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Autore: mikyintheclouds    02/02/2013    6 recensioni
Tony e Ziva sono intrappolati nell'ascensore dopo l'esplosione dell'edificio, come affronteranno la situazione?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apro gli occhi appena l'esplosione finisce. Ho ancora nelle orecchie il forte rumore dello scoppio, di vetri infranti e di urla e nelle narici sento l'odore acre di fumo e di bruciato. 
Mi occorre qualche istante per capire bene dove sono. Poi ricordo, sono corsa in ascensore e mi sono trascinata dietro Tony.
Adesso sono sopra di lui. Mi sono gettata a terra su di lui per cercare di proteggerlo. Una volta tanto questo compito è toccato a me. 
Sento il suo braccio sulla mia schiena e guardo le nostre mani che sono intrecciate.
Solo ora vedo del sangue per terra, ma non mi sembra di essere ferita, non sento male, guardo meglio e vedo che è Tony ad avere una leggera lesione sulla tempia, deve essersela procurata quando ha sbattuto contro la parete dell'ascensore.
Prendo il mio fazzoletto e gli asciugo il sangue che è colato sulla sua bella faccia. Appena sente il mio tocco Tony apre gli occhi, quei suoi occhi così blu, intensi e profondi. 
Lo aiuto ad alzarsi e ci mettiamo entrambi seduti, le nostre mani ancora intrecciate, quasi fossero incollate.
Mi guarda, poi mi chiede se mi sento bene. Ho il viso un po' pallido, dice. Lo rassicuro, sono solo un po' spaventata per quello che è successo e sono anche preoccupata per gli altri e piuttosto domando a lui se sta bene, dopotutto è ferito. 
Mi dice che sta bene, un agente speciale come lui non si può certo piegare per un taglietto. Modesto come sempre il ragazzo, replico divertita più che irritata.
Dice che, nonostante la situazione, è felice di essere qui con me, altrimenti sarebbe stato preoccupato. Mi guarda con una di quelle sue occhiate penetranti che fanno sempre intendere molte cose e io sostengo il suo sguardo e mentalmente gli dico che anche io sono felice di essere con lui, perchè ne ho bisogno. 
Entrambi abbiamo bisogno l'uno dell'altra. Lui sembra capire cosa penso. E' l'unico che ci sia mai riuscito e ogni volta indovina sempre, anche i miei sentimenti più profondi. La cosa bella tra di noi è proprio questo, che non servono le parole per dirci tutto ciò che conta.
Riluttante ritorno alla realtà. Siamo in trappola, chiusi in un piccolo ascensore.
Non avevo mai notato quanto fosse stretto lo spazio, mi sento quasi soffocare. 
Ok, togliamo pure il quasi. Mi sento completamente in preda al panico. 
Tony sta cercando di dirmi qualcosa, ma quasi non lo sento. Sono completamente sudata, un sudore freddo che bagna la mia fronte, le mani e la schiena. Sento brividi di paura che percorrono tutto il mio corpo. Inizio a piangere.
Che diavolo mi sta succedendo? Io non piango mai e tanto meno piango davanti a qualcuno.
Il mio respiro è sempre più affannoso e nella mia mente iniziano a comparire immagini che credevo di aver rimosso per sempre. 
Vedo una stanza buia, sento odore di chiuso e di sangue, fa molto caldo e c'è sabbia ovunque, tanta sabbia.
Oddio no, fa che non sia vero, non può essere di nuovo. Stavolta non posso scappare.
 
Sono in Somalia, in quella cella schifosa in cui sono stata rinchiusa per mesi. Lì ho visto la vita scorrermi davanti agli occhi, ogni momento bello o brutto che ho passato, la mia infanzia, il mio addestramento, le missioni, l'arrivo nell' NCIS, i miei colleghi, Tony. 
Arriva un uomo e mi incappuccia, poi mi fa alzare da terra e mi trascina. 
Non ho più forza, riesco a camminare perchè sono trascinata e strattonata dall'uomo, provo tenacemente a mettere un piede davanti all'altro, ma le mie gambe non rispondono più, sono troppo deboli, le sento strane, quasi non mi appartenessero, come anche il resto del mio corpo. 
Non so se sopporterò ancora le loro torture. 
Ormai le hanno provate tutte, le botte, le bruciature, le lame, mi hanno persino stuprata, ma io non cedo. 
So già, tuttavia, che fra poco morirò, non posso continuare così, non mangio da giorni, ho sete, ho sonno, sono debole e ho perso molto sangue. 
Anche la mia mente sta per lasciarmi. Il mio autocontrollo mi ha quasi abbandonata. Ancora una pressione psicologica da parte loro e impazzirò completemente, crollerò e mi lascerò morire. Rinuncerò a combattere. Non ne vale più la pena. Sono sola in questo posto, nessuno mi verrà a liberare, di questo sono conscia già da un po'. Che grande delusione papà!
Il mio corpo è costantemente percosso da tremiti e questo tragitto verso la mia morte sicura sembra non finire mai. Adesso che ci faccio caso è più lungo del solito, ma dove stiamo andando? 
Mi conducono dentro una stanza, è più illuminata rispetto a quella dove mi hanno portata le altre volte, vogliono farmi vedere ancora una volta il sole prima di uccidermi.
Sento una mano sulla testa, mi tolgono il cappuccio e ciò che vedo mi lascia completamente senza parole. 
Eccolo, seduto davanti a me c'è Tony. E' legato su una sedia ed è ferito. Ma cosa accidenti è venuto a fare in questo posto? Cosa pensa di fare? Vuole salvarmi? Povero illuso, non ci sono vie di fuga qui e sono troppi i miei carcerieri.
Gli lancio uno sguardo pieno di odio, non sopporto la sua vista, non sopporto il suo bel volto, non sopporto il fatto che sia vivo e che abbia ucciso Michael.
Glielo domando direttamente "Perchè sei qui?" "Perchè non posso vivere senza di te" mi risponde.
Quelle poche parole bastano per sciogliere il rancore che provo nei suoi confronti. E' qui. Solo per me. Sono salva.
 
Mi sento chiamare sempre più forte e di colpo non sono più in Somalia, il mio corpo non è più ferito e non mi sento in bocca il sapore del sangue mischiato a sabbia.
Appena apro gli occhi ho la vista appannata. Devo aver pianto perchè sento sulle labbra il sapore del sale.
Dopo qualche istante inquadro meglio la figura che è sopra di me, è Tony che mi sta cullando dolcemente tra le sue braccia, le mani che accarezzano i miei capelli.
Sono rannicchiata contro di lui e ho la testa appoggiata al suo petto. Anche questa volta è riuscito a portarmi via dal mio incubo. Cosa farei senza di lui?
Sento il battito del suo cuore, calmo, regolare, mi tranquillizza, tutta la paura che mi aveva colta impreparata mi abbandona.
Ancora appoggiata contro di lui alzo il volto e mi avvicino al suo, le nostre labbra quasi si sfiorano. "Grazie", mormoro.
Vedo un leggero panico mal celato nei suoi occhi, deve essersi spaventato nel vedermi così. 
Lo stringo e lui risponde al mio abbraccio. In un sussurro mi chiede cosa mi sia successo.
Non lo so nemmeno io, ma, con le labbra ancora pericolosamente vicine alle sue sento l'impellente bisogno di raccontargli tutto ciò che mi è accaduto da quando ci siamo separati in Israele dopo aver riportato a casa Michael.
Gli rivelo tutto ciò che il mio cuore ha custodito per troppo tempo, ma che ora è giusto che condivida con chi mi può capire e di cui mi posso fidare.
Parlo di cose che non riuscivo nemmeno ad ammettere con me stessa, come la delusione cocente che ho provato quando nessuno del Moussad è venuto a cercarmi, gli racconto di tutte le torture che ho subito, non censuro nulla e soprattutto gli svelo ciò che ho provato quando me lo sono vista davanti.
Posso vedere le espressioni del suo volto cambiare mentre gli narro di quei mesi, è arrabbiato, spaventato, dispiaciuto, addolorato.
Ascolta in silenzio, senza battere ciglio, senza sciogliersi minimamente dal nostro abbraccio.
Quando finisco di raccontare i suoi occhi sono lucidi. E' profondamente commosso per quello che mi è accaduto. Non riesce a capire come ho potuto sopportare da sola un tale fardello per così tanto tempo senza confidarmi con nessuno.
In questo momento mi faccio la stessa domanda, ma la verità è che non ho mai trovato il coraggio di parlare perchè sapevo che avrei pianto, che mi sarei sentita insicura e indifesa e questo mi spaventava.
Oggi, però, per la prima volta nella mia vita, ho il volto rigato di lacrime e non me ne vergogno, non provo imbarazzo e so che Tony non userà questo mio momento di debolezza per umiliarmi in futuro.
Ho sempre saputo di potermi fidare di lui, fin dal primo momento che ci siamo conosciuti.
Anche se all'apparenza mi sembrava un superficiale, ho subito capito che è una persona molto dolce, sensibile e comprensiva quando si decide a togliersi la maschera da macho duro che lo contraddistingue.
Inoltre devo ammettere che tra di noi è scattato, fin dal primo istante, qualcosa. Prima una semplice attrazione, che però nel tempo si è evoluta fino a diventare il sentimento che è adesso.
In realtà non saprei nemmeno bene come definire quello che c'è tra di noi. E' qualcosa di molto profondo che va anche oltre l'amore come normalmente è inteso.
E' un legame molto più profondo, come quello che si crea fra due anime gemelle.
Perchè è questo quello che noi siamo. Due mondi diversi, due culture, due caratteri, che si sono trovati, uniti, che si amano e che non si staccheranno mai.
Immersa nelle mie riflessioni non mi accorgo che il viso di Tony si è fatto ancora più vicino al mio.
Le nostre labbra si stanno sfiorando e poco a poco diventiamo sempre più consapevoli di ciò che sta succedendo.
Ci stiamo baciando.
Finalmente.
Il bacio migliore della mia vita.
Il bacio che aspettavo da una vita.
E' sempre stato li, sulle mie labbra e ora finalmente ha trovato il suo legittimo proprietario.
Mi abbandono completamente a lui.
Sono assuefatta dal suo profumo, dal suo sapore che ho immaginato e desiderato per così tanto tempo.
Mai mi sono trovata così in pace col mondo come in questo momento.
Lo amo. Mi sono innamorata e lo so da tempo, ma solo ora lo ammetto con me stessa. Sono pazza di lui.
Ci stacchiamo da questo bacio, che non poteva essere più intenso e meraviglioso.
Ci guardiamo. Non serve dire nulla. I nostri occhi parlano per noi.
All'improvviso un rumore ci riporta controvoglia alla realtà, ma il nostro incantesimo non si è spezzato, la magia che abbiamo creato aleggia ancora nell'aria.
Inconsciamente ci stringiamo ancora di più per proteggerci a vicenda da non si sa cosa.
Le porte dell'ascensore si aprono e vediamo Gibbs, Abby e Mcgee sani e salvi che ci hanno trovati.
Gibbs mi aiuta ad alzarmi, Tony rimane ancora seduto a terra per qualche istante.
Mi volto verso di lui e vedo che mi sorride con uno sguardo molto intenerito.
"Ti amo", mi sussurrà muovendo solo le labbra. 
"Ti amo", rispondo.
  
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