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Autore: lirin chan    03/02/2013    4 recensioni
Castiel incontrò Dean un 8 gennaio e capì quasi immediatamente che si trattava della persona che aveva sempre sognato.
Questa è la storia di un lui e di un altro lui, ma – tanto per chiarire – non è una storia d'amore.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'AU Paradise'
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Autore: Lirin Chan
Fandom: Supernatural
Personaggio/Coppia: Dean/Castiel,
Rating: Pg15
Avvertimenti: AU, Movie'verse, rischio di overdose di zuccheri
Conteggio Parole: 4830/X
Beta: _Enny_In_Wonderwall_ (Grazie per essere stata garbatamente spietata! Ti adoro!)
Trama: Castiel incontrò Dean un 8 gennaio e capì quasi immediatamente che si trattava della persona che aveva sempre sognato.
Questa è la storia di un lui e di un altro lui, ma – tanto per chiarire – non è una storia d'amore.
Note: Folgorazione. Questa è una folgorazione fin dalle prime battute del film. Guardatelo perché è davvero carino! Il titolo originale sarebbe '500 Days Of Summer' con dentro il gioco di parole con il nome della protagonista 'Summer'/'Sun'/'Sole'. Ho preferito cambiarlo perché mi piaceva di più.
La narrazione non segue l'ordine cronologico degli eventi! State attenti al giorno, patatini miei!
Disclaimer: Dean, Castiel & Co non sono miei!... Vi prego, datemi un Cass tutto per me çwç Ne ho bisogno! E non è mia nemmeno la trama di '500 Days Of Summer'


~ (500) Days Of Dean ~

Questa è la storia di un lui e... di un altro lui.

Giorno (1)

Uno dei due si chiamava Castiel Novak, occhi blu, capelli corti e scuri, perenne barbetta accennata. Veniva da una cittadina del New Jersey ed era cresciuto con la ferma convinzione che non sarebbe mai stato felice finché non avesse trovato la persona giusta – convinzione che nasceva dalla precoce esposizione al pop depressivo di bassa qualità.
L'altro, Dean Winchester, originario di Lawrence (Kansas), era di tutt'altro pensiero. Occhi verdi, capelli biondicci e perenne sorrisetto di scherno sulla faccia, dopo l'improvvisa morte dei genitori in un incendio quando aveva quattro anni, aveva amato esclusivamente due cose: suo fratello Sam e la sua macchina - gli unici che, secondo la sua ferrea idea, non lo avrebbero mai lasciato.
Castiel incontrò Dean l’8 gennaio e capì quasi immediatamente che si trattava della persona che aveva sempre sognato.
Questa è la storia di un lui e di un altro lui, ma – tanto per chiarire – non è una storia d'amore.


Giorno (290)

La ragazza salì le scale più velocemente che poté scostandosi i lunghi capelli rossi e cercando di riprendere fiato quando arrivò sul pianerottolo. Camminò velocemente fino all'appartamento e, prima che potesse bussare, la porta si aprì.
"Scusa Anna, non sapevamo chi chiamare" Disse Gabriel scostandosi per farla entrare.
"La sua nevrosi distruttiva è anche peggio delle altre volte!" Incalzò Balthazar, con fare scocciato, ma si percepiva tutta la sua ansia. "Finirà col distruggere tutti i piatti di tutto lo Stato!"
La conversazione venne interrotta dal rumore di cocci rotti proveniente dalla cucina. Subito la ragazza si diresse nella stanza dove trovò Castiel intento a sbattere i piatti sul bancone della cucina a ripetizione, con lo sguardo fisso nel vuoto. Una scena inquietante.
"Castiel" Il suo nome pronunciato da Anna bastò per bloccarlo con con un braccio già alzato per rompere l'ennesimo piatto. Si voltò verso di lei ed inclinò la testa, del tutto incurante di star spaccando ogni singola cosa avesse a portata di mano.
"Anna? Che ci fai qui?" Chiese, confuso.
La ragazza sospirò, esasperata.
"Tento di salvare il servizio da che ti ho regalato due anni fa" Disse avvicinandosi a lui e togliendogli dalle mani il piatto. Castiel fu docile tra le sue mani anche quando lo condusse in salotto e lo costrinse a sedersi sul divano.
Gabriel e Balthazar li seguirono e si appollaiarono sulla poltrona.
"Bevi" Ordinò la ragazza porgendogli un bicchiere che Castiel si scolò tutto d'un sorso.
"Acqua?" Bisbigliò Gabriel al suo orecchio, ma lei scosse la testa.
"Vodka. Almeno parlerà più facilmente" Spiegò lei mentre recuperava il bicchiere dalle mani del nevrotico antagonista dei piatti. "Parla" Ordinò con voce ferma.
Castiel deglutì una volta e poi cominciò a fissare il tappeto orribile a pallini blu e viola.

"Credo dovremmo smettere di vederci"
Castiel rimase pietrificato. Forse aveva capito male. Non stavano discutendo se fossero meglio i pancake o i wuffol fino a qualche attimo prima?
Sì, aveva sicuramente capito male. Gli accadeva spesso, soprattutto con Dean.
"Come?" Chiese, guardandolo confuso.
Dean si strusciò le labbra con le dita – un suo tic che gli veniva naturale quando era nervoso.
"Sì, insomma, questa cosa che significato ha? Voglio dire, è normale?" Era serio, Dean era terribilmente serio. Sapeva che aveva qualche dubbio sulla loro 'relazione non convenzionale tra due uomini/colleghi/amici', ma pensava che ormai l'avesse accettato.
"Normale? Cos'è 'normale'? A chi interessa se è normale?" Ok, si stava facendo prendere dal panico. "Io sono felice... Tu non sei felice?"
"Sei felice?!" Esclamò Dean sgranando gli occhi. "Ma se non facciamo altro che scopare, poi litigare e poi scopare di nuovo per poi litigare sul perché abbiamo scopato! Andiamo! Da mesi siamo come... Come Sid e Nancy!"
Lo sguardo di Castiel divenne ancora più dubbioso.
"Non capisco il riferimento..." Disse facendo fare un verso di esasperazione a Dean.
"Un tizio drogato che accoltellò sette volte la sua donna con un coltello da cucina" Spiegò, spazientito.
"Perché dovrei accoltellarti sette volte?" Chiese con occhi sgranati.
"No, non hai capito... Io sono Sid e tu Nancy..." Chiarì Dean, alzando gli occhi al cielo.
"Perché dovrei essere io Nancy?" Ecco, adesso aveva pure la voce strozzata, oltre agli occhi che parevano palline da ping pong.
La conversazione stava degenerando per l'ennesima volta, la loro relazione era di base sempre così. Per fortuna arrivò la cameriera con i loro pancake perché altrimenti sarebbero finiti col parlare di balene e pellicani – cosa già accaduta diverse volte.
"Senti, mangiamo. Ne parliamo dopo" Concluse Dean concentrandosi sulle frittelle dolci. "Qui fanno i pancake più buoni della città!" Esclamò sorridendo come un bambino.
Castiel lo osservò per un attimo, poi guardo il suo piatto e poi di nuovo Dean che si abbuffava.
No, non sarebbe riuscito a sopportarlo. Doveva andarsene. Doveva andarsene prima di cominciare a dare spettacolo/dare di matto. Doveva andarsene prima di spaccare il piatto che aveva davanti in testa a Dean.
Quindi si alzò sotto lo sguardo stupito di Dean che provò a fermarlo.
"Oh, andiamo, Cas! Non te ne andare!" A quelle parole fu quasi tentato di tornare indietro, ma ovviamente Dean Winchester non può mai tenere la bocca chiusa. "Sei ancora il mio migliore amico!"

"Ouch... La zona 'migliore amico'... Sei fregato, fratello" Disse Balthazar dandogli delle pacche sulle spalle. Anna gli scoccò uno sguardo di fuoco intimandogli silenziosamente di stare zitto.
"Magari aveva avuto una brutta giornata..." Provò la ragazza.
"O magari era in pieno subbuglio ormonale! Una sindrome pre-mestruale!" Grazie a quelle parole, pure Gabriel si aggiudicò una condanna a morte telepatica dalla rossa.
Ovviamente i loro discorsi stupidi non servirono a tirare su il morale del povero disgraziato.
"Oh, andiamo, Cassie... Sei già stato lasciato altre volte e hai già lasciato altre persone!" Esclamò Anna non riuscendo più a vederlo così abbattuto.
"Esatto! Sai quanti migliori di lui ci sono là fuori?!" Incalzò Balthazar passandogli un braccio intorno alle spalle seguito subito da Gabriel.
"Sei il migliore! Lo dimenticherai!" Nessuno di loro ci credeva, ma, ehi, che altro avrebbero dovuto dire?
"Questa volta è diverso" Borbottò Castiel continuando a guardare il tappeto.
"Perché?!" Urlò Anna ormai quell'orlo del suicidio.
Gli occhi blu si posarono su di lei ed erano stranamente tranquilli, decisi.
"Perché Dean è diverso. Non lo voglio dimenticare" Disse, convinto.
Gli altri si fissarono, preoccupati, ma non dissero niente. Era raro vedere Castiel così determinato.
"Io a Dean non rinuncio"


Giorno (1)

A Castiel non piaceva il suo lavoro, anzi avrebbe preferito di gran lunga fare il venditore ambulante di kebab se non avesse avuto il terribile presentimento di essere poco credibile come immigrato pakistano.
Lui aveva studiato per fare l'architetto, costruire palazzi, fare grandi cose e invece era finito a lavorare in una delle aziende di biglietti di auguri più rinomata di Los Angeles – come avesse fatto ancora se lo chiedeva. L'azienda andava bene, soprattutto in un Paese consumistico come il loro, solo che ogni tanto avevano bisogno di 'aumentare' il mercato. Ovvero inventarsi feste nuove per creare nuovi biglietti, e spennare i poveri contribuenti americani con inutili foglietti che avrebbero dovuto dimostrare affetto e amore.
"Quindi, da oggi in poi, il 21 maggio sarà la festa della lesbo-mamma!"
Sì, doveva assolutamente cominciare a far pratica con l'accento pakistano, pensò mentre Balthazar, amico e collega di lavoro, sorrideva soddisfatto della sua brillante idea per la 'festività innovativa e familiare' che il capo aveva richiesto.
Zachariah, seduto vicino a lui, borbottò un 'Oh Signore...' e – di questo Cas ne era certo – si preparò a perdere l'ultima ciocca di capelli che gli rimaneva in testa – capigliatura persa per lo stress al 90% causato da Balthazar e dalle sue idee da denuncia per diffamazione.
"Idea... Non priva di un certo potenziale..." Disse Crowley, il suo capo, lanciandogli uno sguardo. "Novak, riesci a buttare giù qualche frase adatta?" Ovvero 'riesci a rendere questa follia che ci costerebbe milioni di dollari in avvocati contro l'associazione delle mamme lesbiche in qualcosa di vendibile?'.
Castiel giocò con la penna per un attimo, urlò dentro la sua testa e poi annuì. Aprì la bocca per rispondere, ma venne interrotto da qualcuno di cui nemmeno aveva notato la presenza.
"Mi scusi signor Hellson, una chiamata urgente sulla tre"
Era un ragazzo. Alto, sicuramente più alto di lui, dalle spalle larghe, i capelli corti e vestito di una semplice maglietta e jeans – abiti sicuramente poco adatti al luogo, ma dallo sguardo strafottente con cui scrutò il resto dello staff seduto al tavolo non se ne curava minimamente.
"Grazie" Borbottò Crowley leggendo il foglietto che il ragazzo gli stava porgendo. "Questo è Dean Winchester, il nuovo tuttofare. Sfruttatelo a vostro piacimento, ma evitate molestie sessuali, sapete che mi fanno venire il mal di testa. Dean, lo staff. Staff, Dean" Disse tutto velocemente e senza staccare gli occhi dal foglio prima di fare un breve cenno ed uscire dalla stanza.
Il ragazzo di nome Dean fece un cenno con la mano, un mezzo ghigno.
"Piacere di conoscervi" Disse con voce profonda e spavalda.
Poi posò gli occhi su di lui.

Al mondo ci sono due tipi di persone: i cacciatori e gli angeli.
Dean era un cacciatore. Alto 1,85, bell'aspetto, sicurezza di se, strafottente quanto bastava per far colpo sulle ragazze, ma non tanto per finire al fresco. Poco interessato allo studio, preferiva andare dietro alle gonnelle e fare lavori precari piuttosto che mettersi in testa di finirla con le cazzate e andare al college, come il suo fratellino Sam. Però possiamo dire che la particolarità che faceva di Dean Winchester un bocconcino prelibato per qualsiasi uomo, donna, albero o buco intersetellare era la sua bellezza. Che Castiel Novak ne potesse rimanere abbagliato in una città con 400.000 uffici, 91.000 edifici commerciali e 3.800.000 abitanti lo si può spiegare soltanto in un modo: destino.


Giorno (3)

"Sai, dicono che sia un bastardo" Disse Balthazar atterrando sulla sua scrivania e schiacciando i fogli su cui stava lavorando.
"Chi?" Chiese, cercando di toglierne uno da sotto i glutei ossuti dell'altro, senza successo.
"Il nuovo tuttofare che stai fissando con la bava alla bocca da giorni. Sul serio Cassie, sei imbarazzante..." Rispose ghignando l'amico senza avere alcuna intenzione di spostarsi.
"Io non fisso nessuno" Grandissima cazzata, lo sapeva pure lui. Osservare Dean era diventata quasi un'ossessione.
"Certo, e io sono Gordon Ramsay" Ironizzò Balthazar scendendo finalmente dalla scrivania. "Comunque, Alfie ha provato a parlarci in sala fotocopie ed è già tanto se non lo ha fatto piangere per quanto è stato stronzo"
Castiel lanciò uno sguardo verso Dean, che in quel momento stava portando il caffè ai vari pezzi grossi del piano. Sembrava tranquillo, forse un po' distaccato, ma non cattivo.
"Magari aveva fretta..." Tentò.
"Magari è uno di quelli che pensa di avercelo solo lui. Ti avverto Cassie, non provarci... Quello ti mangia vivo" Dallo sguardo che gli lanciò, capì che Balthazar si stava preoccupando seriamente per lui.
"Figurati... Non è il mio tipo" Borbottò, tornando alle sue scartoffie.
Cazzate, ovviamente.


Giorno (4)

Entrò nell'ascensore quasi canticchiando – sapeva di essere stonato come una pecora ubriaca ed evitava saggiamente di provarci.
'I said I know my rider, If I see her in the dark'
Si sistemò meglio le cuffie nelle orecchie aspettando che le porte si chiudessero e poi lui, esattamente un attimo prima che succedesse, entrò nello stretto abitacolo.
Cas lo fissò stranito e nervoso mentre l'ascensore cominciava a muoversi.
"Wo! Per fortuna" Borbottò Dean dandogli solo un minimo sguardo.
Il silenzio calò tra di loro e l'unica cosa che si sentiva, oltre al leggero rumore dell'ascensore, era la musica che proveniva dalle cuffie.
'Still barrelhouse, If it's on the riverside, yeah'
Quando gli occhi stupiti di Dean si posarono su di lui, Castiel si rese conto che aveva gli occhi verdi e che erano bellissimi quando erano meravigliati.
"Led Zeppelin?" Lo sentì chiedere attraverso la musica.
Annuì con la testa mentre Dean gli sorrideva, contento.
Lo vide muovere di nuovo le labbra, ma questa volta non sentì cosa diceva quindi si tolse le cuffie, impacciato.
"Come scusa?" Si diede dell'imbecille.
"Ho detto che adoro i Led Zeppelin! Hai gusto in fatto di musica! Travelling Riverside Blues è una delle mie canzoni preferite. See my baby, Tell hurry on home. I ain't had, Lord, my right mind, Since my rider's been gone" La voce di Dean che intonava quei semplici versi lenti con la sua voce roca fece venire i brividi lungo la schiena di Castiel. Non era molto intonato, ma la sicurezza con cui cantava e gli occhi che esprimevano tutta la sua passione rimediavano egregiamente a qualche nota storta.
Era meraviglioso, concluse Castiel.
Sobbalzarono leggermente quando l'ascensore si fermò. Dean gli fece un altro mezzo sorriso e un cenno prima di uscire velocemente quando la porta scorrevole si aprì.
Castiel rimase dentro l'ascensore per altri due giri, ancora incantato, e ascoltò per quattro giorni di fila Travelling Riverside Blues.


Giorno (8)

Era la festa di fidanzamento di Rachel che i colleghi le avevano organizzato nella mezz'ora di pausa pranzo che avevano. C'erano tartine e palloncini rosa ovunque.
Castiel bevve distrattamente dal suo bicchiere, guardandosi attorno. Adocchiò quasi subito Dean che come lui beveva annoiato in un angolo da solo. Dean era sempre solo, aveva notato – una delle cose buone dell'osservare costantemente qualcuno era che imparavi molto. Non aveva legato quasi con nessuno in ufficio, anzi alla maggior parte quel ragazzo sicuro di sé stava antipatico. Il pensiero di essere stato l'unico ad aver ricevuto parole gentili da Dean lo solleticò piacevolmente.
Un colpo forte alla spalla gli fece quasi cadere il bicchiere di mano. Balthazar ghignava vicino a lui.
"E muoviti prima che tu diventi un vecchio rugoso e lui uno splendido modello di biancheria intima per la terza età!" Esclamò l'amico indicando verso Dean.
Castiel lo guardò male, ma non ribatté. Con passo sicuro – o almeno tentando di averne uno – si avvicinò al tuttofare.
"Dean?" Lo chiamò, facendo finta di essere incerto. Era meglio non fargli intuire che sapeva perfettamente chi fosse.
L'altro posò gli occhi verdi su di lui e lo scrutò per un attimo, prima di riconoscerlo. Gli sorrise.
"Oh, il fan dei Led Zeppelin!" Disse. Il fatto che si ricordasse di lui lo rincuorò.
Annuì.
"Castiel" Si presentò rendendosi conto di non averlo mai fatto.
"Strano nome..." Considerò Dean senza nessun tatto. Era decisamente troppo sicuro di sé.
"Sono nato di giovedì, Castiel è l'angelo del giovedì, quindi..." Spiegò, nervoso mentre l'altro annuiva, curioso. "Allora... come va?" Chiese, dandosi dell'imbecille - lo faceva un po' troppo spesso, di recente.
"Oh, bene. Per essere un tuttofare ho davvero poco da fare, quindi va alla grande!" Scherzò Dean per poi bere dal suo bicchiere e fare una smorfia. "Dio, sai dirmi cos'è questa roba?"
"Non ne ho la minima idea" Gli rispose serio e quasi dispiaciuto, ma stranamente fece ridere Dean. Aveva una bella risata. "Quando ti sei trasferito?" Da quando aveva scoperto che gli piacevano i Led Zeppelin si era ritrovato con la strana voglia di sapere altro su Dean Winchester.
"Sabato scorso" Rispose tranquillamente l'altro. Inspiegabilmente sembrava che all'altro piacesse parlare con lui.
"Cosa ti ha portato a Los Angeles?" Chiese, sempre più curioso.
Dean arricciò le labbra, evidentemente cercando la risposta giusta.
"Diciamo... La noia mortale... Volevo provare qualcosa di nuovo, elettrizzante!" Spiegò Dean, con tono entusiasta.
Castiel lo guardò dubbioso.
"Allora sei nel posto sbagliato..." Commentò e, di nuovo, l'altro rise di gusto. Strano, di solito gli unici che ridevano di quello che diceva erano Balthazar, Gabriel ed Anna, ma solo per prenderlo in giro.
"Sei uno spasso, Cas!" Cas? Si chiese se si fosse già dimenticato il suo nome o semplicemente fosse un nomignolo... "È da tanto che lavori qui?"
"Quattro anni" Rispose, contento che l'altro fosse interessato a lui.
Dean lo guardò stupito.
"Un sacco di tempo! Ti... entusiasmavi fin da piccolo sul tuo meraviglioso futuro come inventore di biglietti di auguri?" Chiese, dubbioso.
Castiel giocherellò con il suo bicchiere finché non lo poggiò sul tavolo vicino. Gli venne in mente di fare una battuta sul voler diventare un venditore ambulante di kebab, ma Balthazar diceva sempre che le sue battute facevano pena...
"In realtà sono laureato in architettura" Borbottò.
L'altro lo fissò meravigliato – già detto che con quell'espressione era bellissimo?
"Davvero? Fantastico!" Esclamò. "Cos'è successo?" Chiese, sempre più curioso. Curiosità e strafottenza, brutta accoppiata.
Cas rispose titubante.
"Non è andata bene, ma dovevo comunque fare qualcosa per vivere, quindi..."
"Sei finito a fare un lavoro che odi per vivere una vita insoddisfacente" Borbottò finendo tutto di un sorso quello che aveva nel bicchiere per poi poggiarlo vicino a quello di Castiel. "Eri bravo?" Ancora una domanda. Sembrava che Dean Winchester fosse più curioso di lui di sapere tutto dell'altro.
Fece una smorfia.
"Dubito..." Disse riprendendo il suo bicchiere mezzo pieno giusto per fare qualcosa. "Per fortuna al college mi chiamavano 'Adeguatezza-Novak'... Mi adatto facilmente" Disse, bevendo.
"Il mio soprannome a scuola era 'Spacca-Culi'" Disse Dean facendo andare di traverso quella robaccia e quasi soffocare il povero Castiel che forse aveva leggermente frainteso il senso di quel soprannome. Tossì due volte mentre Dean lo guardava stupito e preoccupato. "Mi... piaceva fare risse, sai..." Spiegò.
Di nuovo, Castiel si diede dell'imbecille.
"Capisco..." Borbottò, ancora con la voce roca e la gola dolorante.
"Beh, mi rimetto a lavoro. Ci vediamo, Cas" Disse semplicemente Dean per poi allontanarsi.
Castiel lo osservò camminare verso la stanza delle fotocopie. Aveva le gambe un po' arcuate, ma comunque aveva una camminata ipnotizzante, o almeno lo era per lui.
Strafottente, curioso e pieno di sé. Decisamente il peggior tipo di persona che potesse interessargli, ma non poteva farne a meno.
Quella sera, quando tornò a casa, fece schizzi di edifici come non faceva da mesi.
Cancellò tutto subito dopo averli finiti, insoddisfatto come non mai di se stesso.


Giorno (154)

"Oh andiamo, ammettilo Castiel! Sei perdutamente innamorato di lui!" Disse Gabriel dandogli una spallata mentre uscivano dallo Starbucks.
"Credo tu abbia ragione" Rispose, facendo sgranare gli occhi all'altro che, evidentemente, non credeva che lo avrebbe mai ammesso. "Mi piace quando sorride, quando mi prende in giro perché non conosco qualche film, mi piacciono le sue lentiggini, mi piacciono i suoi occhi, mi piace quando si tocca le labbra quando è nervoso, mi piace perfino quando russa la notte" Si fermò in mezzo al marciapiede, con ancora lo sguardo sempre più impressionato dell'amico addosso. "Mi piace come mi fa sentire, come se tutto fosse possibile. Credo di amarlo davvero" Concluse semplicemente per poi ricominciare a camminare.
Gabriel rimase immobile mentre lo fissava andare via.
"Diavolo, amico... Sei messo male..." e poi prese un sorso del suo cappuccino al caramello.


Giorno (11)

"Avete parlato per due ore di musica vecchia?" Chiese Anna passandogli il piatto da asciugare.
"Non musica vecchia: Led Zeppelin, AC/DC, Metallica" Puntualizzò Castiel afferrandolo. "E delle torte che ci piacciono. Amiamo entrambi la torta di mele e gli hamburger. Siamo... in sintonia" Concluse, poggiando il piatto nella credenza.
"Castiel, solo perché ad un ragazzo un po' carino piacciono le tue stesse cose da nostalgico dell'epoca dei capelloni rockettari e il cibo spazzatura non significa che sia la tua anima gemella!" Chiuse il rubinetto con forza e si voltò a guardarlo, spazientita. "Non farti fantasie per poi rimanerne deluso..."
Castiel non le rispose.


Giorno (22)

Castiel bevve in un solo sorso il bicchiere pieno di un qualche super alcolico ordinato da Balthazar per poi batterlo con violenza sul tavolo.
"Con Dean è finita" Annunciò, tetro.
Balthazar e Gabriel si lanciarono uno sguardo dubbioso.
"Perché? Era mai iniziata?" Chiese il più smilzo dei due che per questo si guadagnò un'occhiata gelida da parte di Castiel.
"Avrebbe potuto, nel mio mondo perfetto fatto di angeli salvatori di cacciatori di demoni" Borbottò in risposta riempiendosi il bicchiere.
I due amici si scambiarono uno sguardo preoccupato questa volta. Castiel era sempre molto più sciolto nel parlare quando era leggermente brillo, ma se esagerava poteva uscire una parte di lui che entrambi avrebbero preferito vedere il meno possibile.
"Racconta cosa è successo" Lo incitò Gabriel.
Castiel, fissando il vuoto, ci mise un po' a decidersi a parlare.
"Eravamo in ascensore...

"Ciao, Dean" Lo salutò quando lo vide entrare nell'abitacolo. Stranamente non era più così di malumore – era lunedì, era ovvio avere la luna storta.
"Ehi, Cas" Ricambiò il tuttofare, affiancandolo.
"Come è andato il fine settimana?" Chiese. Era sollevato dal fatto di aver preso un po' più di confidenza con lui. Era... piacevole.
Dean fece un ghigno strafottente.
"Oh, è stato eccezionale" Disse, con quel tono che lasciava poco all'immaginazione sul perché lo fosse stato.

Il silenzio calò sui tre.
"... E allora?" chiese Balthazar, evidentemente non riuscendo ad arrivare al succo della questione, proprio come Gabriel.
"E allora?! Ha enfatizzato 'eccezionale'!" Esclamò mimando delle virgolette con le dita. "Vuol dire che ha rimorchiato una qualche... donnetta di dubbia morale in un bar e si è dato alla copulazione selvaggia!" Era esilarante come Castiel non riuscisse a dire le parolacce nemmeno da ubriaco. "A Dean non interesso..." Concluse, scolandosi un altro bicchiere tutto d'un fiato.
"Solo perché ha detto 'è stato eccezionale'?" Il tono di Gabriel era tra l'incredulo e il divertito.
"Sul serio, Cassie, cambia spacciatore..." Ironizzò Balthazar.
"Gli ho dato milioni di occasioni per farsi avanti!" Esclamò Cas, mezzo ubriaco.
"Hai fatto una battuta mezza sconcia che nemmeno gli adolescenti arrapati avrebbero capito e hai parlato con lui con sottofondo 'I will always love you'! Secondo te questo è 'dare occasioni'? Chiedigli di uscire e falla finita!" Ordinò esasperato il suo collega.
Castiel fece una smorfia.
"No... Sto bene da solo... La solitudine è sottovalutata" Borbottò per poi appoggiarsi sul bancone.
Per il resto della sera non disse più una parola.


Giorno (27)

Come sempre, Balthazar atterrò sulla sua scrivania e sopra le sue carte.
"Venerdì sera. Karaoke. Tu vieni" Disse semplicemente.
Castiel nemmeno alzò lo sguardo dal suo computer.
"L'ultima volta ci hanno buttato fuori perché tu volevi cantare per la settima volta la canzone di Titanic e hai fatto a botte con un padre di famiglia calvo. Preferisco di no, grazie. E poi sono stonato" Cercò di chiudere in fretta la questione. Sul serio, ad uscire con Balthazar si rischiava l'arresto con una facilità impressionante.
"E se ti dicessi che sarà una serata aziendale e che ci sarà tutto l'ufficio?" Balthazar nemmeno aspettò la risposta, scivolò via come era arrivato.
Gli occhi di Castiel vagarono per l'ufficio cercando una figura ben nota.


Giorno (28)

La musica nel locale era alta e di bassa qualità, soprattutto perché chi cantava era Balthazar. Ma perché Dio aveva donato a quell'uomo la pazza idea di voler essere il nuovo genio della musica pop?
"Ehi!" Una mano gli si poggiò sulla spalla mentre guardava l'amico enfatizzare le parole chiudendo gli occhi. Si voltò di scatto trovandosi a pochi centimetri dalla faccia quella lentigginosa di Dean "Dicevano che non saresti venuto" Gli disse, sorridendogli.
Il cuore di Cas perse un colpo al pensiero che l'altro avesse chiesto in giro di lui.
Sfortunatamente in quel preciso istante la canzone di Balthazar finì e si ritrovò l'amico attaccato alla schiena già mezzo ubriaco.
"Sono stato grande!" Esclamò, contento.
"Certo, certo" Lo liquidò tentando di scrollarselo di dosso.
"Ho bisogno di alcol! Dean, vieni con noi!" Ordinò Balthazar prendendo per il giubbotto di pelle il tuttofare trascinandolo verso uno dei tavolini.
"Balthazar!" Ribatté, imbarazzato, Castiel seguendoli.
"Oh non rompere, Fesstiel!" Lo zittì mentre si metteva a sedere su una delle sedie portandosi dietro Dean che a malapena riuscì a non cadere dalla sua. Castiel si scusò con lui con lo sguardo mentre l'altro gli faceva cenno, sorridendogli, di non preoccuparsi.
I tre si sistemarono al tavolo e cominciarono a scolarsi qualcosa di estremamente alcolico che Balthazar aveva afferrato alla cieca.
"Allora, Dean Winchester del Kansas" Iniziò Balthazar già ubriaco cronico scolandosi il primo bicchiere. "Dicci, di che sponda sei?" Chiese, senza vergogna.
Cas si fece subito di mille colori.
"Balthazar!" Provò a dire, ma venne fermato dalla mezza risata di Dean, per nulla imbarazzato.
"Mettiamola così... Perché limitarsi ad una sponda sola quando ce ne sono così tante?" Rispose per poi bere tutto d'un fiato svuotando il bicchiere.
Balthazar sembrò soddisfatto della risposta perché si mise a ridere e a dare colpi di approvazione sulla schiena dell'altro. Castiel si limitò a fissare Dean con aria persa e le farfalle che gli uccidevano lo stomaco.
"E ce l'hai la ragazza... O il ragazzo... O una qualsiasi cosa in cui infili regolarmente la tua asta della felicità?"
Solo per un attimo Dean sembrò spiazzato, poi ridacchiò.
"No, niente di simile" Rispose gettando un occhio a Cas che fuggì al suo sguardo.
"Oh, andiamo, non ci credo!" Esclamò, sempre più ubriaco, Balthazar.
Dean sospirò prima di bere un sorso dal proprio bicchiere.
"Insomma, mi mette a disagio essere considerato 'di qualcuno'. Il sottoscritto ama stare per conto suo" Fece una smorfia. "Il rapporto di coppia è un casino e finisce sempre che qualcuno si fa del male, quindi perché soffrire? Finché si può tanto vale godersela!" Concluse.
"E se ti innamori?"
Castiel non aveva programmato di parlare. Aveva intenzione di rimanersene zitto per evitare di dire qualcosa di stupido come, appunto, aveva appena fatto.
Lo sguardo stupito con cui Dean lo guardò non fu imbarazzante quanto la risatina di scherno che proferì dopo.
"Oh andiamo! Non dirmi che ci credi?" Chiese, stupito, guardandolo con i suoi occhi verdi.
Castiel non rise.
"L'amore esiste" Disse con tono sicuro e che non ammetteva repliche.
Dean ridacchiò ancora.
"Non nella mia esperienza. Ho avuto un sacco di storie e non ho mai provato niente di simile" Ribatté continuando a fissarlo come se volesse sfidarlo a provare il contrario.
"Forse non hai trovato la persona giusta" Disse Cas guardandolo negli occhi.
Dean accennò un sorriso.
"Forse o forse l'amore non esiste" Rispose con voce roca.
"Secondo me hai torto" Se c'era una cosa che si poteva dire con assoluta certezza di Castiel Novak era che si battesse per le cose che lui riteneva importanti o per le persone che amava.
Dean lo fissò, metà tra lo stupito e l'affascinato. Ghignò.
"Beh, almeno siamo d'accordo sul fatto che non siamo d'accordo"
Castiel non rispose e continuò a fissare quelle labbra arricciate in un sorriso famelico.

Dopo la terza volta che Balthazar cominciò a cantare quella maledetta canzone di Titanic – stonando come mai in vita sua – Castiel si decise a dare un taglio alla serata e si mise a sorreggere l'amico per portarlo verso l'uscita, aiutato da Dean. Stranamente lui e il tuttofare, nonostante la loro discussione sull'amore, avevano passato il resto della serata a chiacchierare tranquillamente di tutto. Cas aveva scoperto che Dean aveva un fratello minore che faceva il tirocinio come avvocato e di cui era maledettamente fiero. Ad ogni notizia nuova che scopriva su quel ragazzo sentiva di volerne sapere sempre di più, ogni piccolo particolare o pensiero. Voleva sapere tutto.
"Taxi!" Chiamò il Winchester facendo cenno alla macchina che si fermò davanti a loro.
"Ehi tu!" Biascicò Balthazar afferrando lo sportello aperto.
"Dimmi" Disse esasperato Castiel.
"No, tu, Fesstiel! Tu!" Esclamò indicando Dean e avvicinandosi un poco a lui. "Cassie ha detto che gli piaci" Borbottò ridacchiando e abbassando la voce in una stupida imitazione di una ragazzina che confidava un segreto.
Subito Castiel scattò spingendolo dentro il taxi.
"Va a casa!" Ordinò, arrabbiato e imbarazzato. Maledetto il giorno in cui l'aveva conosciuto.
"Gli piaci davvero! Chiedigli di uscire!" Riuscì a gridare Balthazar prima che il taxi partisse.
Il silenzio scese tra loro due. Castiel dette uno sguardo al collega di lavoro che, per fortuna, non sembrava infastidito.
"Scusalo. Succede sempre quando veniamo qui, il karaoke gli fa male" Tentò di spiegarsi.
"È vero?" Chiese Dean interrompendolo.
"Sì. Comincia a bere e poi a cantare, va fuori di testa" Forse l'aveva scampata.
"No, quell'altra cosa..." Lo vide toccarsi le labbra con il pollice prima di fissare gli occhi verdi nei suoi. "Che io ti piaccio? È vero?"
Castiel rimase senza fiato e pietrificato sul posto. Fissò gli occhi di Dean, le sue lentiggini e la sua bocca.
Gli piaceva? No, non gli piaceva. Lui adorava Dean Winchester. Adorava la sua forza, il suo viso, la sua risata. Adorava ogni cosa di lui.
"Sì" Mormorò per poi riprendersi subito "Come amico, ovviamente" Aggiunse velocemente.
"Solo come amico?" Chiese Dean con sguardo dubbioso e quasi deluso.
"Sì" Se avesse continuato a ripeterselo forse un giorno ci avrebbe creduto veramente.
Dean gli sorrise e lo guardò di nuovo in quella maniera predatoria prima di rispondere.
"Mi piacerebbe che diventassimo amici" Ammise e a Castiel parve quasi una provocazione.
"Anche a me"
Rimasero a fissarsi per alcuni attimi, quasi aspettando che uno dei due facesse la prima mossa. Poi Dean gli fece un cenno di saluto con la mano.
"Ci vediamo domani a lavoro" Disse, avviandosi verso casa.
Castiel annuì e ricambiò il cenno.
Rimase a fissare la schiena dell'altro finché questi non sparì dietro l'angolo.

   
 
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