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Autore: Cheche    09/03/2013    3 recensioni
Misty era l’acqua fresca e spumeggiante che leviga gli scogli. Ash, invece, era fuoco: passione, ardore, ambizione e curiosità. Fiamme che non possono essere estinte da una marea, per quanto essa si ingrossi. Ash era anche aria, libera e sempre in movimento. Misty, invece, era terra: bella e rigogliosa, eppure troppo statica. E, mentre il vento fa divampare le fiamme con più violenza, l’onda cresce e si prepara all’impatto, ma tutto ciò che fa è infrangersi fragorosamente sulla rena e di essa non rimane altro che spuma.
Fu così che Misty non riuscì a fermare Ash, fallendo. Fu così che condivise con lui la colpa della distruzione totale. Le fiamme avevano bruciato il loro mondo ed una pioggia fine non avrebbe potuto liberare l’umanità da quell’inferno.

[PokéShipping] [Contesto apocalittico con presenza di scene crude]
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Misty | Coppie: Ash/Misty
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Anime
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Sì, in realtà so che lo spegnimento del sole non c'entra niente coi problemi ambientali causati dall'uomo. Però spero che chiudiate un occhio, perché un tributo alla canzone che mi ha ispirato questo strano delirio apocalittico (ne parlo con affetto, alla fin fine mi soddisfa) lo dovevo pur lasciare. La canzone che mi ha ispirato il tutto è Black Hole Sun dei Soundgarden. In realtà, molte di queste parole le ho scritte ascoltando i Deftones perché li trovavo adatti all'atmosfera. E' importante scegliersi bene una musica adatta. Scrivereste voi una storia drammatica ascoltando un'allegra canzoncina latino americana da balli di gruppo? Non credo. L'ho scritta per un piccolo concorso in Famiglia e sono riuscita a finirla in tempo, pur avendo solo una settimana di tempo ed essendo impegnata con l'Università (sono anche pendolare). Non vedo l'ora di leggere le creazioni degli altri partecipanti e di vederne i risultati, pure. Sono contenta di aver scritto facendo del mio meglio. La trama è forse un po' nonsense, ma quello che ho voluto inserire è il significato. Ho messo molto impegno anche nella descrizione della sfera sensoriale e in quella mentale. La Poké è sicuramente la mia coppia preferita dell'Anime. Spero che vi possa piacere, nonostante i contenuti non siano poi leggerissimi. Buona lettura!

 




Ho perso la tua mano nell’oscurità

 

Black hole sun, won’t you come and wash away the rain?
Black Hole Sun - Soundgarden

 
Tanto splendore si celava in quell’anfratto buio nascosto in un angolo del mondo. Oro e argento risplendevano prepotentemente nell’oscurità, accumulati e accatastati. Sembrava quasi che una barriera invisibile li preservasse dal prendere polvere tanto erano perfetti. Rischiaravano la stanza come tanti piccoli lumini e le pietre preziose proiettavano riflessi sulle pareti umide della stanza.
Quello sfavillante tesoro, tuttavia, non era privo di un lato oscuro: in esso albergava un’ombra minacciosa, ben diversa dal classico demone dell’avidità che incombe su un uomo che riesce a mettere le proprie mani su una grande ricchezza. Un’ombra serpentina e fuggevole privò il metallo della propria luce per qualche istante: era la presenza del legittimo proprietario di quell’oro.
Questo è il mio tesoro. Se qualcuno tenterà di profanarlo, l’incubo collettivo degli uomini diventerà realtà. Il mondo cadrà in rovina ed io potrò nutrirmi del germe della paura che, in quel momento, albergherà nell’animo di ogni individuo.
Tutto quel fulgore nascondeva la più grande delle maledizioni.
 
“Sto per iniziare un nuovo viaggio. Vuoi venire con me?”
Parole soavi che riecheggiavano nelle orecchie di Misty. Ash era ancora un bambino, eppure la sua voce ancora flautata era in grado di generare in lei ogni genere di brivido. Quando a parlare è la persona che si ama, si diventa dipendenti da ogni sua parola e gesto. Frasi dette con ingenuità possono tramortire come coltelli, uccidere il più forte degli animi.
Era una mattinata limpida quando Misty, fragile e delicata come i cocci delle spiagge, preparò lo zaino con quel suo mascolino entusiasmo che mai era scemato in quegli anni di attese e di sogni ad occhi aperti. Un sorriso luminoso non poté impedirsi di apparire sul viso costellato di lentiggini chiarissime quando i suoi occhi incontrarono quelli castani di Ash, gli stessi che nelle fantasie la guardavano come non l’avevano mai osservata: brillando, esprimendo interesse e sentimento verso Misty non come amica, ma come donna.
Chissà se questo sciocco ragazzino è cresciuto.
Ridacchiò trasognata, mentre si affrettava a seguirlo instancabilmente nella luce abbagliante di una mattinata estiva.
 
Neppure per un istante si era chiesta cosa l’avesse portato a chiederle di viaggiare con lui.
“Mi sei mancata, Misty.” Quella frase aveva messo a tacere ogni suo dubbio sul nascere, stringendo il cuore della ragazza in un caldo abbraccio. Tutto ciò che aveva a lungo sognato si stava realizzando. Camminare con Ash, rimproverarlo per le stupidaggini che spesso e volentieri commetteva, farsi prendere in giro per le reazioni esagerate che ancora la sconvolgevano quando vedeva qualche insetto. Anche i sorrisi di scherno del ragazzo apparivano diversi.
Dopo tutto questo tempo passato senza vederti, sono diventata io la sciocca.
Il cielo era sereno, le fronde degli alberi smossi dal vento luccicavano e sembravano ridere di gioia per loro, i canti delle cicale davano un ritmo alle loro giornate. Le notti erano limpide e, ovunque andassero, riuscivano a vedere le stelle. Stesi nei loro sacchi a pelo col naso rivolto verso l’alto, riuscivano a malapena a prendere sonno pensando all’emozione che per loro comportava ritrovarsi insieme come una volta. Mancava solo Brock ma, stranamente, non lo rimpiangevano. Forse ne sentivano la mancanza solo all’ora di pranzo, quando i loro stomaci brontolavano e si ricordavano di non saper cucinare.
“Di sicuro non sei una ragazza da sposare!” Scherzava Ash, mentre Misty ridacchiava nervosamente.
“Non ti hanno mai insegnato che le donne sono attratte dagli uomini abili in cucina?” Rispondeva per le rime la ragazza, rivolgendogli una linguaccia tenera e infantile.
Tutti i viaggi erano destinati a volgere al termine. Ma, una volta finito quello, ne avrebbero iniziato sicuramente un altro, seguito da un altro ancora.
 
Un giorno Ash fu vittima della curiosità. Aveva notato in una foresta una piccola cava, al cui interno si intravedeva una scalinata che portava in un luogo buio e umido.
“Ash, ho un brutto presentimento.” Esternò Misty, appoggiandosi alla schiena di Ash e stringendosi nelle proprie spalle, sentendo il corpo pervaso da uno strano gelo.
“Sei con me, Misty. Non può succederti nulla!” Disse l’altro, sicuro di sé come sempre, assicurandole la sua protezione. Poi però, d’impulso, si voltò e strinse a sé il corpo sottile della ragazza, come se temesse di perderla da un momento all’altro.
“Ash…” Il cuore della ragazza batteva come impazzito. Ash lo sentì contro il proprio petto e si scostò improvvisamente, rossissimo in volto. Non sapeva proprio cosa lo avesse preso. Il suo non era un abbraccio virile e protettivo: era quello spaventato di un bambino che si accosta tremando alla propria madre.
Eppure, nonostante i brividi che li scuotevano e le sensazione di stare facendo la cosa sbagliata che Ash non riusciva a scacciare, la vivace curiosità era riuscita a prevalere su tutto. I loro passi risuonavano sugli scalini in pietra porosa e umida, consumati come se fossero stati percorsi tante volte da passi di individui diversi. Il profumo della terra inebriava le loro narici, ma ben presto venne sostituito da un odore meno naturale: era lo stesso leggero effluvio emanato dalle monete.
“Mi sa che abbiamo trovato un tesoro…” Mormorò Ash, per poi alzare la voce, meravigliato. Davanti a loro c’era un’enorme distesa di denaro e gioielli. “Forte!” Esclamò, mentre si avvicinava alla sua nuova scoperta.
Misty non poté fare a meno di domandarsi mentalmente da quando Ash fosse così interessato alle ricchezze invece che ai Pokémon, eppure doveva ammettere che tutto quello splendore esercitava un certo ascendente anche su di lei. Se avesse posseduto anche solo uno di quei gioielli, sicuramente le sue sorelle avrebbero avuto motivo di invidiarla.
“Misty, prendiamo tutto questo denaro e usiamolo per comprare una casa!” Disse Ash, voltandosi verso di lei. Nei suoi occhi castani riverberava il biondo dell’oro. “Saremo ricchi e andremo a vivere insieme!”
Il cuore di Misty mancò un battito e fu grazie a ciò che quella specie di ipnosi svanì. Per quanto volesse credere alle parole di Ash con tutta se stessa, aveva sedici anni e il ragazzo solo quattordici. Quella frase da lui pronunciata era una proposta a passare insieme il resto della loro vita, di ricercare la felicità che spettava loro, di smettere di viaggiare per generare una famiglia felice, di invecchiare l’uno al fianco dell’altra, provando soddisfazione per la vita trascorsa.
Indietreggiò davanti al viso esaltato e allucinato di Ash che, per quanto fosse ancora il ragazzo di cui era innamorata, la terrorizzava. Non si sentiva affatto pronta per decidere di dedicare la propria vita ad un uomo; quanto poteva esserlo un adolescente dal carattere solitamente superficiale e, per giunta, più giovane di lei di due anni?
“Ash, ribadisco…” Azzardò Misty, mentre un groppo di saliva scendeva faticosamente lungo la gola. “…ho un brutto presentimento.” Tale sensazione non fece che accentuarsi quando un’ombra minacciosa oscurò per un attimo il fulgore dell’oro che risplendeva alle spalle di Ash. Il giovane non parve accorgersi di nulla, spiritato com’era. Nei suoi occhi non c’era nulla se non un’insana esaltazione. Neanche un briciolo di amore trapelava, mentre le faceva quelle proposte. Era come se un demone avesse preso possesso del suo corpo e stesse tentando, attraverso il ragazzo, di penetrare la volontà di Misty, che resisteva grazie ad una fredda razionalità che non riusciva comunque a scacciare la febbrile preoccupazione.
“Misty, lasciati un po’ andare. Immagina… tu ed io!” La ragazza sentì come se una martellata le colpisse la testa. Strinse gli occhi in due fessure, sentendo un dolore lancinante. “Tu ed io… e i Pokémon!” Ai loro piedi Pikachu, ignorato fino ad allora ed irritato da quella situazione, rinunciò immediatamente all’idea di infliggere una possente scossa al suo allenatore e fu subito allettato dalla prospettiva da lui offerta. I riflessi dorati ormai baluginavano anche nei suoi tondi occhi di topo elettrico.
Ash si voltò nuovamente verso il tesoro. Davanti a lui un tripudio di pietre preziose, gioielli, denaro a non finire.
“Un tesoro così grande e niente a fargli da guardia. Non ti sembra strano?” Chiese Misty, posandogli una mano sulla spalla. Ash si voltò di scatto, donandole un inquietante sorriso.
“Strano? Direi che è una fortuna!” Esclamò, dimostrando come volontà e ragionevolezza fossero ormai totalmente in avaria. Riportò la propria attenzione sulle ricchezze e vide ciò che non avrebbe dovuto vedere. Uno splendido, enorme diadema, sul quale erano incastonate numerose pietre che ricordavano un po’ l’antica oreficeria longobarda dell’horror vacui, secondo il quale era d’obbligo riempire ogni spazio vuoto con un prezioso e raffinato dettaglio.
Ash non poté resistere alla tentazione di toccare il pesante oggetto, sollevandolo ed osservandolo abbagliato. “Vivremo… come dei re.” Mormorò con un filo di voce.
“Ash, fermo!” Misty protese la mano, pur sapendo che ormai era troppo tardi. L’aveva perso, lo seppe dall’ombra che lo avvolse in quel momento. Chissà se l’aveva perso per sempre, chissà se aveva perso anche se stessa, chissà cosa stava succedendo nel mondo in quel momento, mentre loro erano lì, avvolti dal fulgore e dalle ombre. Fu come se il suo cervello si stesse accartocciando. I polmoni sfrigolavano in cerca dell’aria che avevano sempre respirato e che ora sembrava così diversa e pesante. I suoi occhi si riempirono di calde lacrime e la sensazione di assistere ad un evento dalla portata enorme e tragica si fece vivo nel suo petto e, successivamente, in tutto il corpo.
Sentì come se da loro dipendesse l’intera Natura. Dalle profondità della terra, la conseguenza delle loro azioni si stava irradiando fino a raggiungere l’acqua, l’aria e il fuoco.
Misty era l’acqua fresca e spumeggiante che leviga gli scogli. Ash, invece, era fuoco: passione, ardore, ambizione e curiosità. Fiamme che non possono essere estinte da una marea, per quanto essa si ingrossi. Ash era anche aria, libera e sempre in movimento. Misty, invece, era terra: bella e rigogliosa, eppure troppo statica. E, mentre il vento fa divampare le fiamme con più violenza, l’onda cresce e si prepara all’impatto, ma tutto ciò che fa è infrangersi fragorosamente sulla rena e di essa non rimane altro che spuma.
Fu così che Misty non riuscì a fermare Ash, fallendo. Fu così che condivise con lui la colpa della distruzione totale. Le fiamme avevano bruciato il loro mondo ed una pioggia fine non avrebbe potuto liberare l’umanità da quell’inferno.
Stupido ragazzino, vorresti essere un re? Per favore. Sei solo uno sciocco mediatore. Ora assisti alla fine di tutto ciò che amavi. Questa voce risuonò nelle loro orecchie, confermando tutti i presentimenti di Misty, che comunque non era riuscita ad immaginarne la portata.
Ed Ash, ignaro, aveva già posto la corona sulla propria testa. Misty si avventò su di lui, facendo cadere quel pesante ‘giocattolo’ con gran fragore.
“Misty! Che stai facendo?” Dagli occhi di Ash erano svaniti i riflessi dorati e così era successo anche a Pikachu, che era piombato in un silenzio saturo di profondo disagio.
“Sto cercando di salvare il salvabile!” Esalò la ragazza. Nei suoi occhi si scorse il riflesso malinconico dell’impotenza. Si rialzarono e Ash fu colpito da un forte senso di vergogna. Distolse lo sguardo.
“Non ricordo, ma… credo di aver fatto qualcosa di male.”
Ed era il male ciò spadroneggiava all’esterno, espresso da tutte quelle urla assorbite dalla terra che impediva loro di giungere alle orecchie dei due inconsapevoli artefici della distruzione. Ancora non si erano resi conto di ciò che avevano concretizzato, dell’enormità dell’incubo che si era trasformato in realtà. Per farlo, era sufficiente risalire in superficie.
Però vi devo ringraziare, stolti, per avermi servito questo banchetto. La realtà è ben più sostanziosa dei sogni. Era la voce di un Pokémon. Era il canto di ringraziamento di Darkrai che aveva realizzato il perverso desiderio di cibarsi di terrore.
 
“Avrei voluto viaggiare ancora con te, Misty.” Disse Ash, non osando sfiorarle la mano. La vergogna e il terrore stavano pian piano privando di luce i suoi desideri più candidi. Fu Misty a prendergli la mano, stringendolo con le stesse dita che, fino a poco prima, avrebbe voluto schiacciargli in faccia fino a farlo piangere. Sapeva che la psiche di Ash non disponeva di mura impenetrabili. Un ragazzino dalla mente malleabile poteva facilmente cadere in preda alla più fatale delle ipnosi.
Misty non ce l’aveva con lui più di quanto non ce l’avesse con se stessa. Avrebbe dovuto proteggerlo perché tra loro si era sempre sentita l’adulta, la razionale. Un po’ lo amava in maniera materna, o da sorella maggiore. Aveva sempre desiderato avere un fratello più piccolo.
Forse in quel momento era figlia unica, pensava, mentre il triste spettacolo in cui erano immersi coinvolgeva tutti i cinque sensi.
Inghiottì le lacrime, abituando gli occhi al buio. Quella non era una normale eclissi di Sole. Semplicemente la stella era esplosa ed ora sui loro corpi scendeva una sottile pioggerellina nera. Come questa sfiorava i suoi capelli, da rosse le ciocche diventavano grigie, prive di vita, finendo per cadere a piccoli mazzi. I vestiti si bucavano e, ridotti a brandelli, lasciavano intravedere i corpi sottostanti. La pelle, per la mancanza del sole, si ingrigiva e si seccava. Quando le gocce nere toccavano la loro cute, su di essa si creavano piccole pustole brucianti. Misty e Ash stavano rimanendo nudi l’uno di fronte all’altro, ma la mancanza del sole stava togliendo loro la forza di imbarazzarsi. Erano orrendi, ma erano sempre Misty e Ash; in loro sopravviveva, pallido, il sentimento, la voglia di amarsi fino alla fine che sembrava vicina.
La gente correva, gridava, piangeva da ogni parte di quel mondo consumato da una pioggia che si confondeva con le tenebre. La violenza della Natura agiva subdolamente, non risparmiando nessuno, neanche i Pokémon.
“Stanno tutti pagando per ciò che ho fatto io.” Disse Ash, rabbrividendo visibilmente mentre pronunciava quel sottile ‘io’. La sua mano tremò in quella fine di Misty, che strinse un po’ più la presa.
“Non è stata colpa tua. Questa maledizione è qualcosa di… spaventoso. Opera di un Pokémon che ha accumulato una potenza inimmaginabile.” Disse. La sua voce non era più squillante come una volta. Stava cercando di discolparsi anche lei con quelle parole. Aveva capito fin da subito quel che stava per succedere, fin da quando aveva visto quella fossa, eppure non si era opposta con abbastanza forza.
Era successo neanche un’ora prima, eppure sembravano ricordi di un’altra vita vissuta su un pianeta diverso. Il sole dorato, le risate gioiose, il verde rigoglioso, il viaggio e i profumi della foresta erano niente più di un ricordo lontano e sfocato, che andava deteriorandosi ogni secondo di più.
“Non è vero, non è colpa di Darkrai.” Disse Misty, sospirando affranta e inalando quell’aria rarefatta e malsana. Ormai neppure le gocce che scavavano nella sua pelle le creavano dolore. Però il suo cuore si stringeva di tristezza quando esseri viventi in agonia cadevano ai loro piedi, rantolando. “I Pokémon non sono cattivi. Se il mondo sta finendo significa che ce lo siamo meritato.”
Eppure loro non erano mai stati venali, erano solo degli innocenti mediatori. Rappresentanti senza colpa dell’avidità umana che stava portando il mondo in un incubo di una portata di cui nessuno era stato in grado di accorgersi. E quell’incubo era proprio lì, davanti ai loro occhi, orecchie, nasi, bocche e membra. Era stato tutto anticipato.
Ash e Misty avrebbero voluto forse sposarsi, un giorno. La loro vita sarebbe stata divertente e tranquilla, magari con tanti bambini pestiferi che li avrebbero fatti disperare, ma anche donato loro molta felicità. Ma quei bambini non sarebbero mai nati, nessuno avrebbe mai più visto la luce del sole.
Ash e Misty si osservarono, silenti, contemplandosi a vicenda mentre si spegnevano.
“Sei brutta, Misty.” Disse Ash, con un debole sorriso, mentre la sua mano in quella di Misty pulsava e si muoveva sempre di meno. Avrebbe voluto dirle ‘quanto sei bella’, però in quel momento non lo era affatto, sinceramente. Dunque gli affiorarono dalle labbra screpolatissime quelle parole, debolmente intrise di un moscio tentativo di scherno.
“Anche tu.” Rispose lei, quanto mai molle, sorridendo e guardando senza imbarazzo il corpo nudo dell’amato. Erano colpevoli di quell’apocalisse anticipata e sarebbero stati vicini fino alla fine, amandosi senza compatirsi, in maniera quasi platonica, senza voglia di baciarsi come ragazzini irruenti. Solo tenendosi quelle mani coperte di lesioni causate dalla pioggia che non smetteva di consumarli come carta gettata in un caminetto acceso.
Forse è un incubo.Misty si accorse che in lei sopravviveva la vana speranza di svegliarsi nel suo letto durante un’assolata mattinata estiva. Con realismo tornò a riflettere sul bruciore delle escoriazioni che diventavano sempre più profonde, delle energie che avvertiva distintamente fluire fuori dal proprio corpo.
Sto morendo davvero. Sentì scivolare via la mano di Ash. Si voltò a guardarlo ma lui non c’era più. Era caduto, inghiottito da una voragine che si era aperta sotto i loro piedi. Avrei voluto… continuare a stringere la sua mano. Non poteva più sperare neanche in quello: non avrebbe avuto una morte dolce e lenta accanto al suo amore. Le sofferenze di lui erano già finite, mentre lei chiamava con gli occhi l’ombra di Darkrai che si aggirava tra i rami degli alberi che cadevano a pezzi, mentre i loro tronchi si spezzavano fragorosamente e le foglie diventavano sempre più piccole e nere.
Una sola delle sue preghiere fu esaudita. Quella di una morte veloce, perché Darkrai calò su di lei, avvolgendola nella sua ombra. Era pronto ad esaudire la sua richiesta, nutrendosi del suo scoraggiamento ed addormentandola per sempre.
Inconsciamente, mentre si accasciava sul terreno devastato e pregno di pioggia nera, Misty formulò un nuovo desiderio. Vorrei rivedere tutti, nell’aldilà. Chissà dove sto andando.
In quel momento, però, tutto ciò che vide prima di serrare le palpebre furono il terreno che si avvicinava e le proprie ginocchia che si piegavano. Non stava andando da nessuna parte.
Era immobile e non avrebbe più potuto vedere il mondo finire.
La loro corsa era giunta al termine con lo schianto contro un muro.
  
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