Questa
volta John è davvero arrabbiato.
Non è come quelle volte in cui fa finta di essere in collera solo perché gli
piace sentirsi una persona autoritaria, quelle in cui grida un po’ e cinque
minuti dopo gli sta già facendo un tea per scusarsi. Questa volta Sherlock ha
quasi paura di lui.
John se ne sta lì, di fronte alla televisione corrosa dall’acido muriatico in
seguito a uno degli esperimenti del consulente investigativo. Le sue mani
iniziano piano a gonfiarsi, le unghie sono ficcate dentro la pelle per evitare
di prendere a pugni il coinquilino. Sherlock deglutisce e lo fissa mentre il
suo viso diventa prima rosso, poi blu, poi viola, poi quasi nero: ogni respiro
sembra costare troppo al caro dottore, eppure Sherlock ripone ancora qualche
speranza di potersi salvare la pelle.
Poi lo sguardo del dottore si posa sul suo adorato laptop, a cui è toccata la
stessa fine, e John esplode.
Letteralmente.
Sherlock si guarda intorno, scioccato: sapeva che John sapeva essere una
persona dolce, ma non pensava che sarebbe arrivato a quel punto. Eppure è così:
ci sono gatti ovunque. Gatti sul divano, gatti dentro il suo violino, sul
microscopio e fra le sue fialette, gatti attaccati alle tende e gatti che
rovistano nei suoi capelli. Sherlock è terrorizzato. Si china sul cumulo di
vestiti abbandonati di John, dentro ai quali ora giacciono solo altri micetti miagolanti che gli si strofinano contro la mano,
facendogli le fusa.
Il consulente investigativo sfiora la stoffa morbida del maglione di John,
confuso.
Quando la ritrae, è coperta di marmellata alla fragola.
Note
Non so come mi sia venuta. Davvero c’x
Avevo una mezza idea di fare qualche altro capitolo, ma dipende se piace
l’idea. :3
Per ora, mi accontento di questo.
ANDATE IN PACE NEL NOME DI FREEMAN. ♥
WJ