Disclaimer: I personaggi e
la canzone non mi appartengono,
ma sono di proprietà di chi ne detiene i diritti ©
Sono solo io che voglio farmi del male.
- Da leggere con questa di sottofondo.
.: Since We Last Spoke :.
I can’t get used to it.
I’ll never get used to it.
{ For Blue
Skies }
La sensazione di essere fuori posto è qualcosa che
ti entra sottopelle.
Non la puoi scacciare, si insinua negli occhi e nel
cuore, bisbiglia all’orecchio mormorii intrisi di veleno, si annida tra le
pieghe dello spirito e cresce fino soffocarti.
La sensazione di essere fuori posto non la puoi
scacciare, nemmeno se sei Capitan America, con scudo e tutina luccicante –Proprio perché sei Capitan America, proprio perché sei rimasto fermo ai vent’anni
degli anni quaranta e sul tuo corpo gravano storie e vite che pesano mille
volte mille esistenze.
È rimasto un frammento di ghiaccio, lì, tra le
costole, che lo S.H.I.E.L.D. non è stato in grado di trovare: i macchinari non
segnalavano la sua presenza, nessun rilevamento da test o esami del sangue. Il
suo corpo stava bene, in fondo.
Il siero viveva dentro di lui –Viveva per lui. Mandava avanti un’esistenza che non aveva chiesto, né desiderato.
Voleva solo essere in orario per l’appuntamento,
sentire il cuore in gola e i palmi sudati, un sorriso incerto a tirargli piano
le labbra. Imparare a ballare con le dita intrecciate alle sue, il respiro a
cercare il fiato carminio di rossetto, la voce che risponde all’ansimante
chiamare dietro una finestra celata alla notte.
Non era rimasto più nulla di quel desiderio, né dell’appuntamento,
solo una promessa sbranata dal vento.
Il rossetto scolorito, la musica divenuta polvere,
gli occhi bianchi di vecchiaia, dita troppo fragili per stringere una mano così
forte.
Non sono abituato a
questo. Non mi ci abituerò mai.
Devi
solo trovare qualcuno che ti aiuti, Capitano.
E chi? Tu?
Forse.
Sa ballare anche lui, sebbene non metta il rossetto.
Non gli starebbe bene, dice, e per una volta anche lui è d’accordo –La piega
della bocca è splendida nella naturalità delle sue espressioni. Le labbra, alle
volte, si sollevano a lasciare intravedere un bagliore di sorriso. È una cosa
rara, quella, perché si lascia baciare dal sorriso raramente, e lo fa quasi
sempre per lui: sia per scherno che per gioco, per compassione o
partecipazione, divertito o malinconico, non importa. Sembra che lui sia l’unico
cui abbia permesso di leggere il sorriso che si illumina all’angolo degli
occhi.
La musica, di sottofondo, sapeva di casa, di passato,
e lui si faceva guidare piano da quella bocca e da quel sorriso, fino a quando
di quel sorriso e di quella bocca non ha più potuto fare a meno. Ha cercato il
suo fiato, anche se la testa gli diceva il contrario –Lo ha trovato e il
pensiero si è azzittito. Lo ha chiamato e la voce ha risposto, mentre l’orizzonte
macchiava la notte di stelle e il buio scendeva piano sulle finestre oscurate.
Il siero continuava a vivere dentro di lui –Non più per lui.
Non sono abituato a
questo. Non mi ci abituerò mai.
La
cosa ti dispiace, Capitano?
…No.
Quando il presente si è tinto di passato, si è
ritrovato a stringere tra le dita un futuro dolceamaro di ricordi.
Non se n’è accorto, non subito, perché il sorriso lo
traeva in inganno: gli occhi ridevano, ma le palpebre, socchiuse, affondavano
tre artigli nere nella pelle; ogni notte, le stelle lasciavano cadere un po’ d’argento
sui capelli e sul mento; la musica, diceva, era sempre un po’ più bassa del
giorno precedente.
Nel cercare il suo respiro, gli pareva tutte le
volte più debole. Le mani, fragili, si piegavano sotto le nocche nodose. Gli
occhi, rivolti al solo passato, diventavano grigi.
La voce non era più salda, scivolava tra le labbra
lucide, tremolava sulla lingua. Le parole si incastravano l’una
all’altra,
ghignavano e perdevano ogni senso. Sfumava il sarcasmo, si frantumava
l'ironia e l'armatura era un peso troppo grande per spalle così
piegate.
Oltre la finestra, per lui ogni tramonto significava
una notte di apprensione, l’alba un nuovo, forse ultimo giorno.
Il siero tornava a vivere dentro di lui –Stava
ricominciando a vivere per lui.
Non sono abituato a
questo.
Mi
dispiace, Capitano.
Non mi ci abituerò
mai.
La sensazione di essere fuori posto è qualcosa che la
pioggia contribuisce a far sbocciare.
Rigagnoli si intrecciano ai suoi piedi, si
rincorrono tra le fessure delle pietre sbozzate; esili fili d’erba si cingono
la fronte con tiare di pioggia.
L’acqua crepita sulla carta che circonda la
composizione, una lacrima dal cielo scivola sulla foglia d’amamelide e
biancheggia sull’asfodelo; ha come un rintocco di bronzo nel ventre della
campanula, poi si lascia cadere dal petalo di un crisantemo rosso.
-Non sono abituato a tutto questo. Non mi ci
abituerò mai.
Un tuono sibila e urla, lasciando tra le nuvole l’intricato
segno delle sue unghiate: un barbaglio soffuso s’infrange sulle lettere di
bronzo e s’incunea dietro di esse fino a sparire. Lascia dietro di sé solo l’ombra
di un nome.
Nella pioggia, scivolano via il ricordo e la
memoria, il sorriso e il riflesso di uno sguardo; gli scrosci coprono ogni nota
e ogni richiamo, il suono della voce si perde in lontananza.
Il siero, ora, vive ancora per lui –Anche se i
capelli, adesso, hanno cominciato a tingersi del bianco dell’inverno.
Dentro e con lui, Tony Stark non smette di sorridere, nell’attesa di un
cielo di nuovo azzurro.
Scusa
se ti lascio solo, Capitano.
Ti perdono.
Note
Finali
Poi qualcuno ti fa vede il video Steve/Tony “For Blue Skies”, ti ci
innamori e poi qualcun’altra ti fa
venire l’idea per tutto questo.
…Ecco.
Grazie.
Oh.
Ma diciamo qualcosa di più
sostanzioso, magari. Ho voluto lasciare il tutto un po’ sfumato –La sensazione
di sfumato è ciò che mi ha lasciato la canzone. Una sensazione indefinita, un
magone che ti cresce nella gola, ma cui non sai dare precisamente un nome.
Ho cercato di ricreare anche qui
questo tipo di atmosfera.
Riguardo al processo di
invecchiamento, inoltre, ho trovato notizie contrastanti. Questa fan fiction
parte dal presupposto che il processo di invecchiamento di Capitan America sia
solo più lento rispetto a quello di una persona normale
Chiedo subito scusa nel caso questa
informazione risulti essere errata.
Alla prossima!
Linguaggio dei Fiori:
Amamelide:
Un
incantesimo
Asfodelo:
Rimpianto
Campanula:
Gratitudine
Garofano
Rosso: Io
amo.