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Autore: B Rabbit    31/01/2013    1 recensioni
Due bambini legati dall'amicizia, dalla fedeltà e dalla fiducia.
Due piccoli gesti mossi dalla tenera fanciullezza e non dal desiderio.
Un bocciolo fiorito per sconsideratezza e, forse, per amor precoce.
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Non fatevi traumatizzare dal titolo, non c’è niente di perverso XD
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ada Vessalius, Gilbert Nightray, Nuovo personaggio, Oz Vessalius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La tortura che adoro









La porta si aprì piano, trascinando con sé un cigolio prolungato.
Una bambina posò le mani sul legno chiaro e osservò l’interno della stanza, sporgendo appena il viso, con minuziosa attenzione, ma quando incontrò gli occhi verdi della madre, la timidezza scivolò via e lei sgusciò fuori piano, sorridendo innocentemente.
Si avvicinò alla poltrona dalla stoffa vermiglia, e posando le manine sulle decorazioni in oro, mugugnò scontenta, gonfiando appena le guance porpora.
La donna sorrise, mentre la luce dorata che entrava dalla finestra le accarezzava i lineamenti giovani e delicati.
Posò delicatamente la mano sul capo della bimba, accarezzandole i capelli lunghi e dorati, simbolo della loro famiglia.
La piccola arricciò le labbra rosee e sospirò triste.
«Su, Ada»
La madre sorrise, e sfiorandole il nasino con il polpastrello dell’indice, la prese dolcemente in braccio, adagiandosela sul ventre.
«Lasciali giocare un po’ da soli, no?»
La bimba aggrottò lievemente le sopracciglia chiare e giocherellò con la stoffa della gonna, stropicciandola con le dita sottili.
«E poi, ci possiamo divertire insieme, no?»
Il visino della piccola s’illuminò, e lasciando stare la veste, alzò lo sguardo, sorridendo alla madre.
«Ti va?»
Lei annuì svelta, mentre gli occhi smeraldo brillavano di una semplice felicità.
E sfiorandole la fronte con le labbra, la donna la abbracciò, accarezzandole la schiena.
La bimba avvicinò il viso a quello della madre e le diede un bacino sulla guancia, chiudendo gli occhi e inspirando il suo rassicurante profumo.
«Sono ragazzini in fondo, no?»



« Lasciali divertire insieme »








Rallentò la corsa, ormai sfinito, e fermandosi, inarcò la schiena, posando le mani sulle ginocchia.
Respirò velocemente, osservando stremato davanti a se, mentre delle gocce di sudore scivolavano sulle tempie pulsanti.
Inspirò profondamente, e alzandosi, si scostò i capelli corvini dalla fronte umida.
Doveva scappare ed allontanarsi dagli alberi che circondavano la villa, sarebbe stato più facile sfuggirgli.
Perché così, sicuramente, lui sarebbe uscito allo scoperto, arrendendosi.
E magari, dicendogli anche “Mi hai fregato!” .
Sorrise soddisfatto del piano, e mentre le guance si colorarono di rosso – non solo per lo sforzo -, ricominciò a correre facendo attenzione ad ogni singolo rumore.
Notò la florida radura stagliarsi dopo gli ultimi alberi, e ridendo, si portò una mano al petto, stringendo la stoffa azzurrina nel palmo.
Respirò affannosamente, ormai vicino alla meta, ma sgranò gli occhi, cadendo a terra e gemendo per il dolore.
Strinse fra le dita i fasci d’erba e socchiuse gli occhi dorati, mentre delle piccole gocce cristalline si formarono ai lati dei topazi.
Si morse il labbro, percependo qualcosa, o meglio, qualcuno, muoversi sopra di lui, posando le braccia ai lati della sua testa.
«Ti ho preso! Ah ah!»
L’assalitore rise vittorioso, senza spostarsi, e posò il mento tra le ciocche nere dell’altro che, abbattuto, sospirò.
«Per cortesia signorino, si potrebbe spostare …?»
Il ragazzino sorrise malizioso, ed alzando il petto dalla schiena dell’altro, divaricò le gambe, sedendosi sul più piccolo.
«No»
Il fanciullo posò le braccia sull’erba, e dandosi una spinta, cercò di alzarsi, ma crollò a terra, piagnucolando scontento.
«La prego»
Il biondo si portò una mano al mento ed alzò il viso, osservando le soffici nuvole passeggiare pigramente per il cielo terso.
«Mmh … no»
E rise, gustandosi contento i gemiti dell’altro.
«La scongiuro …»
Il tredicenne ruotò gli occhi, e sbuffando, si alzò, ripulendosi i pantaloncini neri dalla sottile patina di polvere e terra.
«Va bene, Gil …»
E portandosi le mani al colletto della candida camicia, Oz si sistemò il fiocco rosso, tirando appena la stoffa pregiata.
«E’ impossibile dire di no ad un noioso come te»
Il povero servo rimase a terra per qualche secondo, ed asciugandosi le lacrime agli occhi, si inginocchiò, massaggiandosi la schiena dolorante.
Singhiozzando appena, Gil si sistemò le maniche della veste, ripetendo “noioso” con un flebile soffio.
«… Però!»
A quella parola il bambino sussultò, ed osservando spaventato il proprio padrone, si alzò, barcollando appena, portandosi le mani al petto.
Oz raccolse un rametto da terra, e fendendo l’aria con il fuscello secco, sorrise dolcemente all’amico chiudendo gli occhi.
«Continuiamo a giocare insieme, ok?»
Il biondo si avvicinò piano, e portandosi le braccia dietro la schiena, strinse gli estremi del rametto con le mani, continuando a sorridere.
Schiudendo le labbra, il bambino indietreggiò terrorizzato, e gemendo indifeso, si strinse nelle braccia con l’intento di fermare i tremori che gli invadevano il corpicino esile.
«N-no … non dovremo rimanere così tanto fuori casa, signorino …»
Gil balbettò, e stringendo la stoffa tra le mani, serrò gli occhi, abbassando il volto.
« Torniamo a casa, la prego!»
Il ragazzino guardò l’amico con sorpresa, e sorridendo, si avvicinò a lui, gettando il legnetto alle spalle.
«Ooooh, osi dare degli ordini al tuo signore?»
Il bambino sgranò gli occhi dorati, ed alzando di scatto il viso, osservò il padrone, gesticolando frettolosamente con le mani.
«N-n-no! Non … non è così! Volevo solo … ehm … darle un consiglio!»
Gil si morse il labbro, percependo chiaramente i battiti del proprio cuore risuonare forte nel petto e nella gola.
«A me sembrava un ordine invece, oppure vuoi contraddirmi?»
Il poveretto sobbalzò, e indietreggiando appena, toccò la radice scoperta di un albero con il tacco della calzatura.
«Dovrò punirti ora»
Le labbra del biondo si inarcarono in un malizioso sorriso e, socchiudendo gli occhi smeraldo, il ragazzino mosse un passo verso la povera preda che, intimorita, indietreggiò, lentamente, fino a sfiorare con la schiena il tronco dell’albero.
Gilbert poggiò i palmi delle mani sulla corteccia dura della pianta e si lasciò cadere sul fusto.
Serrò gli occhi topazio, perdendosi nel buio monocromatico delle sue palpebre, sperando di attenuare così l’eco assordante del suo rapido cuore.
Aggrottò le sopracciglia appena percepì la stretta delle mani di Oz stringergli le spalle.
Chiuse con più forza gli occhi con l’intento di trattenere le lacrime, ma appena sentì un dolce tepore accarezzargli le labbra, si rilassò, lasciando scivolare via la paura dalle sue membra insieme alle lacrime.
Aprì piano le palpebre e cercò di scorgere la fonte di quel gradevole calore oltre le gocce che gli appannavano la vista, ma appena focalizzò il tutto, trasalì.
Due occhi dai riflessi verde smeraldo lo fissavano penetranti, bramosi dell’innocente luce dorata che gli vivacizzava le gemme preziose.
Arrossì visibilmente mentre il cuore, impazzito, gli feriva il petto.
Notando la purpurea sfumatura colorare le gote del compagno, Oz sorrise deliziato e, lentamente, si allontanò dal viso dell’altro, spezzando il legame delle loro labbra.
«Vedo che funziona allora»
E soffiandogli delicatamente sulla bocca, il ragazzino baciò ancora una volta il bambino, sbalordendolo di nuovo.
«Che dici, ti piace questa nuova tortura?»
Il fanciullo abbassò lievemente il capo, e portandosi una mano tremante al viso, si accarezzò le labbra umide, respirando lentamente.
«Allora?»
Prendendo delicatamente il mento del servo tra le dita, il biondo gli alzò il viso, costringendo l’altro a guardarlo.
Il fanciullo schiuse le labbra tremanti, e balbettando parole sconnesse, guardò di lato, socchiudendo gli occhi.
Oz sospirò abbattuto e lasciò il mento dell’amico, voltandosi.
«Fa niente»
Il biondo fece qualche passo in avanti, portando le braccia dietro il capo.
«Incomincia a scappare, ti do cinque secondi di pausa»
E scomparendo nel boschetto, Oz si allontanò dal bambino, lasciandolo solo tra gli alberi.
Il fanciullo sospirò, ed alzando il volto al cielo, si lasciò cadere all’indietro, posando la schiena sul tronco duro.
Scivolò piano per il tronco e si adagiò sull’erba, chiudendo gli occhi.
«Sarà meglio incominciare a correre …»
Il ragazzino fece qualche passo in avanti, e girando su se stesso, si gettò sull’erba, lasciando scivolare via dalle labbra un debole ansito.
«Aaah, per oggi basta …»
Gilbert si avvicinò al padroncino e si inginocchiò vicino a lui, sdraiandosi sul tappeto verde.
«Sarà meglio rientrare signorino …»
Il biondo si portò le braccia dietro la testa, e alzando lo sguardo, notò le sfumature arancioni che divoravano l’azzurro del cielo, preannunciando la morte del sole.
«Sua madre sarà in pensiero …»
Oz sbadigliò piano, socchiudendo gli occhi stanchi.
Facendo leva con le braccia, il bambino si avvicinò all’altro, osservando divertito l’espressione del ragazzino.
«Se è stanco, deve rientrare subito, non crede?»
Ma il biondo mugugnò contrario, continuando ad osservare la volta.
Il fanciullo si morse il labbro inferiore, ed arrossendo visibilmente, si avvicinò di più all’altro.
«Signorino …»
E con incredibile sorpresa, Gilbert posò delicatamente le labbra sottili su quelle del padroncino, facendolo tremare sotto di lui.
Incredulo, Oz guardò gli occhi del bambino, osservando quell’incredibile dolcezza che gli turbava il cuore.
Il fanciullo sospirò piano, percependo il flebile respiro dell’altro accarezzargli le labbra, e si allontanò dal biondo, inginocchiandosi al suo fianco, e notando un forte rossore comparire sulle guance dell’altro, sorrise timidamente, stringendo la stoffa dei pantaloncini tra le mani.
Inspirando profondamente, Gil si portò dietro l’orecchio destro una ciocca scura, e chinandosi verso il compagno, schiuse le labbra tremanti, sussurrandogli dolcemente qualcosa.
Oz sgranò gli occhi, e voltandosi dall’altra parte, si distese sul fianco sinistro, nascondendo il viso rosso dall’imbarazzo.

- Si, la tortura di prima mi è piaciuta -


E, dopo aver mormorato uno “scemo”, sorrise, socchiudendo gli occhi smeraldo.

- E a te? -

Il fanciullo sorrise e, stendendosi sull’erba, guardò il profilo del ragazzino, arrossendo.




«Si, la adoro»



















Piacere a tutti.
Purtroppo anche questo fandom è stato colpito dalla mia ispirazione, quindi eccomi qui con una dolce (?), tenera (?) e spensierata (???) one-shot sul paring OzxGil.
Spero di non aver rovinato questa coppia a nessuno <3
Come potete vedere, non ci sono elementi sadomaso, masochisti o altre robe del genere, solo pura spensieratezza giovanile.
Ah, beata gioventù detto da una tizia randomica di quasi, QUASI diciassette anni.
Che dirvi ancora … questa one-shot mi è venuta in mente un po’ per caso, un po’ mentre mi esaltavo per l’uscita del manga in Italia - nonostante siano passati mesi, ma va beh, sono solo sottigliezze per una fan girl completamente pazza-.
Se lo avete notato, si, mi piace barrare delle parole <3
Il "what if...'" contenta tu-sai-chi? si riferisce alla madre di Oz che - spero non sia uno spoiler - non è stata FORSE uccisa dai Nightray.
Credo di aver finito di sparare cavolate sproloquiare visto che sto assassinando quei pochi e coraggiosi lettori che sono arrivati fin qui.
Non so se scriverò qualcos’altro su questo paring o su questo fandom, dipende dall’ispirazione.
*si innalzano urla di gioia*
Ecco.
Alla prossima, se il destino vi odierà così tanto. <3


  
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