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Autore: Friedrike    23/02/2013    1 recensioni
L'idea d'Inferno così per come la vedo io, o, più che altro, come mi piace immaginarlo.
Satana, un uomo bello e giovane con due occhi azzurri splendidi, accoglie l'ennesima ospite o le propone un patto.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Diavolo aveva una bella faccia. 
Aveva due grandi occhi blu, i capelli molto corti scuri, quasi rasati, e gli una leggera barba.  
Se ne stava tranquillo ai piedi di una grand cassa nera che proiettava immagini disgustose ed abominevoli, avvolto da un mantello di velluto rosso, semi-disteso per terra. Aveva un grappolo d'uva vicino ed ogni tanto ne mangiava qualche chicco. 
Quando la ragazza entrò in quello strano salone,  che le ricordava la sua casa, fece alcuni passi verso di lui, titubante, ignorando la sua natura. 
-Chi sei?- gli chiese.
-Ti stavo aspettando. Ti propongo un patto- le disse, tirandosi a sedere con modi suadenti e provocatori, ma mai volgari. 
-Un patto? Non voglio accettare- rispose la ragazza convinta, annuendo lentamente.
-Sì che lo vuoi. O non saresti qui. Tu sei morta; le anime vanno su o vanno giù. Tu sei giù: vuol dire che sei stata molto cattiva. Dovrei avere degli appunti su di te- disse poi in modo vago e prese a sfogliare una lista appena apparsa con gli occhi di ghiaccio puntati su essa. Eppure quegl'occhi non erano freddi: avevano il colore dell'acqua del mare, quella fredda, quella oscura, ma erano caldi. Che fossero una trappola, quegl'occhi? 
Le labbra del Diavolo s'incurvarono in un sorriso, quando apprese che la ragazza aveva riconosciuto il luogo. 
-Sono stato in così tante stanze. Bagni, cucine, scantinati, soffitte...- spiegò lui, con tono calmo, soppensando ogni singola parola. -E' divertente sapere cosa passi per la mente delle persone. Lo capisco solo quando posso guardare finalmente nel loro cuore. Prima posso solo immaginarlo.- 
-Se tu... esisti- iniziò lei, togliendosi un ciuffo scuro dagli occhi -se tu esisti, anche Dio esiste allor...- 
Le sue parole vennero interrotte da un forte boato che la fece sussultare. Satana non si scompose. Da alcuni quadri uscirono i volti sfigurati delle anime dannate, le bocca deformata in un urlo mostruoso e disumano.
-Non nominarlo. Non qui- l'avvertì lui, con un piccolo sorriso piacevole. 
D'un tratto le provò una forte attrazione per il Demonio, voleva essere sua, appartenergli, e questo lui lo sentiva. Gli dava la forza. 
Di tanto in tanto anche Lucifero si chiedeva se non fosse il caso di tornare dal suo Signore e domandargli perdono, ma non l'avrebbe mai fatto. Non era questione di orgoglio: ma qualcuno doveva occuparsi dei dannati d'Inferno.
Così prese un foglio e lo lesse veloce, la ragaza si chiese come avesse fatto ad avere quelle informazioni su di lei. Peso, nome dei genitori, scuola, gusti, abitudini. Che fosse tutto uno scherzo? Improbabile. Iniziò a farsi anche molte altre domande: si domandò come facesse  a parlare con tutti. Lei aveva parlato la sua lingua, l'italiano, e lui le aveva risposto in quella che pareva la stessa. Che si trattasse di un illusione? No, il Demonio era colto, sapeva ogni cosa. Però non era Dio e certe cose doveva capirle. Attraverso i suoi occhi, poteva scorgere ogni minima qualità dell'umano stante davanti lui. 
-Ricordi cos'è successo?- le chiese, divertito dal suo sguardo spaventato. 
Era davvero qualcosa di strano, vedere come gli uomini avessero paura. Cos'è, non si aspettavano una punizione per le loro cattive azioni? Si ricorda ancora delle persone  buone che vedeva quando, pigramente, stava disteso su una nuvola in Cielo. Le vedeva così meravigliate di essere lì, lo stupore si leggeva nei loro occhi. 
La meraviglia si leggeva negli occhi di tutti, semplicemente era diversa ogni volta: coloro che finivano in Paradiso, avevano quel sorriso stupido che hanno le persone innamorate. Coloro che erano spediti tre le fiamme dell'Inferno, invece, avevano gli angoli della bocca tesi all'ingiù e alcune calde lacrime che gli rigavano il viso. Per la maggior parte, era così. 
Di tanto in tanto il Demonio poteva decidere di graziare qualcuno e farlo finire in Purgatorio che altro non è che una strada più lunga per giungere a Dio. 
Erano in pochi, però, coloro che avevano questo privilegio e magari lo ottenevano col passare del tempo. 
Lei non risponse; non è necessario rivelare il suo nome, è solo una tra tante.
Aveva lo sguardo fisso su un ragazzo russo in divisa. Lui era rannicchiato in un angolo, ogni tanto si girava di scatto ritrovando la parete di roccia dietro di lui.  Continuava a dire "non sono pazzo. Non sono pazzo, maledizione!" con tono isterico, tenendosi la testa tra le mani.
-Vasilij Ivanović- lo chiamò il Diavolo, per nome e patronimico, parlando poi in russo. -Lui non è qui- gli disse.
-Lui? Lui chi?- domandò timida la ragazzina. 
-Disposizioni dall'Alto, vogliono che assassini, stupratori, pedofili, serial killer, usurpatori, eccetera eccetera, vengano qui. Lui ha ucciso un uomo. Ha ucciso suo padre, ma ha fatto bene, perché quel figlio di puttana lo ha picchiato e ha stuprato la sua sorellina. Quell'uomo è qui da qualche parte,  ma non posso dirti dove. Lui- accennò con un gesto al ragazzo -sconterà la sua pena per alcuni decenni, poi andrà dov'è giusto che vada. Voleva solo difendere la bambina.- 
Satana scrollò appena le spalle e si avvicinò al ragazzo, inginocchiandosi di fronte a lui. Cercò di calmarlo, intanto continuò col suo discorso: -Ti hanno insegnato che Dio perdona, ma non è così. Se sapesse farlo, lui sarebbe già tra le nuvole lassù, a godersi la sua vita. Non ha avuto un'infazia, se lo merita.- Baciò sulla fronte il ragazzo e subito quello si calmò.
Lei non capì quel gesto e lo trovò parecchio strano, ma finalmente il soldato si era tranquillizzato. -Era un soldato?- si sforzò di alzare la voce e di schiarirla, ma con pochi risultati.
-No, non lo era. Ma aveva il coraggio di un militare ed amava la sua patria. E per patria, intendo famiglia.- 
La giovane donna, aveva appena diciassette anni e non poteva capire tutto. Era sbadata, distratta, svogliata, così come lo era stata in vita.  Però curiosa. Strano, le due cose spesso sono contrastanti.
Il Demone s'alzò ed aiutò il ragazzo a fare altrettanto, sorreggendolo un poco.  Gli sussurrò qualcosa in russo, poi soggiunse alla nuova arrivata: -Devi ricordare, o stare qui sarà inutile.-
Schioccò le dita e lei scomparì.
 
 
Si ritrovò incorporea al di sopra della sua scuola, in un giorno qualunque. 
Ragazzi e ragazze stavano uscendo dall'istituto, parlando tra loro. Una figura attirò la sua attenzione: sé stessa. Dietro un angolo, con lo sguardo tetro, una guancia sfregiata da un profondo e rosso graffio. Istintivamente, portò una mano sul viso e ritrovò la ferità laddove l'aveva appena vista. La ragazza che stava osservando, stava seguendo alcune altre giovani che parlottavano tra loro fitte fitte, di ragazzi e vestiti. Presto loro tre si separarono ed una, che non sembrava affatto a capo del gruppo, lisciandosi i capelli biondi con una mano, prense una stradina stretta e buia, per accorciare il tempo di ritorno da scuola.
Lei la seguì, così come l'anima osservava la scena dall'alto. L'afferrò per i capelli e brutalmente provò ad accoltellarla con il coltello che teneva nascosto. 
La bionda rimase in vita, ma tremendamente sfigurata. Lei, si ritrovò in un letto d'ospedale psichiatrico. Tentò più volte di procurarsi la morte, fallendo sempre, finché un giorno un inserviente ebbe pietà di lei e la fece finita.  
Allora perché era all'Inferno? Non aveva ucciso e non si era uccisa. 
Cosa l'aveva portata lì?Superbia. Si era creduta migliore degli altri, tanto da poterli controllare a proprio piacimento. D'un tratto si ritrova in una stanza buia.  A terra tantissime persone accalcate, distese le une sulle altre, infreddolite e nude, agre, sporche, puzzolenti. La ragazza si ritrovò tra loro storcendo il naso. Questo era un secondo flahs-back, ma non era sicura di averlo vissuto per davvero. Si rivide ad un angolo, con un coltello in mano, tutta sporca di sangue. Lei non poteva averli uccisi tutti. C'erano dei bambini, tra loro, ed erano così tanti, tutti quanti, che lei da sola non poteva averli uccisi. Gola. Quello non era sangue, ma salsa.
Un'altra stanza. 
Un posto freddo, pieno di ghiaccio. Due ragazzi alle prese col primo amore, si stavano baciando in modo maledettamente dolce. Anche stavolta stava guardando dall'alto, ma decise di scendere -non sapendo bene come fare, le bastò pensare di farlo. Si mise accanto la sua figura umana e la osservò assottigiare lo sguardo. Invidia. 
Ennesima immagine. La ragazza umana era distesa sul divano, la madre le aveva chiesto di accompagnare il fratellino al catechismo, ma lei, bestemmiando, aveva preferito rimanere a guardare la televisione. Accidia. 
Altri momenti sono seguiti, che hanno richiamato gli altri Peccati Capitali, ma non tutti erano veritieri. Metaforici, ecco cos'erano. 
Quando l'anima della ragazza tornò all'Inferno, lo trovò molto diverso. Non c'era più il proprio salotto ad attenderla, le foto di famiglia, del cane, il vassoio dei vicino ormai vuoto. 
C'era solo buio e molte anima. Alcune non avevano volto, altre sembravano quasi averlo perso: col passare dei secoli, succedeva questo alle anime che stavano lì. Erano tutti in fila e sembravano seguire un sentiero.
C'erano pareti di roccia, il pavimento ogni tanto crollava e si sprofondava giù per una voragine; si veniva costretti a fare la fila tutta da capo. 
Una mano ossuta le toccò una spalla. -Dicono che da arrabbiato diventi il peggiore dei tuoi incubi- disse una voce di donna in un corpo di bambina, con occhi sgranati. 
-Sììììì...- sussurrò languido qualcuno davanti a lei. -Sìììì.... il peggiore!-
-Ha molti nomi, nessuno sa come debba essere chiamato. A volte fa un indovinello. Se ti mostri tanto bravo da risolverlo, ti assicuri quasi certamente un posto in Purgatorio. Ma sono tutti molto difficili...- stavolta non seppe riconoscere chi parlò.
Quando incontrò il Diavolo, si avvicinò a lui di corsa. -Voglio andae via da qui!- gli disse disperata. 
-Pensi che gli altri vogliano rimanere?-
Lei scosse la testa.
-Pensi che non me l'abbiano chiesto?-
Lo fece di nuovo. 
-Pensi che io possa dire di sì a tutti? E cosa potrei fare, poi, da solo, in questo spazio così grande? Hitler è fermo in quell'angolo a discutere con Goebbels ed altri dittatori. Perché non vai da loro e fate amicizia?- rispose ironico. 
-Quel patto... accetto tutto! Lo accetto! Voglio farlo, voglio farlo!- 
Satana ridacchiò in modo lugubre, la sua ombra si estese grande a tutta la parete, così come il suo ego. 
Chissà che aveva visto, la ragazza. 
L'Inferno è diverso per tutti. Ognuno lo vive in modo diverso. Qualcuno come un posto freddo, altri caldo, certuni uno spazio aperto, alcuni stretto ed angusto. Per alcuni profuma di rosa; per altri puzza di benzina; Per alcuni ci sono i ragni, per altri gli specchi;  Per alcuni ci sono bambole e clown disegnate su ogni parete, per altre ci sono mille occhi che ti puntano cattivi e piccoli. 
-Cosa vedi?- domandò lui curioso. Non poteva vederlo che come risultava ai propri occhi. Per quanto potesse immergersi nei cuori altrui, non potrà mai vedere come vedevano loro. Allo stesso modo, non capiva come vedessero coloro che portavano un paio d'occhiali da vista. Gli occhi erano l'unica parte che non potesse prendere. 
-Cos... cosa vedo? Roccia... roccia ovunque- rispose lei. Era caduta da bambina da un una parete rocciosa, franturandosi una caviglia e rompendosi una costola. Da allora ha sempre avuto il terrore della montagna. -E uomini senza volto...- soggiunse. Perché? Perché aveva paura che nessuno la notasse, che le sue emozioni scivolassero sugli altri senza lasciare traccia. Aveva paura della solitudine e le anime che vedeva non parlavano tra loro, erano tutte mute anche perché prive di bocca. 
-Interessante- rispose il Diavolo. -Interssante- ripeté dopo. -Hai detto di voler firmare il patto ed io te lo farò firmare. Dopo, te lo farò leggere. Ci stai? Dopottutto, non hai nulla da perdere- concluse affabile. 
Lei annuì svelta. Prese la penna, anch'essa fatta di pietra, le faceva male tenerla, era scomoda ed una foglia sembrava avvolgere il suo polso e non volerlo più lasciare.
-Ah, non preoccuparti. Quando finirai di scrivere passerà, qualsiasi cosa stia succedendo.- 
Satana invidiava molto Dio. Avrebbe voluto sapere sempre cosa accadeva ai suoi ospiti. Ma non poteva. 
Lei firmò quel foglio bianco, dopodiché comparve un testo scritto con caratteri che non capiva.
-Ti risparmierò le condanne più pesanti, ma dovrai far star meglio qualcuno che ne ha davvero bisogno. Un tuo parente; diciamo pure tua madre. Ma non potrai parlarle né farti vedere né sentire. Non provarci o il contratto è subito spezzato- l'avvertì l'altro. 
La ragazza fece cenno di capire e si trovò di nuovo in un altro posto.
La madre era seduta su una poltrona, in lacrime, con un fazzoletto stropicciato tra le mani, i capelli disordinati, i vestiti vecchi di giorni ancora addosso. 
-Mamma!- cercò di avvicinarsi, ma qualcosa la fece tornare indietro. "Non potrai parlarle, né farti vedere" le era stato detto. E lei, egoisticamente, aveva già rimosso tutto. Si sforzò di avvicinarsi, chiamarla a gran voce, e dopo un po' riuscì a farsi sentire. 
Poteva spostare gli oggetti, così provò a darlge un messaggio. Una sua foto le scivolò dalle mani e finì ai piedi della donna. 
Intanto Satana la osservava nascosto, volendo capire dove volesse arrivare.
Lei cercò in tutti i modi, senza parlare, di comunicare con la donna. E quasi ci riuscì. 
Ma il Demonio la prese per la spalla e la fece tornare immediatamente all'Inferno, lui sotto mutata sembianze. Era più muscoloso, gli occhi erano diventati rosso vermiglio.
-Che pensavi di fare, sciocca? Il contratto non alludeva a ciò!- le ringhiò contro, due zanne uscivano dalle sue labbra, le unguie d'un tratto erano più lunghe. 
-I-io...- farfugliò lei, impallidendo. 
D'un tratto il Demone sparì e rabbrividì nel sentirlo alle sue spalle. Due enormi ali nere l'avvolsero e le impedirono di vedere ciò che stesse accadendo, quando finalmente poté farlo, lui aveva messo le sue mani sui suoi fianchi.
-Ti avevo dato una possibilità. Ora rimarrai qui per sempre!-  stava dicendo.. Si sentiva sempre più attratta da lui, fisicamente. Pendeva letteralmente dalle sue labbra. Avrebbe voluto essere il chicco d'uva che si era posato su di esse poco prima. E primva che se ne rendesse conto, il suo cuore era già avvolto nell'ombra.
  
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