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Autore: simochan    10/09/2007    8 recensioni
"Eccomi...sembra strano,ma sono tornato..."
Pensieri e riflessioni di un grande eroe della saga di Resident Evil, subito dopo il ritorno da una difficile e importante missione.
Genere: Comico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon Scott Kennedy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi. Sembra strano, ma sono tornato.


Quanto tempo era che volevo sdraiarmi sul letto, solo per pochi minuti, giusto il tempo di riflettere un po’, di pensare…

Prendo il mazzo di chiavi dalla tasca del mio giaccone e apro la porta.

Finalmente a casa. Beh, è un gran complimento dire casa! Un piccolo appartamento nel centro comprendente un angolo cucina, un bagno, una branda e una, dico, una sola finestra! È piccola e disordinata, ma è il mio regno, dove io sono il sovrano assoluto e posso prendermi tutto il tempo che voglio senza seguire ordini superiori.

Del resto, fare l’agente federale non ti permette di avere il tempo di trovare qualcos’altro di decente…

 

“wof wof!”

 

“ Ehilà, vecchio mio!”

 

Come al solito, il mio più fidato amico mi si avvinghia alla gamba scodinzolando e sbavando dappertutto... nell’appartamento di un single deve esserci un cane, no?

Meno male che la signora Liana si prende cura di lui… e anche di me nelle rare occasioni in cui stacco d al lavoro e vengo qui. E' una povera e anziana vedova di origini italiane, che come me è obbligata a pagare l’affitto ogni mese, con la differenza che io ho i soldi e lei ne ha un po’ meno; vive di pensione e a volte pulisce i corridoi del palazzo per cinque dollari l’ora. Peccato che io non abbia potere qui! Non è il mio campo, e non posso nemmeno denunciare quei bastardi che la pagano così poco.

Però ha grandi qualità: è simpatica,dolce, ama fare giardinaggio ( il suo terrazzo somiglia sempre più a una serra!) e, cosa più importante, cucina le melanzane alla parmigiana più buone che abbia mai mangiato! È come se fosse una zia, tant’è che mi appioppa certi nomignoli che farebbero scappare anche i bambini di tre anni… ma io glielo lascio fare... altrimenti chi me le fa più le melanzane?

 

Scaravento senza tanti complimenti la mia valigia sulla brandina e accendo il televisore.

 

Il giornalista dell’edizione pomeridiana inizia a parlare dei fatti accaduti in quei giorni mentre apro il frigorifero: che puzza! Dopo qualche istante scopro però che l’odore nauseante che sento non è il formaggio scaduto, ma il tanfo di quell’incubo che per fortuna è finito…

 

Mi tolgo i vestiti e apro il rubinetto della doccia.

 

Che bella sensazione: sento i miei muscoli rilassarsi sotto lo scroscio continuo dell’acqua; quanto mi è mancata la mia amata doccia.

 

Esco, mi infilo i primi vestiti che capitano sottomano, dò fuoco sul terrazzo a quelli che ho messo in missione; mentre il piccolo falò continua a bruciare, il mio orecchio presta attenzione al giornalista:

 

cari amici, finalmente l’America può tirare un respiro di sollievo: la figlia del presidente è stata tratta in salvo e riportata alla Casa Bianca. questa mattina abbiamo chiesto spiegazioni al presidente.

 


L’immagine del giornalista viene sostituita a quella del presidente:

 

Miei cari concittadini, giustizia è stata fatta. La setta criminale è stata fermata e mia figlia Ashley portata in salvo. Tutto questo è merito degli agenti dell’ FBI, in particolare di un uomo, il quale nome non è possibile svelare per mo tivi di sicurezza. Ciò non toglie il fatto che sarà ricompensato c on l’alto onore di guardia del corpo di mia figlia. Dovrebbero esserci più persone come lui al mondo. Dio vi benedica tutti.

 

Il giornalista riprende parola, mentre dietro di lui compare sui monitor la foto della piccola Ashley sorridente.

 

Tsk.

 

Mi accendo una sigaretta. Do una tirata e poi soffio via il fumo; quand’è stata l’ultima volta che ho fumato una sigaretta? Forse quando ero ancora un ragazzino…

 

Guardo la foto della Graham in tv: cosa avrebbe detto suo padre se fosse venuto a sapere che la sua adorata e immacolata figliola aveva chiesto all’agente che l’aveva salvata di fare l’amore con lui, una volta tornati in patria? Mi viene da ridere al solo pensiero!

 

Tiro un'altra boccata di sigaretta.

 

Certo, non si poteva dire che non fosse carina, ma quell’agente era ancora follemente innamorato di una parte del suo passato, che continuava a tormentarlo anche nel presente…

 

Che sdolcinato, mi faccio schifo da solo.

 

Eppure quella donna non smette mai di entrare nei miei pensieri: era sempre presente, e lo è tuttora. Come fare per dimenticare i suoi bellissimi occhi vispi, il suo corpo sinuoso e perfetto, le sue curve, i suoi capelli corti sbarazzini, il suo caratteraccio, la sua espressione sempre un po’ malinconica... Dio, quanto mi piacerebbe stringerla tra le braccia, assaporare quelle sue labbra rosee, così morbide e carnose, accarezzandogli la testa e sussurrandogli cose che mi vergogno anche solo a pensarle!

 

Purtroppo rimarrà un sogno. Non so nemmeno dove sia in questo momento… ah già, forse a dare il campione che mi ha rubato al suo adorato capo Wesker; potrebbe addirittura essersi messa a cavalcioni sopra di lui, brindando alla vittoria non solo con del semplice champagne…

Il solo pensiero mi dà la nausea.

 

Ecco di nuovo quella fitta allo stomaco, un dolore stranissimo… ma sarò guarito veramente dalla plagas?

 

….

 

Mah, questa mattina quando siamo arrivati, io e Ashley siamo stati controllati e non ci hanno trovato nulla di insolito: cosa sarà questa fitta?

 

….

 

No, impossibile: io, geloso di Wesker? Posso capire il fatto che Ada sia una bella donna, anzi, bellissima, ma ha anche un sacco di difetti… possibile che sia talmente attratto da lei quasi al punto di essermene innamorato? Svegliati vecchio mio, mi sembri un po’ giù!

 

Qui c’è bisogno di un'altra tirata di sigaretta.

 

Un respiro profondo, talmente profondo che quasi mi strozzo: non sono un grande fumatore. Di solito do qualche tiro proprio per buttar via lo stress accumulato nelle missioni. Chissà perché ho deciso di fare questo mestiere? Forse per assomigliare un po’ di più a mio padre… già, forse volevo dimostrare a qualcuno di essere più in gamba di lui. Io però rimango pur sempre un uomo semplice, che vorrebbe sistemarsi e avere una famiglia; credo sia il sogno di tutti, arrivati ad una certa età. Sistemarsi. Ma come? Con chi? Con quali soldi? Ormai non posso più tirarmi indietro, faccio il poliziotto, la guardia del corpo. Devo rassegnarmi: passerò il resto della mia vita a controllare, sparare, bere… ecco la mia giornata: scazzottata, congratulazioni, bere per festeggiare una vittoria, una scopata con qualche donna di cui non mi ricorderò più il nome e poi via… ogni giorno la stessa storia.

 

 

Che palle.

 

 

 

Non mi sono accorto che il mio adorato cane mi sta fissando con occhi languidi: ho capito cosa vuole. Prendo una scatola di croccantini sotto al lavello della cucina (devo decidermi a lavare quei piatti) e li porgo nella ciotola vicino alla tv.

 

“wolf!” Mi ringrazia scodinzolando mettendosi a mangiare. Lo guardo con un leggero sorriso: meno male che ho lui come amico.

 

Già, gli amici.

 

Fin da tempo immemore il cane è sempre stato il migliore amico dell’uomo, e per qualche strana ragione non ne possiamo fare a meno. Ma non puoi certo parlare ad un cane dei tuoi problemi: depressi si, ma pazzi no!

 

Ero riuscito a trovare un amico, durante la mia missione, ma immancabilmente l’ho perso.


Ormai devo farci l’abitudine... per il mestiere che faccio è meglio non avere amici. Stanno continuamente in pericolo: in realtà credo che sia soltanto la sfiga che continua a perseguitarmi.

Tutti gli altri miei colleghi hanno una miriade di ami ci, amiche, amanti. L’unico idiota che è rimasto solo sono io.

 

Ricordo ancora la prima volta che ti ho incontrato.

 

Eri lì, chiuso in quell’armadio, imbavagliato, con la faccia terrificata quando mi hai visto con la pistola che ti puntavo addosso, eppure ti sei fidato di me:

 

“Devo farti solo un'unica, importantissima domanda: hai una sigaretta?”

 

“No, ma ho delle gomme da masticare.”

 

 



Che modo strano di iniziare un’amicizia. Quando abbiamo parlato per la prima volta, legati come salami in quel vecchio capanno, controllati da quei mostri, non ho sentito altro che allegria nella tua voce, senza nemmeno un filo di paura (che poi hai manifestato senza vergogna quando sei scappato via). Mi hai parlato della tua vecchia vita, mi hai dato informazioni riguardo Ashley… e io cosa ti ho dato in cambio? Nulla, solo una gran diffidenza. D’altronde fa parte del mio lavoro non fidarmi delle persone.

Ti sei dimostrato da subito un buon aiutante, anche se scomparivi ogni volta che mi davi una mano. Sai, devo ammetterlo, mi sono proprio divertito ad averti tra i piedi. Ricordi quando abbiamo affrontato insieme tutti quei nemici? Quando per la prima volta hai visto Ashley? Avevo capito fin dall’inizio che quella ragazza ti piaceva. Dal modo in cui l’hai guardata, da come la prendevi in giro, era ovvio.

Che dire di me? Io ho sempre avuto il sospetto che ci avresti venduto al nemico, che in qualche modo ci avresti ingannato… invece è successo tutto il contrario.

Eri riuscito a trovare tutto da solo il campione e le medicine per rallentare la crescita di quel parassita nel nostro corpo, ci hai lasciato tanti indizi nascosti e fogli delle tue ricerche per spiegarci la storia ed incastrare il nemico.

Se c’è qualcuno da premiare oggi, quello non sono io.

 

Tu, spinto dalla curiosità di quella ricerca sei voluto andare avanti. Non devi sentirti in colpa, il ricercatore è così: è portato a saperne sempre di più sulle sue scoperte. Ma alla fine ti sei reso conto che sbagliavi e hai voluto tentare di recupe rare in qualche modo. Ci hai aiutato, mi hai aiutato, mi hai capito fin dall’inizio…

Il ricordo del tuo corpo steso a terra in una pozza di sangue, con una grossa apertura nel busto causata da quel maledetto mostro fanatico… e pensare che eri uscito da una porta secondaria con il sorriso stampato sulla bocca. “L’ho trovato!” hai gridato tutto felice con il tuo solito accento por toricano. E io ero felice con te, sia perché avevamo tutto quello che ci occorreva, sia perché avevo capito in quel momento che eri una brava persona.

Vedi? Tempo nemmeno dieci secondi di pensare una cosa del genere che sei stato ferito a morte, una morte talmente violenta e orribile che non la vorrei vedere nemmeno per il mio peggior nemico.

In quei pochi istanti di vita che ti rimanevano mi hai dato altre informazioni e ti sei addirittura scusato. Se non fosse stato per te non ce l’avrei mai fatta… Luis.

 

Ti ho vendicato comunque: quel figlio di puttana non l’ha passata liscia. E ora eccomi qua, a fumare sul mio terrazzo e a riflettere su tutto quello che è accaduto in questi ultimi giorni, felice che questo incubo sia finito.

 

Mi viene in mente una frase che ho letto un po’ di tempo fa su un libro, il titolo non me lo ricordo:

 

Amico mio non piango più perché te ne sei andato, ora rido perché ci sei stato.

 


Già. Sono felice di averti conosciuto e di aver lavorato con te. Pace all’anima tua.

 

Un altro tiro di sigaretta. Ormai mi sono quasi abituato al fumo.

 

Guardo l’orologio: caspita, sono quasi le sei.

 

Beh, fino adesso non ho ricevuto ordini, quindi tanto vale rimanere un altro po’ a pensare, d’altronde me lo sono meritato un po’ di riposo!

 

 

Il pensiero torna sempre e solo su un punto: Ada Wong.

 

Mamma mia, sto diventando noioso… quasi quasi non mi sopporto!

 

Però è così, non posso farci nulla; più cerco di non pensarci, più arriva l’immagine del suo viso. Ero riuscito addirittura a dimenticarla, pensando fosse morta nell’incidente di Racoon City.

Adesso che ci penso, ho incontrato talmente tante schifezze nella mia vita da poter fare concorrenza a X-Files: magari scrivo un libro su tutto quello che ho passato (sveglia idiota, non ne avrai mai il tempo).


Il solito sarcasmo: bravo, andiamo avanti così.


Ada, chissà cosa stai facendo in questo momento… forse starai pensando un po’ a me. Forse. Per quale motivo mi hai rubato il campione, per quale motivo hai attivato la bomba pur sapendo che molto probabilmente non ce l’avrei fatta a salvarmi? La mia vita vale davvero così poco per te?

 

Ecco di nuovo quella strana fitta: non so di preciso cosa sia. Non fa male, è una specie di fastidiosa morsa allo stomaco. Ogni volta che penso a lei è così...

 

Speriamo non mi sia venuta un ulcera!

 

Soltanto una volta ho prova to questa sensazione (meno fastidiosa), alle medie per la mia compagna di banco (come si chiamava?).
Le avevo scritto addirittura una lettera, ma non mi ha mai risposto.

 

Ada è bellissima, affascinante, coraggiosa, ma anche malinconica, fragile, cocciuta e... falsa.


E nonostante tutto io continuo a pensare a lei, sempre e soltanto a lei. Sarà quel suo lato misterioso, quella sua cocciutaggine che mi fanno girare al testa. Il punto che fa male è un altro: quando riesce a farmi ricredere sul suo conto, è il momento buono che mi pugnala alle spalle, rubandomi indizi o lasciandomi solo a trafficare con qualche bomba. Però devo ammettere che è molto cambiata dall’ultima volta che l’ho vista; innanzi tutto è bellissima (io la definirei una gran bella gno…), poi più agile, più abile nei combattimenti; riesce a fuggire e a mimetizzarsi in pochissimi secondi, veloce e silenziosa come una pantera. Me la sono ritrovata davanti senza avvertire la sua presenza…

 

E vogliamo metterci le arrabbiature? A volte avrei tanto voluto strozzarla… ma come si fa, di co io, a stare così per una ragazza del genere!

 

Mi scompiglio i capelli biondi cercando di togliermela dalla testa... inutile, se ne andrà solo quando avrò altro a cui pensare, tipo un'indagine o cose varie.


Sospiro.

 

Comunque, mi ha salvato la vita tante volte durante la mia missione: ha distratto quell’omone di Mendez, il capovillaggio, mi ha dato un passaggio in barca, addirittura mi ha passato quell’arma gigante contro Salazar... e poi si è preoccupata per me quando mi stavo per trasformare (e ho provato anche ad ucciderla) …mmh, forse non è poi così malvagia…

No amico, ci stai ricascando un’altra volta!!! Svegliati, ADA NON E’ UNA PERSONA AFFIDABILE!!!


Beh, almeno sono riuscito a mascherare i miei sentimenti quando eravamo insieme… credo. Spero.

 

Le macchine sfrecciano a velocità impressionante. Il suono di una sirena in lontananza riecheggia per le strade di New York.

Comunque ho declinato l'offerta: io non sono una guardia del corpo, sono un poliziotto, un’agente governativo degli Stati Uniti e ho lottato tanto per arrivare fino a questo punto.

 

TRIIN TRIIN

 

Squilla il cellulare: come supponevo, è quello di servizio.

 

“Comandi.”

 

“ Agente Kennedy, è richiesta la sua presenza qui al pentagono.”

“Arrivo subito”


TLIC.

 

Tsk, sarà il solito “attacco terroristico”. Infiliamoci la giacca và.

 

Anche le persone che erano laggiù però n on si meritavano quella fine. Nessuno aveva scelto di diventare così; sono stati tutti attaccati da quel virus infernale, capace di trasformali in ver i e propri zombie senza che se ne rendessero conto. Quell’isola cos&igrav e; ricca una volta, si era trasformata in un cimitero vivente,con tanto di non morti in giro per le campagne. Devo dire che,dopo tanto tempo, ho risentito quel brivido strano per la schiena chiamato paura. Le immagini di quegli or rori mi tornano in mente. Come mi torna in mente quel pazzo di Krauser…

Com’è possibile che si sia messo dalla parte dei "cattivi"? E come è riuscito a tornare in vita, dato che era morto in un incidente due anni fa?

Una cosa è certa: anche lui ha ricevuto la punizione che si meritava. Potrò lamentarmi di tutto, ma io credo ancora nella giustizia, ci credo fermamente. Che poliziotto sarei sennò?

 

Spengo la tv, prendo distintivo, pistola e tutto quello che serve. Saluto il mio caro fido e chiudo la porta. Ah, ho ancora la sigaretta in mano…


Un’altra grande giornata mi aspetta e io sono pronto a tutto; chissà, magari mi daranno un’altra missione in giro per il mondo e incontrerò qualche bella donzella, o forse... (mi sto preoccupando. Devo disintossicarmi da lei).

 

Continuerò per la mia strada, ma non dimenticherò mai coloro che mi hanno aiutato e mi sono stati vicini nei momenti peggiori, parola di Leon Kennedy.

 

Scendo le scale e apro il portone; dò l’ultimo tiro alla sigaretta per poi buttarla a terra.

 

Il resto sono solo pensieri in fumo…

  
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