Selim Bradley

Un bambino.

Un innocente, timido e grazioso bambino.

Era questo che appariva agli occhi degli altri. Il figlio adottivo del Comandante Supremo King Bradley, amante dell'alchimia e fervido ammiratore dell'alchimista d'Acciaio.

Ma non era semplicemente un ragazzino dai capelli neri e dallo sguardo vivace.

Era la personificazione di un peccato.

La superbia.

Un sentimento umano che il Padre espulse dal suo essere.

Orgoglio? Superbia?

Ma non era solo questo...

Era arroganza.

Desiderio di supremazia, di prevaricazione verso coloro che considerava dei miseri esseri umani.

Era vissuto così strettamente a contatto con loro che ormai ne aveva fin sulle punte dei capelli.

Anche se...

Una cosa l'aveva imparata, però.

Gli umani erano in grado di andare al di là della loro povera condizione e di arrivare a conoscere cose che agli homunculus erano precluse, essendo loro prigionieri dell’unica emozione che ciascuno possedeva.

Forse non era proprio la cosa giusta da fare per lui, quella di tentare di amare qualcuno, ma non poteva non amare quella donna che lui chiamava madre.

A volte capitava di rimanere giornate intere con lei, e non riusciva a capacitarsi di tutto quell’affetto che covava per lui. Il suo era un amore incondizionato, pronto persino a rischiare l’incolumità e la vita.

Non aveva mai ricevuto quel calore dal Padre, anzi, lui sembrava non possederne.

Ma quella donna…

Con quell’atteggiamento così premuroso e materno, con quell’appassionata dedizione per lui e per suo marito… Non aveva mai conosciuto nessuno che avesse tutto quell’amore da donare. Anche lui avrebbe voluto regalarle tutto ciò che lei, in modo disinteressato, aveva dato a colui che credeva fosse un ragazzino come tutti gli altri.

Ma la sua condizione di homunculus purtroppo era di ostacolo a tutto questo.

E non potè far altro che fingere.

Per tutto quel tempo...

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