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Autore: Aletheia229    08/02/2013    0 recensioni
SEQUEL DI ALL TOO WELL
SPOILER DALLA SECONDA STAGIONE
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Chi non ha mai letto una favola? Nessuno. Quando il viaggio a Storybrooke è iniziato abbiamo scoperto nuove sfacettature di storie a noi già note. Ma il libro non ne racconta una.
La Regina Cattiva è colma di odio per Biancaneve. Ormai sappiamo che non ha nulla da fare con la loro bellezza. Ma un motivo ancora più profondo è rimasto nascosto. Fino ad ora.
Katherine è tornata a casa, strappata via da Killian. Ma la ragazza arriva a Storybrooke pochi giorni prima del pirata. Ed è in quel momento che l'ultima storia viene svelata.
Vecchi segreti verranno alla luce, mescolando tutte le carte in tavola, creando alleanze e contrasti che sembravano impensabili e i due innamorati dovranno affrontare un nuovo ostacolo: il loro passato.
Ma loro non sono gli unici protagonisti di questa storia. Più destini s'intreccerano tra loro e nulla sarà più come prima.
Perché finalmente anche loro potevano avere il loro lieto fine, essere felici e tutto grazie agli errori da loro commessi: la promessa non mantenuta di lui e il sortilegio di lei.
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Nulla che tu possa dire o fare cambierà ciò che provo per te
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Story Of Us'
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Haunted Disclaimer:  Once Upon A Time appartiene a ABC mentre tutto ciò che non riconoscete appartiene a me.

 


 


 

C'mon, c'mon don't leave me like this 

I thought I had you figured out

Something's gone terribly wrong

You're all I wanted

C'mon, c'mon don't leave like this

I thought I had you figured out

Can't breath whenever you're gone

Can't turn back now

I'm haunted

(Haunted – Taylor Swift)

 

 


 


 Neverland, trentaquattro anni prima


 

Dire che era elettrizzata era un eufemismo.

Da giorni ormai Wendy passava a contare i minuti che la separavano dalla terra ferma. Perché finalmente, dopo quasi due mesi, Hook si era deciso a fare porto. Lei faticava ancora a capire perché ci avesse messo così tanto. Aveva riempito la stiva di provviste? Inoltre i pirati erano famosi per la loro reputazione di ladri e donnaioli quindi non poteva fare a meno di domandarsi come avessero fatto a resistere così a lungo.

Probabilmente il Capitano era davvero il pirata più temibile dei sette mari.

Peccato che lei lo vedesse solo come una spina nel fianco.

Ma le cose stavano per cambiare. Mancava a poco e si sarebbe lasciata il pirata, la sua ciurma e la sua nave alle spalle. Una volta a terra sarebbe sgattaiolata via mentre era occupato ad ubriacarsi o a flirtare con qualche donna poco raccomandabile. Poi si sarebbe inventata qualcosa. L’importante era liberarsi del suo fiato sul collo, che sentiva costantemente.

Non si fidava di lei. E come dargli torto? Primo: era una ragazza. Secondo: avrebbe fatto di tutto per farlo calare a picco.

Quindi perché diamine continuava a tenerla con sé?

Aveva ipotizzato che lui avesse intenzione di venderla al mercato nero oppure di utilizzarla come giocattolo. 

Ed era a causa dell’incertezza della sua posizione che era sempre un fascio di nervi. Non sopportava l’idea di diventare una bambolina inerme alle mercé di qualche depravato o di un uomo senza scrupoli o di qualche pirata. O peggio, di Hook.

Non poteva negare che fosse affascinante e che sapesse come parlare ad una donna, ma era talmente arrogante che il solo pensiero di dovergli stare vicina più del dovuto le dava la nausea. Il pirata era esattamente quel genere di persona che non poteva sopportare, anche se per certi versi si assomigliavano.

Credeva di avere il mondo ai suoi piedi e di poter ottenere tutto con un sorriso. Bè, si sbagliava di grosso. 

Certamente essere sempre l’oggetto dello sguardo del pirata non la faceva sentire meglio.

Nonostante avesse sempre amato le sfide si tratteneva dal provocarlo, temendo quello che sarebbe potuto succedere se avesse oltrepassato il confine.

Se ne stava sempre buona, parlando a malapena e quando parlava faceva di tutto per irritarlo, sperando così di allontanarlo. Eppure il pirata non smetteva di fissarla.

Era snervante.

Non vedeva l’ora di toccare terra. Finalmente si sarebbe liberata dalla sua presa asfissiante.

Ed esattamente per questo motivo non appena la nave entrò in porta Wendy si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Era finita. Aveva tutta l’intenzione di lasciarsi alle spalle quella brutta parentesi della sua vita e soprattutto l’irritante presenza del Capitano.

Peccato che qualcuno non fosse dello stesso parere.

Infatti mentre cercava di mescolarsi ai pirati che si accingevano a lasciare la nave cercando di essere il più invisibile possibile, una voce la fece arrestare sui suoi passi, seguita a ruota da tutti gli altri.

<< Dove credi di andare, tesoro? >>

Wendy prese un respirò profondo e si voltò. E come aveva sospettato Hook era esattamente poco distante da lei, con le braccia incrociate sul petto ed uno sguardo di ghiaccio.

<< A fare un giro, mi sembra ovvio >>

<< Non mi pare di avertene dato il permesso >> replicò lui.

Dovette utilizzare ogni energia che aveva in corpo per non urlarle contro. Ma chi si credeva di essere? Non poteva fare quello che voleva. Quella era la sua nave, ergo lei apparteneva a lui, che le piacesse o meno. Doveva fare ciò che lui desiderava e di certo non desiderava che se n’andasse in giro.

Quella ragazza era davvero una spina nel fianco. Era in grado di farlo arrabbiare anche semplicemente respirando.

Non riusciva a spiegarsi perché diamine non si decidesse a lasciarla andare.

La presenza di una donna a bordo era l’ultima cosa che voleva, specialmente dalla morte di Milah. Pensare poi che la donna che amava era stata “sostituita” da quella ragazzina lo faceva impazzire.

Eppure il pensiero che lei mettesse il piede fuori dalla nave lo mandava in bestia e non sapeva perché.

Infondo sbarazzarsi di lei non doveva essere una cattiva cosa. Eppure era da quasi due mesi che cercava con tutte le forze di tenerla sulla nave.

E purtroppo doveva ammettere che la sua presenza non era poi così male.

Certo, sapeva essere irritante come pochi ma almeno era una piacevole distrazione. Forse era pure disposto ad ammettere a se stesso di gradire i loro battibecchi. Doveva essere sempre sull’attenti, pronto a ribattere in ogni momento e quello era un buon allenamento.

Il fatto che poi avesse un corpo con le curve al punto giusto e un sedere da favola era solo un bonus. Bonus che spesso aveva attirato la sua attenzione, visto che spesso si era soffermato a fissarla. Le lunghe gambe erano messe in risalto dagli stretti pantaloni di pelle ed uno dei motivi per cui adorava i vestiti delle donne della Foresta Incantata (che aveva portato con sé quando era salpato con Milah) era la capacità di mettere in mostra il loro decolletè, di cui la ragazza era ben provvista. I capelli, sempre raccolti in una coda alta, le lasciavano scoperto il collo e Hook si era spesso ritrovato ad osservarlo, pensando a come doveva essere baciare la sua pelle, che sembrava così morbida.

Sì, quella ragazza era davvero una tentazione per il Capitano e quando i suoi pirati l’avevano spinta sulla nave il suo primo pensiero era stato quello di portarsela a letto. Peccato che poi lei avesse aperto bocca ad avesse iniziato quel loro gioco di supremazia. Ammirava troppo la sua intelligenza e la sua arguzia per utilizzarla come un oggetto.

Ovviamente avrebbe sempre potuto cambiare idea e negli ultimi tempi il desiderio era stato forte. Ormai da tempo non giaceva con una donna ed averne una così attraente risvegliava i suoi istinti di uomo.

Per fortuna, ogni qual volta che raggiungeva il limite della sopportazione, lei sparava qualche commentino acido facendolo ritornare lucido.

Come in quel momento.

<< Non pensavo di averne bisogno >>

<< Sono il tuo capitano. Direi che ne hai bisogno >>

<< Non pretenderai che rimanga tutto il tempo sulla nave? >> chiese sbalordita.

Non poteva essere serio. Di certo non le avrebbe lasciato in mano la nave. Ma Hook non aveva l’aria di uno che scherzava.

<< Esattamente >>

<< Te lo scordi >> rispose lei, voltandogli le spalle ed avviandosi a scendere mentre i pirati si spostavano per lasciarla passare.

<< Questo è un ordine >> ribatté Hook, senza muoversi di un centimetro, non impressionato dal suo comportamento. Non le avrebbe dato la soddisfazione di vederlo arrabbiato.

Wendy tornò indietro e si parò di fronte al pirata, con le mani sui fianchi e mettendo apposta in mostra il petto.

<< E qual è la punizione per disobbedienza? Lasciarmi legata nella stiva? >>

<< Fidati, tesoro, ho delle idee migliori che comportano te legata >> rispose il pirata inumidendosi le labbra mentre lo sguardo si soffermava su ciò che la camicia aperta lasciava visibile.

Wendy scosse la testa e lasciandosi scappare un risolino incredulo interruppe quel loro ennesimo dibattito e scese dalla nave.

Smee si avvicinò al capitano che nel frattempo era rimasto fermo ad osservare la ragazza che si allontanava. Aveva un sorriso divertito dipinto sul volto e negli occhi si leggeva la sfida.

<< Capitano? >> chiese titubante per paura di scatenare la furia dell’uomo.

<< Mi piace, ha carattere. Ben fatto, Smee >> disse semplicemente, colpendolo sulla schiena per poi gettarsi all’inseguimento di Wendy.

Era certo che non l’avrebbe persa di vista per tutta la serata.


 



 

Storybrooke, presente

 

 

Quando Emma entrò nel suo ufficio era pronta a tutto tranne a ciò che vide. David l’aveva avvisata della miriade di fogli sulla sua scrivania che attendevano lei per essere controllati. Certamente non si sarebbe aspettata di trovare sopra suddetti fogli i piedi di Hook. Tanto meno il pirata, seduto tranquillamente sulla sedia, con le gambe tese davanti lui e le braccia piegate dietro il capo.

<< Ciao bellezza >> la salutò quando si accorse di lei.

Rimase immobile ad osservarla stupita. Come diamine aveva fatto ad arrivare a Storybrooke?

<< Mai sottovalutare un pirata >>

A quanto pare non si rendeva nemmeno più conto di quando parlava ad alta voce.

<< Dov’era Cora? >> gli chiese direttamente. Se lui era lì allora doveva esserci anche la donna ed al momento accertarsi della sua localizzazione era l’unica cosa che le interessava

<< Bell’ufficio. Noto che hai una passione per ammanettare la gente. Sei così anche in camera? >> disse facendo cenno con il capo alle manette appese al muro

<< Dov’era Cora? >> ripeté senza dargli corda

<< Devo dirlo, sei in forma. Tutti quei “Dov’è Cora?” con quella voce autoritaria >>

Emma rimase ferma, attendendo che si decidesse a risponderle. Il pirata doveva aver capito che aria tirava perché abbassò i piedi dalla scrivania per poi alzarsi ed avvicinarsi a lei

<< Non so dov’è Cora. Lei ha i suoi piani, io i miei. Ci siamo separati appena giunti in porto >>

Ma allora cosa voleva? Era nel suo ufficio per ricordarle come lo aveva abbandonato su quella pianta di fagiolo o semplicemente godeva a farla arrabbiare?

<< Cosa vuoi? >>

<< Mi dispiace ferire i tuoi sentimenti ma non sono qui per te. Ho bisogno di un’informazione >>

Certo, la sua vendetta nei confronti dell’Oscuro. E chi meglio della Salvatrice poteva aiutarlo? Peccato che lei non avesse alcun’intenzione di aiutarlo

<< Non ti aiuterò con Gold >> affermò decisa, preparandosi ad affrontare la resistenza del pirata.

Sorprendentemente Hook rise, gettando la testa all’indietro come se avesse detto la battuta più divertente al mondo.

<< Mi credi davvero così prevedibile? Rumpelstiltskin è l’ultimo dei miei problemi in questo momento >>

<< Allora cosa… >> incominciò confusa per poi essere interrotta

<< La ragazza che è con lui. Dove posso trovarla? >> le chiese impaziente.

Emma era sorpresa. Non si sarebbe mai aspettata di vedere Hook spazientito. Certo, non poteva sapere di che importanza fosse quell’informazione

<< Belle? >>

<< No, l’altra >> rispose sbuffando e gesticolando con la mano per farle capire di sbrigarsi

<< Katherine. Perché t’interessa? >>

Katherine pensò così si chiama qui.

Udendo quel nome gli tornò alla mente il momento in cui aveva preso in seria considerazione l’idea d’incominciare una relazione con lei. Era la sera del suo compleanno e l’averla così vicina l’aveva liberato da tutte le preoccupazioni. Era riuscito solamente a pensare a quanto volesse rimanere così per sempre.

E lei le aveva detto che il suo soprannome era Kat. Abbreviazione di Katherine. Quello era il suo vero nome.

<< Affari miei >> rispose secco

<< Un consiglio, lasciala perdere. Potrebbe essere molto… >>

<< Non m’interessa quanto possa essere pericoloso, mortale, suicida o che altro >> la interruppe << Dove posso trovarla? >>

Emma lo guardò, cercando di soppesare le sue varie possibilità. Da quel che aveva capito quella ragazza era estremamente importante per Gold, tanto da insistere affinché soggiornasse a casa sua. Nessuno sapeva il perché anche se sospettava che Regina era a conoscenza delle motivazioni dell’uomo.

Ma era sicura che la Reed non venisse dalla Foresta Incantata: David e gli altri erano stati preoccupati del suo arrivo. Quindi come poteva Hook, che non aveva mai lasciato il loro mondo fino a quel momento, conoscerla?

Anche se si fossero scontrati a Storybrooke, in presenza di Gold, certamente lui non sarebbe ancora vivo. Invece era lì in piedi davanti a lei, chiedendole di Katherine conoscendo il suo legame con Gold.

Una parte di lei si sentiva ancora in colpa per averlo raggirato e quella parte ebbe la meglio su quella razionale

<< La biblioteca, sotto la torre dell’orologio >>

 


 


Neverland, trenta tre anni prima

 

 

Era una notte tranquilla. Il silenzio era tale che anche a distanza di chilometri dalla costa il capitano poteva giurare di sentire i lamenti dei Bimbi Sperduti. Le stelle illuminavano la nave come se volessero proteggerla.

Ed Hook era certo che fosse così.

Fin da quando era arrivato gli era stato chiaro che l’isola avesse una propria vita. Nessuno poteva sperare di fare qualcosa senza il suo consenso. Ogni azione era influenzata dall’ambiente circostante. Che sfortunatamente sembrava avere una particolare predilezione per un certo moccioso.

Peter Pan e Neverland erano un tutt’uno. L’isola si comportava come una madre nei suoi confronti.

Per questo il pirata era certo che le stelle stessero osservando lui e la sua nave da vicino. Perché nonostante fosse passato ormai un anno Pan e i suoi fidi compari non smettevano un attimo di cercare Wendy.

E sapeva che la ragazza era pronta a raggiungerli in qualunque momento.

Se doveva essere sincero, non la capiva. Non capiva come di fronte ad una vita piena d’avventura lei potesse preferire occuparsi di quei mocciosi, il cui capo non aveva esitato un attimo a cacciarla. Milah non aveva esitato un attimo a lasciare la sua famiglia per seguirlo. 

E, sinceramente, non capiva perché, invece che essere nel suo letto a dormire, si trovasse sul ponte a rimuginare su Pan e la ragazza.

Probabilmente in quei 365 giorni gli era entrata dentro più del dovuto. Con le loro battutine erano capaci di sfondare i muri che entrambi avevano eretto per proteggersi. Era già capitato un paio di volte che con uno sguardo riuscisse a capire lo stato d’animo della ragazza, che così ostinatamente tentava di mostrarsi dura.

La sua presenza a bordo era un toccasana. Da troppi anni (non ricordava nemmeno più quanti) l’unico pensiero che aveva occupatola sua mente era la sua vendetta sull’Oscuro ma con l’arrivo di Wendy era come se avesse rivisto il sole dopo molto tempo. Si sentiva più vivo, desideroso dell’arrivo di una nuova giornata senza preoccuparsi di cosa sarebbe successo.

Gli costava ammetterlo ma quella ragazza pian piano stava riportando a galla l’uomo che era stato in principio, prima di Milah ed ancora prima che diventasse un pirata.

E fino ad allora non aveva mai realizzato quanto quell’uomo gli fosse mancato. Spesso si era ritrovato nella sua cabina con un dei libri di suo padre tra le mani, titubante nell’aprirlo ed ancora più spesso si era ritrovato immerso in quelle pagine che avevano accompagnato la sua adolescenza. Ultimamente non era strano ritrovarlo con lo sguardo perso nel vuoto mentre vagava tra i suoi ricordi. La memoria che conservava più gelosamente nel cuore era quella di sua madre. Poteva ancora sentirla cantare e poteva giurare che delle volte sentiva la sua voce portata dal vento.

Tutto questo a causa della ragazza. Nei suoi modi di fare riusciva a scorgere la sua famiglia ed era sicuro che se fosse stata presente quando era solo Killian Jones i suoi genitori non avrebbero esitato a spingerlo a chiederla in sposa. Era esattamente quel genere di compagna che aveva sempre immaginato al suo fianco prima che diventasse un pirata.

E il pensiero che quel ragazzino potesse riprendersela gli incendiava l’animo di rabbia. Non avrebbe mai permesso che lui gli portasse via ciò che era riuscito a farlo sentire di nuovo umano, di nuovo se stesso.

Non che avesse qualche buon motivo per odiare Pan; semplicemente fin da quando si erano incrociati dalla prima volta aveva provato un forte astio nei confronti del ragazzo.

Smee aveva avanzato l’ipotesi che il moccioso fosse semplicemente un “oggetto sostitutivo”: non poteva scaricare la sua rabbia su Rumpel allora utilizzava lui. Invece, secondo Jack, lui non sopportava l’idea che ci fosse qualcuno in grado di tenergli testa, non dopo tutto ciò che aveva affrontato.

La verità era che il ragazzino gli ricordava qualcuno che lui conosceva fin troppo bene: se stesso. Quando aveva la sua età si comportava in modo identico. Era arrogante, presuntuoso, sempre in cerca d’avventure ma con un grande cuore buono. E amava sua madre, più d’ogni altra cosa.

Lo invidiava; gli invidiava che lui potesse scorazzare per l’isola senza pensieri mentre lui aveva una montagna sulle spalle. Avrebbe dato qualsiasi cosa per scambiare le posizioni, per tornare bambino.

Per questo ogni volta che gli capitava a tiro faceva scontrare le loro spade; per rilegare in un angolo il pensiero di un bambino moro con gli occhi azzurri che giocava a fare il pirata.

<< Chi lo avrebbe mai detto. Anche il temibile Capitan Hook ha i suoi momenti di solitudine >> disse Wendy, appoggiandosi di schiena al parapetto, di fianco a lui.

<< Il capitano gradirebbe che il suo momento di solitudine rimanesse tale >> rispose senza guardarla, cercando di mantenere un tono freddo. In realtà la sua presenza non gli dava fastidio, anzi, gli dava un senso di sollievo sapere di non essere solo.

<< Ma se io accettassi le vostre condizioni, andrei contro alle mie morali. E non possiamo permetterlo. Non è vero, capitano? >>

<< Obbedire di tanto in tanto non ti farebbe male >> ribatté lui

<< Probabile. Ma certamente renderebbe la vita su questa nave terribilmente noiosa >>

Killian voltò il viso a guardarla e per un attimo fu abbagliato dalla sua bellezza. La luce della luna le illuminava il volto, mettendo in risalto i suoi occhi. Aveva i capelli scuri raccolti in una treccia laterale ed indossava un paio di pantaloni con una camicia bianca. Era semplice, eppure non gli era mai sembrata più bella.

Gli stava decisamente entrando dentro.

<< E come, di grazia, la vita di un pirata potrebbe essere noiosa? >>

<< Be, nessuno dei tuoi uomini ha, passami il linguaggio, le palle per tenerti testa. Io, al contrario, non mi faccio problemi e ti movimento la vita. Almeno ti do qualcosa da fare >>

<< Darling, sei su una nave di pirati non nel palazzo di una regina. Lasciati andare un po’, non preoccuparti delle apparenze >>

<< Stai sviando il discorso >> lo riprese

<< No, ti sto dando una lezione di vita. E comunque, non ti è mai passato per la mente che forse la tranquillità è esattamente ciò che voglio a bordo della mia nave >> rispose, calcando il mia. Sapeva che tanto non lo avrebbe mai visto come il capitano, ma solo come un altro degli uomini a bordo.

 << Tranquillità? A Neverland? Sto davvero parlando con l’uomo che per ben tre anni ha dato la caccia ad un gruppo di bambini? >>

Il pirata abbassò il viso a guardare le onde del mare che s’increspavano intorno alla nave, pensando che forse quei tre anni avevano dato i suoi frutti.

<< Sei sprecata con Pan >> mormorò sotto voce.

Era convinto di averlo detto talmente piano da essere l’unico a poter udire le sue parole ma si sbagliava perché sul viso della ragazza al suo fianco si dipinse un’espressione di stupore.

<< Mi sbaglio o voi capitano mi state dicendo che siete lieto di avermi a bordo? >>

<< Tienitelo stretto, perché non lo ripeterò una seconda volta >> ammise ammiccando verso di lei.

Wendy lo osservò per un po’ persa nei suoi pensieri. Hook la osservò a sua volta, curioso di sapere cosa passasse per la sua mente. Ad un tratto la ragazza sorrise, uno dei pochi sorrisi sinceri che le aveva visto da un anno a quella parte.

<< Mi piace questo lato, ti rende più…umano >>

<< E vulnerabile >> aggiunse lui, senza preoccuparsi del fatto che per la prima volta era sincero, anche se poco, con lei.

<< E di cosa dovrebbe aver paura lo spietato Capitan Hook a bordo della sua stessa nave? >> gli domandò prima di tornare sotto coperta.

Già, di cosa doveva avere paura?

 


 


Storybrooke, presente

 

 

La notte appena trascorsa era stata la peggiore in assoluto. 

Non aveva fatto visita alla stanza rossa, come Gold le aveva promesso, ma aveva avuto incubi peggiori.

Si era ritrovata a bordo della Jolly Roger ma c’era una presenza estranea, una donna senza volto: Milah. Era stata costretta a rivivere i suoi ricordi più importanti con la differenza che al suo posto c’era lei; e vedere Milah al fianco di Killian, mentre lei era ridotta a lavare il ponte l’aveva lasciata stremata.

Non era quindi una sorpresa che adesso si trovasse da Granny, con una tazza di caffè fumante davanti a sé e la testa tra le mani.

Era uscita presto, mentre Belle stava ancora dormendo e Gold era in cantina, perciò non l’aveva vista nessuno e non aveva dovuto subirsi le loro domande, sia sul suo stato sia sulla sera precedente. In compenso appena aveva messo piede nel locale Ruby le aveva lanciato un’occhiata inquisitoria ma non era dell’umore adatto per essere sottoposta ad un “interrogatorio amichevole”. Era ancora sotto l’effetto degli anti-dolorifici che le aveva somministrato Whale dopo aver disinfettato e fasciato la ferita.

Le aveva assicurato che non ci fosse nulla per cui preoccuparsi, probabilmente terrorizzato all’idea di cosa avrebbe potuto fare il suo coinquilino, visto che entrambe le persone a cui era legato erano rimaste ferite nella stessa notte.

Ma a dir la verità della ferità sul fianco non le importava nulla. Continuava a pensare a Killian e al fatto che si trovassero finalmente nello stesso luogo.

Era combattuta: da una parte voleva dimenticare la serata precedente e riprendere da dove avevano interrotto dall’altra voleva urlargli contro tutta la frustrazione che si era tenuta dentro. Nelle favole ti fanno credere che l’amore sia una cosa semplice ma non era così. La sua permanenza a bordo della nave di Hook era stata allo stesso tempo il periodo più bello ma anche più difficile della sua vita.

La presenza del capitano le faceva toccare il cielo con un dito ma il suo rifiuto ad aprirsi completamente con lei e il ricordo di Milah ancora presente l’avevano spesso messa a dura prova.

Per fortuna in quei momenti Jack, il secondo in comando nonché il migliore amico di Killian, era stato presente. L’aveva aiutata a lasciarsi scivolare tutto addosso e a ricordare che il capitano aveva scelto lei, che voleva stare con lei. Se non era ancora impazzita lo doveva a lui e di certo le sarebbe stato utile in quel momento.

<< Mi sembri parecchio sconvolta >>

Katherine alzò la testa di scatto e seduto di fianco a lei, con un braccio appoggiato sul bancone stava Jack, sorridendole, mentre ad un tavolo alle sue spalle erano seduti Cecco e Denteduro, che quando si accorsero del suo sguardo le fecero col capo un cenno di saluto.

Le era capitato d’intravedere Smee ma mai avrebbe pensato che tutta la ciurma si trovasse a Storybrooke.

<< Non posso crederci >> mormorò.

Era esattamente come lo ricordava. I capelli neri gli arrivavano un po' sopra le spalle e gli occhi erano ancora così scuri da rendere difficile la distinzione tra pupilla e iride. L’unica differenza era l’abbigliamento. Al posto dei pantaloni di pelle indossava dei semplici jeans sbiaditi ed invece della camicia una maglietta bianca con una giacca di pelle.

<< Deduco che tu lo abbia incontrato >>

<< Mi sei mancato anche tu >> disse sarcastica fingendo di non aver sentito la frase precedente.

Lui incominciò a fissarla, sapendo che prima o poi avrebbe ceduto e si sarebbe sfogata con lui, come ai vecchi tempi. Katherine sbuffò, alzando gli occhi al cielo, e si preparò mentalmente alla lunga chiacchierata che sarebbe iniziata da lì a poco.

<< Sì, l’ho incontrato. Immagino che lo stesso valga per te >>

<< A dir la verità no, ma ho visto la nave >> ripose, per poi aggiungere << Che diamine ci fai qui? Da sola? >>

<< Abbiamo avuto un piccolo diverbio >> ammise, bevendo un sorso di caffè per evitare di guardarlo

<< Fammi indovinare… Rumpelstiltskin, vendetta, Milah. Sempre le solite cose >>

<< Questa volta è diverso >> disse sospirando << Pensa ancora a lei >>

Jack si passò una mano tra i capelli, cercando le parole giuste da dirle. Era sempre stato a conoscenza dell’insicurezza della ragazza e della testardaggine del suo migliore amico ma sapeva che lui ne era davvero innamorato. Il più delle volte non lo aveva dimostrato e la scelta di ributtarsi all’inseguimento del coccodrillo non era stata per niente saggia ma lui l’aveva visto. Aveva visto quando la scomparsa della ragazza che gli stava a fianco lo avesse distrutto, come fosse diventato poco più di un burattino. Era rimasto senza voglia di vivere, finché non aveva deciso di riprendere la sua vendetta.

<< Wendy, quando sei sparita Killian ha smesso d’essere se stesso. Non dava più ordini e non usciva più dalla sua cabina, dove passava il tempo ad osservare il tuo ritratto con la tua sciarpa in mano. Non mi rispondeva più…era distrutto. Il non averti più al suo fianco lo aveva privato d’ogni energia, d’ogni cosa. Finché un giorno riemerse dalla sua stanza e ricominciò ad impartire ordini. Poi se ne andò all’improvviso, lasciandomi una lettera in cui spiegava come fosse tornato nella Foresta Incantata per vendicarsi e di come avesse lasciato a me il comando della nave >>

Katherine lo guardò sconvolta. Mai sarebbe riuscita ad immaginare Killian così come Jack lo aveva descritto. Lui si era sempre mostrato forte, non permetteva a nessuno di vederlo debole. Non riusciva a credere che la sua scomparsa avrebbe potuto ridurlo in tale modo. Ancor meno non riusciva a capire come avesse potuto tornare a pensare a Milah. Se davvero il non averla più accanto l’aveva distrutto così tanto da diventare impassibile perché se l’era lasciata alle spalle?

<< E perché lo avrebbe fatto? >> gli chiese

<< Ho una mia teoria a proposito. Secondo me aveva bisogno di uno scopo, di qualcosa che lo facesse tirare avanti e di sicuro non poteva essere lo scontro con Pan e i suoi compari quando questi non aveva smesso un attimo di cercarti. Quindi penso che lui abbia spostato la sua attenzione sul suo vecchio nemico, che fino a prova contraria non ha nessun collegamento con te e quindi affrontandolo non c’era il pericolo di rimanere ancora più ferito dal tuo ricordo >>

Katherine lasciò che le sue parole le s’impregnassero nella mente. La teoria di Jack aveva senso ed era di sicuro qualcosa che Killian avrebbe potuto fare senza problemi. Lei era sparita, lui ne era rimasto distrutto ed aveva bisogno di una distrazione. Tutto tornava.

Non poteva utilizzare Peter perché quest’ultimo non riusciva a passare neanche un minuto senza nominarla; non poteva utilizzare una qualche prostituta perché era innamorato di lei; non poteva neanche imbarcarsi in qualche avventura visto che aveva esplorato tutta l’isola insieme; l’unica opzione che poteva essergli rimasta era la vendetta, che risaliva a molto tempo prima del loro incontro ed allora lei non aveva alcun legame con Rumpel.

La situazione le era più chiara: era stata lei stessa a spingerlo in quella direzione.

Ma questo non poteva affievolire la sua paura o la sua rabbia, anzi, le aumentava. Sarebbe sempre tornato al passato ogni qual volta che avrebbero discusso?

<< Ho paura >> ammise infine

Jack le sorrise rassicurante, appoggiandole una mano sulla spalla.

<< È normale. Anche lui ne aveva >>

<< Cosa intendi dire? >> chiese confusa

<< Ricordi quando non ti faceva fare nulla? Aveva paura che ti potesse accadere qualcosa. Era terrorizzato dall’idea di perderti. Che tu, o lui, ci creda o no ogni giorno che passa io sono sempre più fermamente convinto che lui ti abbia amato fin dal primo istante >>

<< Da quando sei un filosofo? >> lo prese in giro, lasciandosi scappare una risata

<< Sono un amico >>

 

 


 

 

Nuovo capitolo!

“Haunted” sarà diviso in due parti. Originalmente doveva essere un unico capitolo ma mi sono un po’ lasciata prendere la mano.

Potrei affermare con certezza che il protagonista assoluto è Killian.

Se nei primi capitoli Katherine era sotto i riflettori questo capitolo è su entrambi, con particolare attenzione sul capitano.

Il cuore del capitolo è costituito dai flashback (che non sono finiti) mentre per quanto riguarda il presente possiamo vedere come i due protagonisti stanno affrontando il giorno successivo al loro ritrovamento.

Come potete notare alcune delle frasi del dialogo tra Hook ed Emma sono prese dalla 2x12 ma il contesto è diverso. se non fosse abbastanza chiaro, quando Hook saluta Cora una volta giunti in porto la donna non ha cercato di fermarlo. lui sapeva già dell'esistenza di Belle e quindi l'assenza di collaborazione tra i due (e quindi l'assenza di Archie). Per quanto riguarda il nostro amato Grillo, lui non è ancora stato rapito. Cora è ancora nell'ombra, cosa comprensibile visto che poco prima di arrivare a Storybrooke ha scoperto di avere una nipote. Deve rivedere i suoi piani.

Inoltre abbiamo l’introduzione di un nuovo personaggio: Jack (in onore di Jack Sparrow, s’intende ;) ) (a cui presta il volto Ben Barnes) di cui si scoprirà di più nella prossima parte. Ed oltre a scoprire di più su di lui sarà rivelato anche il passato di Killian, chi era prima di diventare un pirata (qui solamente accennato).

Mi viene difficile esprimere a parole il filo conduttore dell’intero capitolo ma penso che Taylor Swift ci riesca benissimo. “Haunted” riflette alla perfezione lo stato d’animo di Katherine ma soprattutto di Killian.

Nella seconda parte di questo capitolo i due si riaffronteranno e se finora Katherine poteva apparire una dolce fanciulla ferita dal prossimo tirerà fuori i denti e tornerà la ragazza di Neverland. Questo non vuol dire che i due rimarranno separati (anzi, tutto il contrario). Inoltre assisteremo al momento in cui finalmente Killian ha ammesso a se stesso di essere innamorato di Wendy.

Come potete notare il capitolo parte dalla mattina successiva al loro incontro. I loro pensieri immediatamente successivi si trovano in questa one-shot http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1596545

Inoltre vi ricordo la mia pagina fb http://www.facebook.com/pages/Aletheia-EFP/143277042497828

Vi scuso per eventuali errori e/o sviste.

Grazie a tutti voi che avete impiegato un po’ del vostro tempo per leggere.

Un bacio, Aletheia





Sneak Peek: Haunted (parte II)


Fu un attimo: si udì uno squarcio seguito da un ululato e poi la bestia cadde.

Killian, aiutato da Jack e Smee, spostò l’animale da sopra la ragazza e le offrì la mano per aiutarle ad alzarsi mentre cercava di tenere l’uncino sporco di sangue il più possibile lontano da lei.

Wendy accettò l’aiuto ma una volta in piedi non esitò a lasciarselo alle spalle e a dirigersi verso l’uscita.

Gli disse solo quattro parole << Sei un idiota Jones! >>

 
   
 
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