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Autore: ImInLoveWithBoo    08/03/2013    5 recensioni
La felicità spesso si cerca nelle cose futili.. soldi, fama, sesso.. Si ricorre anche alla droga pur di sentirsi felici per pochi istanti. Invece, Louis no. Louis, l'eterno bambino, colui che ha la paura di diventare grande e che forse lo è diventato prima del previsto, non poteva permettersi di rincorrere la felicità. Doveva lavorare per mantenere la sua famiglia e per una volta ha dovuto mettere da parte il suo egoismo.
Ma la vita, spesso cattiva, che ti ride in faccia, che si prende gioco di te, ha reso Louis felice, come non lo era mai stato. E, sempre la solita vita cattiva, rischia di farlo soffrire di nuovo, portando via a Louis l'unica cosa, l'unica persona che lo rendeva felice. Il suo piccolo riccio dagli occhi verdi.
Però, nonostante tutto, se le loro mani resteranno intrecciate, i loro cuori resteranno uniti. In un modo o nell'altro riusciranno a trovare la loro felicità. Per loro, l'importante, è restare insieme.
Larry Stylinson, gente :*
Prima One Shot e prima Larry. Spero vi piaccia, un bacione Fede xx'
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Boo_Haz's corner

Ok.. sono esattamente le ore 01.27 e sono qui a scrivere questo scempio di OS unicamente Larry. Premettendo che è la mia prima OS, la mia prima Larry, la mia prima storia rossa (leggermente rossa). La mia prima volta in tutto diciamo xD

Oggi è un pò una giornata deprimente per me, non sto qui a farvi deprimere con me, perciò vi basta sapere che sono depressa.. ergo, è uscita questa merdaccia xD niente.. spero vi piaccia e che recensiate, ve ne sarei grata. Un bacio

Boo_Haz <3

*si va a sotterrare per la vergogna*

Intrecci di mani.. unioni di cuori

 

A Louis non era mai piaciuto lavorare in ospedale. La carriera d'infermiere non era ciò che si aspettava di intraprendere. Lui da piccolo, alla classica domanda "cosa vorresti fare da grande?" rispondeva, come tutti i bambini, "il cantante", "l'austronauta", "l'avvocato" o anche "il venditore di carote", mai e poi mai si sarebbe aspettato di prendere la facoltà di infiermeristica all'Università. Eppure, lo aveva fatto. Il motivo era dovuto al fatto che era il sogno di sua madre vederlo con il camice di quel celeste sciatto, spento. E una volta che sua madre morì a causa di un incidente stradale, lui decise di avverare quel suo piccolo sogno. Lo aveva fatto per sua madre, dunque. E questo gli dava la forza di andare avanti con il suo lavoro. Il solo pensiero che sua madre fosse fiera di lui lo spronava a dare sempre il meglio. Faceva turni notturni, aiutava i tirocinanti, serviva i pasti agli anziani nel reparto di cardiologia, anche se questi compiti non gli spettavano. Lo faceva per sua madre. Ma c'era anche qualcosa che gli piaceva in quel lavoro, il "dottore clown" o come lo chiamavano i suoi colleghi e anche i bambini, "l'infermiere clown". Louis amava veder spuntare sul viso dei bambini il sorriso, e lo amava anche di più se questo era provocato da lui stesso. Amava far sorridere i bambini, o la gente in generale. Inoltre, amava la forza che vedeva nei loro occhi. Non capiva come facessero, lui, dopo la morte di sua madre, si era chiuso in se stesso, aveva dovuto rivolgersi a psicologi e psicologi e ancora psicologi, per superare quella perdita, e nonostante tutto ancora non ci era riuscito. La notte ancora sentiva la mancanza di sua madre, dei suoi abbracci, dei suoi baci. Invece quei bambini, colpiti da terribili malattie, trovavano la forza di sorridere, di combattere. E lui li invidiava, non riusciva a credere che esseri così innocenti potessero avere un cuore così forte, un cuore che si ribellava a quella stupida malattia che li costringeva a vivere la propria infanzia in stupidi ospedali. Quei bambini riuscivano ad essere felici con poco. Erano felici nonostante tutto. Invece lui no, Louis non era felice, non lo era da quando sua madre era morta, ormai otto anni fa. A soli 15 anni si era trovato a dover studiare e lavorare per poter mantenere la famiglia, per poter badare alle sue sorelline. Era l'unico uomo di casa. Nessuno avrebbe mai creduto che Louis Tomlinson potesse divenire adulto. Chi lo conosceva bene sapeva della sua assurda fobia di crescere, lui era Peter Pan. L'eterno bambino. Colui che prendeva la vita con il sorriso, la spontaneità. Aveva fatto della sua allegria il suo marchio di fabbrica. Quante volte lui e il suo migliore amico Liam avevano scherzato sul fatto che Louis era seriamente intenzionato a non crescere?
Alla fine lo aveva fatto più velocemente del dovuto. E questo non lo rendeva felice. La sua paura di crescere si era avverata. Era stato costretto a farlo per il bene delle sue sorelle. Certo, era felice che le sue sorelle avessero sentito di meno la mancanza dei genitori, ancora troppo piccole per capire all'epoca. Eppure, quel suo stupido egoismo non lo faceva essere felice davvero. Perchè lui pensava a se stesso. Al fatto che ha sempre dovuto rendere felice qualcun'altro e mai se stesso. Ed è per questo che lui non era felice. E vedere quei bambini, trovare la felicità in minimi particolari, gesti, parole lo faceva sentire stupido. Perchè capiva che quei bambini erano più svegli, più intelligenti e più forti di lui. E se tornava indietro con la mente, a quei momenti in cui pensava di essere cresciuto troppo in fretta, ci rideva su. Perchè se lui l'ha dovuto fare a 15 anni, quei bambini sono dovuti crescere ancora prima. Hanno dovuto saltare l'infanzia, l'adolescenza e arrivare direttamente alla maturità. Perchè erano quello, erano maturi. E vederli così maturi, a differenza sua lo faceva sorridere. Perchè forse lui, non è affatto cresciuto. Forse lui, è rimasto ancora un pò bambino. E ciò lo rende.. felice. Ed è proprio perchè quei bambini lo rendevano felici che ogni pomeriggio si dedicava a loro. Gli leggeva le favole, gli portava i pasti, gli faceva scherzi. Ed anche per questo che quei bambini lo adoravano. Perchè non li faceva sentire malati, ma vivi.

Louis come ogni pomeriggio si era recato da quei bambini che lo rendevano felice. Stava tornando al suo reparto di cardiologia. Salutava tutti i colleghi, i dottori felice come una pasqua. Non appena sentì il tintinnio che lo avvisava dell'apertura delle porte dell'ascensore si girò e vi entrò. Salutò cordialmente la signora che vi era dentro senza però soffermarsi davvero a guardarla. Ma appena sentì dei singhiozzi si voltò. Una signora con i capelli lunghi neri corvini, non troppo alta, forse sulla quarantina d'anni aveva la testa china. Un fazzoletto sulla bocca e sul naso, quasi volesse fermare qui singhiozzi. E allora Louis si ritrovò a chiederle se andasse tutto bene, la signora annuì per poi scoppiare in una pianto quasi disperato che le fece forse mancare le forze e quando Louis notò che la signora stava per cadere la prese per le spalle. La signora si buttò tra le sue braccia, lo abbracciò come se si conoscessero da tutta la vita. Però sembrava che in quel gesto lei ci vedesse affetto e forse era quello che cercava in quel momento.

"Vuole che l'accompagni? Vuole un bicchiere d'acqua?" chiese Louis senza davvero rendersene conto. La signora annuì, ma Louis non capì a quale delle due si riferisse, perciò fece entrambe le cose.

"A che piano si ferma?"

"Q..q...q..ui..nto" Louis capì la disperazione della signora. Solo i malati terminali venivano portati al quinto piano. Coloro che avevano i giorni contati, coloro che non avevano più un motivo per sorridere. Quando incominciò a lavorare in quell'ospedale lo avevano affidato a quel piano, doveva portare le medicine e i pasti. Ma molto spesso trovava persone atone, spente. Senza un briciolo di vitalità. Certo, come biasimarli. Però, quelle persone, rendevano Louis triste, e di tristezza ne aveva già per conto suo. Perciò si fece spostare. E da allora, non mise più piede in quel piano. Ma quella signora, gli aveva fatto un pò pena, per cui decise di aiutarla. Prese il suo cercapersone e si fece portare un bicchiere dell'acqua da Zayn, l'infermiere che lavorava in quel piano. Spesso si incrociavano a pranzo ed era diventati ottimi amici, Zayn aveva 23 anni, uno in meno di lui. Capelli neri, un ciuffetto biondo, pelle ambrata, occhi color cioccolato fondente. La risposta positiva non tardò ad arrivare, così come il tintinnio che annunciava l'arrivo al quinto piano.

"Ti prego, resta accanto a me..." la signora lasciò la frase in sospeso,

"Louis" rispose prontamente il castano dagli occhi azzurri. "Lo farò senz'altro, signora".

"Anne" si presentò quest'ultima, lui le sorrise per poi accompagnarla. Aprì le porte che portavano al reparto e vi entrarono, il silenzio regnava in esso. Si sentivano solo i bip dei macchinari e a volte dei singhiozzi. Louis si sentì subito pervaso dalla tristezza, un senso di vuoto interiore. Quel reparto gli sembrava quasi macabro per un ragazzo che cercava sempre di sorridere alla vita. Poi una risata, allegra, spensierata, roca, maschile lo stupì. Credette che una risata simile fosse irrispettosa nei confronti dei pazienti e si ritrovò ad odiare colui che aveva osato ridere in una situazione del genere. Ma allo stesso tempo si ritrovò a pensare a quanto fosse bella ed eccitante una risata come quella. Un ragazzo come Louis, schietto e a volte menefreghista del giudizio altrui, non aveva mai avuto problemi nell'accettare la sua omosessualità e quindi non si stupiva di ciò. Vide Anne poggiare la mano sulla maniglia di una camera. Il numero 17 nero brillava sulla porta in vetro.

"Vuole che l'aspetti fuori?" chiese ancora il ragazzo,

"No ti prego, entra con me", lui annuì ed entro insieme ad Anne. Rischiuse la porta e si tenne a debita distanza dal letto. Iniziò ad ispezionare la camera. Era come tutte le altre. Pareti bianche, macchinari ovunque, due comodini, una finestra che dava sul giardino dell'ospedale, tende di quel celeste atono che caratterizzava la sua "divisa da infermiere", e un letto. Copri materasso bianco e lenzuola sempre celeste atono. Più macabro di così non si poteva. Poi vide una sedia in cui si sedette Anne e una poltrona in cui vi era seduta una ragazza, capelli lisci castani, viso delicato, naso leggermente a punta, ma non riuscì a scorgere il colore degli occhi, riuscì solo a capire che erano lucidi. E il suo dolce viso era ricoperto da scie di lacrime che sembravano non voler cessare. Aveva quasi paura di posare gli occhi sul paziente. Non voleva vedere il suo viso spento, pieno di sofferenza e dolore. Preferiva lasciare l'immagine dei bambini col sorriso sulle labbra impressa nella sua mente e nel suo cuore. Poi però sentì una voce maschile, roca, sensuale quasi, allegra e..giovane. Il pensiero che fosse un ragazzo ad avere i giorni contati gli mise ancora più tristezza.

"Lui chi è?" chiese sempre quella stessa voce,

"Oh, tesoro. Lui è Louis, è stato molto gentile con me, mi ha preso in tempo prima che facessi una brutta caduta" il ragazzo rise, di gusto, e Louis si stupì quando si accorse che era la stessa risata che aveva sentito qualche minuto prima.

"Io sono Harry, sono il paziente" dalla sua voce non c'era niente di triste, anzi.. sembrava come se fosse lì solo per un vaccino o un controllo classico. E invece era lì perchè doveva morire e a lui sembrava non importare quel particolare.

"Io sono Louis, un infermiere" ed è lì che Louis incontrò gli occhi di Harry. Un verde smeraldo si impossessò del suo sguardo. E sembrò come se tutto intorno a loro fosse scomparso. I macchinari, la finestra, le pareti, Anne, quella ragazza, per Louis non contavano più nulla. Per lui adesso esisteva quel ragazzo dagli occhi verdi come il prato in piena primavera. Quel verde quasi lo spaventò per la sua brillantezza. Erano sorridenti, allegri, spensierati, maliziosi anche. Ma soprattutto, VIVI. E Louis non riusciva a capire come potesse un ragazzo così giovane, non aver paura della morte. Ma poi si ricordò di quei bambini e allora associò la forza che vedeva in essi, anche in Harry.

"Ti puoi anche sedere, non ti mangio" e lì Louis fu ammaliato dal suo sorriso, smagliante, che faceva nascere due fossette ai lati delle labbra che notò essere rosse e piene. Si ritrovò a pensare a come sarebbe stato bello poterle baciare, mordere, succhiare e a come potessero combaciare con il suo sesso. E ringraziò tutti i cieli per avere indosso una divisa larga che riuscisse a contenere la sua erezione nascente.

Louis rise ma si tenne comunque a debita distanza. Non voleva intromettersi in quel meraviglioso quadretto famigliare. La ragazza, che in seguito scoprì chiamarsi Gemma, stringeva forte la mano del fratello, nascondendo alcuni singhiozzi. La madre di Harry invece gli stava leggendo il bigliettino che avevano mandato dei suoi parenti insieme a dei fiori. Louis ancora non si spiegava come quel ragazzo potesse sembrare così solare in una situazione come quella. E allora si soffermò ad ammirare tutti i lineamenti del viso del ragazzo. Capelli ricci castani, naso un pò a punta, labbra magnifiche rosse e carnose, occhi verdi un pò a mandorla, viso sottile, pelle quasi marmorea. Stupendo. Louis non riusciva a non associare quell'aggettivo al ragazzo. Un dottore interruppe i suoi pensieri, entrando senza neanche bussare nella stanza.

"Allora ragazzo, come sta?" chiese,

"Meglio di così si muore" rispose il riccio. Louis non riuscì però a non notare una punta di tristezza nella sua voce, nei suoi occhi. E allora capì che quella era tutta una maschera. L'affrontare la morte con allegria, sfacciataggine anche, era solo una maschera per nascondere la sua paura.

 

"L'infermiere Tomlinson è desiderato al reparto oncologia" quando Louis sentì quella voce metallica che lo chiamò si stupì e non poco. Ma ebbe anche paura, perchè aveva promesso ad Anne di restarle vicino e pensò subito al peggio. Aveva intenzione di conoscere meglio quel ragazzo riccio dagli occhi brillanti anche se era a conoscenza del danno che si stava procurando da solo. Erano passati due giorni da quando l'aveva visto e ogni ora, minuto e secondo lo passava a pensare a lui. Non riusciva a togliersi dalla mente quel ragazzo. Perciò, andando contro a tutte le vocine della sua testa che gli dicevano che stava sbagliando, che avrebbe sofferto ancora se solo si fosse affezionato a lui, che prima o poi sarebbe morto e non poteva permettersi un altro lutto, non poteva permettersi altre sedute dallo psicologo, era intenzionato a conoscerlo. Perciò perse qualche battito del cuore quando sentì quel richiamo. Prese le scale perchè non poteva permettersi di perdere tempo. Arrivò come un fulmine dalla segretaria del quinto piano,

"Chi.. Chi mi.. cerca?" chiese con il fiatone alla ragazza dietro il bancone,

"Camera 17" e a Louis gli venne quasi un infarto, aveva paura, tanta. Gli tremavano le gambe mentre si recava di corsa verso la camera del riccio. Aprì di scatto la porta, senza bussare e il letto era vuoto. Un tono pallido si impossessò del viso del ragazzo dalla pelle costantemente abbranzata, gli occhi azzurri come il cielo si velarono di un liquido che in quel momento a Louis bruciava come il fuoco. E il cuore.. il cuore di Louis incominciò a battere forte per poi fermarsi e battere di nuovo più forte di prima. Si fermava, riprendeva a battere intensamente, si fermava e riprendeva ancora più forte di prima e a Louis mancò quasi il fiato quando sentì una risata provenire dalle sue spalle. Credette di star sognando. Credette che la sua mente volesse sottolineare quello che a Louis spaventò di più. Il non poter più sentire quella risata. Quella risata sempre diversa ma pur sempre bellissima, roca e dannatamente..sensuale. Per questo non si voltò e lacrime silenziose, amare, iniziarono a colare sul suo viso angelico. I suoni diventarono ovattati, gli oggetti insignificanti. A Louis sembrò come se la stanza diventasse sempre più piccola, priva di ossigeno e a Louis mancò la forza di tenersi in piedi.

"Ehi, Louis... tutto bene?" quella voce, quella voce roca lo richiamò sulla terra. Si sentì il viso infuocato dovuto forse agli schiaffi che il riccio gli stava dando per farlo riprendere. E Louis fu immensamente grato, felice, di trovarsi tra le braccia del riccio.

"Mi fai male" lo apostrofò,

"Dio... mi hai fatto prendere un infarto, cosa ti è successo?" e Louis non seppe cosa rispondere. Non voleva esprimere i suoi sentimenti ad un ragazzo che neanche conosceva. Se solo avesse detto al ragazzo cosa gli era passato per la testa lo avrebbe preso per una ragazzina alla sua prima cotta. E inoltre non sapeva se il riccio fosse gay, perciò preferì mentire,

"Ho avuto un mancameto, non mangio e non dormo da due giorni" che non dormiva però era vero. Passava la notte a farsi seghe pensando al riccio. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi si trovava di fronte all'immagine del riccio che lo baciava, si strusciava sulla sua erezione, che la prendeva in bocca e allora Louis era costretto ad andare in bagno e soddisfare da solo ciò che il riccio gli provocava. Si era fatto più seghe in due giorni che in 24 anni di vita. E a quel pensiero, Louis si trovò a definirsi da solo una "ragazzina alla sua prima cotta" con consueto schiaffo mentale al seguito. Il riccio lo aiutò ad alzarsi e a posarlo sulla sedia. Poi si ristese sul letto.

"Perchè ti sei alzato?" chiese allora il ragazzo dagli occhi azzurri, "dovevo andare in bagno" Louis annuì a quell'affermazione e l'unico aggettivo che seppe darsi fu, STUPIDO.

"Sei stato tu a farmi chiamare?" il riccio annuì

"volevo vederti" e il cuore di Louis perse più battiti, un sorriso da ebete si stampò sul suo viso e per nascondere il rossore delle sue guancie Louis iniziò a bere il suo bicchiere d'acqua,

"ti piace mia madre?" e il liquido che Louis stava bevendo si trovò magicamente sulle lenzuola del letto, sputato a fontanella. Louis iniziò a tossire e il riccio scoppiò in una fragorosa risata che fece quasi emozionare l'infermiere.

"Ma come ti salta in mente di dire certe cose? Potevo morire soffocato" lo ammonì lui e il riccio rise di nuovo. Quella risata prima o poi avrebbe ammazzato il ragazzo dai capelli lisci.

Morto per overdose da risata sensuale del riccio.

Sai che bella storia.

"Lo prendo come un sì?" chiese il riccio quando si fu ripreso,

"Ma no.. idiota. Ti pare.. e.. e poi è tua madre.. E.. e io sono gay, come ti salta in mente" Louis non si accorse neanche di aver appena sputtanato il suo orientamento sessuale ad un ragazzo appena conosciuto. Ma non si stupì più di tanto della sua impulsività e poi non si vergognava. Quello che lo stupì, invece, fu la preoccupazione che attanagliò il suo stomaco. Aveva paura del giudizio di Harry? a lui non era mai interessato ciò che pensava la gente, perchè preoccuparsi di ciò che avrebbe pensato il riccio?

"A meglio così"

"Cosa vuoi dire?"

"Niente.. allora, quanti anni hai?" chiese il riccio sistemandosi meglio il cuscino sotto la testa.

"24, tu?"

"22.. che bello morire a 22 anni vero?"

"ti capita spesso?"

"cosa?" chiese stranito lui senza togliersi però quel sorrisetto beffardo dalle labbra.

"Di fare la vittima" Louis si stupì di quello che stava dicendo, ma non poteva fare a meno di essere schietto. Era un suo difetto, pregio per alcuni. Ma voleva riuscire a capire meglio l'animo del riccio, senza tutte quelle maschere.

"Io non faccio la vittima, è... è un dato di fatto che morirò tra due mesi" Louis sgranò gli occhi, due mesi. Solo due mesi. Erano maledettamente pochi.

"Questo non ti giustifica. Continui a fare la vittima. A ricordare sempre a tutti che prima o poi morirai. Come se volessi impedire alle persone a te più care di dimenticare quella data. Di dimenticare te",

"Ma...non..è..vero" Louis non si era accorto che il riccio era scoppiato a piangere. Non si era accorto che il singhiozzo gli impediva di parlare. Non si era accorto che i suoi occhi erano diventati ancora più chiari. Aveva solo notato la consapevolezza in quegli occhi. La consapevolezza che un infermiere sconosciuto lo aveva capito meglio di chiunque altro.

"Ok... ehm.. Harry scusa.. davvero. Dovrei imparare a tenere la bocca chiusa"

"Ho solo paura.. Paura di essere dimenticato dalla mia famiglia. Paura di quello che mi aspetta. Paura della sofferenza, del dolore. Ho solo una fottutissima paura di morire" si ritrovò a confessare il riccio. "Come hai fatto a capirlo?" chiese ancora,

"Gli occhi sono lo specchio dell'anima. Basta prestare davvero attenzione, ad ogni minimo particolare e capirai sempre tutto delle persone"

"Cosa hai capito di me?"

"Che sei una persona forte, sensibile, sfacciata e che è stato privato della vita"

"Ho cercato di vivere come meglio potevo"

"Quando hai saputo della tua malattia?"

"A 14 anni uno dei miei reni cessò di funzionare, così dovettero togliermelo e notarono che anche l'altro presto avrebbe cessato di funzionare. In pratica ho vissuto tutta la mia vita in giro per ospedali. Passavo mesi e mesi. Conosco tutti gli infermieri e dottori degli ospedali di Londra e dintorni" Louis rise appena.

"Allora ho visto bene, sei stato privato della vita ancora prima di morire" il riccio annuì,

"dai parlami di te"

"Mi chiamo Louis Tomlinson, ho 24 anni, vivevo a Doncaster. Ho quattro sorelle più piccole, ho perso mia madre quando avevo 15 anni..." Louis parlò per più di un'ora di tutta la sua vita, di ciò che aveva dovuto fare per le sue sorelle. Parlò di ciò che aveva provato, di quei bambini che lo rendevano felice. Della sua amicizia con Liam e Zayn. Parlò della sua omosessualità, di come l'aveva scoperto. E al riccio sembrò interessare davvero. Non aveva mai mostrato cenni di cedimento alla parlantina del liscio.

"e questo è quanto...adesso sai molte più cose dei miei migliori amici" i due risero.

"Io..io Louis, sono stanco. Ti dispiace se dormo un pò.."

"Affatto, Curly. Quando vuoi io sono qui", il liscio si alzò pronto per lasciare un pò di riposo al suo nuovo amico.

"No.. non andartene, tienimi la mano" e la dolcezza con cui aveva pronunciato quella frase fece sciogliere il cuore di Louis che si ritrovò con un sorriso in faccia e la mano intrecciata a quella del riccio.

Louis passò diverse ore ad ammirare i tratti del riccio mentre dormiva. Notò l'espressione serena, il labbro inferiore leggermente in fuori rispetto a quello superiore, le sopracciglia leggemente aggrottate. Le ciglia lunghe che ricadevano perfette sui suoi zigomi. E poi il suo sguardo si posò sulle loro mani ancora intrecciate. Il riccio non aveva mollato la presa, come se adesso avesse anche paura di perdere Louis. E quest'ultimo si ritrovò a pensare a come sarebbe stato bello poter intrecciare le sue mani a quelle del riccio per il resto della vita.

 

Harry aveva passato le due settimane più belle della sua intera vita. Louis lo aveva portato in giardino, a spasso con i suoi amici. Lo aveva portato dai bambini malati. Aveva notato il modo in cui faceva ridere quei bambini. Quando stava con loro tornava bambino anche lui ed era assolutamente bellissimo. Louis lo faceva sentire VIVO.

Harry non aveva mai nascosto il suo essere bisessuale. Lo aveva capito quando si ritrovò a pensare cose sconce sull'ex ragazzo di sua sorella. Ed è per questo che non si era stupito di trovare Louis assolutamente sexy. Con quegli occhi disarmanti, il sorriso biricchino, il naso alla francese e quella barbetta tenuta un pò incolta che lo aveva fatto letteralmente impazzire. Harry aveva cominciato a sognare Louis la notte. Faceva i sogni più sporchi e dolci su quel ragazzo. E di questo un pò si vergognava. Non gli era mai successo. Era vergine e queste cose lo imbarazzavano da morire. Il suo essere vergine era dovuto al fatto che aveva passato la sua adolescenza in ospedale e in quel periodo le ragazze o i ragazzi non erano la sua priorità. Perciò si ritrovava a 22 anni vergine e con erezioni inaspettate nei momenti meno opportuni. Quando Louis sorrideva, quando lo guardava, quando gli baciava la fronte, ma cosa meno romantica, quando metteva il suo sedere in faccia ad Harry. Louis non perdeva mai occasione di piegarsi sbattendo il suo magnifico sedere rotondo in faccia al riccio.

"Lou...posso chiederti una cosa?" il riccio era già qualche settimana che se lo chiedeva. Non voleva morire vergine. E sapendo dell'omosessualità del ragazzo e la sua bontà d'animo, sperò vivamente che lo accontentasse.

"certo curly, dimmi"

"faresti sesso con me?"

"Ma porca p.. HARRY" Louis per poco non si strozzava con la sua stessa saliva. Quante volte aveva sperato in una cosa del genere? in realtà, mai. Non credeva che il riccio fosse gay e cosa ancora più assurda, che avesse il coraggio di chiedergli una cosa del genere.

"Ti prego Lou, non voglio morire vergine"

"Tu sei vergine?" Louis trovava quella situazione davvero imbarazzante.

"Ti pare che vivendo praticamente in ospedale, scopare fosse facile, con tua madre sempre davanti le palle?" sbottò il riccio.

"Ma.. Harry.. sei sicuro?"

"Sì.. e poi so della tua omosessualità"

"A proposito, sei gay?" chiese urlando il liscio,

"bisex" lo corresse l'amico.

"mmm.. capito. Bè allora... Dio, Harry è imbarazzante. E poi non lo possiamo fare in ospedale, ci sentirebbero tutti",

"urli così tanto?" chiese sfacciato lui,

"Dio.. delle volte sei insopportabile" Louis schiaffeggiò la nuca del riccio che rise sommossamente.

"Ti prego.. ti prego.. ti prego" quello che Harry aveva imparato in quelle tre settimane di amicizia con Louis era che quest'ultimo non resisteva ai suoi occhi dolci. Usava quello sgaurdo da orsacchiotto di San Valentino praticamente per tutto. E Louis puntualmente, si ritrovava ad accettare qualsiasi cosa, come in quella situazione.

"E va bene.. a casa mia però.. Vivo da solo"

"E le tue sorelle?"

"Sono a Doncaster con nostra zia Matilde" il riccio battè le mani come una ragazziana.

 

Louis non capiva come aveva potuto accettare quella assurdità. Ma poi si era detto.. "Ma cazzo Lou, i tuoi sogni erotici si avvereranno" e allora aveva preso la questione con felicità. Avrebbe avuto il riccio per una notte tutto per lui e cosa c'era di meglio? l'avrebbe potuto fare suo.

 

"Ehm.. da dove.. partiamo?" il riccio era appena arrivato a casa sua. Aveva avuto un permesso dall'ospedale. In quel periodo non aveva controlli da fare, per cui era libero di uscire. Il riccio non lo faceva solo perchè abitava ad Holmes Chapel e non sapeva dove andare, per cui rimaneva in quelle quattro mura. Ma ora che conosceva Louis poteva uscire liberamente.

"Sta calmo Harry, abbiamo tutta la notte. Mangiamo prima"

 

"Dai Lou, fammela provare"

"No Harry, non puoi bere. Per favore" lo pregò il liscio prendendo la bottiglia di birra dalle mani del riccio.

"Eh va bene.. che palle però"

 

Vedere una commedia romantica è stata forse l'idea più stupida che Louis potesse avere, il riccio aveva voluto vedere "Love Actually" e adesso era in lacrime tra le sue braccia. Ma avere quel profumo di miele proveniente dai capelli ricci di Harry lo stava facendo impazzire. Così come l'idea di scoparselo. Perciò prese l'iniziativa. Mise due dita sotto il mento di Harry e gli sollevò la testa per poi posare le sue labbra sottili su quelle carnose dell'altro. Il riccio si meravigliò di quel gesto ma quel sapore di fragola sulla sua lingua lo fece desiderare di avere quelle labbra sulle sue per il resto della sua breve vita. In pochi minuti il riccio prese coraggio e si mise a cavalcioni su Louis, facendo così irrimediabilmente scontrare le lore erezioni, già pulsanti sotto i jeans, che fece emettere un gemito ad entrambi. Louis credeva di stare per impazzire, prese il riccio dalle cosce, si alzò e si diresse verso la sua camera da letto. Aprì la porta con un piede, la richiuse subito dopo con lo stesso piede. Posizionò il riccio sul letto e si distese su di lui, tenendosi sui gomiti per non gravargli troppo con il suo peso. In tutto il percorso verso la camera da letto le loro labbra si erano staccate solo quando respirare era diventata una priorità. Louis si era già sbarazzato della maglia del riccio. Aveva preso a lambire il suo collo marmoreo con le labbra, lasciando scie del suo passaggio di qua e di là,

"Cosa dirò a mia madre quando lo vedrà?" chiese il riccio tra un gemito e l'altro,

"ho scopato con l'infermiere?" provò a dire lui,

"quattro capezzoli? davvero?" Louis si era stupito di quel particolare, ma incominciò ad amare anche quello. Rendeva quel ragazzo ancora più particolare e stupendo.

"Mia madre non si accontentava di due e mi ha immaginato con quattro mentre mi concepiva.. Cazzo Lou.. sto impazzendo.. fa qualcosa per il mio cazzo.." sbottò il riccio in preda all'estasi, e Louis non aveva ancora cominciato.

"Vai di fretta riccio?"

"Lou.." lo ammonì per poi prenderlo per i capelli e baciarlo con foga. Passione pura invadeva i corpi e il cuore dei due ragazzi. Una passione che li stava portando verso qualcosa più grande di loro.

Harry prese coraggio, levò la maglia del liscio beandosi subito dopo di quello spettacolo. Pettorali, bicipiti, addominali leggermente scolpiti e una pancetta da birra che lo rendeva assolutamente...sexy. Quella visione fece eccitare ancora di più il riccio che mise le mani sulle spalle dell'amante spingendolo verso il basso. Louis, capendo le intenzioni del riccio sganciò l'asola dei jeans neri del compagno, abbassò la zip e li tolse lentamente. Tornò sulle labbra del riccio massaggiando la sua erezione ancora coperta dai boxer. Gemiti incontrollati fuoriuscirono dalla bocca del riccio. Louis si stava strusciando su di lui, sussurrando cose sconce all'orecchio dell'amante.

"Cazzo Lou.. sto impazzendo.. ti prego" Louis a quella richiesta abbassò i boxer di Harry e senza dargli il tempo di godere dell'aria fresca, lo prese in bocca iniziando a leccare e succhiare in maniere quasi imbarazzante, ma assolutamente eccitante secondo il riccio che perse fiato a quell'improvviso calore e piacere. Louis pompava, sempre di più, aiutandosi con le mani dove la sua bocca non arrivava a coprire la grossa e pulsante erezione del riccio. Harry portò una mano nei capelli del liscio che prontamente la scansò, sapeva lui come fare per dare piacere al compagno e non voleva nessuno aiuto. Classico esibizionismo alla Louis Tomlinson. Harry sentiva di star per arrivare al limite.

"Lou.. st..sto.. per.." non riuscì a terminare la frase che il suo seme si riversò nella bocca di Louis che ingoiò senza alcun problema. Allora Louis tornò sulle labbra del riccio facendogli assaggiare il suo stesso sapore. Harry, si eccitò di nuovo nel sentire il fiato di Louis sul collo e quello strusciarsi sensualmente delle loro erezioni. Tolse i jeans e i boxer a Louis e prese in mano la sua erezione.

"No Harry"

"Come no?"

"Il mio compito è farti provare piacere"

"Ma io voglio farlo.. altrimenti a te non piacerà" il riccio si stava agitando, allora Louis si avvicinò al suo orecchio

"Sentire i tuoi gemiti, vedere come godi è meglio di qualsiasi sega o pompino. Stasera tu sei la mia priorità. Poi si vedrà" e la voce con cui lo disse, la sottile promessa che ci sarà una prossima volta fece eccitare maggiormente il riccio. Louis prese il lubrificante e il preservativo dal comodino di fianco al letto, si bagnò le dita di quel gel freddo e fece entrare un dito nell'orifizio del suo amante. Il riccio non ci mise molto ad abituarsi a quell'intrusione, così Louis infilò il secondo dito, sforbiciò, allargò per bene quel buco estremamente stretto,

"Se ti faccio male, dimmelo che mi fermo"

"Tu non ti fermi.. Ah.. di più" si ritrovò a gemere il ragazzo. Così Louis fece entrare il terzo dito. Ma ciò provocò immenso dolore al riccio che strizzò gli occhi e portò una mano sul letto. Louis non tardò ad intrecciare le sue dita con quelle del riccio.

"Mi dispiace, ma ti devo far abituare a qualcosa di più grosso"

"Modesto.. Ah.. Lou.. Dio.." il liscio rise. Harry stringeva la mano di Louis con possessione.

"Entra.. ti prego sto impazzendo" allora Louis fece uscire le sue dita ed aprì il preservativo,

"No.. senza.."

"Ti farà ancora più male, Harry"

"Non mi interessa, ti voglio sentire.. Ora" e a quella dichiarazione, Louis entrò con una spinta decisa ma dolce allo stesso tempo. Portando entrambe le loro mani ad incontrarsi, a stringersi, ad intrecciarsi. Louis rimase fermo per dare al riccio la possibilità di abituarsi. Quando quest'ultimo intrecciò le caviglie dietro la schiena del liscio, come a volergli dare il permesso di andare avanti, questo non se lo fece ripetere due volte. Incominciò ad entrare e ad uscire lentamente

"Dio.. come sei stretto.. aahhh, Harry" gemette,

"più forte... aaah.. più forteeee, vai Lou" urlò il riccio. Louis posò le sue labbra su quelle del riccio. Un bacio a bocche aperte, salive e lingue in contrasto. Un bacio passionale allo stato puro. E Louis iniziò a spingere con più forza, velocità e amore. Louis non si era mai sentito così bene. Vedere quel ragazzo sotto di lui, al modo in cui stava godendo per lui, fece scattare qualcosa in Louis. Amore. Louis si ritrovò a pensare a quanto amore provasse per quel ricciolino dagli occhi verdi magnetici. Iniziò a spingere più forte. Dovette lasciare una mano per poter dare soddisfazione all'erezione del suo amante.

"No.. non mi lasciare la mano"

"Devo.. aaah.. devo masturbarti Harry.. Aaaahh, cazzo"

"Aspetta" allora Louis si fermò, vide il riccio manovrare con la propria erezione, la mise sotto la pancia di Louis,

"dammi la mano e continua" Louis intrecciò di nuovo la mano con quella del riccio. E quando ricominciò a spingere, Louis capì il suo intento, ad ogni spinta dava piacere anche all'erezione dell'amante.

"Sì.. cazzo sì.. Dio.. Lou.. aahh. Oh sì" ansiti, gemiti, urla invasero la stanza dell'infermiere. Louis sentì che era quasi arrivato al limite. Ancora poche spinte ed entrambi arrivarino all'orgasmo urlando il nome dell'altro. Louis nel corpo di Harry e quest'ultimo sul petto dell'amante. E per Louis fu l'orgasmo migliore della sua vita.

"Grazie" si ritrovò a dire il riccio non appena ebbe ripreso fiato. Si accoccolò sul petto di Louis che prese a giocare con i suoi ricci. Si addormentarono entrambi dopo poco, abbracciati l'uno all'altra. Ed entrambi con un unico pensiero nella testa.

"Ho fatto l'amore con la persona che amo"

 

Un mese e tre settimane erano passate. E Louis era tremendamente nervoso, triste, acido. Mancava solo una settimana alla fatidica data in cui avrebbe perso l'amore della sua vita. Non sa quante altre volte abbia fatto l'amore con Harry da quella magnifica notte. E aveva costatato una cosa importante.. Harry era il dio dei pompini. Harry invece sembrò indossare di nuovo quella maschera di menefreghismo e sfacciataggine verso la morte che aveva riscontrato in lui i primi giorni della loro amicizia.

 

Louis non aveva dormito quella notte. Un dubbio lo tormentava. Voleva sapere se Harry poteva salvarsi. Si alzò di corsa dal letto, indossò le prime cose che trovò, tra cui la maglia del Ramones di Harry, e corse all'ospedale.

"Vorrei parlare con il dottore che si occupa di Harry Styles"

"Lei è?"

"Un infermiere, lavoro qui"

"Si trova al quinto piano"

"Grazie"

 

"Dottore.. le posso parlare di Harry Styles?"

"Oh ciao Louis, anche oggi straordinari?"

"più o meno.. può rispondere alla mia domanda, ho una certa urgenza"

"Il suo rene non funziona come dovrebbe.. il tumore ha colpito il primo che hanno già esportato e purtroppo ha colpito anche l'altro"

"non può trapiantarne uno nuovo"

"quello che ci impedisce di farlo è il suo raro gruppo sanguigno. Non ci sono reni disponibili e la lista d'attesa è piuttosto lunga. Ed è il tempo che manca al ragazzo. Non c'è più niente da fare"

"Qual'è il suo gruppo sanguigno"

"0-.. Ma Louis, cosa ti interessa?"

"Un donatore.. potrebbe scegliere a chi donare?"

"Dipende.. se è un parente del paziente in genere sì"

"E se fosse un amico.. diciamo.. intimo?"

"Louis.. mi spieghi?"

"Io.. Io..."

 

Ehi amore mio...

se adesso stai leggendo questa lettera vuol dire che sei ancora vivo e che continuerai a vivere. Sai.. una notte, pensavo a te.. come sempre negli ultimi due mesi e mi era venuto un dubbio. C'era qualcosa che mi permettesse di non lasciarti andare? E.. parlando con il Dottor John abbiamo trovato l'idea. Tu sei 0- e lo sono anche io. Ti ho donato un mio rene Harry. Il dottore mi aveva avvisato dei possibili rischi. Ci sarebbe potuta essere la morte per me. Ma non mi importava. Avrei voluto mille volte morire io più che vedere te sottoterra. Per cui ho firmato le carte e dopo neanche tre giorni mi sono trovato sotto i ferri. La nostra ultima notte d'amore, prima dell'intervento, ti dissi "Mi avrai sempre con te" tu non badasti a quella frase. Credevi si riferisse alla tua morte. Io mi riferivo alla mia, invece. Ti ho regalato una parte di me. Adesso mi avrai per sempre con te. Ricorda che se non ce la dovessi fare.. Harry io ti ho amato con tutto me stesso. Tu Harry Style sei stato in grado di darmi il desiderio di amarti quella sera in cui ti feci mio per la prima volta. Ed io ho capito di amarti, di amarti davvero, senza limiti o riserve: il mio egoismo si era fatto da parte, il mio ossessivo bisogno di essere felice era stato accantonato, perchè adesso c'era qualcuno che amavo più di me stesso. E la mia felicità dipendeva dalla tua.

Sono qui per ricordarti quanto sei stato importante per me. Quanto sei speciale. Quanto hai rappresentato per me.

Se non dovessi farcela, amore mio, ricordati che io sarò sempre con te. A vegliare su di te. Sarò il tuo angelo. Ricordati che ti ho amato più di me stesso Harry. Mi hai reso felice in pochi mesi.

Adesso capisco le tue parole, Harry. Paura di morire non ne ho. Perchè se morire implica salvarti, rifarei sempre la stessa scelta. Ma la mia paura più grande è essere dimenticato da te.

Ti prego amore mio, non dimenticarmi.. mai.

Ti amo

Per sempre tuo.. Lou xx'

 

"Ehi.. cosa leggi?"

"La tua lettera"

"Ancora amore? Piangi come sempre?"

"Sì.. Ti amo Lou. Più della mia stessa vita"

"Ti amo anche io Harry. Darei la mia vita per te"

Quattro anni erano passati dall'intervento, il trapianto. Louis si risvegliò dal coma due settimane dopo, Harry non lasciò mai la sua mano. Le loro mani rimasero intrecciate per tutto il tempo. Così come i loro cuori. Harry e Louis adesso vivono insieme, si amano più di prima. Coltivano il loro amore, giorno dopo giorno. Adesso Louis è felice. Felice accanto alla famiglia che ha costruito con Harry. Felice accanto al suo ragazzo dalla risata sensuale e gli occhi magnetici. Il cuore e le mani di Harry e Louis restarono intrecciate per il resto della loro vita.

 
  
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