Serie TV > Merlin
Ricorda la storia  |      
Autore: layla84    04/03/2013    3 recensioni
"Gli pare di sentire la voce arrogante di Arthur risuonare tra quelle pareti, la sua figura seduta al tavolo, il cipiglio serio tra gli occhi blu.
Il suo modo di poggiare i palmi sul tavolo, mentre con lo sguardo lo sfida a contraddirlo. La sua risata, la sfumatura della sua voce mentre chiama il suo nome.
Quell'inflessione sulla prima sillaba iniziale che sapeva di casa. Di vita.
Sono ricordi sfumati, appartenenti ad un passato che mai più tornerà."

[Spoiler 5x13] Ambientata subito dopo gli avvenimenti di Avalon... che farà Merlin? Come affronterà il suo dolore?
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gaius, Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Emh. Salve.
Sono tornata, più o meno.
Era dal 24 Dicembre che non scrivevo qualcosa su loro due, che non scrivevo in generale.
La fine di Merlin è stata uno shock, qualcosa con cui ho cercato di venire a patti, di digerire. Ogni cosa che provavo a mettere in parole – bozze, idee, pensieri – mi sembravano vuoti e inutili, di fronte a quella che è stata l’ultima puntata.
Ma questo è il mio modo di ricominciare o, almeno, di provarci.
Ambientata subito dopo gli avvenimenti di Avalon... che farà Merlin? Come affronterà il suo dolore?
Come al solito commenti, critiche e consigli sono ben accetti.
A presto, spero :)



 

Shadows in the heart



Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita.
Come fai ad andare avanti, quando nel tuo cuore cominci a
capire che non si torna indietro.


Ci sono cose che il tempo non può accomodare.
(Il signore degli anelli)



Le dita accarezzano la stoffa grezza, solcano un disegno immaginario nella tela immacolata, indifferenti alla ruvidezza.

Il silenzio, irreale e quieto che si espande per la stanza illuminata da un fioco raggio di sole avventuratosi oltre le ante accostate.

Il pulviscolo crea strani ghirigori e balli irrequieti nell’aria ferma della sera, accarezzando con invisibili dita la figura seduta sul letto.

Le mani, quelle mani irrequiete e mai dome che si stringono sul lenzuolo candido, di scatto finiscono tra i capelli. Il nero di quei fili che si perde tra la pelle nivea, un singhiozzo – uno e uno soltanto – si perde nell’aria, unica spettatrice di quello straziante momento.

Non deve piangere.

Una lacrima oltrepassa le folte ciglia, nascendo come rugiada sull’erba.

Non può piangere.

Rimane impigliata per un attimo infinito, denso dei battiti di un cuore infranto.

Non ha nessun diritto di piangere.

In bilico, trema appena. Nell’assenza di rumore che riempie la stanza il suo cedere alla gravità ha un suono, ed è quello del dolore.

Ha fallito.

La lacrima muore sulle labbra strette e tese, torturate dai denti. Non resta più niente di lei, se non il ricordo di una scia invisibile e bollente sulla pelle nivea.


Merlin strofina gli occhi, la guancia, le sue stesse labbra, con rabbia. Cerca invano di cancellare il sapore del dolore e della disperazione.
In silenzio, continua a fissare il vuoto.

È lì, ma è come se non ci fosse.
La sua mente, il suo cuore, la sua anima sono – e saranno per sempre con Arthur.

Merlin non sa, non pensa, non riesce ad articolare un pensiero coerente, che non sia il mantra che, da Avalon, lo ha riaccompagnato a Camelot.

Non piangere, non devi piangere. Hai fallito. Non ti meriti niente, hai fallito. Arthur è morto. Non è più con te. Sei solo. Solo. Lui non c’è più.

Espira. Piano, lentamente, come se dovesse reimparare a respirare. Ed un po’, in effetti, è così.

Chiude gli occhi, le palpebre che tremano nascondono le iride lucide.

Non vuole, non può ripensare a lui. Agli ultimi momenti assieme, alle sue parole.

Ogni attimo di vita è un tormento, ogni ricordo uno spillo al centro del suo cuore.

Arthur.

Niente, più, sarà come prima.

Vorrebbe morire, vorrebbe urlare, vorrebbe distruggere quel mondo ormai inutile.

Vorrebbe impazzire, lasciarsi trasportare dal dolore e smettere di pensare, di sentire.

Arthur.



Dopo tempo infinito si alza, le gambe incerte nel reggere il peso leggero del suo corpo, o forse è il senso di colpa che ormai fa parte di lui ad essere troppo pesante.

Oltre l’uscio Gaius è chino su un testo antico, gli occhi stanchi, il viso provato.

Si incammina verso colui che è stato un amico, un mentore, un padre e, quando questi si alza per andargli incontro, lo abbraccia, stretto.

Non sono mai servite parole tra loro, non davvero.

E Gaius capisce, chiude gli occhi e reprime il dolore.

Le mani dell’anziano sfiorano il suo viso con l’affetto del padre, e Merlin vorrebbe dire molto, ma niente gli pare adatto, niente sembra avere senso, non dopo Arthur.

Fa un passo indietro, poi un altro, osservando Gaius trattenere a stento le lacrime.

Osserva quella che per anni è stata la sua casa.

I ricordi si sommano, si sovrappongono. Gli pare di sentire la voce arrogante di Arthur risuonare tra quelle pareti, la sua figura seduta al tavolo, il cipiglio serio tra gli occhi blu.
Il suo modo di poggiare i palmi sul tavolo, mentre con lo sguardo lo sfida a contraddirlo. La sua risata, la sfumatura della sua voce mentre chiama il suo nome.

Quell’inflessione sulla prima sillaba iniziale che sapeva di casa. Di vita.

Sono ricordi sfumati, appartenenti ad un passato che mai più tornerà.
Niente è più reale, se non la morsa al petto, lo smarrimento e la solitudine che stanno dilaniando ciò che resta del suo animo.

Si concede un ultimo cenno a colui che ha rappresentato in quegli anni la sua idea di famiglia e poi si volta ed apre senza esitazioni la porta dello studio, negli occhi l’immagine di Arthur. Sempre lui.

Troppo dolore, a Camelot.

Troppa comprensione non voluta e non meritata.

Troppi ricordi. Troppo Arthur.

Di nuovo, le palpebre hanno un tremito, l’anima di Merlin palpita per un ultima volta, salutando per sempre la sua giovinezza, la sua felicità, la sua casa.

La porta cigola piano, chiudendosi dietro la sua figura, raschiando il pavimento di pietra, nel silenzio serale.

Del mago più potente di tutti i tempi, ormai, non rimane che la leggenda.

Addio, Camelot.










Note:
Nella mia personale interpretazione Merlin torna a Camelot, per dare a Gwen la notizia della morte di Arthur, ma non si ferma al castello. Troppi ricordi e sensi di colpa. Lo vedo più il tipo che volutamente si autoimpone un’eternità di solitudine. Dopotutto, senza Arthur, Camelot non ha più nessun valore per lui, almeno ai miei occhi.


Tutto qui, ogni altra cosa mi sembra superflua.


 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: layla84