Chiudi gli occhi. Apri la bocca. Senti le parole e ripetile: «Padre Nostro che
sei nei cieli, sia santificato il Tuo nome, benedetto il frutto del tuo seno,
Gesù.» Le tue mani di bambino si congiungono assieme. Sembri il disegno che c'è
nel tuo libro di catechismo perché hai gli stessi capelli castani e la stessa
aria angelica, ma tuo padre lo sa che non è così. Tutti lo sanno.
Non sei mai stato ad un funerale, prima di allora. La tua mamma ti aveva sempre
detto che non erano cose per te, che solo i grandi potevano andarci ma adesso
ti ci ha portato. Ti ha fatto indossare il tuo vestito nero, comprato per il
matrimonio della zia Elvira, e ti ha detto: «Hey, piccolo! Andiamo a salutare
Andrea.»
Andrea se ne è andato e non ti ha detto neanche dove. Ti ha lasciato e tu pensi
perché. Ti domandi perché non puoi andare con lui, ma non lo domandi alla
mamma, te lo tieni per te. Sei arrabbiato, tu, con Andrea. Non ti voleva bene?
Forse ha pensato che tu fossi troppo piccolo per poterlo seguire. E ora tu sei
lì, in quella chiesa. Perché in chiesa, poi? Forse doveva partire col
catechismo? Quello che tu inizierai soltanto l'anno prossimo? Forse. Allora ok.
L'anno prossimo andrai a trovarlo, Andrea. No, lui non tornerà. In quella
scatola di legno ci sono i suoi libri, magari li benedicono come si fa con i
bambini appena nati e glieli mandano. Allora sorridi. L'anno prossimo quando lo
rivedrai lo prenderai a calci. Perché tra migliori amici si dice tutto e lui
avrebbe dovuto dirti che partiva per sempre con la chiesa. Non lo saluti,
Andrea. Lo mandi a fanculo. Sì, gli dici la parola con la effe che ti ha
insegnato Mirko, tuo fratello, perché ti senti solo. Andrea se ne è andato, non
ti voleva bene. Tra migliori amici ci si dice tutto e lui non l'ha fatto. Ha
rotto la promessa.
«Dio, ti prego.» dici infine, riaprendo gli occhi. «Di' ad Andrea che lo odio
per avermi abbandonato.»