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Autore: Espen    11/02/2013    7 recensioni
Anno 2060.
Dopo la Terza Guerra Mondiale il Giappone è sotto una rigidissima dittatura.
Ogni libertà di pensiero e parola viene soppressa.
La popolazione vive nella povertà e soffre la fame, mentre il Sommo Imperatore e i suoi soldati nel lusso e ricchezza.
Tutti sono contro di lui, ma tacciono per paura della morte.
Il Giappone è avvolto dall’oscurità, ma una nuova luce sconvolgerà la vita di tutti.
Questa è la storia dei Ribelli.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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                                                                                                           Capitolo uno
                                              Di piani e voglia di esplorare

 

La notte era scesa su Tokio e la luna risplendeva  sui malandati grattacieli. I cittadini dormivano, nella città regnava il silenzio,tanto da farla sembrare quasi irreale, come in un sogno. Si udiva solo il rimbombo dei passi dei soldati che i giravano per la città armati di manganello, scudo e torcia. Da quando il Comandante era stato ucciso, due mesi prima, il Sommo Imperatore aveva dato l’ordine alle truppe militari di controllare giorno e notte, ventiquattro ore su ventiquattro, le varie provincie del Paese.                                                                                           
Sembrava tutto tranquillo, ma qualcuno si muoveva nell’ombra, ovviamente stando ben lontano dalle luci dei soldati. La mantellina nera si mimetizzava con ciò che lo circondava ed ondeggiava emettendo un lieve fruscio ad ogni suo passo.
Era veloce Shirou.
E in quel momento quella era una dote molto utile considerando che era in tremendo ritardo per la riunione. Quella era la volta buona che Hitomiko lo uccideva, se lo sentiva.
Si incanalò in un vicolo stretto e giunse davanti a quello che si definirebbe un semplice muro, ma pochi sapevano del segreto che nascondebva. Infatti bastava premere su un mattone così che comparissero delle scale. Il ragazzo scese due scalini alla volta, rischiando anche di inciampare, e finalmente arrivo nelle strade della “vecchia Tokio”.
La riunione a cui doveva andare era quella dei Ribelli, di cui lui stesso era uno dei capi. La loro sede era situata sottoterra, nelle vecchie catacombe. Ormai più nessuno se ne ricordava, o quasi. Infatti Hitomiko ne era a conoscenza grazie a dei vecchi libri di suo padre, ormai deceduto, e aveva pensato bene di creare una sede che doveva rimanere nascosta agli occhi del governo lì. Così vicini eppure così lontani dal nemico.
I passi di Shirou rimbombavano lungo quei cunicoli che formavano una specie di intricato labirinto, ma lui sapeva a memoria la strada che doveva percorrere. Dopo qualche minuto arrivò in una sala dove si trovavano una ventina di persone sedute intorno ad un lungo tavolo, alla sua estremità si trovava una ragazza dai lunghi capelli mori e gli occhi azzurri come il cielo.
-Scusate il ritardo, ragazzi.- disse l’albino andandosi a sedere sull’altro capo della tavola in modo da avere Hitomiko davanti a sé.
-Hai avuto una nottata interessante, eh Fubuki?-
-Chiudi quella boccaccia Haruya, se non vuoi beccarti una pallottola in testa.-
Kira riportò il silenzio schiarendosi la voce, bastava anche quel semplice gesto per essere ascoltata. Lei era uno dei due capi, e come tale andava rispettata.
-Ora che ci siamo tutti- e lanciò un’occhiata eloquente all’altro capo :- possiamo cominciare con il motivo per cui abbiamo convocato questa riunione. Abbiamo ricevuto delle notizie da Sapporo riguardanti un' opposizione avvenuta ieri pomeriggio. Sembra che qualcuno abbia proclamato la sua approvazione in pubblico verso il nostro gesto di due mesi fa’, o meglio verso quello che ha fatto Shirou.- infatti era stato lui, due mesi prima, ad uccidere il Comandante dichiarando una rivolta contro il Sommo Imperatore e il suo governo.
-Ed è esplosa una rivolta quindi? Era ora che in Hokkaido qualcuno si ribellasse, lì i cittadini sono in situazioni molto più miserabili delle nostre.-: disse Midorikawa. Quel ragazzo, pur avendo un aspetto dolce e benevolo, poteva diventare sadico e crudele. Era molto abile nel tiro con l’arco, imbeveva la punta delle frecce in alcuni veleni in modo da farle diventare letali, bastava anche solo toccarle per morire intossicati. Odiava le ingiustie e forse era per quello che si era unito ai Ribelli. Perché una dittatura non è mai giusta.
-Capite che ascendente abbiamo sulle persone? Stiamo accendendo nei loro cuori lo spirito della rivolta, credo che sia giunto il momento di uscire allo scoperto, purtroppo non abbiamo idea di come fare senza rimetterci la pelle, se qualcuno ha qualche proposta parli.- terminò Hitomiko guardando negli occhi tutti i presenti. Dopo che Fubuki aveva ucciso il Comandante, i Ribelli non si erano più fatti vedere a causa della stretta sorveglianza che aveva subito imposto il Sommo Imperatore.
-Potremmo andare in piazza e spiegare chi siamo, no?- propose Nagumo, detto Burn, con i piedi sulla tavola e quel ghigno menefreghista perennemente stampato sul volto.
-Questo è il modo più rapido per farsi ammazzare Haruya.-. Shirou era l’unico che lo chiamava per nome, forse perché lo considerava un rivale. Quei due erano in eterna sfida, forti e veloci uguali, ma Fubuki sapeva di essere il migliore –non sappiamo quanti soldati ci siano in piazza, se uno di noi si mettesse ad urlare contro il governo verrebbe sparato subito, senza nemmeno il tempo di reagire.-.
L’albino sorrise lievemente nel constatare l’irritazione di Burn, era risaputo da tutti quanto odiasse avere torto.
Passarono alcuni minuti di silenzio, poi Hitomiko si alzò e proclamò la fine della riunione aggiungendo che se qualcuno aveva qualche idea poteva contattare lei o Shirou in qualsiasi momento.
 
I Ribelli facevano parte del popolo, avevano una vita normale e un lavoro mal pagato, come tutti. In questo modo non davano nell’occhio. Kiburn, per esempio, era la postina di un quartiere di Tokio. Non riceveva molto, ma almeno aveva una moto datale dal governo. Hiroto e Midorikawa, come molti altri, lavoravano in una fabbrica. La loro vita era dura, perché lavoravano otto o dieci ore, dipendeva dal volere del Sommo Imperatore, ma ricevevano uno stipendio misero con cui faticavano a pagare tutte le bollette e procurarsi da mangiare.
Non esisteva la proprietà privata, tutto era del Sommo Imperatore. Perfino chi aveva un negozio suo in centro, come Shirou che possedeva una piccola panetteria, era tenuto a dare, ogni mese, al governo una somma di denaro ricavata dai suoi guadagni ( non contando anche tutte le altre spese e bollette). Quella era una vera ingiustizia, ma chi aveva il coraggio di andare contro la legge? Le regole parlavano chiaro: se qualcuno disobbediva al governo pagava con la vita.
Shirou ci stava riflettendo proprio in quel momento, dietro il bancone del suo piccolo negozio. Se in quel momento sarebbero venuti allo scoperto, probabilmente nessuno li avrebbe aiutati. Il popolo, a Tokio, aveva ancora troppa paura. Ad un tratto sentì la porta del negozio aprirsi e chiudersi subito dopo con un leggero tonfo, era entrato un cliente. 
-Ciao Ichinose.-
Lo conosceva bene, quell’uomo abitava con la moglie Aki lì vicino e veniva a prendere il pane ogni giorno.
-Ti porto il tuo solito pane, come stanno Aki e Midori?-: domandò l’albino mentre gli consegnava un sacchetto con dentro due pagnotte di pane. Il ragazzo si soffermò per qualche secondo ad osservare il volto del cliente; era stanco e rassegnato, gli occhi stavano perdendo lucentezza e per la prima volta da quando lavorava lì, ed era già qualche anno, si rese conto di come la tirannia stava rovinando le persone. Tutti avevano perso la speranza.
-Come sempre, Aki è stanca e Midori gira per la città dalla mattina alla sera perché non possiamo permetterci di mandarla a scuola. Sai, vorrei tornare in America e rifarmi una vita là con la mia famiglia.-
-Lo sai meglio di me che Lui non lo permetterà.- il tono di Shirou era rimasto neutrale. Era risaputo da tutti che, grazie ad una legge istituita dal Sommo Imperatore, nessuno poteva andare via o venire in Giappone. Lo stato era isolato dal resto del mondo, sia geograficamente che economicamente.
-Ci vorrebbe una bella rivoluzione, sono stanco di vivere così. Mi chiedo che fine abbia fatto quel ragazzo di due mesi fa’, ricordi Shirou? Quello che ha sparato al Comandante?-
Una scintilla di curiosità attraverso gli occhi azzurri del proprietario e, senza accorgersene, si sporse lievemente dal bancone e rispose a Kazuya, mantenendo sempre quella neutralità e freddezza che lo caratterizzavano:- Come dimenticarlo, ma se lui tornasse, tu lo appoggeresti? Andresti contro il governo per reclamare la tua libertà?-
Il castano rimase sorpreso dalle domande dell’amico e scorse nei suoi occhi una strana luce, mai vista prima. Lasciò le monete sul bancone e si diresse verso l’uscita, solo quando fu davanti alla malandata porta di legno gli rispose:- Ti dico soltanto che quando ho visto il Comandante cadere a terra ho ricominciato a sperare.-
E nell’udire quelle parole a Fubuki venne un’illuminazione.
 
 
La reggia del Sommo Imperatore era situata su una collinetta fuori dal centro di Tokio. Sembrava uno di quei castelli che vengono descritti nelle fiabe, dove c’è la bellissima principessa e il suo principe.
Peccato che non fosse realmente così. Ci vivevano soltanto il Sommo Imperatore e i suoi consiglieri con la famiglia. Loro, al contrario del popolo, stavano benissimo e facevano la bella vita. I loro figli  non erano mai stati visti dalla popolazione, nessuno conosceva il loro aspetto o la loro età. Restavano sempre dentro l’enorme castello, protetti dalle quattro imponenti mura che lo circondavano.
Atsuya se ne rendeva conto solo in quel momento, seduto su uno dei rami della quercia più bella della reggia. Non aveva mai visto Tokio e il Giappone, non sapeva come vivevano i cittadini. Suo padre e il Sommo Imperatore, Reiji Kageyama, ne parlavano come un luogo pericoloso, dove servivano costantemente truppe di soldati per riportare l’ordine. L’albino, però, sentiva che c’era qualcosa che non gli dicevano. Non sapeva dare un nome a quella sensazione, ma aveva l’impressione che gli stessero nascondendo qualcosa.
E poi c’era quello strano desiderio di uscire da quelle mura, di esplorare il Giappone e tutto il resto del mondo. Più di una volta aveva avuto la tentazione di provare a scappare, oltre quelle mura enormi. Sentiva di non appartenere a quel posto, c’era come una vocina nella sua testa che gli ripeteva di fuggire via, di andarsene lontano e non tornare mai più. Faceva anche dei sogni strani ultimamente, e la cosa lo inquietava parecchio.

 

Urla.
Volti di persone che corrono da tutte le parti.
Rumore di spari.

C’è silenzio.
È un silenzio strano, inquietante.
Hai paura.
Un uomo si avvicina a te,
non riesci a scorgere il suo volto, ma ti sembra familiare.
Poi la scena cambia.
Sei ad un discorso in Piazza, più precisamente quello del sei marzo.

Il sei marzo 2060.
Sai già cosa accadrà.
Il Comandante parla e all’improvviso cade a terra.
Alzi lo sguardo sul tetto di un palazzo vicino
E tutto ciò che vedi sono due occhi grigi.

 

-Ehi Atsuya! Che ci fai su quell’albero? Scendi!-
Una voce allegra fece uscire Atsuya da quello strano stato di trans in cui si trovava.  Volse lo sguardo in basso, verso l’erba del giardino, e trovò due occhi cremisi guardarlo.
Sorrise leggermente nello scorgere la figura di Afuro Terumi osservarlo.
-Adesso arrivo.- gli urlò di rimando, saltando agilmente giù dalla quercia. Afuro era il secondogenito di Kageyama, ma non assomigliava per niente al padre. Aveva un paio di anni in meno di lui, ma sembrava molto più piccolo. A volte si comportava come un bambino viziato, voleva tutto e subito; in compenso Afuro era spensierato, solare e molto allegro.
A volte Atsuya si domandava come faceva ad essere il suo migliore amico. Insomma lui era un ragazzo abbastanza solitario e, a volte, un po’ arrogante, almeno era quello che pensava la servitù su di lui.
Forse è vero che gli opposti si attraggono…
Si ritrovò a pensare Atsuya guardando il suo migliore amico che gli stava dicendo qualcosa.
-Senti Afuro, tu hai mai pensato a cosa ci può essere fuori da queste mura?- gli chiese finchè stavano passeggiando nell’ enorme giardino della reggia.
Il biondo inarcò il sopracciglio e lo guardò con aria confusa:-Che intendi dire?-
L’altro si fermò di colpo e guardò i fili d’erba che brillavano al sole, un sorriso malinconico si dipinse sul suo volto.
-Non hai mai desiderato vedere Tokio o addirittura tutto il Giappone? Non sei stanco di essere rinchiuso qui dentro?-
A quelle parole Terumi spalancò gli occhi e la bocca, dopo quel discorso ne era sicuro: il suo migliore amico era impazzito.
-Che stai dicendo?- gli urlò contro –Non si può andare fuori, è pericoloso! Mio padre ce lo ripete sempre!-
L’altro ragazzo gli mostrò semplicemente un sorriso ironico.
-Troppo pericoloso dici? Per me non è vero, io sono maggiorenne e tu sei abbastanza grande per badare a te stesso, non siamo più bambini. Kageyama ci nasconde qualcosa, me lo sento. Potremmo scappare, solo per un giorno, giusto per vedere Tokio, che ne dici?- in quel momento gli occhi di Atsuya brillavano di una luce strana, che il biondo non aveva mia visto sul suo volto. Non seppe mai dire se fu quello o qualcos’altro a fargli rispondere con un abbastanza convinto.



Angolino dell'autrice sclerata
Credo di aver trovato un nome per il mio angolino, ma questo non vi interessa.
Allora ecco qui l'attessisimo (?) primo capitolo di questa mia long.
Devo dire che mi avete piacevolmente sorpresa, insomma non credevo che questa fic diventasse così seguita.
Quindi ci tengo a ringraziare chi la messa tra le preferite/ricordate/seguite e chi ha recensito ^^
Qui si scoprono i due protagonisti principali della fic: Atsuya e Shirou.
Parlando di quest'ultimo sappiate che sarà un bastardo sadico e anche un po' stronzo qui.
Ed è stato lui a sparare al comandante nel prologo.
Infine vorrei fare un piccolo chiarimento: i Ribelli sono una minoranza segreta che è stata creata un paio di anni prima di questa narrazione.
I loro membri sono pochi e segreti al popolo.
Per adesso si consoscono solo Shirou, Hitomiko (che sono i due "capi"), Hiroto, Midorikawa, Haruya e Kiburn.
Gli altri verrano fuori nel corso della long, forse neanche tutti, solo quelli più importanti.
Bene...detto questo vi lascio!
Un abbraccio abbraccioso
Ice Angel

  

 
 
  
 
 

 

  
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