Essere e non essere
Ondeggio.
Non
riesco a muovermi, ma il vento continua a far danzare i miei rami sull’acqua.
Dove
sono?
Questo
posto mi ricorda qualcosa. Sì, le colline
toscane dove sono andato quest’inverno.
Allora
però era tutto brullo. Ora, invece, la natura trionfa.
Vicino
a me scorre un fiume. Le sue acque sono tranquille, serene e poco distante
tantissimi fiori rallegrano il paesaggio.
Sono
così tanti!!! Nonostante io sia un salice
mi sembra quasi di sentirne il profumo!!!
Sono
solo, forse dovrei aver paura. Ho sempre temuto di perdere persone fondamentali per il mio mondo, ma tuttavia non riesco
ad agitarmi. Probabilmente l’irreale pace di questa radura mi ha contagiato!
Ognuno sta solo sul cuor della terra
Trafitto da un raggio di sole
Ed è subito sera.
Ecco!
Questi versi sono l’unica cosa che mi viene in mente mentre mi rilasso e lascio
che gli uccelli giochino al girotondo attorno
ai miei rami.
Vorrei
che questa sensazione nuova, sconosciuta, non finisse mai.
Sento
una voce. Una donna sta cantando, frasi incoerenti, stralci di qualche canzone.
Gli uccelli scappano mentre lei strappa dei fiori dal prato. Si sta
avvicinando. Cammina lenta con passi ovattati come quelli di una lince. I suoi movimenti sono però
sgraziati ed il girovagare senza meta. Non riesco ancora, comunque, a vederle
il viso, coperto da una cascata di riccioli spettinati.
Si
avvicina. Sempre di più. La sua voce aumenta. Mi sta respirando vicino…
Ecco!!!
Mi ha
toccato!!!
Si
sposta i capelli. Appoggia la fronte sul mio tronco. Scoppia a ridere, una
risata convulsa, mista a singhiozzi. Il suo viso mi appare pallido e scavato.
Gli occhi sono vuoti e continuano a osservare qualcosa che non esiste.
Incomincia
a girarmi attorno, sempre ridendo, veloce, sempre più veloce.
Si
ferma, all’improvviso. Ora non ride più. Sul suo volto è rimasto però un
sorriso bagnato dalle lacrime.
Alla
mia mente appaiono i versi di una canzone…
…The smile
on your face lets me know that you need me…
Devo
aiutarla!!!
Provo a
muovermi, ma non ci riesco. Le mie radici non si spostano. Sono bloccato!
Provo
dolore. Questo è come uno schiaffo per
me, per la mia anima, per i miei sentimenti. Maledizione!!! Non può essere! Ci
riprovo ancora e ancora…Niente. Posso solo osservarla e vivere il mondo che mi
circonda in modo passivo.
Si
siede e si appoggia contro di me. Incomincia a giocare con i fiori raccolti.
No! Non sta giocando! Ha intrecciato una ghirlanda. Si alza e me la mostra. Non
mi piacciono le ghirlande. Sanno di morte. Lei, invece, sembra apprezzarla
molto. Ad un tratto decide di appenderla a un mio ramo che sporge sopra il
fiume. Tenta di raggiungerlo, senza però riuscirci. Caparbia, non demorde e ci
riprova. Senza risultato.
E’
stufa. Ci ha rinunciato. No invece! Mi sbagliavo! Deve aver visto un altro
albero, un po’ distante da me, più basso.
Si
allontana.
No!!!
Non scapparmi!!!
Tento
di trattenerla con i sottili rami che scendono fino a terra, ma l’unica cosa
che ottengo è di accarezzare le sue vesti di seta.
Non la
vedo più.
Starà
tentando di appendere la ghirlanda a un ramo dell’altro albero.
Sento
il suo ansimare per lo sforzo.
Ad un
tratto, più nulla.
Che
cosa le è successo? Se n’è andata? Ci ha rinunciato?
Silenzio,
solo silenzio.
Osservo
l’acqua e noto che alcuni fiorellini ci stanno galleggiando sopra.
Come
sono belli!
Forse è
lei che, seduta sulla riva del fiume, crea queste colorate barchette!
Sono
molte, sempre di più.
Ma,
cos’è quella macchia rossa che si
avvicina, sporcando le limpide acque?
Potrebbero
essere delle bacche! Ma certo!
Forse
ora sta torturando le bacche di qualche cespuglio!
Devono
essere loro a dare all’acqua quel colore!
Ne sono
certo!
Illuso.
Il
lento corso del fiume mi porta la verità.
Galleggiando
sull’acqua arriva, prona, con i ricci scompigliati, sparsi.
Immobile.
Sento
in lontananza delle voci. Urlano: “Ofelia…”
Noooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!
Mi
sveglio di soprassalto.
Ansimando.
Faccio
un respiro profondo. Devo calmarmi.
Guardo
l’orologio. Le 10.35. E’notte.
Piano chiudo
il libro.
Finirò
l’Amleto domani.