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Autore: Yvaine0    23/02/2013    3 recensioni
"E poi c'era quell'assurda storia di Niall ad assillarlo. Niall che sembrava sempre così attento a tutti i suoi bisogni, come se non fosse Liam il 'Daddy Direction', ma lui; Niall che era sempre pronto a distrarlo dai suoi pensieri appena in tempo, giusto un attimo prima che il suo umore diventasse troppo nero. Niall che irrompeva nella sua stanza quando la sua testa stava per scoppiare perché aveva trovato un film in TV che era certo a Liam sarebbe piaciuto. Niall che lo stava ascoltando vomitare fuori tutti i suoi pensieri ad una velocità inaudita, ignorando il fatto che per il nervosismo si stesse mangiando più parole di quanto non facesse solitamente. Perché a volte a Liam sembrava che Niall non avesse bisogno di ascoltare ciò che aveva da dire per capire, l'irlandese comprendeva ciò che lui intendeva prima ancora che avesse trovato il modo giusto per esprimere il concetto."
Niam
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Challenge accepted!'
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Disclaimer! Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle entità realmente esistenti citate, nè offenderle in alcun modo. Tutti i fatti narrati sono puramente inventati o sola fonte di ispirazione.

As usual, storia scritta in risposta alla sfida di MN125! 
NIAM (
Prompt: ragazza, geniale, paese, muro, attacco, orribile, asta. (3 a scelta))
 

Just in time
 
Niall aprì la porta della camera di Liam e fu sorpreso di trovarla completamente immersa nell'oscurità. L'unica luce proveniva dallo schermo del computer e illuminava fiocamente il viso del ragazzo. Liam era steso sul letto e digitava pigramente sulla tastiera, non sembrava neanche essersi accorto dell'arrivo dell'altro ragazzo.
Da quando Zayn si era preso quella stupida pausa di riflessione dalla band, niente era più lo stesso. Era trascorso un mese, durante il quale il ragazzo si era fatto sentire poche volte, telefonando per un saluto veloce, ma senza praticamente mai farsi vedere. Niall aveva creduto che se qualcuno di loro si fosse allontanato dal gruppo, quel qualcuno sarebbe stato Louis; era sempre stato quello più insofferente alla mancanza di privacy, ai gossip e ai paparazzi, spesso addirittura sembrava mal sopportare le fan. E invece era toccato a Zayn, che dopo aver letto quell'articolo del The Sun a proposito del suo presunto – ennesimo – tradimento nei confronti della sua ragazza, aveva perso le staffe. Aveva preso a pugni un muro, si era fratturato una mano, poi aveva preso baracca e burattini e aveva mandato tutto al diavolo. “Non ne vale la pena, non ne vale la pena proprio per niente!” aveva gridato, sbattendosi la porta alle spalle mentre usciva dallo studio di registrazione.
Erano tutti rimasti di sasso, poi Harry gli era corso dietro ed era riuscito a calmarlo, almeno un po'. Era riuscito a farlo ragionare, a fargli promettere che ci avrebbe pensato su, perché non potevano buttare via tutto, non subito: quello di cui si parlava era il loro sogno, iniziato da soli due anni; tante cose erano andate storte, sì, ma quante altre erano state fenomenali? Senza gli One Direction, inoltre, Zayn e Perrie probabilmente non si sarebbero nemmeno mai incontrati. E Zayn aveva accettato di rifletterci, ma non sembrava essere ancora intenzionato a tornare sui propri passi.
Niall aveva anche pensato che a nessuno Zayn sarebbe mancato quando mancava a lui. Tutti avrebbero provato un po' di nostalgia, certo, ma non quanta ne avrebbe provata lui. Zayn era una delle persone al mondo a cui voleva più bene, sicuramente il ragazzo della band a cui si era legato di più, fino a considerarlo davvero un secondo fratello maggiore. Perché Zayn per lui c'era sempre, c'era sempre stato, lo aveva sempre difeso, giustificato, aiutato, incoraggiato e consolato.
Invece si sbagliava: c'era qualcuno che sentiva la sua mancanza quanto lui e quel qualcuno era Liam.
«Ehilà!» salutò allegramente Niall, facendosi finalmente notare dall'altro.
«Ehi» rispose quello con un sorriso tirato e un cenno del capo.
Il problema di Liam, si diceva Niall, era che aveva preso la cosa troppo sul personale. Si era convinto che fosse colpa sua se Zayn si era allontanato: non aveva fatto nulla per aiutarlo, per difenderlo; era uno dei suoi migliori amici e non era nemmeno riuscito a inseguirlo quando lui aveva comunicato di voler mollare tutto. Si sentiva in colpa, come se non avesse lottato abbastanza. Si era preso delle responsabilità che chiaramente non aveva, come ogni volta dopotutto. Liam tendeva a caricarsi sulle spalle il peso di ogni cosa, per evitare che gravasse sugli altri ragazzi.
«Mi annoio – gli comunicò, appoggiandosi mollemente al muro, proprio accanto alla porta. - Facciamo qualcosa?»
«Vuoi fare una twitcam?» propose l'altro, alternato occhiate dubbiose a Niall e al computer. Era un po' che non ne facevano una. Certo, il massimo sarebbe stato farne una tutti insieme, ma senza Zayn non esisteva alcun 'tutti', non esistevano gli One Direction.
Niall alzò gli occhi al soffitto, «Che palle» rispose sinceramente, in tono lamentoso. L'idea non era poi così orribile, forse, ma una twitcam non era esattamente il suo primo pensiero quando aveva voglia di fare qualcosa di divertente. Anche perché, visti l'umore di Liam negli ultimi tempi e la sua esorbitante noia, quella twitcam sarebbe stato quanto di più palloso fosse mai stato messo in rete. Il fatto che poi le loro fan lo avrebbero comunque trovato qualcosa di “perfetto” era anche più irritante e palloso.
Liam si imbronciò appena e si strinse nelle spalle. «Cosa proponi, allora?»
«Non so, potremmo... - ci pensò su qualche istante, poi allargò le braccia e sbuffò: - Ma non lo so! Se sapessi cosa fare, non mi starei annoiando!»
«Logico» rispose Liam. Prese un respiro profondo, osservando distrattamente il soffitto alla ricerca di una qualche illuminazione folgorante. Per vedere la sua reazione, Niall premette l'interruttore e accese la luce.
Liam si voltò a guardarlo, strizzando gli occhi perché si abituassero più in fretta alla luce potente. Potente, poi, era una definizione molto soggettiva, visto che si trattava di una di quelle lampade a basso consumo che per accendersi del tutto ci mettevano un secolo e mezzo. «Che fai?» gli domandò, confuso.
«Speravo ti si accendesse la lampadina» rispose, scoppiando poi in una fragorosa risata delle sue.
Liam batté diverse volte le palpebre, poi scosse il capo, divertito. «D'accordo, ho capito – convenne, riprendendo ad armeggiare con il computer. Niall per un attimo pensò che non avesse capito proprio un tubo, come al solito, ma poi lo vide chiudere il portatile e alzarsi lentamente dal letto. - Vediamo cosa c'è in frigo!» E a quel punto Niall si ritrovò a sorridere vittorioso, perché Liam sapeva sempre quale fosse la cosa giusta da fare. In quel caso, aveva avuto proprio un'idea geniale!
 
Mentre Liam armeggiava con la pentola e le uova, Niall lo osservava. Una delle cose che più gli piacevano di lui, era la metodicità con cui faceva qualunque cosa. Era un ragazzo preciso, ordinato, che sembrava capace di fare tutto. Non come lui, che ancora si chiedeva come cavolo si potesse rompere un uovo senza ridurre il guscio in mille frammenti che cadevano inevitabilmente dentro la ciotola. Liam dava un leggero colpetto sul bordo et voilà, tuorlo albume scivolavano placidamente sul fondo della padella.
«C'è un trucco per farlo, vero?» domandò, non sopportando più il silenzio che si era creato.
L'altro gli rivolse un'occhiata incuriosita, tacque ancora qualche istante, poi capì a cosa Niall si stesse riferendo. «No... no, nessun trucco» rispose. E pensò che Zayn sarebbe stato in grado di inventarsi qualcosa di divertente da dire in quell'occasione. Ma lui, si disse, non era mai stato un tipo divertente, non aveva mai avuto la risposta pronta; se faceva ridere qualcuno era solo per la sua apparente stupidità. Stupidità che in fondo, forse, non era nemmeno del tutto apparente, pensò con sconforto. Se così fosse stato, sarebbe riuscito a fare qualcosa, a parlare con Zayn, a farlo tornare indietro quando era uscito dallo studio di registrazione. O forse avrebbe saputo come difenderlo dagli attacchi dei paparazzi. Perché? Perché certe cose capitavano sempre agli altri e non a lui? Non che fosse alla ricerca di attenzioni, ma trovava ingiusto che tutti gli aspetti negativi dell'essere famosi si riversassero sempre sui suoi amici. Inoltre ultimamente aveva sempre la testa piena di pensieri insoliti e poco ortodossi a proposito dell'irlandese biondo con cui abitava e in quel momento avrebbe proprio avuto bisogno di una chiacchierata delirante e allo stesso tempo fin troppo significativa con il suo amico. Ma lui non c'era.
Accese il gas sotto la pentola e si voltò verso Niall; se ne stava appoggiato di schiena al lavello, le braccia lasciate scoperte dalla canottiera che indossava e le mani serrate attorno al bordo del lavabo. Sentì qualcosa muoversi nel proprio stomaco, quando incontrò i suoi limpidi occhi azzurri. Gli sarebbe piaciuto essere Niall, a volte. Anzi, spesso. Lui era così spontaneo, divertente e se stesso. Non riusciva a capire come potesse essere così insicuro, oltre che così bello.
Sgranò gli occhi: bello? Davvero aveva appena pensato che Niall fosse bello? Okay, era un bel ragazzo, ma... appunto, era un ragazzo. Proprio come lui. Doveva smettere con certi pensieri.
Liam si diede dell'imbecille: non era nemmeno in grado di ricordarsi del proprio orientamento sessuale negli ultimi tempi. Era così stupido. Ultimamente si ritrovava a dover aver spesso a che fare con quel piccolo problema. Più precisamente, ogni volta che il suo coinquilino girava mezzo nudo per casa, che gli si addormentava addosso mentre guardavano un film la sera o lo abbracciava nei momenti in cui si accorgeva che Zayn gli mancava davvero troppo.
Zayn, probabilmente, avrebbe saputo dare una risposta ai dubbi di Liam anche in quella situazione, a mettere ordine in quella noce di cocco che aveva al posto della testa. Ma Zayn non c'era ed era tutta dannatamente colpa sua e della sua stupidità.
«Perché fai quella faccia?» gli chiese Niall, accusando una risatina.
Liam si riscosse dai propri pensieri, appena in tempo per non cadere nel suo frequente, sommo sconforto, e abbozzò un sorriso imbarazzato. «A volte la mia mente fa brutti scherzi – rispose. - Penso cose... strane» poi rise, convinto che non ci fosse nulla di più sensato da fare. Quando nemmeno il suo cervello ti ubbidisce più, forse devi rassegnarti all'idea di essere un idiota.
«L'ho notato» buttò lì Niall.
Liam sentì il cuore mancare un battito: davvero? L'aveva davvero notato? Si era accorto che ultimamente si incantava a guardarlo, che arrossiva quando faceva qualche battuta sconcia e che il suo cuore accelerava la corsa quando gli era vicino? «Davvero?» domandò con un filo di voce.
«Be', sì. Sai, quando hai iniziato a dire che se Zayn se n'è andato è solo colpa tua, un dubbio mi è venuto».
E Zayn cosa c'entrava, ora? «Quale dubbio?»
«Che tu sia un po'... un po' tocco» rispose, battendosi un dito sulla tempia. E scoppiò a ridere, di nuovo.
Liam si passò una mano sulla testa, sui capelli troppo corti, e ridacchiò, ignorando i brividi che gli avevano percorso la spina dorsale: «Sono un po' tocco, sì».
Il ragazzo irlandese prese un respiro profondo e lanciò distrattamente l'asciugamano per le mani in direzione dell'amico, che andò a posarsi poco distante dai fornelli. «Zayn ha vent'anni e sa il fatto suo. È una sua scelta, se andarsene o restare e ...»
Liam scosse il capo. Non era quello il punto, non lo era proprio per niente. Non era questione della decisione di Zayn – decisione che non era ancora stata presa, per altro –, ma di tutto il casino che regnava nella sua testa. Da una parte c'era Zayn che aveva intenzione di mollare tutto, la band, loro, il loro sogno; dall'altra c'era Niall, che popolava i suoi stramaledettissimi sogni, lo faceva arrossire come una ragazzina e sentire anche più stupido del solito. E poi c'era quest'assurda pretesa generale che Liam James Payne desse sempre il cento per cento, che non fosse mai giù di corda, che non potesse sbattere le porte, pestare i piedi, dire le parolacce o avere delle giornate no. Harry e Niall potevano ammutolirsi e isolarsi, Louis poteva essere acido e sgarbato, Zayn poteva decidere di abbandonarli, ma Liam non poteva chiudersi nella propria stanza, al buio, e passare la giornata a deprimersi oziando sul web.
Non si era mai lamentato della sua posizione, del ruolo di 'responsabile' del gruppo – che non aveva mai capito se avesse indossato di sua spontanea volontà o se glielo avessero cucito addosso mentre non guardava–, non gli era mai dispiaciuto caricarsi sulle spalle il peso di ogni cosa per evitare che toccasse agli altri. Non c'era mai stato bisogno che gli chiedessero nulla, perché lui era sempre già pronto a dar loro ciò che serviva. E perché allora non aveva diritto nemmeno ad avere un po' di casino nella testa, di voler star da solo a riflettere e a chiedersi cosa ci fosse di sbagliato in lui?
E poi c'era quell'assurda storia di Niall ad assillarlo. Niall che sembrava sempre così attento a tutti i suoi bisogni, come se non fosse Liam il 'Daddy Direction', ma lui; Niall che era sempre pronto a distrarlo dai suoi pensieri appena in tempo, giusto un attimo prima che il suo umore diventasse troppo nero. Niall che irrompeva nella sua stanza quando la sua testa stava per scoppiare perché aveva trovato un film in TV che era certo a Liam sarebbe piaciuto. Niall che lo stava ascoltando vomitare fuori tutti i suoi pensieri ad una velocità inaudita, ignorando il fatto che per il nervosismo si stesse mangiando più parole di quanto non facesse solitamente. Perché a volte a Liam sembrava che Niall non avesse bisogno di ascoltare ciò che aveva da dire per capire, l'irlandese sembrava comprendere ciò che lui intendeva prima ancora che avesse trovato il modo giusto per esprimere il concetto.
«Ma la vuoi sapere una cosa, Niall? Non è finita qui! Sono cretino fino in fondo, perché quando ti sento cantare... Oh, merda!» Stava per concludere il suo troppo rapido sproloquio con la confessione delle strane emozioni che il suo coinquilino gli provocava, quando si accorse che l'asciugamano lanciato poco prima dal suo amico aveva preso fuoco. Appena in tempo per evitargli almeno quell'imbarazzo.
In un gesto repentino, lo afferrò per un angolo e lo lanciò nel lavandino, dopodiché l'altro ebbe la prontezza di aprire il rubinetto. Qualche istante dopo, entrambi stavano fissando inebetiti le volute di fumo innalzarsi dai resti dell'incendio appena domato, mentre l'acqua ancora scorreva forte fuori dal rubinetto.
La testa di Niall era se possibile più incasinata di quella di Liam. Cos'erano tutte quelle confessioni? Perché non poteva evitare di sentire le farfalle nello stomaco quando il suo coinquilino parlava di lui come una persona speciale? La verità era che Niall si impegnava, parecchio. Si impegnava per essere all'altezza degli altri, nell'ultimo periodo si impegnava per far star meglio Liam, per non far notare quanto sentisse la mancanza di Zayn, quanta nostalgia avesse di quegli occhiolini e delle gomitate eloquenti che il suo migliore amico gli rifilava ogni volta che Liam diceva o faceva qualcosa che Zayn sapeva far impazzire il povero Niall. Era solo troppo schifosamente timido per confessare a sua volta a Liam i suoi veri sentimenti, spiegargli perché fosse sempre così attento alle sue necessità, ai suoi pensieri, perché lo comprendesse ancora prima che lui parlasse. Niall era innamorato di Liam da ormai un sacco di tempo, ma era anche troppo stupido per ammetterlo ad alta voce.
Il primo a riscuotersi fu proprio l'irlandese, che disse la prima cosa che gli venne in mente, giusto per rompere il silenzio e allontanare quei pensieri malinconici: «Appena in tempo...» sussurrò, atono, senza smettere di fissare l'acqua che scorreva. Avrebbe dovuto chiuderla, ma lo stato di trance in cui era caduto non lo aveva ancora liberato del tutto.
«Già» confermò Liam, fissando il vuoto con aria altrettanto ebete. «Oh cavolo, le uova!» si ricordò poi all'improvviso. Scosse il capo e tornò ai fornelli.
A quel punto anche Niall tornò coi piedi per terra; chiuse il rubinetto e osservò da vicino lo straccio fradicio e bruciacchiato. Puzzava. Era decisamente il caso di buttarlo via, ma prima aveva bisogno di sentire la fine di una certa frase. «Quando... quando mi senti cantare... cosa?» domandò cercando di risultare naturale. Avrebbe voluto che le sue guance non si imporporassero, che il suo cuore non accelerasse il battito, che le farfalle nel suo stomaco non si agitassero.
Liam tolse la padella dal fuoco, la posò su un fornello spento perché si freddasse e spense la fiamma, prima di rispondere. «Quando ti sento... - prese un respiro profondo, si passò una mano sulla faccia e si sforzò di guardare Niall dritto negli occhi. Forse il modo migliore per esorcizzare il casino che aveva dentro, era proprio tirarlo fuori, pensò. - mi vengono i brividi. Non la pelle d'oca, ma i brividi. Okay, entrambe le cose. Ogni volta. Devi capirmi, Niall, è un periodo un po' pesante, non so cosa mi prenda, ma...».
A Niall non importava più sentire come andasse a finire quella frase, non gli importavano i 'ma'. Aveva di nuovo capito in anticipo dove volesse andare a parare Liam e quello che aveva intuito gli piaceva parecchio. Il che fu un bene, perché Liam non riuscì a concludere il suo pensiero, che Niall gli aveva preso la testa tra i palmi delle mani e gli aveva premuto le labbra sulle sue. Fu un gesto spontaneo, fulmineo, una pressione di labbra come quelle che tante volte erano capitate per gioco. Ma quella volta nessuno dei due stava scherzando.
Liam rimase immobile qualche istante, guardando il ragazzo negli occhi, sorpreso. Poi, senza pensarci due volte – o forse nemmeno una –, lo prese per le spalle e lo baciò dolcemente, con una lentezza che contemporaneamente infastidiva e faceva impazzire Niall.
Tutte le sue preoccupazioni sembravano poco importanti, tutto ad un tratto. Anzi, quali preoccupazioni?
Liam si premurò di rettificare un pensiero avuto poco prima: gli sarebbe piaciuto essere Niall Horan, se questo non avesse comportato l'impossibilità di osservarlo, stringerlo a sé e baciarlo.
 
Quando aveva bussato alla porta dell'appartamento, naturalmente, si era aspettato che qualcuno gli aprisse.
Quando nessuno gli aveva risposto, Zayn Malik aveva giustamente pensato che, “tanto meglio!”, avrebbe fatto una sorpresa ai padroni di casa; aveva quindi estratto dalla tasca le chiavi di riserva che gli avevano affidato ed era entrato.
Quando aveva visto la luce accesa in cucina si era sorpreso: che Liam e Niall fossero in casa, quindi? Perché nessuno aveva gli aveva aperto la porta, quando aveva bussato?
D'altra parte, nel momento stesso in cui aveva messo piede nella stanza, trovando i suoi amici a pomiciare teneramente, appoggiati al lavabo della cucina, mentre due uova all'occhio di bue giacevano abbandonate – e ormai fredde – nella pentola sul fornello, Zayn aveva capito che avevano avuto un buon motivo per non accorgersi del suo arrivo.
Non per questo, però, avrebbe perso l'occasione di vedere le loro espressioni nell'essere beccati con le mani nel sacco: «Oh, be', dovrei proprio smettere di fidarmi di fidarmi di voi. Fate tante storie, perché vi manco, perché senza di me la band non esiste e poi... guardatevi! Mi avete dimenticato in fretta, vedo!»
Liam praticamente lanciò via il povero Niall, quando sentì la voce di Zayn. Lo guardò stralunato, come se nemmeno lui sapesse cosa stava succedendo, poi alternò qualche occhiata tra i due amici. «C-ciao, Zayn...».
Niall dal canto suo era paonazzo in volto e continuava a scompigliarsi i capelli con entrambe le mani, i gomiti rivolti verso l'alto e un sorrisetto ebete stampato in faccia, come se quel gesto potesse aiutarlo a combattere l'imbarazzo e a far chiarezza nella sua mente. «Io... io...»
«Comunque, lasciatemelo dire, era ora!» esclamò Zayn, per poi scoppiare a ridere. «Volevo sorprendervi dicendo che sono di nuovo dei vostri, ma credo che siate stati voi ad avermi sorpreso».
Liam e Niall si guardarono meravigliati, udendo quella frase: Zayn era tornato per restare, gli One Direction erano di nuovo uniti.
«Sapevo che non potevi essere così coglione da mollarci!» esclamò Niall, spiccando un salto dei suoi nel bel mezzo della cucina. Dimenando le braccia, urtò lo sportello di una credenza, facendosi male. Soffocò le imprecazioni che seguirono al dolore provato con una risata e si piegò su se stesso.
Liam ridacchiò e afferrò la padella. «Sei arrivato appena in tempo, Zayn: mangi con noi?»
Niall raddrizzò la schiena immediatamente; allargò le braccia esterrefatto e sgranò gli occhi: «Appena in tempo? Noi? Quelle uova sono la mia merenda!».
 
 
 
Just in time, appena in tempo. La frase vale soprattutto per me, che sto postando questa storia proprio il giorno della scadenza della sfida. Appena in tempo, appunto.
Spero che a qualcuno di voi sia piaciuta. Se è così, ringraziate la cara MN125 e le sue sfide. Se così non è, … chiaramente dovete prendervela con lei. XD No, okay, mea culpa, lo ammetto. XD
 
Un saluto a Fede, che mentre la postavo gridava “FA' LEGGEEEEREEE!” su Skype. :3
  
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