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Autore: lete89    30/09/2007    2 recensioni
Quando la realtà è diversa da come appare.
Dedicata a chi ama Shakespeare e, in particolare, L'Amleto.
Buona lettura!
Genere: Malinconico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ONDEGGIO

Essere e non essere

 

 

 

Ondeggio.

Non riesco a muovermi, ma il vento continua a far danzare i miei rami sull’acqua.

Dove sono?

Questo posto mi ricorda qualcosa. Sì, le colline toscane dove sono andato quest’inverno.

Allora però era tutto brullo. Ora, invece, la natura trionfa.

Vicino a me scorre un fiume. Le sue acque sono tranquille, serene e poco distante tantissimi fiori rallegrano il paesaggio.

Sono così tanti!!! Nonostante io sia un salice mi sembra quasi di sentirne il profumo!!!

Sono solo, forse dovrei aver paura. Ho sempre temuto di perdere persone fondamentali per il mio mondo, ma tuttavia non riesco ad agitarmi. Probabilmente l’irreale pace di questa radura mi ha contagiato!

Ognuno sta solo sul cuor della terra

Trafitto da un raggio di sole

Ed è subito sera.

Ecco! Questi versi sono l’unica cosa che mi viene in mente mentre mi rilasso e lascio che gli uccelli giochino al girotondo attorno ai miei rami.

Vorrei che questa sensazione nuova, sconosciuta, non finisse mai.

Sento una voce. Una donna sta cantando, frasi incoerenti, stralci di qualche canzone. Gli uccelli scappano mentre lei strappa dei fiori dal prato. Si sta avvicinando. Cammina lenta con passi ovattati come quelli di una lince. I suoi movimenti sono però sgraziati ed il girovagare senza meta. Non riesco ancora, comunque, a vederle il viso, coperto da una cascata di riccioli spettinati.

Si avvicina. Sempre di più. La sua voce aumenta. Mi sta respirando vicino…

Ecco!!!

Mi ha toccato!!!

Si sposta i capelli. Appoggia la fronte sul mio tronco. Scoppia a ridere, una risata convulsa, mista a singhiozzi. Il suo viso mi appare pallido e scavato. Gli occhi sono vuoti e continuano a osservare qualcosa che non esiste.

Incomincia a girarmi attorno, sempre ridendo, veloce, sempre più veloce.

Si ferma, all’improvviso. Ora non ride più. Sul suo volto è rimasto però un sorriso bagnato dalle lacrime.

Alla mia mente appaiono i versi di una canzone…

…The smile on your face lets me know that you need me…

Devo aiutarla!!!

Provo a muovermi, ma non ci riesco. Le mie radici non si spostano. Sono bloccato!

Provo dolore. Questo è come uno schiaffo per me, per la mia anima, per i miei sentimenti. Maledizione!!! Non può essere! Ci riprovo ancora e ancora…Niente. Posso solo osservarla e vivere il mondo che mi circonda in modo passivo.

Si siede e si appoggia contro di me. Incomincia a giocare con i fiori raccolti. No! Non sta giocando! Ha intrecciato una ghirlanda. Si alza e me la mostra. Non mi piacciono le ghirlande. Sanno di morte. Lei, invece, sembra apprezzarla molto. Ad un tratto decide di appenderla a un mio ramo che sporge sopra il fiume. Tenta di raggiungerlo, senza però riuscirci. Caparbia, non demorde e ci riprova. Senza risultato.

E’ stufa. Ci ha rinunciato. No invece! Mi sbagliavo! Deve aver visto un altro albero, un po’ distante da me, più basso.

Si allontana.

No!!!

Non scapparmi!!!

Tento di trattenerla con i sottili rami che scendono fino a terra, ma l’unica cosa che ottengo è di accarezzare le sue vesti di seta.

Non la vedo più.

Starà tentando di appendere la ghirlanda a un ramo dell’altro albero.

Sento il suo ansimare per lo sforzo.

Ad un tratto, più nulla.

Che cosa le è successo? Se n’è andata? Ci ha rinunciato?

Silenzio, solo silenzio.

Osservo l’acqua e noto che alcuni fiorellini ci stanno galleggiando sopra.

Come sono belli!

Forse è lei che, seduta sulla riva del fiume, crea queste colorate barchette!

Sono molte, sempre di più.

Ma, cos’è quella macchia rossa che si avvicina, sporcando le limpide acque?

Potrebbero essere delle bacche! Ma certo!

Forse ora sta torturando le bacche di qualche cespuglio!

Devono essere loro a dare all’acqua quel colore!

Ne sono certo!

Illuso.

Il lento corso del fiume mi porta la verità.

Galleggiando sull’acqua arriva, prona, con i ricci scompigliati, sparsi.

Immobile.

Sento in lontananza delle voci. Urlano: “Ofelia…”

Noooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!

 

Mi sveglio di soprassalto.

Ansimando.

Faccio un respiro profondo. Devo calmarmi.

Guardo l’orologio. Le 10.35. E’notte.

Piano chiudo il libro.

Finirò l’Amleto domani.

   
 
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