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Autore: EvgeniaPsyche Rox    14/02/2013    10 recensioni
«Non sarai mica innamorato?»
A quella domanda Jamie sussultò appena, osservando con aria sorpresa la sorella, proprio come aveva fatto qualche giorno prima di fronte alla stramba curiosità di Lucynda; in effetti, non si era mai chiesto per davvero se fosse innamorato o meno. Forse non gli interessava, ecco tutto. Sapeva solo che provava qualcosa di veramente forte, di travolgente, che ogni giorno cresceva sempre di più insieme al dolore e alla tristezza.
«Devo prenderlo come un sì?», chiese insistentemente lei, consapevole che l'unica maniera per poter aiutare il ragazzo era quella di conoscere tutti i dettagli della sua situazione.
«Non lo so, Sophie, non so proprio che cosa dirti.»
«Ma come non lo sai? Andiamo, Jamie! Hai diciannove anni, non sei più un bambino! Dovrai pur conoscere te stesso e i tuoi sentimenti!».
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jack Frost, Jamie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A me che sono acida come il limone, soprattutto per quanto riguarda la festa di San Valentino.
A me che mi lamento delle coppiette che si sbaciucchiano in giro, facendomi venire il diabete.
A me che rompo costantemente le scatole e le ovaie altrui con i miei commenti un po' aspri.
A me che, fortunatamente/sfortunatamente, sono ancora in grado di comprarmi da sola la cioccolata e non sono dipendente da qualcuno.
A me che, nonostante tutto, nonostante questa mia acidia e avversità nei confronti di San Valentino e delle persone che la amano, sono riuscita a scrivere questa cosa, sperando che non risulti eccessivamente sdolcinata.
E, infine, a mio padre, che è stato tanto buono a regalarmi tutta quella costosissima cioccolata.
Buon San Valentino, stronzi.

 

 

 


Happy Valentine's Day, Jack.


«E questa è la storia di Jack Frost, un Guardiano che nemmeno sapeva di essere tale e, soprattutto, un Guardiano che all'inizio non conosceva neanche il proprio passato.»
Un'esclamazione collettiva di stupore si espanse nella classe e il ragazzo sorrise, facendo un breve inchino in segno di ringraziamento per la completa attenzione.
«E' una storia veramente emozionante. Grazie mille per aver speso un po' del tuo tempo, Jamie». L'insegnante accennò al ragazzo un radioso sorriso che il giovane ricambiò immediatamente prima di riprendere la parola: «Non ho fatto nulla, glielo assicuro. Ci tenevo molto a raccontare a tutti la storia di Jack Frost.»
«E noi siamo stati molto felici di averti qui, oggi. Non è vero, bambini?». La donna si rivolse ai frugoletti seduti dietro i numerosi banchi, i quali risposero positivamente in coro.
«Se avete qualche domanda prima che me ne vada, io sarò felice di rispond-», e, prima che Jamie potessere terminare la propria frase, una bambina dai lunghi capelli corvini alzò immediatamente la mano e sembrò davvero sul punto di saltellare sulla sedia. «Io, io, io! Io ho una domanda!»
La maestra sospirò pesantemente di fronte all'atteggiamento poco ortodosso della bambina, ma si sforzò comunque di sorridere, mentre Jamie le fece un cenno con il capo. «Sì, dimmi pure.»
La fanciulla si alzò, quasi avesse voluto dare maggiore enfasi e importanza alla propria domanda; si schiarì ripetutamente la gola, ottenendo diverse risatine da parte dei compagni, e, finalmente, prese la parola: «Ma è mai successo che Jack, o comunque qualche altro Guardiano, si innamorasse? O che qualcuno si innamorasse di lui?»
A quella domanda si creò un improvviso silenzio che appesantì particolarmente l'aria; la bambina osservò con estrema attenzione Jamie, fremendo dalla voglia di ricevere una risposta; al contrario, quest'ultimo sembrò particolarmanete nervoso perché si morse ripetutamente il labbro inferiore, e tutto ciò avvenne sotto lo sguardo stralunato dei compagni e quello perplesso dell'insegnante di italiano.
«Penso che sia una domanda molto intelligente», il giovane si decise finalmente a parlare, cercando nel frattempo di guadagnare più tempo possibile per riflettere. «Sì, è davvero una domanda intelligente e... Sinceramente, non me l'aspettavo proprio. Io non so se Jack Frost si sia mai innamorato, o almeno, è molto difficile da capire dato il suo carattere un po' orgoglioso e testardo. Se qualcuno si è mai innamorato di lui? Beh, di sicuro. Sì, sicuramente c'è qualcuno che lo ama, solo che lui non riesce ad accorgersene. Non so se sia cieco o se non ne capisce nulla in campo amoroso, nonostante viva su questo pianeta da chissà quanti secoli. Sai, credo che Jack sia una di quelle persone che, in qualche modo, riesce a farsi apprezzare, a farsi amare, al di là di tutti i suoi difetti. E' particolare, insomma.», Jamie si lasciò sfuggire un flebile sorriso che si gelò non appena si ricordò di trovarsi in classe, in mezzo ad una ventina di bambini e un'insegnante; ma soprattutto, si accorse di aver dichiarato in maniera piuttosto esplicita i suoi sentimenti nei confronti di Jack.
La bambina, che fino a quel momento aveva schiuso le labbra in un'espressione stupita e piacevolmente sorpresa, non sembrò comunque del tutto soddisfatta; si porse un poco in avanti e appoggiò le piccole mani sul banco di legno. «E se anche Jack amasse la persona che lo ama, come farebbero a stare insieme?»
«B-Beh, io no-»
«Adesso basta Lucynda.», la rimproverò severamente l'insegnante, facendo poi un cenno di scuse al ragazzo. «Le tue domande non sono per niente adeguate. Inoltre stiamo trattenendo troppo Jamie, dato che avrà certamente un sacco di cose da fare.»
«Oh, no, non mi state affatto rubando del tempo. Sicuramente Lucynda è una ragazza molto curiosa, tutto qui», Jamie lanciò un fugace sorriso alla bambina che nel frattempo aveva ripreso il proprio posto, un po' offesa di non essere riuscita a ricevere le risposte tanto bramate.
«Sì, anche troppo curiosa.»
Il giovane sorrise nuovamente e si avviò verso la porta, salutando calorosamente i bambini prima di ritrovarsi nel lungo corridoio della scuola, seguito a ruota dall'insegnante. «Grazie ancora Jamie, davvero. E' bello che tu venga qui ogni anno a raccontare questa splendida storia. Non mi stanco mai di ascoltarla.»
«Non ha bisogno di ringraziarmi. Io lo faccio con grande piacere.»
La donna sorrise, mettendo in mostra alcune rughe sulla fronte. «E a me fa piacere vedere come cresci di volta in volta. Mi sembra ancora ieri quando c'eri tu al posto di quei bambini: eri davvero vivace, te lo assicuro.»
Jamie si lasciò sfuggire una sottile risata e annuì leggermente. «Sì, lo ricordo bene», poi fece per voltarsi, quando l'insegnante richiamò nuovamente la sua attenzione: «Jamie, ti potrei fare una domanda?»
«Mi dica.»
«Riguarda sempre la storia di Jack Frost... E' che sono anni che mi chiedo se tu te la sia inventata o se l'abbia presa da qualche libro o racconto. Eppure, dopo aver fatto qualche ricerca, mi sono accorta che non esiste nessuna versione del genere. Quindi mi volevo complimentare per la tua fantasia e la tua creatività. L'ho sempre detto che eri un bambino particolare.»
Jamie sbatté ripetutamente le palpebre, tra il confuso e il lusingato; successivamente sorrise, dato che gli avevano spesso ripetuto che era ciò che sapeva fare meglio. «Oh, no, non è una storia inventata, né è tratta da qualche libro o racconto. Diciamo che la conosco e basta.»
«La conosci?»
Il ragazzo annuì e questa volta fu la donna a sorridere. «Mi pare di capire che tu non voglia aggiungere altro. Bene Jamie, allora arrivederci. E copriti bene, mi raccomando. Fuori si gela.»
«Oh, non si preoccupi», rispose immediatamente il ragazzo, sistemandosi la sciarpa intorno al collo. «lo conosco bene il freddo, glielo assicuro.»

 




«Non sono bellissime, mamma?»
«Sì, davvero splendide tesoro. Sei stata molto fortunata a conoscere un ragazzo così», la madre sorrise alla figlia che stava danzando intorno al tavolo senza smettere di ridere, reggendo nel frattempo tra le mani un profumato mazzo di rose rosse.
Jamie intanto continuò a scrutare con aria pensierosa la finestra, quando sua sorella inciampò su una gamba del tavolo, rischiando di cadere goffamento sulle piastrelle bianche se non fosse per il fatto che il ragazzo riuscì ad afferrarla in tempo, aiutandola a riacquistare l'equilibrio perso. «Sophie, penso che tu debba imparare a contenerti un po'.»
La diretta interessata accennò una risatina imbarazzata, stringendo nel frattempo il mazzo con fare possessivo, quasi timorosa di vederlo svanire di fronte ai suoi occhi verdi e splendenti. «Hai ragione, ma non è colpa mia. Prenditela con il mio ragazzo e con i suoi deliziosi regali di San Valentino.»
Jamie allora si sforzò di sorridere, ma tutto ciò che ottenne fu una piega amara che non sfuggì allo sguardo attento della sorella.
«Qualcosa non va, Jamie?», sussurrò allora accanto al suo volto, stando attenta a non farsi sentire dalle orecchie indiscrete della madre, la quale in quel momento era particolarmente intenta a lavare i piatti.
Il ragazzo sospirò pesantemente; avrebbe preferito mostrarsi felice per la sorella e per i regali che riceveva ogni anno, ma gli risultava davvero impossibile. E non perché fosse invidioso di lei o delle sue attenzioni; no, assolutamente no. Lui era considerato un diciannovenne molto carino con i suoi occhi color nocciola, i suoi capelli marroni sempre ordinati e i lineamenti del suo volto prossimi a quelli di un uomo. E, proprio per questo, ogni San Valentino riceveva sempre almeno due o trè lettere anonime da parte di ragazze che sognavano di passeggiare insieme a lui sotto la pallida luce della luna.
No, se a San Valentino si sentiva particolarmente triste non era di certo per invidia nei confronti di sua sorella. I motivi erano altri, più profondi, più intensi, più dolorosi.
«Non devi preoccuparti, davvero», si sforzò di convincerla il maggiore, sistemandole una ciocca dorata di capelli dietro l'orecchio sinistro. Proprio non se la sentiva di macchiare la felicità di Sophie con la sua tristezza.
«E invece mi preoccupo!», sbottò a voce un po' troppo alta la ragazzina, appoggiando il mazzo di rose sul tavolo; successivamente gli prese con dolcezza una mano e gli fece cennò di seguirla fuori dalla cucina per evitare che la madre sentisse dei discorsi inappropriati.
Salirono la solita rampa di scale che divideva le loro stanze dal soggiorno e dalla cucina, e giunsero finalmente nella camera del ragazzo, la quale stava ormai diventando veramente troppo piccola per lui.
Sophie lo fece sedere sul materasso e sorrise con una dolcezza che a Jamie ricordava sempre la madre. «Bene, adesso che siamo soli posso sapere che cosa ti rende così depresso oggi?»
«E'... E' difficile da spiegare...»
«Oh, andiamo, Jamie!», tuonò improvvisamente la bionda, incrociando le braccia nella sua tipica espressione da bambina che non l'aveva ancora abbandonata. «Non fare il difficile e dimmi che cosa ti turba. Tenerti tutto dentro non ti aiuterà! Non mi dicevi sempre così quando ero piccola?»
«Perché, adesso tu saresti grande?»
«Smettila!», Sophie scostò velocemente le coperte e afferrò il cuscino, lanciandolo poi sulla testa del fratello. «Scemo.»
Il ragazzo scoppiò a ridere, divertito dalla reazione dell'altra; il suo sguardo si posò poi casualmente sulla finestra e, guardando distrattamente la neve che si era appoggiata sul vetro, il suo volto si incupì improvvisamente.
«Jamie?», tentò di chiamarlo lei, assumendo un'espressione preoccupata. «Che cos'hai?»
Il maggiore sospirò per l'ennesima volta e tornò a concentrarsi sulla ragazza, decidendo finalmente di svuotare il sacco. «E' che mi piace da tempo una persona che non sembra particolarmente interessata a me.»
«Oh», esclamò piano Sophie, rattristandosi per il fratello. «e da quanto tempo, esattamente?»
«Cinque anni.»
«Ma è tantissimo!»
«Sì, lo so.»
«Non sarai mica innamorato?»
A quella domanda Jamie sussultò appena, osservando con aria sorpresa la sorella, proprio come aveva fatto qualche giorno prima di fronte alla stramba curiosità di Lucynda; in effetti, non si era mai chiesto per davvero se fosse innamorato o meno. Forse non gli interessava, ecco tutto. Sapeva solo che provava qualcosa di veramente forte, di travolgente, che ogni giorno cresceva sempre di più insieme al dolore e alla tristezza.
«Devo prenderlo come un sì?», chiese insistentemente lei, consapevole che l'unica maniera per poter aiutare il ragazzo era quella di conoscere tutti i dettagli della sua situazione.
«Non lo so, Sophie, non so proprio che cosa dirti.»
«Ma come non lo sai? Andiamo, Jamie! Hai diciannove anni, non sei più un bambino! Dovrai pur conoscere te stesso e i tuoi sentimenti!». Sicuramente una delle caratteristiche che più spiccava in sua sorella era la determinazione delle sue parole; il suo tono di voce che si alzava improvvisamente, colpendoti nel momento più inaspettato; la sua espressione in grado di farti sussultare, di svegliarti, di permetterti di scontrarti per davvero con la realtà dei fatti.
Ed era proprio questa sua qualità che ricordava sempre a Jamie che Sophie era cresciuta, stava crescendo e che sarebbe presto maturata; da piccolo bicciolo sarebbe divenuta un fiore stupendo, chissà, magari proprio una rosa rossa.
Pensò istintivamente a lei da bambina, ai suoi primi passi impacciati e alle sue parole balbettanti quando aveva due anni; pensò a lei e al suo profondo affetto verso il coniglio di Pasqua che non si era ancora spento. Sì, perché Sophie, proprio come lui, ancora credeva, e Jamie sapeva che entrambi sempre lo avrebbero fatto.
«Hai ragione. Dovrei conoscermi bene, ma, sai, non è facile. Non è facile perché questa persona... Insomma, io non ho ancora avuto il coraggio di dichiararmi. O almeno, ci ho provato, ma... Ma non capisce, dannazione, è questo il problema. Non riesce a capire che io muoio dalla voglia di... Di...», Sophie appoggiò una mano sul pugno che il fratello aveva istintivamente serrato, cercando di calmarlo con il suo dolce tocco. «Chi è questa persona, Jamie? E' una tua compagna di classe? Una tua vecchia amica?»
A quella domanda Jamie sentì le proprie gote arrossarsi appena e si alzò di scatto, evidentemente nervoso. «B-Beh, non... Non esattamente.»
«E allora chi è, si può sapere?»
Il maggiore si avvicinò alla finestra e appoggiò una mano sul vetro particolarmente freddo; sospirò pesantemente e socchiuse leggermente gli occhi, deviando improvvisamente il discorso. «E' proprio bella la neve, non trovi?»
E quel semplice commento bastò a far capire tutto alla sorella; Sophie allora si lasciò sfuggire un candido sorriso e annuì, nonostante il fratello in quel momento non la stesse guardando. «Jamie?»
«Sì?»
«Io penso che tu non glielo abbia detto abbastanza forte.»




 



Quattro anni prima, dopo essere arrivato alla conclusione che, sì, Jack Frost gli piaceva davvero tanto, aveva deciso di regalargli il tipico mazzo di rose rosse per San Valentino nella speranza che quel piccolo gesto riuscisse in qualche modo a fargli capire ciò che provava davvero per lui.
Eppure le rose erano rimaste lì, sulla sua piccola scrivania, ad appassire tristemente sole. Quelle povere rose che avevano conosciuto soltanto il mittente, ma non il destinatario.
Non aveva avuto il coraggio di consegnargliele. Quando lo aveva sentito bussare alla finestra, quando aveva visto il suo sorriso, quando aveva scostato le tende, ritrovandoselo così a pochi centimetri dal naso... Bum. Aveva sentito un tonfo al cuore e tutta la sua determinazione -Già piuttosto scarsa- era andata a farsi benedire.
Dopo aver chiacchierato per quasi un'ora, l'attenzione di Jack si era concentrata sulle rose appoggiate accanto alla scrivania, accuratamente incartate e infiocchettate; si era così improvvisamente alzato in piedi sul letto e con un balzo si era avvicinato ad esse, osservandole con aria perplessa e quasi confusa. «E queste che cosa sono?»
Jamie era a sua volta scattato in piedi con fare allarmato, affrettandosi a raggiungere il Guardiano. «N-Non è niente Jack, lascia perdere!»
Lo Spirito del gelo aveva corrugato la fronte, ignorandolo. «Non capisco, oggi mentre girovagavo per la città ho visto che quasi tutti avevano in mano questi mazzi di fiori o qualche altro regalo del genere. Perché, si può sapere? Non è mica Natale!»
A quella domanda Jamie si era sentito particolarmente in imbarazzo e aveva sgranato leggermente le iridi; davvero Jack, nonostante tutti quei secoli passati sulla Terra, non conosceva ancora la festa di San Valentino?
«Beh, non... Non è esattamente Natale.»
«E allora perché la gente si scambia regali?»
«Non è che si scambiano tutti dei regali, Jack...», aveva farfugliato impacciatamente il castano, inciampando tra le sue stesse parole. «Lo fanno solo... Solo le persone che si amano, ecco. Oggi è San Valentino, la festa degli innamorati. Molte persone, inoltre, ne approfittano per... Per dichiararsi con la persona che amano, ecco...»
Jack, che fino a quel momento aveva ascoltato la spiegazione dell'altro in perfetto silenzio, aveva arricciato le labbra in una smorfia indecifrabile e, con un altro balzo, aveva raggiunto la finestra, lasciandosi sfuggire una breve risata. «Che stupidaggine. Davvero, non ho mai sentito una cosa così ridicola!»
Poi aveva osservato attentamente la città e si era accorto che la neve stava iniziando a sciogliersi. «La gente dovrebbe divertirsi sulla neve, altro che scambiarsi dei fiori. Adesso vado a far chiudere un po' di scuole. A presto, Jamie!», e, dopo aver detto ciò, il Guardiano si era lanciato all'indietro, lasciandosi poi trasportare dalle braccia del vento.
E Jamie era rimasto lì, immobile, ad osservare con aria malinconica la finestra.
Ciò che quel giorno lo aveva fatto stare male non fu il commento di Jack riguardo alla festa di San Valentino; no, assolutamente no.
Quella notte l'aveva spesa piangendo semplicemente perché lo Spirito del gelo non si era neanche degnato di chiedergli per chi fossero quelle rose.
Durante la festa di San Valentino di trè anni prima, invece, Jamie non si era nemmeno sforzato di scegliere qualcosa da comprare, o di cercare le parole giuste per esprimere ciò che provava quando si trovava accanto a lui.
Tanto secondo Jack quella era una cosa stupida, no? E allora perché durante la penultima festa di San Valentino aveva ritrovato la speranza e il coraggio? Perché gli aveva regalato un pupazzo?
Proprio non lo sapeva.
Non si sarebbe mai scordato l'espressione confusa e stupita del Guardiano di fronte a quel regalo inaspettato; Jack aveva inclinato la testa su un lato, sbattendo ripetutamente le palpebre. «E' per me?»
«Certo, stupido.»
«Beh, grazie mille, Jamie.», aveva borbottato l'albino, ancora confuso; dopodiché aveva afferrato il pupazzo e lo aveva squadrato con estrema attenzione. «E' molto... Molto bello, credo.»
L'altro allora aveva preso un profondo respiro e aveva serrato i pugni, imponendosi di tirare fuori una volta per tutte quelle dannatissime parole. «Jack, ti ricordi quando due anni fa ti ho parlato di... Di...»
«Di cosa?»
«Di quella festa, della giornata di oggi....»
«Ah, sì, di San Ventolino.»
«Ehm, sì, San Valentino», lo aveva corretto con fare impacciato il castano. «C-Comunque, vedi, io questo regalo te l'ho voluto fare oggi proprio perc-»
«Jack, eccoti qui!». I due si erano voltati di scatto, notando l'improvvisa apparizione di una creatura alata dalle piume colorate. «Ehi, Calmoniglio, l'ho trovato!», aveva allora urlato Dentolina alla finestra.
«Trovato?», aveva ripetuto con fare confuso Jamie, guardando i trè Guardiani che ora si trovavano nella sua stanza.
Jack era dunque scoppiato a ridere e aveva iniziato a galleggiare pigramente in aria, facendo qualche piroetta. «Sì, stavamo giocando a nascondino. Tutti contro di me! E indovina un po', Jamie? Ci hanno messo praticamente due ore a trovarmi! Ragazzi, che record!»
«E smettila di fare lo spaccone.», lo aveva ammonito il Calmoniglio, lanciandogli un'occhiata truce. «Tutta fortuna.»
Lo Spirito del gelo aveva ridacchiato di nuovo prima di volare verso la finestra, facendo un cenno con la testa al ragazzo ancora seduto sul letto. «Adesso penso proprio che tocchi a me contare. Grazie mille del regalo Jamie. Alla prossima!», e qualche secondo dopo era già svanito nella città, proprio come gli altri due Guardiani.
Jamie allora aveva sospirato, ritrovandosi nuovamente solo in mezzo alla stanza.
Durante l'ultimo San Valentino, invece, Jack non si era proprio presentato da lui. Gli aveva comprato dei cioccolatini che però erano rimasti per tutto il tempo nella scatola, senza mai essere assaggiati. Lo Spirito del gelo, almeno secondo quanto gli aveva raccontato il giorno successivo, era stato troppo impegnato alla base di Nord a combinare qualche guaio, giusto per far irritare gli yeti.
Insomma, da quando Jamie si era innamorato di Jack, San Valentino per lui era stato un fiasco totale, senza alcun dubbio.
Il ragazzo sospirò, facendo uscire la solita arietta dalla propria bocca a causa del tipico freddo di Febbraio; allungò un bracciò e staccò un ramo abbastanza spesso dall'albero a pochi metri da lui.
Non gliel'aveva detto abbastanza forte, eh?
Bene, pensò tra sé e sé, adesso lo avrebbe costretto ad ascoltarlo. Lo avrebbero sentito tutti, da quanto forte avrebbe gridato.
Perché sì, lui, Jamie Bennett, era innamorato per davvero, lo era sempre stato: era innamorato di Jack Frost, il Guardiano del divertimento, lo Spirito della neve e del gelo, e nessuno avrebbe potuto cambiare questa realtà, nemmeno lui stesso.
Infilò il ramo all'interno della candida e soffice neve, iniziando così il suo compito; in realtà non fu così facile come si aspettava perché gli capitò spesso di affondare in mezzo a quella massa bianca e anche perché doveva cercare di rendere tutto il più visibile possibile.
Dopo un'ora buona passata a rigirare il bastone tra la neve e a scavare a mani nude, finalmente Jamie poté considerarsi soddisfatto del risultato ottenuto.
Gli mancava soltato il tocco finale, ovvero il destinatario del suo messaggio.
Afferrò così una manciata di neve e cercò di renderla il più compatta possibile tra le mani arrossate; dopodiché allungò il braccio e lanciò la piccola palla, la quale, dopo un lungo volo, colpì il tronco di un albero spoglio. Poi fece qualche passo indietro e aspettò.
Nonostante l'estrema fatica di incidere la scritta sulla neve, aspettare fu sicuramente la parte più difficile.
Jamie non seppe esattamente quanto tempo passò. Magari soltanto cinque minuti, o forse dieci, se non addirittura quindici. Resta il fatto che aspettò perfettamente immobile, senza muovere un solo muscolo, con lo sguardo sempre rivolto verso il cielo.
Poi, finalmente, un suono. Una risata. Una risata che stava esplodendo nel cielo, una risata cristallina che ormai conosceva fin troppo bene.
Le iridi di Jamie si illuminarono, come se un raggio di sole avesse improvviamente forato la pesante coperta delle nuvole; trattenne istintivamente il respiro, quasi timoroso di interrompere quella risata che tanto amava, e si accorse che il suo battito cardiaco stava accelerando in maniera spaventosa.
Prima sembrò un puntino confuso in mezzo al cielo, ma poi lo vide, lo vide per davvero e Jamie pensò che mai aveva provato un'emozione tanto forte; Jack si stava avvicinando in picchiata, accompagnato dal vento, quando si fermò di scatto ad una quindicina di metri da terra.
E in quei pochi attimi Jamie si chiese se non avesse sbagliato tutto. Si chiese se avesse fatto bene a dichiarargli il proprio amore con una semplice scritta sulla neve, attraverso uno scontato ''Ti amo Jack Frost''; si chiese se fosse ancora in tempo a fuggire, lontano, facendo finta di non c'entrare nulla con quella storia.
Si domandò se Jack fosse scoppiato a ridere o meno. Si domadò se Jack l'avesse guardato con odio o con pietà. Negli attimi in cui il Guardiano era rimasto fermo, perfettamente immobile come il ghiaccio, intento a leggere ciò che c'era scritto sulla neve, Jamie si chiese tante, tantissime cose, e prese in considerazione l'idea di fuggire o di mentire, dicendogli che era tutto uno scherzo.
Ma alla fine non fece nulla di tutto ciò.
Semplicemente aspettò. Aspettò e guardò Jack mentre, con estrema lentezza, appoggiava i piedi nudi sulla neve fresca; Jamie allora deglutì rumorosamente, accorgendosi che il Guardiano, nonostante si trovasse a pochi metri da lui, era ancora intento a scrutare la scritta.
«L'hai fatto tu?». Jamie sussultò appena e puntò gli occhi verso lo Spirito del gelo, accorgendosi che era evidentemente nervoso.
«Sì, Jack. L'ho fatto io. Ti piace?», il castano tentò di assumere un tono dolce e paterno, sperando in questo modo di poter tranquillizzare Jack, il quale, a quella domanda, annuì lentamente; dopodiché strinse il suo bastone tra le mani e lo picchiettò un paio di volte sul manto nevoso, congelando in pochi secondi la scritta che, a quel punto, spiccò maggiormente grazie alla lucentezza del ghiaccio.
Jamie si lasciò sfuggire un caldo sorriso e si avvicinò di qualche passo verso l'altro; si sentì stranamente più leggero, sereno, in pace con se stesso, liberato da un peso che lo aveva afflitto per anni e anni. Quando si ritrovò faccia a faccia con il Guardiano, il suo sorriso fu ancora più raggiante di prima, come se avesse acquistato una nuova sicurezza. «Jack? Tutto bene?»
Quest'ultimo, che sembrava avere lo sguardo perso in un punto indefinito dietro il ragazzo, annuì di nuovo con aria meccanica. «Sono venuto qui anche perché ti devo dire una cosa.»
Jamie appoggiò allora una mano sulla spalla di Jack, facendola poi risalire verso i suoi capelli bianchi come la neve più pura e candida; scrutò con estrema attenzione la sua pelle nivea e chiara, i suoi occhi azzurri e le sue labbra sottili. «Ti ascolto, Jack.»
«Io ti volevo ringraziare per quello che hai detto qualche giorno fa in classe.», mormorò a fior di labbra il Guardiano, evidentemente imbarazzato.
Jamie allora spalancò la bocca, sorpreso. «Aspetta, ma quindi... Tu... Tu eri...»
«Sì, ero alla finestra ad ascoltarti. Mi piace sentirti raccontare la mia storia».
A quella rivelazione per Jamie fu istintivo chiedersi se Jack avesse sentito o meno anche la sua risposta alla domanda di Lucynda; dopo qualche secondo di riflessione, si accorse che, in fondo, poco importava ormai. Ciò che doveva dirgli era stato detto ed era quella l'unica cosa che contava davvero.
«E a me piace raccontare la tua storia, lo sai», il castano sorrise nuovamente e avvolse l'esile corpo dell'albino tra le proprie braccia. «Jack?»
Quest'ultimo rispose con un brontolìo sconnesso e continuò a tenere la testa voltata altrove, sentendo un vago calore invadergli le guance; Jamie alla vista della sua espressione rise candidamente e appoggiò la fronte su quella dell'altro. «Pensi ancora che la festa di San Valentino sia stupida?»
Lo Spirito del gelo alzò le spalle con fare disinteressato. «Diciamo che mi è indifferente.»
Il ragazzo soffocò un'altra risatina e accennò l'ennesimo sorriso. «Allora che ne diresti di passare la festa di San Valentino insieme a me?», e, dopo aver chiesto ciò, Jamie non poté fare a meno di ridere alla vista dello sguardo imbarazzato del Guardiano che, dopo una breve esitazione, riprese finalmente la parola: «Peccato che io non abbia la più pallida idea di come si debba trascorrere questa giornata.»
Il diciannovenne allora accennò un flebile sorriso e si chinò appena per raggiungere l'altezza dell'altro: lo afferrò saldamente per le spalle e gli si avvicinò lentamente, schiudendo leggermente la bocca nella speranza di poter assaporare meglio le labbra del Guardiano, quando quest'ultimo si ritrasse di scatto, raggiungendo il ramo di un albero con un balzo. «Ma... Ma che fai?!», tuonò allora con le gote completamente arrossate, stringendo con forza il bastone tra le mani.
Jamie si grattò nervosamente la testa, non aspettandosi di certo una reazione del genere. «Ehm... Volevo soltanto mostrarti come si deve passare San Valentino», a quella patetica risposta Jack incrociò le braccia e si sedette sul ramo, imbronciando le labbra in un'espressione offesa.
Il ragazzo allora rise di cuore, scuotendo leggermente la testa; Jack non era cieco, semplicemente non ne capiva nulla di amore. E come poteva? Aveva passato praticamente tutta la sua esistenza a cercare di trovare il suo scopo attraverso i ricordi.
Successivamente si avvicinò all'albero e allungò istintivamente il braccio verso Jack, sorridendo. «Scusami, ho sbagliato. Quello che stavo per fare dovrebbe essere l'ultima fase della giornata, credo di aver corso un po' troppo. Mi perdoni?»
Lo Spirito del gelo guardò la mano del compagno con aria un po' titubante; dopodiché alzò la testa, incrociando lo sguardo di lui, e si posizionò in piedi sul ramo. Fece un mezzo passo all'indietro e si buttò a capofitto tra le braccia di Jamie, il quale spalancò di scatto le iridi, non aspettandosi di certo una mossa del genere; riuscì comunque a prenderlo in tempo e, guardandosi negli occhi, entrambi scoppiarono in una fragorosa risata.
«Buon San Valentino, Jack.»
Quest'ultimo sorrise e si allontanò dal ragazzo, divertendosi, come al solito, a galleggiare nell'aria grazie all'aiuto del vento. «Anche a te, Jamie. Adesso andiamo? Insegnami a festeggiare questo giorno una volta per tutte.»
Jamie allora annuì con il cuore colmo di felicità e iniziò ad incamminarsi, decidendo di fare una passeggiata verso il lago ghiacciato in fondo al bosco.
Ed entrambi, sia Jamie che Jack, per la prima volta riuscirono a sentire per davvero il profumo di quella festa; quella festa che aveva fatto tanto soffrire il primo, e quella festa inizialmente sconosciuta per il secondo.

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*Note di Ev'*
No, non dirò nulla che riguarda direttamente la festa di San Valentino. Tutto ciò che avevo da dire, l'ho già scritto sopra, pffh.
Comunque, salve a tutti.
Io questa settimana l'ho passata a poltrire a casa, dato che qui c'è la famigerata 'settimana di sospensione', nella quale chi ha avuto delle insufficienze sulla pagella è costretto a frequentare i corsi di recupero; al contrario, chi, come me, ha avuto tutte sufficienze può limitarsi ad appoggiare il culo sul divano e a mangiare schifezze di ogni genere.
Sì, ehm, comunque. Speravo di utilizzare questa settimana per fare qualcosa di utile e invece mi sono beccata un brutto raffreddore. Gran bella merda.
Tutta colpa del Carnevale a cui ho partecipato Domenica. Una festa del cazzo, non c'è che dire. Ma, in compenso, Lunedì ha nevicato. Qui. In Liguria, nella città in cui vivo, dove nevica sì e no un giorno ogni quattro anni.
Jack Frost è stato proprio gentile, davvero. <3
Ohm, sì, ecco, questa volta le cazzate le ho scritte all'inizio, quindi passiamo immediatamente all'analisi della storia, anche se non c'è poi molto da analizzare.
Allora, ehm, avevo tanta, tantissima voglia di pubblicare qualcosa. E siccome con il capitolo di ''La Realtà Attraverso Gli Occhi Dell'immaginazione'' sono ancora a metà, mi sono accorta che l'unica maniera era quella di scrivere qualcosa di nuovo. Ho continuato una storia che avevo lasciato un po' lì da parte, ma non sono riuscita a terminarla. Ho pensato di scrivere qualcosa sull'AkuRoku riguardante il Carnevale, ma niente, non ne avevo granché voglia. Ho addirittura pensato di pubblicare una Long-fic che, mio Dio, non vedo l'ora di postare perché... Perché l'idea è buona, mi piace un sacco e affronterà un genere che mai, e sottolineo, mai, avevo pensato di utilizzare. Ma alla fine mi sono detta, no, è troppo presto, devo ancora perfezionare le idee, e prima preferisco terminare qualcosa, tanto per evitare eccessivo disordine.
Così, boh, ieri mi annoiavo, e ho pensato a San Ventolino Valentino; non ho pubblicato nulla per Natale perché mi sembrava abbastanza scontato e banale, allora perché mai avrei dovuto scrivere qualcosa riguardante questa festa?
E la risposta è... Boh, non ne ho la più pallida idea, giuro. Mi è venuta voglia di scrivere qualcosa di più semplice, ecco. Scrivere sull'AkuRoku è un'idea che ho scartato a prescindere; sicuramente ci saranno già trèmiladuecentocinquantadue storie che trattano questa festa con Axel e Roxas, e non mi andava di essere la trèmilionesimaduecen- ehm, lasciamo perdere. Poi, boh, ho pensato allora di scrivere qualcosa su Jamie e Jack. La cosa bella di questi due è che, al contrario dell'AkuRoku, che è una coppia che ormai gira da anni e anni, loro sono una coppia nuova, fresca e nulla risulta scontato o banale. Insomma, per me è bello pescare immagini nuove su di loro, vi giuro ricordo che quando era uscito il film c'erano al massimo due immagini su loro due, mentre adesso tra le mie cartelle ne avrò una trèntina, awwh.
Okay, ahm, per quanto riguarda la storia... Sì, non c'è tanto da capire; abbiamo un Jamie innamorato che tenta in ogni modo di dichiararsi, ma Jack non capisce un cazzo perché pensa solo a divertirsi e a far cadere la neve. Quindi, grazie ai magici consigli della sorella Sophie, decide di essere esplicito, diretto e di non utilizzare regali inutili e sdolcinati che fanno soltanto venire il diabete: e con Jack Frost, qual è il metodo migliore per esprimersi? Ma la neve, ovvio!
E no, non ci sono stati dei veri e propri baci qui, mi dispiace. Quando Jamie stava per baciare Jack, stavo iniziando a vomitare arcobaleni, ma poi mi sono accorta che no, Jack si doveva scansare, sentivo che doveva comportarsi così, è stato lui a decidere, quindi prendetevela con lui, non con me. Insomma, non mi andava di far succedere tutto in una volta, sarebbe risultato surreale, ecco.


E che altro... Boh, nulla, speravo di scrivere due righe di note, ma a quanto pare non ne sono proprio capace. Gran bella merda_parte due.
Non ho altro da aggiungere, suvvia. Soltanto sempre la stessa identica cosa: mi raccomando, se avete letto codesta storia vi prego, vi imploro, vi supplico, vi ordino di commentare, perché siamo su un sito in cui il confronto è essenziale e per me è fondamentale conoscere le opinioni altrui, ve lo assicuro.
E, dopo aver detto ciò, posso finalmente svanire di scena.
Alla prossima!
E.P.R.

   
 
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