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Autore: Ronnie Stregatto    20/02/2013    3 recensioni
Torniamo indietro, a quando il padre di Reis le fece credere di essere stata ingannata e usata da Aster, a quando il mezzelfo cercò di convincere Reis della verità del suo amore. Che cosa sarebbe successo se le parole di Aster fossero riuscite a raggiungere il cuore di Reis?
Storia narrata dal punto di vista di Reis.
Spero di non aver reso troppo OOC i personaggi...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aster, Reis
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ero in piedi, in cima alle lunghe scale che dal salone del castello portavano alle mie stanze. Mio padre mi aveva fatto indossare il vestito più bello che avevo - lungo, di un rosso scarlatto, dalle maniche larghe bordate di fili d'oro - e mi aveva ordinato di aspettare lì.
Era passata più di un' ora. Quanto ancora avrei dovuto aspettare?
All' improvviso le porte del salone si aprirono e le guardie scaraventarono ai piedi delle scale un uomo dai vestiti strappati e sporchi. Mio padre, alle spalle degli uomini armati, attirò la mia attenzione chiamandomi a gran voce. "Reis!"
Al sentire il mio nome, l' uomo dai vestiti logori alzò la testa. I miei lineamenti si contrassero di disgusto quando lo riconobbi: Aster, l' essere che mi aveva usata per ottenere il potere e da cui mio padre mi aveva fortunatamente salvata.
I suoi occhi verdi si spalancano quando mi videro. "Reis"
Qualcosa dentro di me scattò. "Verme, come osi pronunciare il mio nome?!" urlai, quasi isterica. "Come osi presentarti davanti a me dopo avermi usata per i tuoi oscuri fini?"
"No, Reis! Non so cosa ti abbia detto tuo padre ma non devi credergli! Ti prego!"
"Taci! Sei solo un bastardo!" gridai a pieni polmoni, affogando ogni dignità nella rabbia che incendiava il mio animo. "Tutte le tue parole erano false! Sono grata a mio padre che mi ha aperto gli occhi in tempo!"
Mi voltai, dandogli la schiena e feci per andarmene.
"Io ti amo, Reis! Ti ho sempre amata! È questa la verità!"
Strinsi i pugni e proseguii la mia uscita di scena.

Quella notte, nella solitudine delle mie stanze, camminavo nervosa avanti e indietro ai piedi del letto.
Non riuscivo a togliermi dalla mente le parole di Aster, quelle sue ultime, maledette parole. 'Io ti amo, Reis! Ti ho sempre amata! È questa la verità!'
Quelle frasi si erano attaccate con forza al mio cuore e non riuscivo a liberarmene.
Perché? Perché mi era sembrato così dannatamente sincero?
Mi presi la testa tra le mani, arruffando i miei bei capelli mori. Che cosa dovevo fare? A chi dovevo credere?

Le prigioni del palazzo erano un luogo freddo e angusto. L' umidità era palpabile.
Dopo aver congedato le guardie, mi diressi, insicura, verso le celle: venti piccoli buchi che si affacciavano su uno stretto corridoio. Erano tutte vuote, a parte quella più in fondo, da cui sentii provenire dei fruscii.
Mi avvicinai, titubante e mi schiarii la gola per segnalare la mia presenza. All' interno della cella, qualcosa si mosse ma la luce della mia torcia non riusciva a illuminare completamente lo spazio dietro le sbarre.
"Reis?"
La sua voce, emersa dall' oscurità, sembrava speranzosa.
"Si, Aster... Sono io"
"Perché sei qui?"
Perché ero lì? La verità è che non lo sapevo neanche io. Sentivo nel cuore una confusione assoluta, che non riuscivo in nessun modo a riordinare.
"Sono qui per ascoltare la tua versione dei fatti"
"Reis..." sospirò, "grazie"
"Non ho detto che ti crederò. Ma non voglio dover rimpiangere nulla" specificai bruscamente.
"Cosa ti ha detto tuo padre?"
"Che mi hai usata per arrivare al potere, per ottenere incantesimi più potenti, per guadagnarti l' appoggio degli altri membri del Consiglio!"
Tutto il dolore che mi avevano inflitto quelle rivelazioni scelse proprio quel momento per uscire fuori. Lacrime copiose cominciarono a rigarmi il viso.
"Hai così poca fiducia in me e nei miei sentimenti, amore mio?" la sua voce era addolorata.
Non sapevo cosa dire, non sapevo quale fosse la verità e quale la bugia. Continuai a piangere, aggrappandomi alle sbarre della cella, gli occhi chiusi per tentare di riconquistare una parvenza di autocontrollo. All' improvviso sentii il tocco leggero delle sue dita sulle guance, mentre catturava le mie lacrime una ad una.
"Non piangere, amore mio. Non piangere" disse con dolcezza.
Aprii gli occhi e sobbalzai: davanti a me, finalmente illuminato dalla luce della torcia, c' era un bambino di circa dieci anni.
Mi ritrassi, inorridita.
"Chi sei tu?"
"Non mi riconosci?" chiese il bambino, una smorfia triste dipinta sul volto.
No, non poteva essere Aster! Eppure, guardandolo bene, gli somigliava parecchio: i soffici riccioli blu scuro, i grandi occhi verde smeraldo, le orecchie appuntite, la bellezza eterea...
"C-Co-Cosa..." balbettai confusa.
"È stato tuo padre" rivelò il bambino con amarezza. "Ha detto che così nessuna donna mi avrebbe mai potuto amare ancora"
"Questa è una bugia... Mio padre non può aver fatto una cosa simile!" ribattei con assoluta certezza.
"Neghi l' evidenza, Reis e tu lo sai"
Scappai da lui mentre le sue parole mi risuonavano nelle orecchie.

Passarono i giorni, senza che io smettessi mai di pensare a quello che mi aveva rivelato Aster. A chi dovevo credere? A lui o a mio padre? Il mio cuore era lacerato in due: da una parte il rispetto per mio padre, dall' altra l' amore per Aster. Perché io lo amavo. A dispetto di tutto, io lo amavo ancora.

Mio padre era rientrato ubriaco, quella sera.
Lo aiutai a fatica a mettersi a letto. Lo feci sdraiare sul materasso e sistemai le coperte in modo che non avesse freddo. Lui biascicava parole incomprensibili.
Feci per andare a prendere un pò d' acqua da lasciargli accanto durante la notte ma lui mi afferrò per un polso e mi trattenne.
"Reis, figlia mia... Finalmente ho fatto in modo che quel bastardo non possa più avere niente a che fare con te" sorrise soddisfatto di se stesso.
Sentii il sangue ghiacciarsi nelle mie vene ma mi sforzai di chiedere che cosa intendesse dire.
"Ho usato un incantesimo per dargli per sempre le sembianze di un marmocchio. Così impara, quel bastardo!"
In quell' istante il mio mondo si sgretolò.
Aster aveva sempre detto il vero e io, come una stupida, mi ero lasciata ingannare da mio padre. Guardai con disgusto l'uomo sdraiato sul letto che si compiaceva delle sue colpe. Non potevo credere che un essere tanto spregevole fosse mio padre. Ma avevo bisogno di sapere un' ultima cosa "Quale è il contro-incantesimo?"
Lui rise sguaiatamente "Non esiste! Solo io posso scioglierlo!"
Detto questo si addormentò, russando sonoramente. Corsi in biblioteca con le lacrime agli occhi: se non potevo annullare l' incantesimo, non mi restava che una cosa da fare.

Quella notte stessa, corsi per il corridoio della prigione, fino alla cella di Aster. Aprii le sbarre di scatto ed entrai dentro.
Lui si sorprese nel vedermi "Reis... che cosa...?"
"Sta zitto e seguimi!" tagliai corto. Lo presi per mano e lo guidai fuori dalla prigione, fino alle scuderie dove rubammo due cavalli e fuggimmo.
Cavalcammo ininterrottamente fino a quando non superammo il confine con la Terra del Vento.
Eravamo ai margini di una foresta quando finalmente fermai il cavallo e smontai. Aster, che fino ad allora mi aveva seguita senza fiatare, mi imitò per poi avvicinarmisi lentamente "Reis?"
Lo abbracciai stretto "Ti credo" gli sussurrai all' orecchio. Lo sentii irrigidirsi, sorpreso.
"Davvero?" chiese timidamente.
Mi scostai da lui per guardarlo in faccia "Si" affermai con decisione. I suoi grandi occhi verdi scintillarono di felicità.
Sorrisi e feci un passo indietro, allontanandomi.
"Cosa fai, adesso?" domandò incuriosito.
"Chiudi gli occhi"
Dopo essermi accertata che li avesse ben chiusi, eseguii l' incantesimo: il mio corpo rimpicciolì, i miei lineamenti divennero infantili. Ritornai bambina.
"Ora puoi aprirli"
Quando mi vide rimase scioccato "Cosa hai fatto?"
"Ho pensato che così avremmo potuto amarci senza nessun problema" dissi io, temendo che con quel corpo non mi volesse più.
Aster rimase a osservarmi per qualche minuto prima di parlare ancora "Tu hai fatto questo... per me?"
Annuii e mi sembrò di scorgere delle lacrime nei suoi occhi. Mi si avvicinò piano e sempre con estrema lentezza mi prese il viso tra le mani. Mi baciò a lungo e sentii che, da quel momento in poi, avremmo potuto vivere per sempre insieme, lontano da tutto e da tutti,felici.
  
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