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Autore: Samarskite    29/01/2013    12 recensioni
«Nella casetta sulla collina
Viveva sola una ragazzina...
Viveva di stenti, di topi e di odio
Per vendicare un tristo episodio:
Madre annegata, padre impiccato
L'infanzia il fato le aveva negato.
Un segreto però a te non taciamo:
Era la figlia del dolce Abramo.
Il dolce Abramo, violento e assassino
Ignorava forse di avere un bambino?
E la moglie annegata, fatta reietta
Fantasma, attendeva la dolce vendetta
Inseguiva il castigo aspettando la gloria
Per questo chiamavan sua figlia Victoria?»
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Unsettled

II
 


A Taylor Swift ed Ed Sheeran.
Senza di loro non esisterebbe nulla
di ciò che scrivo.


 

“Allora, questa è la tua stanza. So che quella mia e di Dylan sono migliori, ma non abbiamo avuto il tempo di trasferircene e lasciartene una. Per i bagni rispettiamo precisi parametri di precedenza: tra chi deve entrare, quello che ha il muro bianco a destra ha la precedenza, e chi ha il muro blu a destra deve cedere il passo.", spiegò Niall a Louis, e mentre parlava lasciò il trolley del ragazzo sul letto.
"Cosa succede se entrambi si viene dalla stessa direzione?", chiese Louis guardandosi intorno e domandandosi come quella stanza potesse essere considerata 'non delle migliori'.
Niall rise. "Inizia a darci dentro con la corsa, amico. Sappi che Bob e Dylan giocano sporco, quindi non ti far mettere nel sacco da uno dei loro trucchetti."
Proprio in quel momento, Dylan e Maura sfrecciarono davanti alla porta della camera di Louis in direzione bagno, ed ovviamente Dylan era in testa, perchè più giovane e scattante.
"Come volevasi dimostrare.", commentò Niall. Louis considerò vagamente tra sè e sè che il tempismo era di casa dagli Horan.
"Che altro posso dirti? Sentiti libero di attaccare ai muri quanti poster vuoi, tanto se vedessi la camera di mia sorella impazziresti da tanti ce ne sono, la cena è alle sette ed il pranzo a mezzogiorno, la colazione a discrezione tua dato che siamo in vacanza, ma se sei il primo ad alzarti non svegliare tutti o rischi il linciaggio e non mangiare troppi dei miei Cheerios.", snocciolò il biondo guardando in aria per concentrarsi meglio. "Domande?"
"Devo fare qualche lavoro domestico?", chiese Louis aprendo il trolley ed iniziando a riporre i vestiti nell'armadio.
"Le pulizie sono generalmente la domenica ma tu ne sei esonerato, devi solo fare il letto e se ti senti virtuoso magari aiutare a sparecchiare, ma non è necessario, tranquillo."
Louis annuì, e Niall si avviò verso la porta: "Adesso io devo andare ad allenamento, ma se ti posso dare un consiglio farei un po' di conoscenza con Dylan, la conosco e fidati che è meglio se ti approcci subito positivamente."
Louis annuì di nuovo. "Niall?", lo chiamò dopo qualche istante. Il biondo ricomparve sulla soglia. "Non... Come fate a conciliare questa cosa dell'essere/non essere fratelli? Sembra che a nessuno importi di questa cosa, ci scherzate su e vi sta bene così... Insomma...", chiese Louis un po' imbarazzato.
"Non mi importa da dove venga Dylan. So che lei ha fatto alcune ricerche sui suoi genitori, ma non me ne ha mai parlato ed io non le ho mai chiesto nulla perchè non mi interessa. Lei alla fine è mia sorella a tutti gli effetti, non importano il colore degli occhi o l'atteggiamento."
"Ma non c'è legame di sangue.", insistette l'altro con veemenza.
"Lo so, ma è come se ci fosse, come se fossimo gemelli.", disse Niall appoggiandosi allo stipite. "A volte penso che questa storia dell'adozione se la siano inventati Maura e Bob, perchè seriamente, io percepisco in Dylan i cambiamenti di umore come nessun altro."
Louis annuì assorto. Stava annuendo un sacco, ultimamente. "Capisco... Grazie."
"Di niente." Niall gli regalò un sorriso luminoso, felice di essergli stato d'aiuto, e scomparve di nuovo nei meandri della casa. Poco dopo, sempre davanti alla porta di Louis comparve Maura, tenendosi la schiena; gli lanciò un'occhiata sofferente. "Dovremo cambiare le regole del bagno, prima o poi. Non ho più l'età per correre.", si lamentò. Louis scoppiò a ridere, sistemando i boxer nel primo cassetto e concludendo così la parte formale del suo insediamento in casa Horan.
"Sono certo che è solo colpa della pioggia che acciacca anche me, Mrs Horan.", replicò sorridendo il ragazzo.
Maura sventolò su e giù la mano libera. "Hai fatto un corso di bon ton via mail?", chiese ridendo compiaciuta.
"Mi ha scoperto, lo ammetto."
Maura lo lasciò alle sue faccende con una sonora risata.
Louis rimase fermo immobile nel bel mezzo della sua camera, chiedendosi se fosse il caso di invadere subito la privacy di Dylan entrando nella sua stanza (sempre ammesso che fosse riuscito a trovarla!) o se fosse stato meglio scegliere un territorio neutro come la cucina.
Sospirò. Già la scelta del luogo per parlarle era difficile, figurarsi come sarebbe stato quando, arrivati alla resa dei conti, avrebbe dovuto aprire la bocca.
Dylan lo intimoriva non nel senso classico del termine, ma in un senso più strettamente personale: era una di quelle ragazze che avevano con sè un bagaglio di esperienze che, ne era certo, se fossero capitate a lui lo avrebbero fatto impazzire. In più c'era qualcosa di ambiguo in quella ragazza, qualcosa che ancora nascondeva e che non aveva esplicato durante le presentazione perchè voleva che Louis lo scoprisse il più tardi possibile.
Un'altra cosa soprattutto lo tormentava: cosa intendeva Niall per 'presentarsi positivamente'? Doveva fare forse qualcosa in particolare? Mostrarsi brillante?
Dylan interruppe i suoi rimuginii affacciandosi sulla sua porta: "Ehi, forestiero. Quell'incapace di mio fratello ti ha per caso fatto fare il giro della casa?"
Louis scosse la testa, osservando come la canottiera sotto il golfino di lei risaltasse il piccolo seno e le conferisse un'aria più slanciata.
"Vieni.", concluse lei brusca facendogli un gesto con la mano. Il corridoio in cui si trovavano, gli spiegò, dava su sette stanze: il bagno, la biblioteca, la stanza sua, di Louis, di Niall, dei suoi genitori e di Greg.
"Un momento, chi è Greg?"
"Il fratello maggiore, ma al momento è in Australia e non ci interessa particolarmente. Ora. La stanza dei miei genitori è off limits persino per noi, quella di Greg è chiusa da maggio quindi saprà di chiuso e non ti conviene entrare. La camera di Niall è praticamente l'agorà della casa, tutte le discussioni si tengono lì e nel salotto perchè sappiamo che gli da' molto fastidio che violiamo la sua privacy. La mia stanza è aperta solo alla gente che mi sta simpatica, quindi puoi entrare solo tu e a volte anche Niall, dipende dai giorni."
Louis arrossì violentemente e cercò un punto su cui concentrare il proprio sguardo per calmare la tempesta interiore che quell'innocente commento aveva scatenato. Le stava davvero simpatico oppure era solo la gentilezza per il nuovo arrivato?
Dylan lo guardò divertita e andò avanti: "Sei un animale da vita sociale?", chiese.
Oddio. C'erano: stavano facendo conoscenza. Dio Santo, doveva sbrigarsi a rispondere oppure lei avrebbe pensato che era un cretino.
"N-no. Non mi piace andare in giro. Sono un pantofolaio.", blaterò confusamente il ragazzo.
"Perfetto, allora io e te passeremo molto tempo in casa da soli, perchè le altre tre bestie sono sempre in giro per Mullingar."
Louis annuì guardandosi le Vans imbarazzato, mentre Dylan apriva l'unica porta nera in un corridoio di porte bianche, marrone faggio, verdi, azzurre e rosse, permettendo a Louis di entrare in quello che tutti in casa Horan chiamavano il "Regno di Dylan".
"Questa", disse Dylan come se stesse parlando ad un visitatore di una statua particolarmente famosa, "è la mia stanza."
Era molto, molto più grande di quella di Louis. Aveva il soffitto più alto, perchè era situata nella parte più alta del tetto a forma triangolare. Appena si entrava dal corridoio si poteva averne una visione abbastanza completa: sul lato opposto rispetto all'ingresso c'era un finestrone squadrato che dava sulla strada, sotto il quale era situata una scrivania in legno scuro ed antico. Alla parete sinistra era appoggiata la testata di un letto matrimoniale, in modo tale che chi avesse voluto raggiungere la finestra avrebbe dovuto aggirare il morbido ostacolo.
La parete destra era completamente occupata da un'armadio di medie dimensioni e da una libreria più grossa dell'armadio. Ma la cosa più spettacolare erano i diversi bersagli sparpagliati per la stanza, i modellini in quello che a Louis parve legno appesi al soffitto, i poster di quadri famosi, cantanti e disegni. Quando Dylan chiuse la porta dietro di sè, Louis potè vedere che all'interno era bianca ed ordinatamente riempita di scritte e numeri da cima a fondo. Nei tre quarti erano aforismi di vario genere, nel quarto rimanente erano calcoli matematici che Louis, in quinta superiore, non sarebbe mai riuscito a fare.
Il parquet era coperto da un soffice tappeto bianco al centro della stanza, in tinta con il piumino sul letto.
"Wow.", commentò Louis osservando i modellini sul soffitto a bocca aperta.
Dylan sorrise tristemente e si sdraiò per terra per osservare meglio i modellini, e Louis la imitò.
"Quello", disse Dylan avvicinandosi di più a Louis ed indicando un modellino di forma rotonda, "è Saturno. Quella invece dovrebbe essere una ricostruzione di una nave da guerra francese durante il periodo della Rivoluzione. Quello è un elicottero della seconda guerra mondiale dipinto come se fosse stato fatto da aborigeni, mentre quello dovrebbe essere..."
"Un'archeopterix. Si capisce benissimo.", completò Louis con delicatezza, incantato.
Dylan tacque e rimase ad osservare il soffitto.
"Sei qui per l'Erasmus, giusto?", chiese poi a Louis, che annuì.
"Sono l'unico della mia classe ad essere stato ritenuto adatto ad un viaggio così lontano.", aggiunse senza sapere perchè.
"E sei figlio unico?"
"Innumerevoli sorelle."
"Materia preferita?"
"Recitazione."
"Libro preferito?"
"Sulla strada di Jack Kerouac."
"Cibo?"
"Pizza."
"Film."
"Harry Potter."
"Ti da' fastidio se giro nuda per casa?"
"Affatt... No, aspetta un attimo, cosa?!"
Dylan scoppiò a ridere e lo guardò con simpatia arricciando il naso, ma non disse niente.
"Stai scherzando, giusto?", aggiunse allora Louis frastornato. Parlare con lei, per qualche secondo, gli era parso fottutamente semplice, ed ora tutto era di nuovo confuso. Rise anche lui, perchè lei era contagiosa.
"Sono serissima. Sono abituata ad essere in casa da sola, e ogni tanto mi dimenticherò di te..."
"Oh.", disse Louis deglutendo faticosamente.
Dylan arricciò il naso un'altra volta. "Hai il pomo di Adamo che va su e giù, su e giù."
Louis si voltò verso di lei e vide che lo stava effettivamente guardando.
"Un giorno me ne andrò di qua.", aggiunse poi Dylan senza un filo logico.
"Anche io me ne andrò da Doncaster."
"Non intendevo via da Mullingar.", replicò Dylan ambiguamente. Poi si alzò dal pavimento e si avviò verso la porta.
"Andiamo, manca il resto della casa."
  
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