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Autore: NotFreddie    11/03/2013    3 recensioni
Harry e Louis sono separati da cinquanta giorni: cosa succederà? Harry resterà con Nick come gli è stato ordinato, o tornerà dal suo Boobear? E Louis si arrenderà?
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, si appartengono a vicenda, e comunque non ci guadagno niente nè a scrivere nè a pubblicare queste fanfiction.
Questa è una SLASH, qui si shippa uomoxuomo, si shippa coraggio e amore.
Se siete omofobi, KEEP OUT! non voglio essere insultata da gente che non capisce cos'è l'amore.
Se siete haters, KEEP OUT! non voglio essere insultata e basta.
Lasciate un piccolo commento, per favore!
F.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cinquanta giorni
 
A Mary, che mi sostiene sempre e comunque in ogni mio delirio da Larry shipper (e quasi quasi finisce per crederci anche lei). A lei che solo ora sta conoscendo la vera me, quella problematica e incasinata, ma che non si è ancora arresa. Ti amo, piccola ❤
 
A Crì, perché avevo giurato che ogni più piccola stronzata uscita dalla mia penna te l'avrei dedicata, visto che mi hai incoraggiata a scrivere sempre e comunque. Perché, da tre anni, tu rappresenti la parte più bella della mia vita.
Cause you never gave up on me, baby ❤
 
Ai lettori. A quelli che lasciano un segno del loro passaggio (pochissimi, purtroppo) e a quelli muti, invisibili, ma che comunque fanno piacere. Grazie di cuore.
 
Buona lettura,
F.
 
 
 
Harry si sveglia sempre prestissimo, da quando vive nella nuova casa. Gli manca sentire il corpo di Louis accanto al suo, nel letto, gli manca cucinare per lui, gli mancano le sue coccole, gli manca perfino sentire le sue mani tra i capelli, e dire che lui aveva sempre odiato che qualcuno li toccasse! Gli manca svegliarsi dopo aver fatto un brutto sogno e accocolarsi su un corpo magro, minuto, ma pronto a stringerlo, a dargli conforto. Gli mancano i baci di Louis, che non sono come quelli di Nick: i baci di Louis erano dolci, carichi di affetto, lenti, con i loro sapori che si mischiavano, le loro lingue che si accarezzavano e i loro respiri che si rincorrevano veloci l'uno dopo l'altro, come i battiti dei loro cuori giovani ed innamorati; i baci di Nick, invece, sono veloci, rudi, passionali, istintivi, violenti. Harry sa che Nick lo bacia non tanto per amore, ma per ribadire ancora una volta il concetto che ormai gli appartiene, è roba sua; per trasmettere - non solo a lui, ma anche al pubblico che sporadicamente fa da spettatore ai loro baci - quella possessività eccessiva ed irruenza che Louis non aveva mai avuto: infatti lui, prima che essere un fidanzato - dio, che parola terribile! - per Harry, era un fratello maggiore, un migliore amico. Era sempre come se giocassero a mamma e figlio, con Louis nei panni della mamma chioccia protettiva, dolce e affettuosa, ed Harry nei panni del figlio bisognoso di affetto, da coccolare. Il cucciolo abbandonato e il volontario che se ne prende amorevolmente cura. Ecco, Louis non l'avrebbe mai baciato per ribadire un concetto di possessività. No, lui l'avrebbe stretto tra le braccia, cullato un po', facendogli poggiare la testa sul suo cuore, poi gli avrebbe preso il mento con una mano, gli avrebbe sollevato il volto e, dopo averlo guardato attentamente negli occhi e aver mormorato un ‘ti amo’ mezzo strascicato per via del sorriso che non riusciva a togliersi dalla faccia, l'avrebbe baciato dolcemente davanti ad un tramonto mozzafiato. Questo era Louis, e ad Harry mancava molto il suo modo di fare. Gli mancava quel ragazzino troppo cresciuto per non poter stare nel mondo degli adulti, ma che comunque non ci si trovava bene, si sentiva a disagio lì e, appena gli era possibile, tornava nel mondo dei bambini, degli scherzi, dei pensieri frivoli, del divertimento senza un perché. Ad Harry stava stretto quel mondo fatto di celebrità in cui viveva ora, quel mondo fatto di feste e spogliarelliste e gente famosa e programmi alla radio e di ‘scusa, piccolo - da quando in qua qualcuno che non fosse Louis lo chiamava ‘piccolo’? - ma devo scappare. No, non fare il bambino, no che non lo so se torno a cena! E levati quella faccia da bambino idiota di due anni, devi crescere, hai capito? Non vivi più con quel coglione, io voglio un uomo al mio fianco, non un neonato!’ E, appena Nick chiudeva la porta di casa, Harry cominciava a piangere, inesorabilmente. Era stato costretto a lasciare Louis, ormai erano quasi due mesi - dio, circa cinquanta giorni senza il suo Boo, non poteva proprio pensarci, cazzo, gli sembrava impossibile aver resistito tanto - e a mettersi con Nick, per volere dei loro manager. Ovviamente, per proteggere Louis, non gli aveva detto niente della verità, ma aveva inventato una scusa dolorosissima, anche - ma sopratutto - per se stesso. “Louis, io... Mi... Sono... Innamorato di... Nick” aveva mormorato, con gli occhi bassi e la voce spezzata. Quando gliel'aveva detto, Harry aveva pensato che Louis non gli avrebbe creduto. Insomma, dopo tutte le promesse fatte, dopo tutti i ‘ti amo’, dopo che avevano perfino detto di volersi sposare, Harry pensava che Louis avesse capito quanto fosse importante per lui,  ma aveva un'autostima così scarsa che aveva creduto a tutte le parole di Harry. E ora, a tre giorni da San Valentino, il più piccolo sentiva ancora maggiormente la mancanza del suo Boo, era come se da cinquanta giorni fosse in apnea. E pensare che il  san Valentino dell'anno precedente l'avevano trascorso in una casetta sperduta sulla spiaggia, passando tutto il tempo a fare l'amore e coccolarsi e guardarsi negli occhi dicendosi ‘ti amo’ ‘ti amo anch'io, cucciolo’ ‘come mi hai chiamato?’ ‘cucciolo’ ‘ah.’ e riprendere a baciarsi e farsi il solletico e fantasticare sul futuro. Che avrebbero passato insieme, si erano detti.
 
***
 
Due giorni a San Valentino e il management lo torturava ancora di più. Avevano già deciso tutto: a che ora doveva farsi vedere con Eleanor, a che ora doveva baciarla, a che ora doveva prenderla per mano... Ah, già. Ovviamente Louis non stava con Eleanor perché l'amasse davvero, ma perché l'aveva deciso il management, minacciandolo pesantemente. E, sempre il management, aveva deciso che lui non avrebbe assolutamente dovuto reagire alla decisione di Harry di lasciarlo, poiché altrimenti... Meglio lasciar perdere. Però lui sapeva tutto: che Harry aveva dovuto lasciarlo perché minacciato dai manager, che stava con Nick solo perché era costretto, che lo amava ancora... Questo pensiero lo avrebbe fatto sorridere, se non si fosse sentito così male. Harry lo amava ancora... gli sembrava quasi una cosa incredibile. Questo era l'unico pensiero che - forse - lo aiutava a tirare avanti, a sopravvivere.
 Così, da cinquanta giorni Louis si sentiva come in apnea, per mancanza del suo Harold. Ogni volta che vedeva una sua foto con Nick, dava di matto e le mani gli tremavano così forte che rompeva qualunque cosa avesse in mano perché, cazzocazzocazzo, anche Harry era stato minacciato dai manager, non amava davvero quello stronzo! E se Louis ripensava al San Valentino precedente, passato tra coccole, baci, risate, in una casetta sperduta sulla spiaggia, gli veniva da strapparsi i capelli ad uno ad uno, da prendersi a schiaffi da solo, perché i manager non potevano separarli in quel modo, loro due avevano il diritto di poter stare insieme. Mancavano due giorni a San Valentino ma, più il tempo passava, più Louis sentiva di non poter continuare così.
 
***
 
Il giorno dopo sarebbe stato San Valentino, Harry non aveva nemmeno un regalo per Nick. Decise che ci avrebbe pensato più tardi, ora aveva ancora l'immagine di Louis in testa, e non voleva che scomparisse.
 
***
 
“Buon San Valentino, Lou” mormorò Eleanor a due millimetri dalla sua faccia. L'aveva svegliato proprio nel mezzo di un sogno. Un sogno con Harry. Louis cominciò a piangere, mentre un bisogno di vomitare si faceva spazio in lui. Rigettò tutto lo schifo che sentiva dentro, piangendo forte abbracciato al water. Eleanor non si fece più vedere per il resto della giornata.
 
***
 
Telefono che squilla, numero che sembra quello di una cabina telefonica. “Pronto?” È un attimo, ma Harry sa già chi è. “Harreh, sei tu?” Lacrime vanno a riempire i suoi occhi verdi come i  prati scozzesi. “Boo, che... Cosa... voglio dire, come...?” Nemmeno una parola del vocabolario si adattava a quella situazione. Nemmeno una. “Devo dirti un sacco di cose. Sei solo?” “S-sì...” voce che trema, stomaco contratto per l'emozione. Tutte le specie animali hanno deciso di riunirsi nello stomaco di Harry. “Allora arrivo subito, cucciolo. Non posso più aspettare”. Harry corre in camera, deve vestirsi. Per fortuna, Nick ha molto lavoro da sbrigare in questi giorni, quindi non sa nemmeno se tornerà a casa, tanto che farà tardi. Harry si guarda allo specchio, fissando il sorriso che timido spunta sulle sue labbra: sono circa cinquanta giorni che non sorride.
 
***
 
Louis non ha nemmeno bisogno di suonare il campanello, perché Harry ha già aperto la porta un secondo prima che lui arrivasse, appoggiandosi sorridente allo stipite, in attesa. Louis sente un sorriso comparire timido sulle sue labbra e trasformarsi in una mezza risata. Sono cinquanta giorni che non ride, e quasi non ce la faceva più.
 
***
 
Louis scende dalla sua auto, Harry lo vede camminare velocemente verso di lui. Ha degli occhiali da sole enormi e un cappello che gli copre metà faccia, per non essere riconosciuto. Sanno entrambi molto bene che se vogliono vedersi, lo devono fare in assoluta segretezza. Anche se Harry vorrebbe abbracciarlo forte non appena lo vede, aspetta che Louis sia entrato in casa e, dopo aver chiuso lentamente e con cura la porta, gli corre incontro saltandogli addosso. Quando lo vede, è sempre pervaso da questa strana sensazione di felicità e leggerezza, mai provata con nessun altro.
 
***
 
“Dobbiamo parlare, Harreh” sussurra Louis, con le labbra vicinissime al lobo del suo orecchio, tanto che a Harry vengono i brividi. Il più piccolo si stacca e gli indica il divano. “Siediti, mentre vado a prendere qualcosa da bere” dice, sparendo in cucina. Torna qualche secondo dopo con due calici di vino; ne dà uno a Louis, mentre gli si siede accanto. Il più grande ne beve un sorso, poggiando subito dopo il bicchiere su un basso tavolino di legno lì vicino e immediatamente punta i suoi occhi in quelli del compagno. “So tutto” dice con voce calma e sicura, prendendogli una mano. “T-tutto... Cosa?” riesce a dire Harry, la voce ridotta ad un sussurro. “Lo so che ti hanno costretto i manager a lasciarmi. So che non ami Nick, che l'hai fatto per proteggermi. So che stai soffrendo come un cane perché quello stronzo ti dice cose orribili e non ti accetta così come sei, con il tuo carattere fragile e tutto il resto. E...” Harry abbassa lo sguardo, imbarazzato. Anche lui ha posato il suo calice sul tavolino e, non avendo niente con cui distrarsi, torna a guardare Louis. Gli stringe più forte la mano, come per spronarlo a continuare. “So anche che ti amo, che non ce la faccio più a stare senza te, perché Eleanor sarà pure brava e carina e dolce, ma non è come te. Anzi, non è proprio te e basta” Louis finisce il suo discorso con una risata un po' tremolante. Ha paura di aver sbagliato qualcosa, lo sguardo di Harry non lo convince. Il più piccolo non reagisce, nella sua testa un miliardo di pensieri che si muovono lenti come lumache. Ma, ad un certo punto, uno prevale su tutti gli altri: ‘Louis sa, Louis ti ama, Louis è tornato indietro perché ti vuole con sé’. Allora Harry sorride e lo abbraccia, aggrappandosi a lui. Erano cinquanta giorni che non sentiva il suo profumo, e gli sembra di essere appena tornato a respirare.
 
***
 
Harry lo stringe forte, come a non volerlo lasciar andare mai più. Louis si emoziona, mentre pensa che il più piccolo è stato proprio stupido, a non dirgli niente, che avrebbero potuto trovare una soluzione a quel casino insieme, invece di soffrire così tanto ed inutilmente, che i manager non hanno il diritto di minacciarli in questo modo, che ora dovrà lasciare Eleanor, che farà un sacco di casini come suo solito e che ama infinitamente, incondizionatamente, profondamente, assurdamente Harry, solo Harry, sempre Harry. E allora “Buon San Valentino, Harreh” gli dice, commosso, baciandolo come non ha mai fatto prima. Quel bacio significa ‘scusa’; significa ‘ti amo’; significa ‘ti sarò sempre vicino’. Significa ‘prima o poi andrà meglio’.
 
***
 
Il telefono che squilla li distoglie entrambi dai loro pensieri. Harry si stacca per primo dall'abbraccio che ha seguito il bacio, a malincuore, correndo a recuperare il suo cellulare finito chissà dove. Trovatolo, risponde, sentendo subito un senso di inquietudine pervadergli tutto il corpo: ovviamente è Nick. “Harry, dove sei?” Il riccio non riesce proprio a spiegarsi come abbia resistito cinquanta giorni senza la dolcezza e la premura di Louis. “Ciao anche a te, Nick. Io sto bene, grazie, e tu?” risponde acido. Si dice che è riuscito a sopravvivere solo perché nella sua mente c'era ancora Louis. “Smettila di fare il bambino e dimmi dove cazzo sei” ordina Nick, rude. “Sono a casa, dove dovrei essere? E come cazzo ti permetti di parlarmi così, di chiamarmi e non salutarmi nemmeno, come cazzo ti permetti?” chiede Harry arrabbiato, quasi urlando. Louis spunta dal salotto, mezzo sorridente e mezzo preoccupato. In silenzio, gli chiede se vuole aiuto. Harry liquida quella proposta con un gesto della mano: gli piacciono le sue premure, ma non è un bambino. Nick nel frattempo sta urlando come un forsennato. “Ehi, ragazzino, stai calmo, ok? Con chi sei, Harry? CHI CAZZO È A CASA CON TE?!” Tanto vale dire la verità, ormai. Nick già conosce la risposta, grazie ai paparazzi. “Louis. Comunque torna il prima possibile, devo parlarti” ribatte secco Harry, chiudendo velocemente la conversazione e impostando il cellulare su ‘Modalità aereo’. Poi torna in salotto, si siede davanti a Louis con gli occhi un po' lucidi. “Devo lasciarlo, mi sta distruggendo” mormora. E in effetti un po' è così, Harry si sente spezzato ma non riesce a fare niente per raccogliere i propri pezzi. Piano piano l'altro gli si avvicina, abbracciandolo goffamente mentre lui comincia a piangere in modo sommesso, e gli si aggrappa addosso. Nonostante Harry sia seduto su una sedia, Louis riesce a prenderlo in braccio e a portarlo nella sua camera, chiudendo la porta con un calcio leggero. In seguito si siede sul letto sistemandosi Harry sulle ginocchia, facendogli poggiare la testa sul suo petto. Nonostante uno sia più alto dell'altro, anche in quella posizione i loro corpi si incastrano perfettamente. Harry comincia a tremare e Louis lo accarezza, maledicendo Nick e i suoi modi di fare stupidi ed insensibili. Mormora parole di conforto tra i ricci del minore, cercando di ricomporre così i suoi pezzi, ma Harry è ancora spezzato, inerme, in balia degli eventi. E allora Louis fa l'unica cosa che gli pare giusta: solleva la testa del più piccolo, spazzando via dalla sua faccia le lacrime che si ripromette di non far uscire mai più da quegli occhi; poi lo stringe forte tra le braccia e ‘Harry, va tutto bene, ci sono io qui. Lascia che ti guarisca, piccolo’ gli dice, sapendo che quelle parole sono vere. E poi comincia il suo lavoro di guaritore, baciando lentamente Harry, con dolcezza.
 
***
 
La porta di casa sbatte violentemente, riscuotendo i due ragazzi dal torpore che li aveva avvolti dopo il bacio. Louis ha già avvertito Liam, Niall e Zayn di cosa intendono fare: il momento è arrivato. Harry si alza dalle ginocchia del più grande, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Appena Nick grida: ‘Harry! HARRY!’ sobbalza, girandosi subito dopo a guardare Louis, che annuisce, fiducioso. Poi insieme scendono le scale, trovandosi di fronte l'uomo, furioso con entrambi. A Louis dispiace non averlo conosciuto in circostanze migliori, deve essere un tipo simpatico, pensa. Ma Harry è suo, suo e di nessun altro.
 
***
 
Non c'è nessuna reazione da parte di Nick, nell'apprendere la notizia. Quindi Harry non lo amava davvero, l'aveva solo usato, constata, amareggiato. Dopo un primo attimo di smarrimento, gli tira uno schiaffo a piena mano sulla guancia, provocando uno schiocco secco, un rumore che sembra quasi irreale nel silenzio della casa. “Lascialo stare� gli intima Louis, con una voglia irrefrenabile di sfogare la rabbia accumulata negli ultimi cinquanta giorni su Nick. “Non ti intromettere, bastardo” gli risponde il più grande, fissando Harry. “Tu” dice, sempre fissando il più piccolo “sei una puttana, avrei dovuto capirlo subito”. “Ti ho detto di lasciarlo stare, stronzo, o te ne pentirai” ribadisce ancora Louis, la rabbia che cresce dentro di lui a velocità supersonica. “E io ti ho detto di starne fuori, bastardo” lo minaccia il maggiore, guardando a terra. “Dai, Boo, tranquillo” prova Harry, sfiorandogli una mano con la sua. “Sei una puttana, Harry, mi fai solo schifo. Mi sono lasciato abbindolare da un bambino” conclude Nick, scuotendo la testa e Louis non gli dà nemmeno il tempo di voltarsi, che già gli ha dato un pugno in faccia, spaccandogli lo zigomo destro. “LOUIS!” urla il più piccolo, nel panico. Nick si porta una mano sulla parte lesa, con una smorfia di dolore. “Questo non è tutto, stronzo!” gli assicura Louis, spingendo via Harry dolcemente, per poi ritornare da Nick. “Vattene, prima di farmi passare un guaio” gli dice in tono monocorde, sollevandolo da terra e accompagnandolo rudemente alla porta. Poi torna da Harry, nuovamente tutto intero, che non piange più e non è più così pallido come prima. “Non voglio più restarci qui” ammette quello, triste. “Comunque Nick non se lo meritava un trattamento così, dai” gli dice subito dopo, quasi sorridendo. Louis l'ha difeso appena cinque secondi fa, gli sembra impossibile, è successo tutto così in fretta. “Ma ti ricordi come ti trattava?!” chiede lui, incredulo. Poi “Prendi le cose più importanti, ce ne andiamo. Casa Stylinson non è ancora stata affittata” ammette, con un sorriso. “Non me la sono sentita, in verità. Ogni tanto ci tornavo ancora, quando sentivo che tutto stava cadendo in mille pezzi” confessa ad occhi bassi e Harry lo abbraccia da dietro. “Mi dispiace, sono stato uno stupido. Ma... Ti amo, spero che questo possa farmi perdonare” Louis si gira verso di lui, senza sciogliere l'abbraccio e gli sposta un riccio ribelle che gli era caduto sugli occhi, pensieroso. “Beh... Non è che io sia proprio convinto, sai...” ammette sorridendo. Harry si finge offeso, mentre gli accarezza la schiena. “E... Vediamo, cosa potrei fare per farmi credere?” chiede, piegando la testa da un lato. “Potresti baciarmi, Styles” propone Louis “poi potresti prendere alcune tue cose e accompagnarmi a casa nostra” Louis fa una piccola pausa e assapora - come del resto fa anche Harry - quelle due semplici parole: ‘casa nostra’, sentendosi immensamente felice “e poi fare l'amore con me per tutto il resto della giornata” conclude, con un sorriso malizioso. “Mi sa che è una buona idea, Boo” asserisce Harry. Poi si lancia sulle labbra dell'altro, vagando con le mani lungo tutto il suo corpo.
 
***
{Un po' di tempo dopo}
 
“Dov'è Harry?” chiede Zayn non appena lo vede arrivare. “Tutto a posto?” Louis sorride, intenerito dalla preoccupazione del suo amico. “Tranquillo, doveva solo portare Darcy all'asilo” prosegue, avvicinandosi a Liam e Niall. “Perché?” protesta il pakistano, quasi sbattendo i piedi per terra come un bambino “Louis, potevi farla venire qui, a noi non dà fastidio, l'altra volta è stata buonissima!” dice con voce stridula, guardando gli altri due con fare eloquente, come a dire: ‘aiutatemi!’. Liam infatti, cogliendo al volo lo sguardo dell'amico, si intromette nel discorso anche lui e “Louis, tua figlia è dolcissima, poteva tranquillamente stare con noi. E poi non la vediamo da un sacco di tempo” conclude, sottolineando quell'ultima frase. “Ma oggi dobbiamo registrare, ragazzi, e non possiamo permetterci di pensare anche a lei” continua il maggiore, fintamente logico. In realtà Darcy è molto matura per avere solo quattro anni. “E poi possiamo andare a prenderla tutti insieme e voi potrete passare del tempo con lei” insiste, notando però che nessuno lo sta più ascoltando. L'attenzione di tutti è focalizzata su un punto oltre le sue spalle, così Louis si gira, e ciò che vede lo sconvolge. Harry, illuminato dalla luce del primo mattino, stringe Darcy dolcemente tra le braccia, col capo piegato verso di lei, ancora un po' trafelato per la corsa. Effettivamente è in leggero ritardo. La bimba dorme placidamente tra le sue braccia, indifferente a tutto ciò che le succede intorno. Niall è già corso verso il più piccolo dei suoi amici e sta accarezzando piano i capelli leggermente ramati della bambina. Nonostante non sia esattamente figlia loro, Darcy assomiglia incredibilmente a Harry e Louis. Così, il minore la poggia su un divano lì vicino e si avvicina agli altri. “Boo, l'asilo era ancora chiuso, è troppo presto. Ma Darcy sta dormendo, e poi potrebbe stare qui con gli assistenti” spiega, mentre Louis annuisce. “Comunque, buongiorno a tutti” dice, sorridente. Niall è ancora tutto concentrato ad accarezzare ‘la sua piccolina’, come ama chiamarla. Liam lo richiama sottovoce: non solo devono andare a registrare il nuovo singolo, ma c'è anche il rischio che Darcy si svegli e non ne vale la pena, farla svegliare così. Giusto un attimo prima di varcare la soglia della sala di registrazione, Louis trattiene Harry per un polso, tirandolo verso di sé. “Ti amo” mormora, prima di baciarlo con tutta la dolcezza possibile.
Nick e Eleanor sono solo un vago ricordo.
 
***
 
Harry non fa altro che camminare su e giù per la sala d'attesa; Liam ogni tanto chiede informazioni agli addetti del centro di assistenza che passano di lì, senza mai ottenere risposta; Niall non fa altro che mangiare, bere o dormire a tratti; Zayn si è portato il blocco di fogli su cui normalmente disegna e sta facendo ritratti ai bambini che hanno formato intorno a lui una piccola folla: sembra l'unico a non sentire la tensione; Louis, invece è il più agitato: si alza, si siede, cammina, si affloscia contro una parete, gioca con qualche bambino, parla con Liam, gioca al cellulare, esce a prendere un po' d'aria. È già un'ora e mezza che aspettano che gli addetti del centro diano finalmente l'okay per l'adozione di James, il secondo figlio di Harry e Louis. Mentre gli psicologi fanno continuamente domande, i dottori visitano il bambino e gli assistenti sociali controllano ogni loro movimento, gli avvocati preparano tutti i documenti da firmare. Finalmente, dopo un periodo di tempo che a tutti e cinque i ragazzi è parso infinito, un uomo chiama i due maggiori interessati dentro l'ufficio. I ragazzi - che tra l'altro tanto ragazzi non lo sono più - si guardano l'un l'altro mentre Liam guardando l'orologio dice: “Se non ce la fate ad uscire per quando Darcy finisce a scuola, la vado a prendere io. In bocca al lupo” e con queste parole nella testa, Harry e Louis entrano nell'elegante ufficio di Mr. Tibble. Dopo un breve colloquio - ne hanno già avuti milioni precedentemente - finalmente fanno entrare anche James che corre felicissimo tra le braccia dei due. Harry immediatamente lo prende in braccio, immergendo la faccia nei capelli ricci del bimbo, aspirandone il profumo non più da bambino perché come è solito dire James - da bambino di tre anni qual è - ‘lui è grande, è il più grande dei bambini nel centro!’. Dopo le ultime firme, le ultime raccomandazioni e gli ultimi avvisi sul fatto che comunque gli assistenti sociali andranno a trovarli piuttosto spesso, Harry e Louis sono liberi di uscire. Appena varcano la soglia della porta, gli altri tre si stringono addosso a loro, in un mega - abbraccio di gruppo, come ai vecchi tempi.
 
***
 
Darcy ha preso una coperta e lentissimamente sta coprendo Zayn e James che si sono addormentati sul divano, dopo l'ennesima partita ai videogiochi. Ama la sua famiglia più di ogni altra cosa: i suoi ‘zii’ che la viziano in tutti i modi possibili, i suoi papà che la amano incondizionatamente, suo fratello che nonostante sia più piccolo la protegge sempre e comunque. Non potrebbe mai stare senza di loro, dopotutto.
 
***
 
Louis si sveglia di soprassalto dopo che qualcuno gli è saltato addosso urlando. Pensando che fossero solamente i bambini, si gira verso la metà del letto di Harry, per chiedere un minimo di aiuto, prima di scoprire che è stato proprio lui a saltargli addosso, seguito da James e Darcy. Dalla porta vede spuntare le facce assonnate di Zayn e Liam che si uniscono ai tre, in una battaglia di cuscini, solletico, risate e urla varie che devono aver svegliato perfino Niall, che infatti compare qualche secondo dopo sbadigliando. Di solito il sabato dormono tutti e sette insieme, a casa Stylinson, per poi svegliarsi la domenica e trascorrere del tempo insieme, magari facendo qualche gita o semplicemente restando a casa a giocare ai videogiochi. Amano quella vita più di ogni altra cosa, e non la cambierebbero per nessuna altra al mondo.
La battaglia finisce con Harry che, non potendo resistere, si schiera dalla parte di Louis tra il dissenso generale. Quei cinquanta giorni terribili per ognuno dei ragazzi - ma sopratutto per Harry e Louis - sono ormai solo un vago, sfocato, inutile ricordo nelle loro menti piene di amore e felicità.
 
 
 
Corneeeer!
Allora, grazie per essere arrivati fino a qua. Questo nuovo delirio proviene da un momento particolarmente difficile della mia vita, come noterete c'è un lieto fine molto poco azzeccato, ma dovevo scriverlo per consolarmi. In sé per sé la fanfiction - posso ancora definirla così? - devo dire che mi piace, anche questa figura di Nick un po' ambigua, che ultimamente mi sta preoccupando non poco. Spero davvero che nella realtà non sia così. Insomma, devo dire che la (b)romance Larry ultimamente mi sta dando parecchio da pensare, avendo io visto (mea culpa, ahimè!) cose sconvolgenti. (Sono appena venuta a sapere del ‘I can love you more than Stan’ a Mexico City e, anche se è piuttosto vecchia come cosa, è pur sempre meravigliosamente sconvolgente, ma questo è il ‘male’ - è solo un modo di dire, per me non è un male, lo giuro! - minore). Come sempre, non starò qui a tediarvi ancora a lungo, ma andrò a fangirlare in un angolino, in silenzio.
Grazie per aver letto anche stavolta e, se possibile, lasciate una piccola recensione e il vostro indirizzo così vi manderò dei biscotti come ricompensa  *-* (sulle recensioni non scherzo, ma sui biscotti... ._.)
F.
  
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