Prologo _ Second Chance
"La voglia di credere ancora"
Letto d'ospedale. Una ragazza bionda che entrava per l'ennesima volta per cambiare i fiori, sperando che si svegliasse e che si accorgesse della sua presenza. Ma il ricoverato, il suo migliore amico (e, forse, non solo amico), continuava imperterrito a rimanere svenuto. Tutto questo per cercare di tornare indietro da quel maledetto posto che l'aveva tenuto lontano da lei per tutti quegli anni.
Winry si sedette vicino a lui, raggiunta poco dopo dal fratello minore del ragazzo, Alphonse, che si muoveva su una stampella.
«Non so dirti come diavolo abbia fatto il mio fratellone ad aprire di nuovo il portale.» disse il ragazzo, sorridendo in modo colpevole, quasi fosse lui il responsabile.
«Al, non è colpa tua. Ed voleva tornare a... casa...» sussurrò Winry, sfiorando il volto addormentato, anzi, in stato di coma, di colui che per tanto tempo aveva aspettato, con gli occhi che brillavano di lacrime «è vivo, no? Quindi non ha usato sè stesso per riportarvi indietro. Questo mi basta e mi avanza, davvero. Spero solo che torni ad aprire gli occhi...»
***
Guardava, arreso, il portale davanti ai suoi occhi. Non voleva vedere quel bianco che sembrava affogarlo, voleva solo capire che diamine ci faceva lì. Già, che ci faceva lì? Una voce lo colpì dietro alle spalle. Sapeva benissimo di chi si trattava, di quella voce che aveva già sentito chiedergli il prezzo da pagare, per riportare indietro l'anima di suo fratello, quella maledetta notte. Quando era cominciato tutto.Sei di nuovo qui, Edward Elric.
«Non sono di certo qui per prendere un caffè. Al è tornato dall'altra parte, vero?»
Sì, tuo fratello si è già ripreso.
Il ragazzo sbuffò, osservando la sua presenza quasi evanescente. Gli automail non li aveva. Semplicemente la manica della camicia che avvolgeva solitamente la sua protesi meccanica, era vuoto. Lo stesso valeva per la gamba sinistra.
«Allora sono morto, se sono qui.»
Non ancora, Edward Elric. Non ancora.
Edward alzò lo sguardo, non capendo. Che cavolo voleva dire, non ancora? Eppure ad essere davanti al portale, era solo la sua anima. Il suo corpo, probabilmente, era arrivato insieme a quello di Al, ma privo di vita. Però poteva sentire, sulla sua guancia, una mano che gli accarezzava il viso, e riconobbe tale tatto come quello di Winry, quel contatto che gli mancava da molto, troppo tempo.
«Win...»
Ho deciso, Alchimista d'Acciaio. Avrai una seconda possibilità per riacquisire la tua vita. Ma soltanto una.
Guardò incredulo quella porta che, piano piano, sembrava aprirsi davanti ai suoi occhi. Uno spiraglio di nero, di buio, che infine diventò una piccola stanza.
«Che diavolo significa, questo?»
Questa stanza appartiene ad una giovane ragazza.
Purtroppo sta per morire in un incidente e tu dovrai aiutarla.
«Cheee?» chiese Edward, incredulo. Non si trattava nè di Munich, nè di Central City, nè di qualunque maledettissima città avesse visitato fino a quel momento. «Cosa... cosa faccio io con lei? Insomma, dove cavolo è questa...»
La vuoi questa seconda possibilità o no?
«Beh, ecco... d'accordo.»
Allora riaprirai gli occhi tra poco.
E senza capire quello che la voce del portale intendesse dire, questi si spalancò completamente, catapultandolo al suo interno.
***
Lei e i suoi due migliori amici, in centro. Beh, a loro bastava poco per ridere e scherzare.«Ragazzi miei, avvicinatevi.»
Una voce, proveniente dall'angolo della strada. Lei, Will e Art si avvicinano, incuriosite.
«Lasciate che vi predica il futuro, giovane uomo e graziose fanciulle.»
Si guardano e ridono, divertite dal gioco, e lo reggono, assecondando la zingara. Si affacciano tutte e tre al tavolo della donna che, come tutte le veggenti che si rispettino, ha una sfera di cristallo.
«Tu, ragazza dai capelli biondi, fammi osservare la tua mano.»
La ragazza gliela tende timorosa e la palla di vetro dell'indovina prende prima una luce nera, poi una color sabbia, come se fosse disperso in mezzo al deserto.
«Mia cara, domani... tu non sarai più in questo mondo.»
Piomba il silenzio, Eth ritrae velocemente la mano, spaventata.
«C-cosa?»
«Ma un ragazzo... un ragazzo che lotta per la sua stessa vita ti aiuterà, non temere.»
Poco dopo, sul ponte che fa attraversare loro la strada trafficata dalle macchine. Il cuore le batte ancora forte, anzi fortissimo. Le sue amiche cercano di sdrammatizzare il tutto, dicendo che si tratta di sciocchezze. In quel momento, quello che sembra un soffio di vento la trascina verso il bordo del ponte, e lei, inevitabilmente, cade nel vuoto, per poi atterrare rovinosamente sull'asfalto e, prima di perdere i sensi, sente una macchina inchiodare...