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Autore: Thiliol    02/03/2013    4 recensioni
Si guardò intorno: la radura, appena fuori Tirion, era illuminata dalla luce dorata di Laurelin,
ma già numerose lanterne argentate erano appese ai rami degli alberi, in attesa che la luce
più soffusa di Telperion si sostituisse a quella.
Maedhros era poco distante, le braccia conserte e l'aria assorta. Lo raggiunse e, quando lo
toccò sulla spalla per salutarlo, lui sobbalzò.
< Perdonami, Alatariel, non ti avevo sentita > disse, sorridendole.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Fëanor, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Narn o Alatariel ar Aeglos'
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Un sentito bentrovati a coloro che già mi conoscono (e conoscono questi personaggi) e un caloroso benvenuto ai nuovi lettori che spero vorranno leggere questa piccola storia. Si tratta di un missing moment, un ricordo se vogliamo: il primo incontro tra Alatariel e Aeglos è avvenuto su un molo del Porto di Alqualonde, solo un breve scambio in cui lei, per ordine di Feanor, lo invitava a Tirion per i festeggiamenti del Primo Raccolto. Quella scena è più e più volte ricordata da entrambi e ricorre frequentemente in tutta la serie... in quel momento Aeglos si innamora di Alatariel.

Questo è il momento in cui Alatariel si innamora di Aeglos.


Nella radura






Alatariel si fece largo tra gli invitati a passo deciso. La Festa del Primo Raccolto era sempre un grande evento ma quella primavera era particolarmente attesa da tutti in Tirion. Quando era solo una bambina suo padre doveva costringerla e ricattarla affinchè vi partecipasse, ma erano ormai numerosi yén che non era più così, anzi, era arrivata ad attenderla con ansia. Fëanor era deciso più che mai a rendere quella festa splendida e Alatariel si sentiva tremendamente emozionata... anche se non aveva avuto il coraggio di dire a suo cugino il vero motivo.

Si guardò intorno: la radura, appena fuori Tirion, era illuminata dalla luce dorata di Laurelin, ma già numerose lanterne argentate erano appese ai rami degli alberi, in attesa che la luce più soffusa di Telperion si sostituisse a quella.

Maedhros era poco distante, le braccia conserte e l'aria assorta. Lo raggiunse e, quando lo toccò sulla spalla per salutarlo, lui sobbalzò.

< Perdonami, Alatariel, non ti avevo sentita > disse, sorridendole.

< Non preoccuparti. > Seguì lo sguardo dell'elfo < Mirimë danza con particolare grazia, non credi? >

Maedhros la guardò male.

< Non capisco di cosa tu stia parlando. >

< Certo, certo > rise < credi che sia cieca? Mio caro cugino, i tuoi occhi ti tradiscono... e ti tradisce anche il tuo caro amico Findekàno a cui non riesce davvero di tenere la bocca chiusa. >

Indicò la figura alta e slanciata di Fingon che stava tranquillamente sorseggiando del vino.

< Antolle ulua sulrim! > borbottò Maedhros a denti stretti, < non gli farò mai più una confidenza. >

< Coraggio, amico mio, non è una tragedia > l'elfa gli diede una spinta amichevole.

< Se mio padre venisse a sapere che ho posato gli occhi su una della casa di Fingolfin... non voglio pensarci. >

Alatariel si accigliò.

< Non dire così. >

Maedhros si voltò verso di lei, serio.

< Sai benissimo che è così, e come dargli torto? Mi limiterò a guardare da lontano. >

Improvvisamente sbuffò, tornando a rivolgere la sua attenzione agli elfi che danzavano alla luce di Laurelin.

< Perchè spreco fiato con te, Alatariel? Per te Fëanor è l'emblema della perfezione su Arda. >

< Se non è lei a pensarlo, chi altri potrebbe? >

Alatariel si voltò di scatto all'udire quella voce. Fëanor era in piedi dietro di lei e sorrideva, gli occhi neri e penetranti che brillavano di luce. Non potè fare a meno di ricambiare quel sorriso e porgere una guancia che lui baciò.

< Mio amato Maedhros, la cugina Alatariel è talmente piena di talenti che qualsiasi cosa ella pensi di me mi fa onore. >

< La cugina Alatariel è completamente accecata da te, padre. >

< Ed è in grado di esprimersi per se stessa, grazie > li interruppe stizzita.

< Sei insopportabile! > esclamò Maedhros, salutandola mentre si allontanava.

< Credo che Fingon stia per ricevere la peggiore delle sfuriate > disse lei rivolta all'elfo al suo fianco < tuo figlio è infuriato. >

< Lascia che Maedhros gli urli contro, male non può fare. Piuttosto, > la prese sottobracccio < mi avevi assicurato che quel cantore dei Teleri sarebbe venuto, ma non si è visto. >

Alatariel trattenne il respiro per un attimo. Fëanor era deluso, lo sentiva, ma non era niente in confronto a ciò che provava lei. Era arrivata a quella maledetta festa quasi correndo, ma di Aeglos il cantore nemmeno l'ombra... aveva avuto voglia di piangere come una bambina.

Era corsa verso Maedhros nella speranza di riuscire a non pensarci, ma doveva aspettarsi la domanda da parte del suo Signore.

< La sua risposta era stata affermativa. >

< Ma non è qui e presto ci sarà la mescolanza delle luci! Sapevo che non potevo fidarmi dei marinai Teleri, hanno solo il mare e le navi nei loro pensieri. >

< Verrà, ne sono assolutamente certa, vedrai. >

Fëanor non rispose, ma la guardò con occhio critico. Era così serio che Alatariel temette di averlo irrimediabilmente contrariato. Era così difficile decifrare l'umore di suo cugino, soprattutto negli ultimi tempi, come se non lo conoscesse più, come se lui stesso non le fosse più vicino come una volta.

Si era trovata spesso a maledirlo per averla fatta sentire così speciale, per averle insegnato tutto, per averla resa ciò che era. Se lui non fosse mai andato a casa sua, molto tempo prima, lei sarebbe rimasta una fanciulla come le altre e mai il grande Fëanor l'avrebbe inviata a chiedere a un anonimo cantore dei Teleri di prendere parte alla Festa del Primo Raccolto.

Era turbata e lui se ne accorse... come sempre.

< Mi dispiace, Alatariel, di averti scossa, eri così allegra! > Le sorrise dolcemente, avvicinandosi a lei e parlandole piano all'orecchio < fra tutte le dame e le fanciulle di Tirion nessuna è bella come te, Alatariel, né ha la tua stessa feroce grazia. >

Si sentì tremare. Se c'era una cosa che amava era sentire che Fëanor lodava lei sopra tutte...e lui lo sapeva bene e ne approfittava.

Si raddrizzò e le sorrise, di nuovo allegro.

< Avevi ragione, mia cara, > le disse indicando dietro di lei, < ecco il tuo cantore. Vai da lui e digli che noi tutti lo ascolteremo al mescolarsi delle luci. >

Se ne andò, lasciandola boccheggiante e incerta. Si voltò, prendendo un gran respiro, e lo vide finalmente in mezzo a tutta quella folla.

La stava guardando, allo stesso modo in cui l'aveva guardata quando si erano visti la prima volta qualche giorno prima. Gli fece cenno di avvicinarsi e lui la raggiunse. Si sentiva i piedi di piombo e desiderò ardentemente di essere ancora intenta a scherzare con Maedhros, poi pensò di fuggire e rifugiarsi tra le braccia del suo adorato Arafinwë come quando era bambina.

< Suilad, Alatariel > disse Aeglos, < è bello rivederti. >

La sua voce era melodiosa come la ricordava, tanto che sembrava portare con sé il fruscio delle onde sul molo. Lo guardò da vicino, studiandolo: aveva la pelle leggermente screpolata sulle guance a causa della salsedine e gli occhi chiarissimi, di un azzurro limpido, la bocca era carnosa e pallida. Non era riuscita a notare tutti quei particolari la volta precedente, lontani com'erano.

Pensò che era bello come Fëanor non avrebbe mai potuto essere; guardarlo non era sconvolgente, non si sentiva prendere dal fuoco del suo stesso spirito, non si sentiva inquieta...guardarlo era piacevole. Si chiese come sarebbe stato baciarlo.

Aeglos sorrideva, in attesa di una sua risposta.

< Mae govannen, Aeglos! >

Sperava di risultare amichevole, ma non era sicura del risultato. Sapeva che il suo viso non

lasciava trasparire nulla delle sue emozioni e si odiò un po' per questo.

< Ti prego, dì al tuo Signore che sono molto onorato per il suo invito e che Sire Olwë porge

i suoi saluti a lui e a suo padre Finwë. >

< Ti ringrazio. Ricambia questo gentile saluto quando vedrai il tuo Signore. >

Aeglos si inchinò leggermente e fece per andare via, ma lei lo trattenne per un braccio.

< No, non andare. Per favore, rimani e discorri con me. >

L'elfo le si affiancò, poggiando la schiena al tronco della quercia sotto la quale erano.

< Devo ammettere che speravo di poter parlare con te, oggi > disse Aeglos piano. Le sue parole sembravano casuali.

< Anche io ero ansiosa di incontrarti. Cantore e marinaio, parente del Signore dei Teleri eppure la tua fama è solo cosa recente. Voglio ascoltarti, non lo nego, e voglio conoscerti, perchè credo che tu sia assai più interessante di quel che si potrebbe pensare. >

< Oh, posso assicurarti, mia signora, che sono del tutto ordinario. Ma tu mi incuriosisci. >

Alatariel incrociò le braccia e si poggiò all'albero a sua volta.

< Davvero? Perchè mai? >

< Una fanciulla che viene da me in abiti maschili, la spilla della Casa di Fëanor appuntata sul petto, è già di per sé insolito. “Sarà una sua parente” mi sono detto “ma è strano il suo comportamento”. Ed ora ti vedo qui a discorrere con lui come se foste intimi amici, tutt'ora vestita con calzoni e casacca, mentre dovresti indossare il tuo abito più bello e danzare nella radura. Avevo pensato di aver suscitato in te antipatia, ma ora mi dici che mi trovi interessante, eppure ti guardo e non scorgo altro che indifferenza sul tuo viso. >

Alatariel lo osservò senza parlare. Quell'elfo si considerava così ordinario e non riusciva a vedere quanto in realtà fosse insolito... era come un mistero per lei e lui invece parlava della sua indifferenza. Possibile che non riuscisse a capire quanto l'avesse colpita?

< Indifferenza, dici? Non temere, se diventeremo amici imparerai che sono molto più amichevole di ciò che appaio. >

Aeglos sorrise apertamente, un sorriso caldo e luminoso come non ne aveva mai visti.

< La tua amicizia è tutto ciò che potrei desiderare > disse.

La luce di Laurelin si affievolì e quella di Telperion vi si sovrappose, argento e oro. La musica cessò e le danze di fermarono, la radura rimase immersa nel silenzio e vi si poteva udire solo il frinire dei grilli.

Alatariel si sporse verso Aeglos e gli parlò all'orecchio:

< È la mescolanza delle luci, ora è il tuo momento. Canta per noi, Aeglos il cantore. > Poi si rivolse agli elfi che erano silenziosi e cercò con lo sguardo la figura altera di Fëanor finché

non lo trovò poco distante, accanto a suo padre e ai suoi figli.

< Amici, Signori degli Eldar, > disse a voce alta, < Aeglos, della Casa di Olwë, ci porta i saluti dei nostri fratelli dei Porti. Canterà per noi in questa giornata di gioia, per rendere onore alle Potenze di Arda e a Eru Ilùvatar, per rendere grazie dei frutti della Terra e della bellezza che Egli solo ha creato. >

Aeglos si sedette su uno sgabello che era stato portato al centro della radura per lui e gli altri lo circondarono, in ascolto.

Alatariel rimase in piedi ad osservarlo, mentre la sua voce l'avvolgeva come un manto,

ricreando nella sua mente le immagini della Primavera di Arda.

Lo guardava e sentiva se stessa scivolare in un sogno fatto di oblio e terrore, eppure incredibilmente dolce.

Sentiva le mani del Fato stringersi intorno al suo collo e tentare di soffocarla, ma lei non faceva niente per reagire. E poi spostò lo sguardo su Fëanor e scoprì che la stava fissando con il fuoco negli occhi. Deglutì a fatica, mentre il canto di Aeglos finiva in uno scroscio di applausi e la radura veniva irradiata dai raggi argentei di Telperion.




   
 
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