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Autore: orange    05/03/2013    9 recensioni
“Al tuo fianco, io aspetto che tu abbia completato il viaggio dentro te stesso e guarito le vecchie ferite. So che quando tornerai dai tuoi incubi cammineremo ancora mano nella mano, come prima.” Isabel Allende, Eva Luna racconta.
Qualcosa era decisamente cambiato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Come prima

 

 

Dal respiro di Akane, capì che stava faticando a tenere il passo e con la coda dell'occhio la vide un paio di metri dietro di sé. Rallentò, impercettibilmente, ma quel tanto sufficiente a permetterle di affiancarlo e, quando notò l'occhiata furtiva che lei gli aveva lanciato, serrò i denti in attesa della solita strigliata mattutina. Solitamente, Akane gli avrebbe detto qualcosa, che non aveva bisogno che lui l'aspettasse, che poteva correre verso Ukyo o Shanpu, che un maschiaccio come lei poteva benissimo andare a scuola da sola, ad esempio, ma quel giorno, Akane non disse nulla.

Rimase in silenzio, con un leggero sorriso sulle labbra, come se quel gesto fosse naturale, come se correre accanto a lui, in quella particolare mattina di primavera, la rendesse felice.

 

Scosse il capo, sotto lo sguardo interrogativo della ragazza, sicuro di sbagliarsi. Non era possibile che lei fosse felice per una cosa del genere, che lei fosse felice insieme a lui. Giusto?

Giusto, forse, ma tutto era strano, quella mattina. Apparentemente, nulla era cambiato, ma ogni cosa sembrava diversa. Persino il sole sembrava fosse sorto diversamente.

Che sciocchezza, pensò. L'unica cosa diversa di quel giorno era che lui si era alzato in tempo per vederlo sorgere, il sole, e non era rimasto a dormire fino all'ultimo.

Eppure, si respirava uno strano senso di leggerezza, nell'aria. Si respirava uno strano senso di leggerezza, tra loro.

Continuarono a correre senza parlare e a lui non venne voglia di salire sulla recinzione. Inoltre, il fatto che Akane sembrasse così concentrata sui propri pensieri gli permise di scoccarle qualche occhiata innocente, di tanto in tanto, senza attirare la sua attenzione.

 

La guardò e quello che vide lo lasciò stranito. Sotto il sole, i suoi capelli erano neri come corvi e le sue gambe erano sottili e veloci, così agili che non riusciva a distogliere lo sguardo. Le braccia seguivano il corpo nella corsa e, a guardarle, si sentì come se fosse ubriaco.

Arrossì, sperando che lei non lo notasse. Ma cosa gli stava succedendo? Era vero, sì, che tutto gli sembrava diverso, ma quella ragazza era pur sempre Akane, la sua imbranata, goffa e per niente femminile Akane...

Cercò di mettere ordine tra i pensieri, ma l'unica immagine nitida era lei in quel vestito da sposa. Sapeva che non sarebbe mai stato in grado di ammetterlo di fronte a lei, ma a se stesso, per una volta, poteva concedere il lusso di una piccola verità e ammise, non senza difficoltà, che l'unica sensazione che il suo corpo stanco ricordava degli ultimi giorni era il calore di quel corpo esile stretto al suo.

 

Ascoltò il suono familiare della loro corsa, delle suole sull'asfalto. Aveva sempre creduto che non avrebbe mai trovato una parola per descrivere cosa provasse per lei, ma, a Jusen, quella parola gli era esplosa nel cuore. E, accidenti, era una parola enorme.

Perché doveva essere così dannatamente difficile dirla ad alta voce? Lui era così spaventato, perché Akane non lo capiva? Aveva così tanta paura di cambiare le cose, proprio ora che aveva finalmente trovato un posto da chiamare casa. A causa di suo padre, la sua vita era stata sconvolta così tante volte e in così tanti modi, che il suo unico vero desiderio era potersi fermare, per un po'. Voleva soltanto che lei si fermasse con lui, che si sentisse al sicuro insieme a lui, dopo tutto quello che avevano dovuto sopportare, esattamente come lui si sentiva al sicuro con lei. Di certo, non aveva voglia di sconvolgere di nuovo le loro vite così...per non parlare del fatto che non aveva ancora la più pallida idea di come avrebbe gestito la situazione con le altre sedicenti fidanzate.

Strinse i pugni e guardò la strada. Perché doveva essere tutto così incredibilmente complicato?

 

Ora che ci faceva caso, né Ukyo né Shanpu quella mattina si erano ancora fatte vive. Meglio così, in effetti. Non voleva che portassero via il sorriso sulle labbra di Akane, o che facessero altri danni, perché avevano già fatto abbastanza distruggendo il dojo il mattino prima, impedendo il loro matrimonio.

Non che lui e Akane fossero pronti a sposarsi, no, di certo, erano ancora troppo giovani, troppo impacciati, troppo orgogliosi per poterlo fare, ma, di sicuro, né Ukyo, né Shanpu, né nessun altro aveva il diritto di intromettersi e decidere per loro. Lo sapeva, ovviamente lo sapeva, lui non era in grado di affrontare certe questioni con Akane, non ancora, ma non avrebbero più permesso a nessuno di decidere al posto loro, né in un senso, né in un altro. Nessuno poteva costringerli a sposarsi, nessuno poteva impedire loro di farlo quando avessero voluto. Avevano già sbagliato una volta, a lasciare che i loro genitori scegliessero al posto loro.

Le lanciò un'altro, rapido sguardo. Perché avevano sbagliato, vero, Akane?

 

Beh, era evidente. Quella mattina qualcosa era cambiato.

A cosa pensi?”

La voce di Akane lo distolse da quel groviglio di pensieri. La guardò e l'istinto gli disse che il sorriso sul suo volto era lo stesso che aveva visto a Jusen, quando si era risvegliata. Fece una smorfia e tornò a guardare avanti a sé.

A niente in particolare” rispose, sperando di apparire distaccato. Subito, però, si chiese a cosa stesse pensando lei, fino a un momento prima.

Tu piuttosto!” la punzecchiò. “A cosa pensi?”

Si accorse di non riuscire a controllare il tono della propria voce.

Tornò a guardarla, addolcendosi un poco e sorridendole. Qualunque cosa avesse il merito di quell'atmosfera tra loro, a lui andava bene.

Akane scoppiò a ridere e lui, per la sorpresa, si fermò, col respiro affannato. Anche lei si fermò, davanti a lui, così vicina da poterla toccare. Non che lui volesse...

Si limitò a guardarla negli occhi, col broncio, sentendosi preso in giro, come al solito, da lei. Akane fece un altro passo verso di lui e con la punta delle dita calde gli sfiorò il braccio, forse per caso. Aveva le guance arrossate e gli occhi lucidi. Non poté fare a meno di chiedersi se fosse solo per la corsa.

Per un solo istante, si trovò a pensare che fosse davvero...

Anche io” sussurrò Akane, così piano che fece fatica a sentirla. “A niente in particolare”

 

...carina.

Akane rise di nuovo, come una bambina, allontanandosi da lui. Ranma scosse di nuovo la testa, rosso in viso e con un'insolita sensazione sulla pelle, ma solo per il fastidio di vederla prendersi gioco di lui, si disse, solo per quello.

 

Ricominciarono a correre, la scuola in vista e l'orario di entrata ampiamente passato.

Tenne gli occhi fissi su di lei fino a quando entrarono nel cortile del Furinkan e, per qualche motivo, capì che l'idea di trascorrere un'ora fuori dalla classe insieme a lei, nonostante i secchi d'acqua, non gli dispiaceva.

 

Sorrise, tra sé.

Qualcosa era decisamente cambiato.

 

 

 

 

 

 

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Ringrazio infinitamente lo storico per aver commentato Tempo e tutti quelli che l'hanno pazientemente letta. Grazie!

  
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