Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: TheRaVen    03/09/2007    12 recensioni
Chi ha bisogno di pomate al cortisone o condizionatori quando puoi avere il tuo vampiro preferito al tuo servizio?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
>

Some people never go crazy.
What a truely horrible lives they must lead.

-Charles Bukowsky-



Grat, grat, grat.

Non era difficile capire perché amassi Forks.

Da quando Edward era tornato anche i miei amici a scuola ne avevano avuto una dimostrazione.

Per mesi ero stata considerata "la strana".

Era stato affascinante vedere come i loro sguardi fossero passati nel tempo dalla pietà, alla commiserazione, alla derisione.

Non che a me ne importasse qualcosa di come mi vedevano loro in quel periodo.

Io dovevo restare a Forks. Per lui. Per continuare a crederci e avere le prove di non essermi inventata tutte quelle storie assurde, di non essere pazza. Chi avrebbe mai creduto a una ragazzina che parlava di vampiri e licantropi come se fossero suoi vicini di casa? Io dovevo restare a Forks per la mia stessa sanità mentale. Quando Renèè aveva minacciato di portarmi via dicendo che mi avrebbe fatto bene andare via da quella città, da tutti quei ricordi, non aveva neanche idea di quale eresia stesse proferendo.

Riuscivo bene a immaginare cosa mi avrebbe atteso a Phoenix e non mi piaceva per niente.
Una vita normale, troppo normale. Non ero sicura di riuscire a riabituarmi.
E poi lo psicologo da cui mi avrebbero sicuramente mandata dopo un po’. Quando avrebbero visto che il mio stato di Zombie non migliorava affatto con il tempo. Era particolarmente divertente ipotizzare cosa dire all’iperpagato strizzacervelli di turno.‘Sa, il mio ragazzo, anzi no, il tipo con cui stavo, che però era un vampiro di 108 anni, mi ha lasciato dicendo che non mi amava più.
E io non ho mai avuto un fidanzato! Lui era il primo e il solo ed era perfetto e avrei dato volentieri la mia mortalità per stare insieme a lui. Lui però diceva che mi avrebbe levato l’anima e si è rifiutato di mordermi anche se, a quanto pare, io lo tentavo in maniera particolare.
Oltretutto sua sorella, che però, faccia attenzione, non è la vera sorella, era la mia migliore amica, se n’è andata senza salutarmi.
Le ho detto che anche lei era una vampira e vedeva il futuro?
Ah, ma certo, che sbadata…mi sono dimenticata di dirle che Edward riusciva a leggere nel pensiero. Entrava nelle menti di tutti tranne la mia.
Ci crede? Non sono neanche buona abbastanza per farmi leggere nel pensiero! Sono un completo fallimento anche come umana.
E’ semplicemente naturale che sia scappato da me. Mi meraviglia il fatto che non l’abbia fatto prima.
Assurdo vero?’


Con una spiegazione del genere l’internamento era una seria possibilità.
Trattenere le risate al pensiero dell’espressione allibita che avrebbe avuto lo psicologo a quel punto era un’operazione particolarmente difficile. Ridendo a bassa voce per non svegliare Charlie che dormiva nella camera a fianco mi rigirai nel letto.

Brutta mossa.

Grat, grat, grat, grat, grat.

Edward non c’era. Da quando eravamo tornati da Volterra neanche una sera eravamo stati separati. Passare quasi tutti i pomeriggi senza vederci era già una tortura particolarmente crudele per quanto mi riguardava.
Questa volta però non aveva potuto rifiutare. Aveva un disperato bisogno di nutrirsi, la sera prima che partisse i suoi occhi erano talmente neri che era difficile distinguerne l’iride dalla pupilla. Eppure sembrava che non facesse alcuno sforzo a starmi vicino. Naturalmente erano ormai un paio i giorni che evitava d baciarmi, la tentazione sarebbe stata troppo forte anche per lui, suppongo.

Grat, grat, grat, grat.

Avevo cercato di essere forte quando mi aveva detto che sarebbe dovuto partire per andare a caccia. Tre giorni a Goat Rocks con tutti gli altri Cullen.
Tre.
Lunghissimi.
Giorni.
In parole povere un’eternità.
Bhè, magari non proprio una reale eternità, più nel senso figurato del termine.
Quando il tuo ragazzo è una creatura immortale inizi a pensare bene al significato di parole del genere.

Edward non voleva partire. Paradossalmente ero stata io a spingerlo fuori da quella finestra dicendogli di andare. In fondo, per tutto il tempo in cui noi eravamo stati separati anche la sua famiglia aveva sentito la sua mancanza. Era la cosa più giusta da fare.
Ma quanto me ne pentivo ora!
Pensavo di essere abbastanza forte per affrontare tre giorni senza averlo fisicamente al mio fianco.
Illusa!
Avrei dovuto conoscermi meglio.
Il primo giorno senza di lui era passato senza troppi traumi. Avevo avuto una giornata impegnata, prima a scuola e poi a lavoro al negozio dei Newton, anche se sentivo la sua mancanza, il pensiero che solo poco più di 48 ore ci dividevano era oltremodo confortante.

Ero andata a letto stremata ascoltando la sua voce nella segreteria telefonica.
"Stai Attenta. Mi manchi. Ti amo"
Non ci avevo messo molto ad addormentarmi cullata da quelle parole.

Grat, grat, grat, grat.

Oggi, invece, era stato un disastro. Essendo sabato, non c’era stata scuola. Avevo impegnato la mattina facendo qualsiasi lavoretto domestico fossi riuscita a procacciarmi. Purtroppo però ogni cosa sembrava ricordarmi Edward.

Mentre cucinavo pensavo a come fosse diverso il nostro modo di cibarci e il pensiero volava da lui.
Mentre spolveravo i pochi soprammobili di cristallo che Renèè non aveva mai portato con sé, e che Charlie teneva come reliquie sulla libreria, pensavo a quanto la sua pelle fosse bella sotto il sole.
Correzione, a quanto lui fosse bello sotto il sole.
Ehmm…ok, a quanto lui fosse bello, sempre.
Mentre caricavo la quarta lavatrice della giornata il mio sguardo era caduto su una sua camicia che avevo rubato dal suo cassetto in casa Cullen. La usavo spesso come pigiama quando lui non c’era prima del mio ultimo compleanno. Chissà come era finita in mezzo a quelle cose da lavare, dopotutto era pulita. Si sentiva ancora distintamente il suo magnifico profumo. Avrei voluto indossarla subito ma se Charlie fosse tornato in anticipo trovandomela addosso sarebbe entrato subito in "modalità ispettore" e giunto a conclusioni molto sbagliate. Le regole per la mia punizione erano ferree. Niente Edward se non a scuola o un’ora prima di cena.
Era decisamente meglio far sparire quella camicia.

Tornai in camera per riporla in fondo all’armadio insieme agli altri pigiami. L’operazione non mi occupò molto tempo e non avendo altro da fare pensai di passare il resto della giornata nel giardino sul retro a prendere il sole. Era una delle estati più calde che Forks avesse mai conosciuto e seppur nascosto dalla solita coltre plumbea di nuvole che contraddistingueva questa città, timidi raggi di sole bastavano per riscaldare il terreno e rendere l’umidità ancora più insopportabile.

Il nostro giardino -se così si poteva definire- era nient’altro che un minuscolo fazzoletto di terra in cui le uniche cose che sembravano attecchire erano le erbacce. Né io né tanto meno Charlie eravamo portati per la botanica. Lui era troppo pigro per fare qualsiasi cosa mentre io, l’ultima volta che avevo preso un paio di cesoie in mano, ero finita all’ospedale con 5 punti sul dito. Decisamente il giardinaggio non faceva per me.

Recuperata la mia -ormai logora- copia di cime tempestose e un vecchio plaid mi posizionai nell’unico lembo di terra in cui una fitta erbetta continuava stoicamente a crescere.

Grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat.

Ero stesa con gli occhi chiusi quando sentii le mani gelide di Edward salirmi lungo i fianchi e fermarsi sulle costole tracciando disegni concentrici con il pollice su entrambi i lati. Sentivo il suo alito sul collo e le sue labbra tempestare di baci l’incavo sotto l’orecchio. I suoi capelli mi solleticavano il viso e non riuscii a trattenere una risata sommessa. Lui si distaccò per un istante per poi tornare a baciarmi con foga sulle labbra.
Era una sensazione strana.
Non mi aveva mai baciata così. Io da patetica umana quale ero non riuscii proprio a trattenermi e, mentre con una mano lo attiravo a me aggrappandomi alla sua schiena, con l’altra mi tenevo stretta ai suoi capelli.
Ero, con una scarsa percentuale di dubbio, praticamente sicura che a quel mio gesto si sarebbe allontanato da me come al solito e, invece, con mia somma sorpresa, lui si fece ancora più vicino e aprì le labbra emettendo uno strano gemito.
Entusiasta della sua reazione non potei fare altro che lasciarmi andare ancora di più iniziando a tracciare con mani incerte i muscoli della sua schiena ben definiti anche da sopra la camicia.
Fu in quel momento che Edward iniziò la sua discesa verso il mio collo, baciandolo e mordicchiandolo qua e là.
Un attimo.
Mordicchiandolo??
Mi svegliai di soprassalto. Era troppo bello per essere vero.
L’ultima cosa che mi ricordavo era che stavo leggendo la mia parte preferita, quella in cui Cathrine confessa il suo amore per Heatcliff, quando, a quanto pare, i miei occhi avevano autonomamente deciso di chiudersi.
Completamente persa nel residuo imbarazzo di quello che era stato il mio sogno non avevo neanche sentito Charlie entrare in casa.

Avevo dormito lì per più di 4 ore!! In tutta fretta piegai quanto più meticolosamente possibile la coperta e raccogliendo il mio libro andai a riscaldare la cena.

Avevo a mala pena superato la soglia di casa però, quando un incredibile prurito alle gambe mi bloccò.
Mi guardai i polpacci e per poco non mi misi a piangere. Sulla mia pelle diafana c’erano dei grossi rigonfiamenti pruriginosi di un orribile colore rosso scuro. Incapace di resistere ancora iniziai a grattarmi con foga una caviglia reggendomi con una mano allo stipite della porta. Era incredibile quanto potessero prudere quelle bolle!

Grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat.

"Ehi Bells, come è andata la giornata?" disse Charlie appendendo la fondina e la giacca dietro la porta.
"Bene, Charl…papà!" risposi senza neanche rivolgere lo sguardo nella sua direzione, troppo intenta a alleviare il prurito alla gamba. "Credo che dovremmo fare qualcosa per le zanzare in giardino. Oggi hanno fatto festa su di me" mi affrettai ad aggiungere.
Charlie, che intanto mi si era avvicinato con un sopracciglio alzato,mi guardava con aria perplessa. Quando aveva abbassato lo guardo per osservare a cosa mi riferissi era impallidito di colpo.
"Cielo Bells! Dovrei portarti in ospedale! Potrebbe venirti uno shock anafilattico con tutte quelle punture!"
Vedendo la mia espressione alla sola ipotesi di un’altra gita in ospedale si affrettò per cercare una proposta migliore "Vieni, mettiamoci subito del ghiaccio" disse trascinandomi per un braccio in cucina.
Stavo seriamente valutando l’ipotesi di chiamare Edward o Carlisle per sapere cosa avrei potuto metterci - anche se l’idea di rovinargli la gita non mi piaceva affatto. Sapevo che Edward si sarebbe fiondato qui al minimo accenno di problema, per quanto ridicolo il problema in questione fosse- quando la voce di Charlie, che intanto stava riempiendo di ghiaccio uno strofinaccio per creare una borsa del ghiaccio estemporanea, mi destò dalle mie speculazioni.
"E’ proprio strano però. E’ stata fatta la disinfestazione come tutti gli anni, e qui non ci sono mai state molte zanzare. Sarà una di quelle nuove specie tropicali di cui parlavano al telegiornale. Tutto questo caldo con l’umidità di Forks le avrà fatte arrivare anche qui" Disse porgendomi il ghiaccio.
"Metticelo su e non ti preoccupare, provvedo io a riscaldare la cena. Una sera di riposo te la meriti"
Il sollievo fornito dal ghiaccio fu istantaneo.

La cena fu pronta in pochi minuti e mangiammo in silenzio come al solito. Io, ancora con il ghiaccio sulle gambe mi concessi di pensare ancora una volta a Edward e a quanto fredde mi fossero sembrate le sue mani le poche volte, all’inizio del nostro rapporto, che accidentalmente ci eravamo sfiorati. Ultimamente, forse perché stavamo perennemente insieme, anche la sua pelle sembrava un po’ meno gelida. O forse ero semplicemente io che mi stavo abituando al suo contatto. Stavo giusto per ritornare a pensare al sogno avuto nel pomeriggio in giardino quando la voce di mio padre mi riportò ancora una volta alla realtà.
"E’ una benedizione che non ci siano vampiri qui in giro Bells, il tuo sangue sembra essere piaciuto un po’ troppo a quegli insetti" disse alzandosi per portare il piatto nel lavandino con una risatina divertita.
Io ero paralizzata, incapace di controbattere. Possibile che Charlie avesse scoperto qualcosa sui Cullen? Che sarebbe successo ora? Non volevo che lo scoprisse così! Non volevo che lo scoprisse e basta! I volturi lo avrebbero capito e poi chissà cosa sarebbe successo! Avevo lasciato cadere la forchetta sul piatto ed ero visibilmente in preda al panico a questo punto.
"Ehi, Bells stai bene? Ho detto qualcosa che non va?"
"No, no niente papà!" mi affrettai a rassicurarlo con la voce più smielata che riuscissi a emettere. "stavo solo pensando che sarebbe davvero una brutta cosa se ci fossero vampiri qui in giro. Se il mio sangue dovesse piacergli quanto è piaciuto a queste zanzare non credo che avrei vita lunga" dissi sorridendo e cercando di non farmi tremare la voce.
"Sai, oggi è venuto a trovarmi Billy" Ecco spiegato da dove arrivasse la battuta sui vampiri.

Da quando io e Edward ci eravamo messi insieme il padre di Jacob non aveva fatto altro che rintontire Charlie di storie sui ‘freddi’ e su quanto poco affidabili fossero i Cullen. "dice che Jacob non sta passando un bel periodo. Credo che gli manchi, perché non vieni con me alla riserva qualche giorno?"
Il tasto Jacob era uno dei punti dolenti nel rapporto con Edward. Sapevo che lui voleva solo proteggermi ma io mi fidavo di Jacke. Era il mio migliore amico in fondo, glielo dovevo.
"Certo papà. La prossima volta magari" sempre se riuscirò a convincere Edward. "io vado a letto se non ti dispiace, porto con me il ghiaccio" dissi quando ero già sul primo gradino delle scale per mettere a tacere qualsiasi argomentazione mio padre potesse trovare per costringermi a parlare di Jacob e di come il nostro rapporto si fosse poco civilmente concluso dopo il ritorno di Edward. Sapevo che sarebbe finita in lite come al solito.

A Charlie non andava proprio giù che io fossi riuscita a perdonarlo dopo tutto quello che mi aveva fatto passare. Invano avevo più volte cercato di spiegargli che quello che ci univa non era una semplice cotta ma qualcosa di molto più profondo. Una volta mi ero spinta persino a dire che sarebbe stata la stessa cosa se la mamma fosse tornata da lui, Charlie l’avrebbe accolta come se gli ultimi 10 anni non fossero mai esistiti. Entrambi sapevamo che era vero. E lui non aveva avuto il coraggio di controbattere.

Il ghiaccio si era ormai completamente sciolto e il prurito era tornato più insopportabile di prima quando avevo deciso di farmi una doccia e provare a dormire. Sapevo che stasera sarebbe stato molto difficile prendere sonno, tra le bolle che non mi davano pace, il caldo insopportabile e il pensiero fisso di Edward ero pronta a un’altra nottata in bianco.
Indossata la camicia di Edward che avevo trovato quel pomeriggio e permettendomi l’opportunità di dormire senza pantaloncini sotto mi misi a letto avvolta nel suo odore.

La stanza era insopportabilmente silenziosa. Quando sei abituata ad addormentarti con il respiro del ragazzo più perfetto del mondo sul collo e la sua voce che ti canta la musica più dolce che mente umana potesse comporre, era un po’ difficile cedere alle braccia di Morfeo.

Grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat.

Non ne potevo fare a meno. Senza ghiaccio le mie unghie erano l’unica cosa che potesse alleviare il fastidio.

Grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat.

Erano da poco passate le 3:15 e io ero ancora sveglia. Stanchissima ma sveglia. Continuavo a fissare il muro affianco a me, là dove di solito stava Edward. Mi lasciai sfuggire un sospiro. Quanto avrei pagato per averlo qui di nuovo a tenermi stretta!
In cuor mio sapevo che sarebbe tornato da me, dovevo solo aspettare altre 17 ore e 45 minuti!
Eppure qualcosa nella mia testa continuava ad angosciarmi, ricordarmi che io non ero un buon motivo per farlo rimanere a Forks. Ogni volta continuava a dirmi che sarebbe tornato da me, me lo prometteva ogni volta che ci separavamo anche solo per qualche ora, ma una piccola fiammella di dubbio ancora ardeva dentro di me.
Mi girai di nuovo tra le lenzuola e fu allora che, ne sono certa, il mio cuore si fermò.
Lui era lì.
Ancora accovacciato sul davanzale della mia finestra, silenzioso come un gatto, cercava di entrare senza disturbarmi.
Mi alzai repentinamente per corrergli incontro ricordandomi troppo tardi del lenzuolo che aveva fatto prigioniere le mie gambe tra le sue spire. Mi arresi a far fare al mio naso un’ulteriore conoscenza del pavimento quando due braccia forti arrestarono la mia caduta stringendomi forte contro la superficie ruvida di una maglietta.
La sua maglietta, addosso a lui.
Paradiso.
Mi stringeva talmente forte che sembrava quasi volesse farci fondere in un solo corpo. Stava quasi per farmi male, ma naturalmente non glielo avrei mai detto. Qualcosa certamente non andava però, non si era mai comportato così.
"Edward cosa c’è? Mi spaventi così!" riuscii a dire con un filo di voce.
Lui, trattenendomi per le braccia, mi spinse lontano dal suo corpo, tenendo gli occhi serrati. La sua espressione indecifrabile.
"Edward, ti prego, cos’hai? C’è qualcosa che non va?" Era ovvio che ci fosse qualcosa che non andava. Avevo appena iniziato a rimproverarmi mentalmente per la mia ovvietà quando la sua voce incerta mi bloccò.
La sua voce non era mai stata incerta.
"…Tu" era l’unica cosa che riuscì a dire.
Perplessa lasciai scivolare lo sguardo dal suo viso verso di me. Avevo completamente dimenticato come era vestita o, sarebbe più corretto dire, svestita. La sua camicia era talmente grande da arrivarmi senza problemi a metà coscia quindi non avevo visto il bisogno di mettere i pantaloncini sotto. Avevo lasciato un paio di bottoni sbottonati sul davanti e nel mio rigirarmi nel letto la camicia si era ulteriormente aperta lasciando visibile buona parte della spalla destra. Imbarazzata come mai prima iniziai a riabbottonarla con mani insicure. Non ero riuscita a infilare neanche il primo bottoncino bianco nella corretta asola che Edward mi bloccò prendendo le mie mani tra le sue.
Aveva aperto leggermente gli occhi e mi fissava con una strana espressione.
Incapace di sostenere il suo sguardo lasciai che i miei occhi scendessero sulla sua maglietta. Era di un blu molto scuro, quasi nero, con il bordo del collo e delle maniche di un colore più chiaro indistinguibile al buio. Qua e là piccole foglioline erano rimaste appiccicate e una grossa macchia scura ne insozzava tutto il fianco. Edward non era mai tornato in quelle condizioni.
Feci risalire lo sguardo fissandolo sui suoi capelli. Erano stravolti, come se si fosse appena alzato da un sonno tormentato. Aveva sempre avuto questo look un po’ scompigliato, Mike aveva anche cercato di imitarlo per un certo periodo, ma quello di questa sera era completamente diverso. Era bellissimo. Appariva esattamente per quello che era, una creatura perfetta e tormentata, non di questo mondo.
"…Le tue gambe, cosa hai fatto?" aveva recuperato abbastanza controllo da riuscire a proferire una intera frase senza che la voce lo tradisse.
"ah quelle?" abbozzai un sorriso "diciamo solo che non sei l’unico qui che vorrebbe un po’ del mio sangue" fu la mia idiotica risposta. Mi pentii di quella frase nello stesso momento in cui le parole lasciarono la mia bocca. Sapevo quanto lo ferisse che io mi riferissi alla creatura che lui cercava in tutti i modi di tenermi nascosta.
"Scusami Edward, non volevo, veramente. Intendevo dire che delle zanzare mi hanno preso di mira, ero in giardino oggi pomeriggio. Mi sono addormentata e poi ho pensato a te, e stavo leggendo un libro, e poi…"
"Bella, non ti devi scusare. Hai ragione. Io voglio il tuo sangue da creatura deplorevole quale sono e per poco prima non ho resistito alla tentazione di assalirti. Sono un mostro"
Aveva lo sguardo basso, tutto il suo corpo sembrava incurvato sotto il peso della colpa per qualcosa che non era successo. Allungai timidamente una mano sotto il suo mento per cercare di alzare il suo magnifico viso e vedere cosa tormentava i suoi occhi ma mi fermò prima che potessi anche solo sfiorarlo.
"Và a lavarti bella. Per favore, non credo di poter resistere qui dentro con te in queste condizioni ancora per molto"

Con la matematica certezza che si riferisse a come ero abbigliata mi allontanai velocemente da lui dirigendomi verso il bagno imbarazzata e consapevole di essere io la causa del suo malessere.
Accesi la luce del bagno quando avevo già richiuso la porta alle mie spalle. La luce mi abbagliò per un paio di secondi.

Grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat, grat.

Quando riacquistai finalmente la vista riuscii a vedere la mano con la quale continuavo a grattarmi. Era rossa.
Macchie di sangue rappreso erano presenti su tutte le dita e, sulle gambe, oltre al rossore fisiologico dovuto allo sfregamento continuo, c’erano chiari rivoli di sangue che fuoriuscivano da tre delle punture.
Senza aspettare altro mi sedetti sul bordo della vasca da bagno e iniziai a strofinare con una spugna morbida la pelle lasciando che l’acqua tiepida sciogliesse quello che restava del sangue sulle gambe. Dopo una decina di minuti, in cui avevo consumato metà confezione di bagnoschiuma, contenta del risultato mi asciugai con cura e andai verso il mobiletto sotto il lavandino.
Non avevo la minima intenzione di tornare da Edward vestita in quella maniera. Ero convinta che seppure il sangue avesse scatenato quella reazione in lui, l’odore del mio corpo così esposto non gli era di certo di aiuto, per quanto facesse caldo preferivo sudare un po’ coprendomi piuttosto che costringerlo ad andarsene.
Aprii gli sportellini dove tenevo sempre dei pigiami di riserva ma mi ricordai istantaneamente di aver messo tutto a lavare quella mattina.
Il destino era sicuramente contro di me, non avevo altra scelta che tornare nella mia stanza a prendere qualcosa da mettere addosso.

Aprii la porta del bagno con cautela, sperando che Charlie non si fosse svegliato per il rumore dell’acqua. Non sarei mai riuscita a spiegargli che ci facevo a quell’ora in giro per casa in quelle condizioni.
Come una ladra scivolai lungo il corridoio e mi infilai velocemente nella mia stanza richiudendo rapidamente la porta dietro di me.

Edward era steso sul mio letto, rilassato, le mani incrociate dietro la testa, aveva levato le scarpe e si doveva essere ripulito un po’ visto che i suoi capelli erano tornati nella solita forma. Aveva gli occhi chiusi e, se non lo avessi saputo, avrei detto che stesse dormendo. Silenziosamente, quasi non volessi disturbare la sua pace, mi diressi verso il mio armadio per recuperare un pigiama decente.

"Cosa fai?" disse mettendosi seduto compostamente sul letto
"pensavo di mettermi qualcosa di più…appropriato, se devi rimanere qui per la notte" cercai di spiegare. Non riuscii neanche a vederlo quando si alzò e mi venne incontro. Sentii solo le sue braccia stringermi da dietro e il suo respiro vicino l’orecchio
"credevo di essere io quello nato nel secolo scorso, Bella."
Esterrefatta dal suo commento mi rigirai nel suo abbraccio così da poterlo guardare negli occhi.
"In verità pensavo che l’odore della pelle potes…" non mi fece finire. Premendo due dita contro le mie labbra mi zittì all’istante. Si allontanò un poco e guardandomi sempre negli occhi, quasi a voler chiedere permesso, si abbassò per affondare il naso sulla mia spalla ancora scoperta. Lo sentii tracciare con le labbra e la punta del naso disegni astratti sulla mia pelle. Il mio cuore aveva preso a battere un po’ troppo rapidamente per i suoi gusti.
"Respira Bella" sussurrò tirandosi di nuovo su, a portata del mio -ormai offuscato- campo visivo.
Rilasciai il fiato che non mi ero accora di trattenere ma non riuscii a inspirare due volte prima che il respiro mi si bloccasse di nuovo nei polmoni.
Le sue mani gelide erano risalite lungo i miei fianchi e avevano preso a riabbottonare lentamente e pazientemente i bottoni della camicia che indossavo.
"non c’è nessun motivo per cui tu debba indossare qualcosa di più appropriato davanti a me. Anzi dovresti prendere più spesso qualcosa dal mio cassetto. Questa sta sicuramente meglio a te che a me."
La tentazione di levare gli occhi al cielo per fargli capire quale sciocchezza aveva appena detto era forte ma mi trattenni incapace di distogliere lo sguardo dalle sue abili mani.
Mi stava facendo impazzire, il sentirlo così vicino e sapere di non potere averlo come avrei voluto. Avrei pagato qualsiasi prezzo per poterlo baciare anche solo una volta in modo che capisse esattamente quello che provavo per lui, per lasciare incontrollata la furia della mia passione e sperare che facesse a specchio con la sua.
Ma io ero una semplice umana e dovevo attenermi alle sue regole.

Rimasi immobile con il respiro strozzato in gola per tutto il tempo che ci impiegò per riabbottonare due su tre dei bottoni rimasti prima che mi prendesse di peso e mi adagiasse sul letto.
Si mise di fianco a me, con la testa sul mio petto ascoltò il mio cuore tornare al suo normale ritmo per un po’ ma non saprei dire quanto tempo rimanemmo in quella posizione.

"Mi sei mancata" disse a bassa voce inclinando il capo in modo che le parole risultassero smorzate dalla vicinanza con il tessuto della camicia che indossavo. Inalò profondamente nel tessuto premendo il naso sul mio seno.
"Cosa è successo Edward?" la curiosità aveva avuto la meglio su di me "saresti dovuto tornare domani" dissi mentre con una mano accarezzavo i suoi capelli sciogliendo piccoli nodi che si erano creati "e i tuoi vestiti sono sporchi"
Alzò la testa per guardare le effettive condizioni della sua maglietta, come se prima non avesse notato la macchia che ne ricopriva il lato. Spostò di nuovo lo sguardo su di me ma aveva la stessa espressione di un bambino trovato con le mani sul barattolo di biscotti.
"Scusami" la voce era bassa, quasi un sussurro "fa troppo caldo e a quanto pare molti campeggiatori hanno deciso di passare il weekend al fresco nel bosco di Goat Rocks. Avremmo rischiato troppo rimanendo anche domenica lì" spiegò reggendosi su un gomito e appoggiando il mento sulla mano "E poi mi mancavi troppo." Si lasciò andare a una risata sommessa e tornò a guardarmi negli occhi "Emmett mi avrà odiato" disse sfavillando il suo famoso sorriso obliquo che aveva il potere di sciogliermi all’istante "non ho smesso di pensarti un attimo"
"questo però non spiega i vestiti sporchi signor Cullen. Si dia il caso che abbia cambiato le lenzuola proprio oggi" dissi cercando di suonare quanto più minacciosa possibile.
"non avevo tempo di tornare a farmi una doccia a casa, un giorno intero senza di lei, signorina Swan, mi è bastato. Non volevo perdere altro tempo inutile" disse tracciando con un dito i contorni del mio volto, dalle sopracciglia agli zigomi e dalla fronte al mento.
"capisco" fu l’unica cosa che il mio cervello riuscì a elaborare sul momento.
Mi riaccoccolai contro di lui cercando nella sua vicinanza tutte le mie sicurezze per trovare un po’ di pace per dormire.
Non c’era verso.

Anche con la mia ninna nanna cantata appositamente per me non riuscivo a prendere occhio.
Le gambe mi davano troppo fastidio, faceva troppo caldo e una volta tanto l’avere Edward a fianco a me non aiutava visto che continuavo a pensare al sogno del pomeriggio.

Dopo aver resistito all’ennesimo impulso di grattarmi quelle dannate punture sulle gambe e sentendo alcune goccioline di sudore scivolarmi lungo la schiena mi venne in mente un’idea folle, ma avevo bisogno di un complice. Mi girai dal suo lato così da poterlo guardare dritto negli occhi.
Stavo giusto cercando di sorpassare l’imbarazzo e trovare il coraggio per fare la mia richiesta che lui mi anticipò.
"Cosa c’è?" mi chiese confuso.
"levati la maglietta" fu la mia sola risposta prima che le guance mi andassero a fuoco percependo l’ambiguità di quella pretesa.
L’espressione sul volto di Edward era impagabile. Spalancò gli occhi atterrito, poi mi guardò perplesso e infine sorrise languido.
"Sai, per queste cose potremmo avere tempo se solo tu accettassi la mia proposta di matrimonio. Ora come ora non è proprio possibile" disse innocentemente.
"Piantala Edward" incalzai "non è quello che pensi"
"E cosa penso ?" il tono scherzoso era ancora nella sua voce "L’ultima volta che ho controllato avevo solo io i poteri tra noi due"
Levai gli occhi al cielo e feci per afferrare l’orlo della sua maglietta cercando di sfilargliela e soprattutto cercando di non pensare a quello che stavo facendo.
" E così, alla fine, la figlia dell’ispettore Swan non è innocente come sembra" disse alzando le braccia per aiutarmi comunque nell’operazione e ridendo di gusto.
Averlo a torso nudo davanti a me, sul mio letto, tra le mie lenzuola, per poco non mi fece venire una crisi isterica. Sforzandomi per mantenere la concentrazione e ricordarmi perché eravamo in quella situazione mi misi di nuovo stesa con la schiena rivolta verso di lui, alzando le ginocchia quanto più in alto possibile.
Credo che lui avesse capito cosa stavo cercando di fare perché senza che gli dicessi niente mi abbracciò da dietro facendo aderire il suo petto alla mia schiena.
Il fresco della sua pelle attraversava quell’unico strato di cotone che avevo addosso dandomi quasi i brividi. Non contenta, presi una delle sue mani gelide che mi cingevano la vita e la portai su un polpaccio, lì dove da ore ormai provavo una voglia infinita di grattarmi.
"meglio ora?" mi domandò cortese

Tirai un sospiro di sollievo e chiusi finalmente gli occhi invasa da quelle sensazioni così piacevoli "non ne hai idea"
"sai, una pomata al cortisone ti allevierebbe molto del bruciore alle gambe" rimasi in silenzio come se non l’avessi neanche sentito "ti puoi fidare di uno che ha due lauree in medicina" aggiunse.
Non risposi neanche a quella provocazione, mi limitai a sospirare rumorosamente prima di abbandonarmi finalmente a un sonno profondo.

Chi ha bisogno di pomate al cortisone o condizionatori quando puoi avere il tuo vampiro preferito al tuo servizio?



  
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: TheRaVen