Suo
Apri la porta, posi le chiavi
sulla mensola e fai un
passo. C’è la luce accesa in salotto.
"Claire? Sei tu?"
È Venerdì sera, l’officina
l’hai dovuta chiudere tu e sei
stanco morto, Jacob si è preso il giorno libero per portare
Bella e i bambini
al mare.
"Claire?"
Non le hai dato le chiavi di casa, se l’è
semplicemente prese.
Un pomeriggio, un altro Venerdì, ti aspettava seduta sui
gradini, ha sbuffato un voglio la mia copia
delle chiavi, mica posso
sempre restare qua fuori, ti ha dato un bacio sulla guancia e
se le è
prese, come si era già presa tutto il resto di te.
Entri in salotto e c’è il suo zaino rosa di scuola
sul
pavimento. Rosa come quello che aveva da bambina, quando ci infilava
dentro Winnie
Pooh per dormire a casa di Emily. Hai smesso di regalarle i peluche due
anni fa
e solo perchè lei ha minacciato di farti ingoiare il
prossimo che le avresti
portato.
"Claire? Ma stiamo giocando a nascondino?"
Ti siedi sul divano e sbatti la testa sulla mensola. La
odi quella stupida cosa e odi di più te stesso per aver
permesso a una
ragazzina di arredarti casa.
Accendi la tv, sei sicuro di trovare una partita su
qualche canale. Avevi voglia di andarti a fare una birra ma Vivian
è all’ultima
settimana di gravidanza e Embry non la molla un secondo, speri per lui
che sia
maschio, stavolta.
Embry e Jake. Sono diventati due perfetti padri di
famiglia, ti fa ancora senso se ti fermi a pensarci .
"Claire? Guarda che ordino la pizza e non te ne
lascio neanche un fetta. "
E tu che stai aspettando?
"Claire?"
“Anche se non ho i super sensi da lupo ci sento. Smettila
di chiamarmi."
Ti volti verso la porta del bagno e la guardi camminare
verso di te. Ha addosso un vestito bianco, corto, troppo corto, che le
lascia
scoperte le gambe e le fascia il seno. Porca puttana.
Sposti subito lo
sguardo e ti dai del depravato almeno un centinaio di volte.
È Claire. È una bambina. È Claire.
La senti sedersi vicino a te. Non ti volti, non vuoi
guardala.
Le hai raccontato dell’imprinting quando aveva tredici
anni, avresti preferito tagliarti un braccio ma avrebbe chiesto a Emily
o a
Rachel e in fondo via il dente via il dolore e a Claire non sei
riuscito mai a
nascondere niente, neanche i regali di Natale, figurati una cosa come
quella.
Afferra il telecomando e sposta il canale su Mtv, allunga
le gambe sul tavolino e vorresti morire.
Depravato. Depravato. È Claire.
"Non c' era la partita stasera?" Chiedi giusto
per riempirti la testa di parole.
Si stringe nelle spalle e poi si mordicchia le labbra.
Qualcosa le da fastidio.
"Ho mollato la squadra."
Ti vorresti mettere a saltare per la stanza.
"Perché?"
Quella divisa da cheerleader l’hai sempre odiata e le
stava da dio. Il vero problema è che tu la tua adolescenza
l’hai trascorsa con
uno come Embry e hai visto passare sotto di lui fin troppe cheerleader.
"Daniel mi ha baciata, Jennifer ci ha visto e l’ha
raccontato a Laurel e..." continua a parlare e tu ti perdi.
Probabilmente
non hai capito più niente dopo la prima frase. Chi cazzo
l’ha baciata? È la tua
bambina. È Claire e devi essere l’unico a
baciarla.
Ma che accidenti dici? Depravato.
Le hai cambiato i pannolini, le hai raccontato le fiabe
per farla addormentare. Vorresti che fosse ancora così. Una
bambina.
E invece.
Si volta verso di te, incrocia le gambe sul divano e il
vestito sale e le scopre le cosce. E tu deglutisci a vuoto e vorresti
dare le
testate contro il muro, hai solo voglia di guardarla e di uccidere quel
coglione di Daniel.
È Claire, e parla di ragazzi e di baci come se fosse la
cosa più naturale del mondo. Ha dato il suo primo bacio
l’anno scorso ad una
festa di Halloween e poteva andare peggio, tu ad una festa di Halloween
hai
fatto molto peggio. Avevi diciassette anni e Embry
ti aveva trascinato
ad una festa del college. E c’era quella tipa vestita da
cappuccetto rosso, con
un gran bel culo e non ne potevi più delle battute idiote
degli altri, una
sveltina in bagno, sei durato meno di dieci secondi ma, con il tempo,
sei migliorato.
“Quil? A che pensi?” Appoggia il mento sulla mano e
ti
guarda storcendo il naso. Perchè è diventata
così bella? E tu perché pensi che
sia bella? È Claire e basta, nessun aggettivo, nessun
seguito. Solo Claire.
“Al fatto che passi tutti i tuoi Venerdì sera qua.
Non lo
trovi assurdo? E se io avessi da fare?”
“Da fare cosa?”
“Da fare tipo portare una donna a casa.”
Scoppia a ridere e si sposta i capelli indietro scoprendo
il collo e il tatuaggio che ha dietro l’orecchio.
L’altra notte hai sognato che
la baciavi proprio lì, su quella chiave disegnata sulla sua
pelle ambrata, ti
sei svegliato sudato e ti sei fiondato fuori a correre.
Depravato.
Smette di ridere e si avvicina con il viso, ti afferra il
naso fra pollice e indice e tira. Glielo facevi sempre tu da piccola e
lei
scoppiava a ridere e ti tirava i capelli con le manine paffute. Ora le
sue mani
sono affusolate e ha le unghie con lo smalto rosso, ha smesso di
mangiarsele in
quinta elementare.
“Sai, Claire, la mia vita non gira tutta intorno a
te.”
È una bugia che stai cercando di raccontarti da quando
hai avuto l’imprinting quattordici anni fa. La tua vita non
è quella bambina
con le guance rosse e le trecce, la tua vita non è quella
ragazzina con le
ginocchia sbucciate, la tua vita non è quella ragazza che
sta diventando
donna. Il problema vero è che non sei mai riuscito
a crederci.
Sorride. Il suo sorriso. Claire.
“Posso dormire qua stanotte?”
“Claire…”
Sbuffa. “Allora ti devi vedere davvero con
qualcuna”,
dice e la voce le trema. Non succede quasi mai. Si morde le labbra e si
alza in
piedi.
“Non mi devo vedere con nessuna è
che…” E adesso come
glielo spieghi questo? Che non puoi stenderti sul divano con lei che
dorme
nella stanza accanto, che senti il suo respiro e il letto che cigola e
vorresti
solo strapparti le gambe per non correre da lei e anche qualche altra
parte del
corpo che, decisamente, non va di pari passo con i tuoi pensieri.
Sei un porco schifoso, Quil Ateara. Un depravato
della peggior specie!
“È che?” Insiste lei. Non le
è mai piaciuto quando non
rispondi alle sue domande.
È Claire, l’hai cresciuta e porca puttana
ti
conosce bene forse come solo Jacob e Embry e tu conosci lei. E
le cose non
dovrebbero cambiare ma lei si abbassa, afferra lo zaino dal pavimento e
tu
annaspi. Dannato imprinting. La corda tira, tira e quasi ti ci strozzi.
Fa un
passo verso la porta e ti passi le mani fra i capelli.
Claire. Claire. Claire.
“Il film da vedere però lo scelgo io,”
dici e lei si
volta, sorride ed è stupenda. E non sai se lo pensa il lupo
o lo pensi tu. Torna
indietro, ti passa accanto e vorresti che profumasse ancora di
borotalco, ma
ora c’è la vaniglia. Profumo da donna. E
tu… smettila subito, depravato!
Ci hai pensato tante volte a liberarti. Hai provato a
lottare e a sciogliere quel nodo. Sarebbe stato tutto più
semplice; quando ti
rivestivi e guardavi una lei sempre diversa ancora nuda nel letto. E
c’era
l’odore del sesso e avresti voluto restare lì, ma
Claire, solo Claire nei tuoi
pensieri. E poi è arrivato il suo volto, le gambe sempre
più lunghe, il seno. E
il lupo reclama la sua compagna ma tu non puoi.
Scuoti la testa e le baci la fronte. È piccola, o almeno
tu vorresti lo fosse ancora.
“Vai a letto su.”
“No.”
“Ma se stai praticamente già dormendo.”
Alza la testa di scatto e ti guarda. “Smettila di farmi
da genitore.”
“Non ti faccio da genitore.” E il tono della tua
voce è
stanco. Vorresti solo arrenderti ma non puoi, ed è sempre
più difficile.
“Sì che lo fai, non hai fatto altro. Per tutta la
mia
vita.”
“Probabilmente perché è quello di cui
hai bisogno.”
Sbuffa e si allontana appena. “Ma queste stronzate le
pensi da solo o esiste un manuale del buon imprinting?”
Ti stringi nelle spalle. Non vuoi litigare e non vuoi più
parlare. Testarda. Lo sapevi che sarebbe diventata così. Non
sei mai riuscito a
tenerle testa, neanche quando aveva cinque anni e voleva usare i
pennarelli su
di te.
“Ho cambiato idea, vado a casa.”
È arrabbiata e fa male; fa male al lupo ma fa male
soprattutto a te. A te uomo che l’hai vista crescere,
l’hai vista cambiare, a
te che hai respirato solo per lei e non puoi, è sbagliato
sentire tutto questo.
Ma che razza di problema hai, Quil Ateara?
Si alza di nuovo in piedi e tu ti muovi in automatico.
Quella dannata calamita che avete addosso. La tiri per un braccio e lei
sbatte
contro il tuo petto. Alza il viso e... dannazione! Hai davvero voglia
di
baciarla. Ma non puoi, non devi. E allora le prendi il volto fra le
mani e la
guardi. “Non deve cambiare tutto per forza stasera,
ok?”
E ora sorride. E sorridi anche tu. Ti dà una testata e
l’aria è meno pesante.
“Quil?”
“Cosa?”
“Ma queste frasi ad effetto le hai lette su
Cosmopolitan?”
Sgrani gli occhi e lei ti guarda seria, serissima.
Sbuffi. “Hai fatto da baby sitter a Hope, vero?”
“Sì e Embry mi ha riaccompagnato a casa.”
Vatti a fidare degli amici, Quil Ateara!
****
Se c’è una
cosa che sai per certo è che, prima o poi,
quello stronzo di Jacob te le paga tutte. È dalla prima
elementare che gli prometti
uno scontro come si deve e ora che sta pure per smettere di
trasformarsi ti
pare il momento migliore.
Allunghi le gambe sotto la scrivania e sbuffi esasperato
osservando quella pila enorme di fatture.
Il bastardo. C’è la
recita dei bambini, non posso mancare. Una segretaria
è quello che vi
serve; prendi la calcolatrice e senti dei passi.
Tu ci sei già passato per le recite all’asilo:
Claire.
Ovvio, sempre lei.
Entra nel piccolo ufficio e la ricordi vestita da nuvola,
con il cotone fra capelli e il vestitino bianco. Aveva quattro anni.
Sorride, si siede sulla scrivania e accavalla le gambe.
Non devi, non devi guardarla! Ma è difficile: ha gli
stivali neri che le arrivano al ginocchio, i jeans stretti e il cotone
fra i
capelli non c’è più. Quando
è andato via?
“Claire, ti sei seduta sopra le fatture.”
“Scusa.” Sposta i fogli e te li passa.
Fingi di immergerti nei calcoli ma la
realtà è che
la senti e non dovresti. Resta in silenzio ed è
strano, ti guarda e
alla fine non resiste più e parla per prima. “Io e
Daniel usciamo, stasera.”
“Ah.”
“Solo ah? Non devi dirmi altro?”
Ed è allora che capisci che ci sono tante cose che
vorresti dirle. Prima di tutto che quel Daniel è un
coglione, che lei è tua e
che non dovrebbe uscire con nessun altro. Ma è Claire e non
puoi e allora
“Divertitevi e non fare tardi che domani hai
scuola.”
E lei sbuffa e scende dalla scrivania e i fogli cadono
per terra e la guardi e il tuo sguardo scende in automatico sul suo
sedere e… porca
puttana! Ha
solo sedici anni e quei Jeans sono troppo stretti.
E se solo quel Daniel la tocca tu… tu non farei niente
perché è Claire.
“Sei un idiota Quil.” Resta girata di schiena
mentre
parla.
“C… cosa?”
“Ho detto che sei un idiota.” E ora si volta e ti
guarda
e gesticola con le mani mentre inizia a camminare avanti e indietro per
l’ufficio. E parla da sola e la guardi. È bella,
bellissima. E continua a
sbuffare e poi cammina veloce verso di te.
E non capisci, ti perdi mentre lei è sempre più
vicina e
ti prende il volto. Ti bacia. Ed è allora che ti ritrovi.
Si sposta veloce e tu quasi cadi dalla sedia. Ed erano le
sue labbra. E forse erano quelle che volevi davvero.
Claire fa un altro passo indietro e scuote la testa. “Sei
un idiota, un idiota, un idiota. Guarda che mi hai fatto fare. Sei tu
l’uomo.”
“Claire…”
“Zitto, stai zitto.”
E ti senti un coglione. E lei continua a camminare e
ascolti il suo cuore che batte e non riesci a muoverti.
“Adesso io esco con
Daniel e non lo so... è che dovevo farlo e basta. Ciao,
Quil.”
E finalmente il tuo corpo decide di collaborare. Ti alzi,
la raggiungi e lei si morde le labbra e sospira. “Mi spiace
che ti sia toccato
avere l’imprinting con me.”
Il problema vero è che a te non dispiace e ci hai messo
solo quattordici anni per capirlo, ma almeno adesso lo sai.
Non ti spiace averla cullata quando da bambina aveva gli
incubi, non ti spiace averle insegnato ad andare in bici senza rotelle,
non ti
spiace averla portata al centro commerciale a comprare il primo
reggiseno e,
soprattutto, non ti spiace che sia cresciuta e non ti spiace guardarla
ora.
Quil Ateara, sei davvero un coglione!
Claire si tortura le labbra con i denti, cerca di non
guardarti e tu allora smetti di pensare a tutto quello che non sia lei,
abbassi
la testa e le afferri il mento. “A me non dispiace,
Claire.”
Finalmente l’hai detto. E vorresti solo dare un enorme
calcio nel sedere al lupo che ti ha fatto sentire sbagliato per tutti
questi
anni. Perché ora la stai baciando, stai baciando Claire e
senti il suo sapore,
mordi le sue labbra e le tue mani sono sulla sua schiena.
È stata una bambina, è stata una ragazzina, sta
diventando donna ed è sempre stata tua o forse è
meglio dire che tu sei sempre
stato suo.
Se continui a guardarti indietro, non vedrai mai ciò che
hai davanti.
Ora l’hai capito, Quil Ateara.
È Claire.
[Multifandom]
Flash Contest – Una citazione per ispirarti classificandosi terza
(grazie ancora per il giudizio) |
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Virgin (every dog has his day) - Multifandom ( giudizio ancora
da definirsi)
Noemi