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Autore: Barby_Ettelenie_91    12/03/2013    3 recensioni
Nonostante sia passato un anno e mezzo, Roberto non riesce ancora ad accettare la morte di Mauro. Ma forse un criminale fresco di arresto riuscirà a fargli cambiare idea.
E' la prima volta che scrivo in questo fandom, quindi siate clementi! Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Roberto Ardenzi, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rivedo la scena come al rallentatore. La sparatoria, i colpi che crivellano la macchina che mi fa da scudo protettivo, e poi vedo lui. Il mio migliore amico che, pistola alla mano, corre verso di me per cercare aiutarmi, di difendermi da questi criminali assetati di sangue. Non si accorge però che uno di loro punta la sua arma contro di lui. Un unico colpo in pieno petto e Mauro crolla a terra in fin di vita.

“MAURO NOOOO!!!”  

Roberto Ardenzi si sveglia di soprassalto nel suo letto, la fronte madida di sudore.

“Va tutto bene?” chiede premurosa la moglie.

“Sì tesoro, stai tranquilla. Ho solo sognato… maledetto quel giorno! Mauro è morto un anno e mezzo fa ormai, ma sembra che siano passate solo poche ore… forse non è stata una buon’idea tornare a Roma” conclude amareggiato.

“Dovresti andare a trovarlo al cimitero uno di questi giorni. Hai preso quei maledetti che l’hanno ucciso, non devi sentirti in colpa. E’ inutile scappare, affronta le tue paure!”

Roberto vorrebbe ribattere a quest’affermazione, quando lo squillo insistente del suo cellulare interrompe la discussione.

Il braccio destro di un pericoloso trafficante di droga della capitale è stato arrestato con un blitz dei suoi uomini quella notte, così deve raggiungere subito il commissariato per interrogarlo.

Nel giro di pochi minuti è già sulla porta di casa.

“Tesoro, dai un bacio ai bambini da parte mia, ci vediamo stasera, devo scappare!”

 

*

 

Roberto sale in macchina e ripercorre le familiari vie della città, non sembra cambiato niente. Eppure è rientrato dopo un anno e mezzo d’assenza a Roma. Era scappato da un dolore troppo grande per lui, ma aveva finalmente deciso di tornare perché ormai pensava di riuscire a superarlo. A quanto pare invece si sbagliava. 

Raggiunto il parcheggio, si dirige sospirando verso l’entrata del V° Nomentano, il nuovo commissariato dove lavora ormai da un mese. Anche questa sarà una giornata molto faticosa.

“Commissario Ardenzi la stanno aspettando per iniziare l’interrogatorio di Roberto Tiberiani”

Il commissario si dirige verso la sala interrogatori. Prima di entrare però decide di dare una sbirciata dal vetro. Vuole proprio vederlo in faccia quel criminale, incensurato e considerato uomo del tutto rispettabile fino al giorno prima. La figura che gli si para davanti gli gela il sangue.

“N-non è possibile!” balbetta sconvolto.

“Ehi commissario, hai visto un fantasma?!” l’ironico commento dell’ispettore Marino, suo vecchio amico ai tempi dell’Accademia, lo riporta alla realtà.

“No, è solo che sto qui che abbiamo arrestato mi sembrava una mia vecchia conoscenza… ma sicuramente mi sto sbagliando, non ti preoccupare!”

Roberto con passo deciso si decide ad entrare in quella stanza dove lo attende un interrogatorio difficile.

Roberto Tiberiani, 42 anni, capelli a spazzola e baffetti, lo guarda con aria di sfida.

Nonostante l’aspetto diverso però il Commissario Ardenzi avrebbe riconosciuto quegli occhi tra un milione. Solo che non era assolutamente possibile che quell’uomo fosse quello che pensava.

“Ehi cos’hai da guardare? Voi non potete trattenermi qui, non ho fatto niente! I miei avvocati ve la faranno pagare, non avete prove!”

Non aveva nemmeno una minima inflessione romanesca nel parlare, non poteva esserlo.

“Forse sto diventando paranoico, non ci sono altre spiegazioni!” con questo pensiero Roberto mette fine ai suoi assurdi ragionamenti, prima di rivolgersi all’arrestato.

“Bene, se proprio ci tieni a parlare con il tuo avvocato, chiamalo!” gli urla contro, sbattendo sul tavolo il telefono con gesto stizzito.

Tiberiani, ignorando l’atteggiamento rabbioso del commissario, afferra la cornetta, mettendo involontariamente in mostra una bianca cicatrice che gli corre lungo il polso sinistro.

Roberto, notando quel particolare, lo ferma con un sorriso incredulo.

“Roberto Tiberiani… o dovrei dire Mauro Belli?”

Senza pensarci un secondo lo abbraccia con foga. Il suo migliore amico, creduto morto per tanti lunghi mesi, è vivo e vegeto e si trova davanti ai suoi occhi.

“Robè me despiace de avervi fatto soffrire tutti, ma non potevo fare diversamente… e poi scusa, come hai fatto a capire che ero davvero io?”

“La cicatrice sul polso, Maurè!”

 

*

                                                                                           

Avevano appena superato l’esame all’Accademia.

“Mauro Belli lei è in arresto!” esclamò Roberto, stringendogli le manette ai polsi.

“Robè, toglimele, fanno un male cane!”

Tolte le manette, Mauro notò un taglio leggermente sanguinante sul polso sinistro.

“Roberto Ardenzi, appena entrerò in un commissariato, giuro che te la farò pagare!” esclamò ridendo.

                                                                                                         

*

 

“Ora però mi sa che me devi un po’ di spiegazioni… si può sapere perché i medici hanno fatto credere che tu fossi morto? E poi che cosa ci facevi in una banda di narcotrafficanti? Non ci credo nemmeno se ti vedo che sei diventato all’improvviso un criminale!”

Mauro inizia a raccontare tutto quello che è gli è successo negli ultimi due anni.

“Appena eri stato promosso commissario al Tuscolano ho pensato a lungo se fare anch’io l’esame. Alla fine però decisi che avrei intrapreso un’altra strada. Ho fatto domanda per entrare nella DIA. Non mi hanno mai richiamato, fino al giorno in cui quei bastardi al servizio di Carrano mi hanno quasi fatto secco. A proposito, complimenti per averli arrestati!”

“Avrei fatto qualunque cosa per vendicare la morte del mio migliore amico! Vabbè… morte… più o meno!” esclamò Roberto ridendo.

“Sì in effetti… in ogni caso, tornando a noi, due uomini della DIA sono venuti all’ospedale e hanno intimato al primario di dichiarare in ogni caso la mia morte, anche se mi fossi salvato. In questo modo mi hanno dato una nuova identità, mi hanno portato in una località protetta e poi mi hanno fatto infiltrare nella banda di Messinesi, che ha rapporti diretti con il clan camorrista degli Esposito. Mancava pochissimo alla cattura del capo, ma poi sei arrivato tu a romperce le uova nel paniere!”

Roberto si riprende in fretta da questo racconto che ha dell’incredibile.

“Noi non potevamo saperlo… Maurè, aiutami a prendere quei bastardi!”

“Con molto piacere Robè, con molto piacere!” conclude Mauro sorridendo e stringendogli la mano in segno di alleanza e rinnovata amicizia. 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice

Salve! Siamo arrivati alla fine di questo ammasso di parole che mi fa piacere chiamare fanfiction… nonostante scriva da tempo e sia una fan storica di Distretto, lo guardavo fin dalla prima stagione, non ho mai pensato di scrivere su questo fandom, di cui tra l’altro ingnoravo l’esistenza! xD Poi la Mediaset ha avuto l’idea fantastica di ridare su Extra le repliche delle vecchie serie, di cui non mi perdo una puntata, e ora eccomi qua! La morte di Mauro mi crea seri traumi emotivi ogni santa volta che la vedo, così ho pensato di rendere giustizia con questa storia a uno dei miei poliziotti preferiti… ;) E’ la mia prima storia su Distretto, mi piacerebbe avere le vostre opinioni!

A presto, Barby

   
 
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