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Autore: Shari Deschain    10/02/2013    2 recensioni
[Stefan/Rebekah; Missing Moment tra la 4x12 e la 4x13]
«Sei pronta?», domanda Stefan, fissandola dallo specchio della porta.
Rebekah scuote la testa, spinge via un mucchio di vestiti con la punta del piede nudo, poi sospira.
«Che fretta c'è?», domanda a sua volta, leggermente infastidita. «Silas è rimasto nella sua tomba per migliaia di anni, di sicuro non andrà a farsi una passeggiata nei prossimi giorni»
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rebekah, Mikaelson, Stefan, Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Prohibition'
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Warnings: Het, Lime, Fluff, Missing Moment tra la 4x12 e la 4x13;
Word Count: 749 (fdp)
Disclaimer: Niente di mio, non ci cavo un euro.
N/A: Scritta per il COW-T#3, missione 1, prompt "pelle" #TEAMSUTHI
— Scritta anche per 500themes_ita, prompt #123. Un cuore, un respiro.




Awake My Soul

(Lend me your hand and we'll conquer them all)





La valigia è ai suoi piedi, aperta e quasi vuota. Seduta sul bordo del letto, Rebekah la osserva con aria pensierosa. Le mette tristezza, anche se non sa bene il perché. Non si sta preparando per un addio, non questa volta, ma la sensazione è sempre un po' quella, quando tenti di raccogliere la tua vita e di infilarla tutta in una borsa colorata e sempre troppo piccola.

Un tempo amava questa sensazione, così come amava i viaggi improvvisi, ora le fanno entrambi un po' paura. Quando è diventata una tale abitudinaria?


«Sei pronta?», domanda Stefan, fissandola dallo specchio della porta.


Rebekah scuote la testa, spinge via un mucchio di vestiti con la punta del piede nudo, poi sospira.


«Che fretta c'è?», domanda a sua volta, leggermente infastidita. «Silas è rimasto nella sua tomba per migliaia di anni, di sicuro non andrà a farsi una passeggiata nei prossimi giorni»


Stefan incrocia le braccia contro il petto e inarca appena un sopracciglio. Rebekah odia quel l'espressione.


«Se non vuoi venire basta dirlo, non ti sto certo obbligando.»


«Se non vengo io non viene neanche la pietra», lo rimbecca lei.


Stefan fa spallucce.


«Allora dovreste prepararvi entrambe, abbiamo un volo domani mattina.»


Rebekah sbuffa, butta un paio di magliette e una gonna nella sacca, ci ripensa, le toglie, aggiunge una camicia e delle calze, lancia via un paio di jeans, sbuffa di nuovo.


Stefan la osserva con un mezzo sorriso adesso.


«Piantala di stare lì a fissarmi. Dammi una mano, se proprio non hai niente di meglio da fare.»


«Mai stato bravo a fare le valige», replica Stefan. Poi si avventura all'interno della stanza e, dopo aver schivato pile di vestiti e di oggetti vari, riesce a guadagnarsi un varco fino al letto e a distendersi accanto a lei.


Per qualche minuto rimangono in silenzio, lui con le braccia incrociate dietro la testa e gli occhi chiusi, lei che esamina con occhio critico un vestitino che dov'è diretta non le servirebbe di sicuro, ma che non le dispiacerebbe comunque portarsi dietro. Per ogni evenienza, ecco.


«Ci siamo, non è vero? Ce l'abbiamo quasi fatta», mormora poi all'improvviso, mentre la realizzazione la colpisce con tutta la sua forza. Stanno per trovare la cura. Un giorno o due, poi sarà di nuovo umana. Sembra troppo bello per crederci davvero.


«
Quasi è la parola chiave», le risponde infatti Stefan, facendo eco ai suoi pensieri.

Irritata, Rebekah gli rifila una gomitata nelle costole.


«Ouch!»


«Non essere pessimista», lo rimprovera, voltandosi verso di lui.


«Si chiama sano scetticismo», ribatte Stefan con un sorriso canzonatorio.


Rebekah sorride a sua volta, poi una vera risata le sfugge dalle labbra.


Ce l'hanno quasi fatta


Ancora ridendo si mette in ginocchio sul materasso, passa una gamba oltre la figura supina di Stefan e lo intrappola sotto di sé e contro il materasso.


Quella notte scoprono che il sesso celebrativo è anche meglio del sesso fuori di testa.



*


La mattina arriva di soppiatto, intrufolandosi nella stanza come i primi raggi di sole spinti fin lì dall'alba nascente. Rebekah è ancora a metà strada tra sonno e risveglio quando la sente. Anzi, forse è proprio quella a spingerla a svegliarsi.

Una carezza sulla pelle.


Non proprio una carezza, in realtà. È qualcosa di così leggero che fatica a sentirlo, qualcosa di molto più delicato e impalpabile del tocco di una mano, ma in quel momento non riesce proprio a pensare a nient'altro. È una bella sensazione, comunque. Così bella che per qualche istante contempla seriamente l'idea di rimanere per sempre in quella zona tiepida e incolore che non è né sogno né veglia. Ma non si può, ovviamente, e a volte è un vero peccato.


Qualcuno si muove alle sue spalle, e ora Rebekah avverte anche un calore lieve, ritmato, e davvero, davvero vicino.


Ascolta quel respiro estraneo infrangersi dolcemente contro il retro del suo collo, e un sorriso sonnacchioso le inclina le labbra quando si accorge del braccio muscoloso che le cinge i fianchi in un abbraccio possessivo.


È ormai completamente sveglia quando Stefan, ancora addormentato, si avvicina ancora di più a lei e strofina il naso contro i suoi capelli, respirandone il profumo.


Tra poche ore dovranno partire, la sua valigia è ancora mezza vuota, sarà un viaggio dannatamente difficile, ci saranno ancora decine di ostacoli tra loro e la cura, e il ricordo di Kol le fa male in un modo che ancora non riesce ad accettare, ma Rebekah in quel momento è felice.


Felice di essere viva, felice di essere arrivata a quel giorno, felice di essere in quel letto e di sentire il respiro di Stefan sulla sua pelle.


È il miglior risveglio che le sia mai capitato da molto, molto tempo.




   
 
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