salute di
lei, non volevano parlare della morte che stava bussando alla sua porta ed era
lui quello che non voleva lasciarla entrare. Non volevano parlare di loro, di
cosa erano o meglio di cosa non erano più. Non erano nemici, erano amici in
quel momento e non lo sarebbero mai più stati.
“Sono sicuro
che quando questa rosa avrà perso tutti i suoi petali” disse lui d’un tratto
indicando il fiore “voi starete di nuovo in ottima forma” concluse ostentando
una convinzione che in realtà non aveva.
Caterina
sorrise amaramente a quell’ingenua affermazione, certa che bene lo sarebbe
stata davvero. Per forza, perché per allora sarebbe stata in Paradiso.
NDA:
Eccoci
arrivati all’ultimo capitolo:( Il
prossimo sarà l’epilogo e chiuderà definitivamente la storia! Colgo l’occasione
per salutare tutti prima della partenza per Londra:) Ci si sente quando torno,
un bacio! Spero di ricevere vostre recensioni come sempre!^^