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Autore: Stria93    15/03/2013    4 recensioni
Al Castello Oscuro è una giornata di pioggia e Belle riceve da Rumpelstiltskin un regalo davvero gradito quanto inaspettato...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'imponente dimora del Signore Oscuro si trovava tra le vette più alte di quel reame e non era affatto insolito che il tempo mutasse radicalmente nel giro di pochi minuti, specialmente in quella stagione.
Un attimo prima il cielo era terso e sereno e i raggi del sole accarezzavano i pochi timidi boccioli che osavano sfidare le temperature rigide di quel luogo, un attimo dopo era oscurato da nuvoloni neri e minacciosi che riversavano con violenza il loro carico di pioggia e saette tutto intorno al Castello Oscuro, per poi allontanarsi rapidamente all'orizzonte, senza quasi lasciare traccia del proprio passaggio.
Belle si era ormai abituata a questi repentini cambiamenti e aveva imparato a cogliere i segnali che lasciavano presagire l'arrivo del cattivo tempo.
Sembrava che il clima riflettesse la personalità del padrone del castello: alle volte egli sembrava sul punto di abbandonare la maschera del Signore Oscuro e rivelarsi a lei per l'uomo che era stato un tempo, in quei momenti Belle poteva scorgere il dolore e il tormento nel suo sguardo cupo; altre volte invece tornava ad essere la creatura oscura e potente, temuta in ogni reame.

 

Quel giorno il cielo era grigio e in lontananza si udiva già il rimbombare dei tuoni.
Rumpelstiltskin sedeva comodamente al lungo tavolo di legno nella sala dell'arcolaio, con le gambe distese e le dita delle mani congiunte, in attesa che Belle gli servisse il tè.
Intanto osservava il paesaggio fuori dall'ampia finestra; i primi gioccioloni avevano appena iniziato a cadere e ben presto il borbottio sommesso dei tuoni fu accompagnato dal suono scrosciante della pioggia.
Il Signore Oscuro aveva una predilezione particolare per i temporali.
L'oscurità del cielo squarciata all'improvviso dai fulmini, il cupo e grave rimbombare dei tuoni, la violenza con cui la pioggia si abbatteva sulla vegetazione intorno al castello e sulle finestre...la natura manifestava ciò che lui avvertiva dentro di sé.
I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di Belle, che entrò nella stanza reggendo un vassoio con il solito servizio da tè di porcellana bianco, finemente decorato di blu.
- Ah, eccoti qui dearie. -
La ragazza gli sorrise e arrossì lievemente, posando il vassoio sul tavolo e iniziando a versare il tè in due graziose tazze, una delle quali aveva il bordo leggermente sbeccato.
Rumpelstiltskin seguì con lo sguardo i suoi movimenti aggraziati e minuziosi.
Non avrebbe saputo dire perchè, ma quando la giovane si trovava nei paraggi trovava difficile concentrarsi su altro. Era come se i suoi occhi fossero continuamente costretti a soffermarsi su di lei, catturando quanti più dettagli potesse del suo viso e del suo corpo.
L'uomo si disse che probabilmente questo era dovuto al fatto che per tanto tempo aveva vissuto da solo, lontano da ogni compagnia umana e ora gli risultava strano vedere Belle in giro per il castello.
La sua governante gli porse la tazza integra, tenendo per sé quella sbeccata.
Rumpelstiltskin la prese e se la portò alle labbra; doveva ammettere che il tè preparato da lei aveva un sapore ottimo e aveva il potere di calmarlo sempre.
Fece cenno a Belle di prendere posto accanto a lui: - Siediti dearie, non mi permetterei mai di lasciare in piedi una donna, soprattutto se mia ospite. I miei modi non sono così maleducati. -
La ragazza rimase sorpresa da quelle parole: - Credevo di essere vostra prigioniera, non vostra ospite. -
Rumpelstiltskin, che stava per prendere un altro sorso di tè, si bloccò e alzò lo sguardo, che improvvisamente si era fatto più cupo, su di lei.
- Credimi dearie, se ti considerassi mia prigioniera te ne accorgeresti. -
Belle notò l'amarezza nella sua voce e ad un tratto si sentì inaspettatamente in colpa per le sue parole che, probabilmente, l'avevano offeso.
Si sedette sulla sedia che l'uomo le aveva indicato poco prima e, nel tentativo di non lasciar trasparire il suo disagio, prese un sorso troppo lungo di tè bollente che le ustionò la lingua e la gola.
Il silenzio che regnava nella sala era imbarazzante.
Belle sentiva lo sguardo del Signore Oscuro su di sé, quasi la stesse soppesando.
All'improvviso un tuono più forte degli altri la fece sobbalzare e rovesciò un po' di tè sul tavolo.
- Hai ancora paura dei temporali dearie? - Rumpelstiltskin la prese in giro e una scintilla di divertimento gli attraversò gli occhi.
- Non ho paura dei temporali! Per vostra informazione non ne ho mai avuta, è solo che ad Avonlea non sono mai così violenti. - Ribattè offesa la ragazza, ignorando il ghigno beffardo di lui.
- Solitamente quando c'era tempo brutto prendevo un libro e mi mettevo accanto alla finestra. Mi piaceva leggere ascoltando il suono della pioggia, lo trovavo molto rilassante. -
Ora il tono di lei non era più stizzito e la sua espressione si era fatta pensierosa e nostalgica, persa nel ricordo dei suoi giorni da principessa alla corte del padre, Re Maurice.
- Oh, perdonatemi. Non intendevo annoiarvi con queste sciocchezze. - Si riscosse arrossendo.
Rumpelstiltskin la fissò ancora per un attimo, intensamente, poi si alzò: - Seguimi. -
Belle rimase interdetta e non capì il motivo di quella reazione improvvisa, ma per evitare di contrariarlo fece come le aveva detto.
Attraversarono in silenzio numerosi corridoi, fiocamente illuminati e salirono una rampa di scale.
Il passo del Signore Oscuro era spedito e deciso e la ragazza gli trotterellava dietro, sempre più preoccupata e confusa.
Aveva detto qualcosa che non andava? Cosa aveva in mente? Dove la stava portando?
Nella sua mente risuonavano migliaia di campanelli d'allarme che le intimavano di voltarsi e correre via il più velocemente possibile, ma cercò di ignorarli, ben sapendo che tentare di fuggire non sarebbe servito a nulla.
Finalmente Rumpelstiltskin si arrestò davanti ad una pesante porta di legno scuro, con i battenti d'ottone.
Ad un suo gesto questa si aprì con un cigolio sinistro, rivelando un'ampia stanza quasi completamente buia.
Il Signore Oscuro entrò e si diresse verso una grande finestra coperta da una tenda, senza dire una parola.
Belle rimase sulla soglia, indecisa sul da farsi, osservando l'uomo che con uno strattone liberava la vetrata dal pesante e polveroso tessuto rosso, lasciando che filtrasse la luce dall'esterno.
La ragazza sgranò gli occhi davanti allo spettacolo che le si parò davanti.
La stanza era molto più grande di quanto avesse creduto e le pareti erano completamente tapezzate di libri. Si trattava della biblioteca del castello!
Belle entrò, quasi timorosa di vedere tutti quei volumi sparire improvvisamente.
Si guardò intorno, girando su se stessa. Dovunque posasse lo sguardo non riusciva a scorgere altro che libri.
L'odore di pergamena, inchiostro e cuoio delle rilegature che pervadeva la stanza le solleticò piacevolmente il naso.
La giovane chiuse gli occhi e inspirò a pieni polmoni quell'intenso aroma che sapeva di antico, ed era carico di promesse di avventure meravigliose, amori, passioni, duelli e quant'altro un libro potesse offrire.
Nemmeno ad Avonlea c'era una biblioteca così grande e così ben fornita.
Rumpelstiltskin intanto la osservava attentamente, soppesando la sua reazione.
- Ti piace, dearie? - Chiese, sentendosi stranamente in ansia per la sua risposta.
- è meraviglioso! Non ho mai visto tanti libri in vita mia! - Rispose Belle e l'entusiasmo della sua voce lo colpì.
- Allora puoi leggere tutti quelli che vuoi. Basta che dopo tu li rimetta a posto. -
La ragazza si voltò verso di lui e gli rivolse un sorriso radioso: - Grazie! -
Rumpelstiltskin fece un gesto di noncuranza: - è una sciocchezza dearie. Ma non ti ci abituare, in fondo sono pur sempre un mostro che ti ha portata via da casa con un ricatto e ti ha rinchiusa qui. - Rise nel suo solito modo un po' folle.
Il sorriso di Belle non si spense, anzi, rise anche lei: - Non siete un mostro Rumpelstiltskin. So che non lo siete ed è inutile che continuiate a negarlo. -
- Attenta dearie, tu non mi conosci. Non sai di cosa sono capace e credimi...non vorresti neanche scoprirlo. - L'avvertì lui, abbandonando l'atteggiamento scherzoso e facendosi improvvisamente serio.
- E se invece io volessi conoscervi? -
Rumpelstiltskin non rispose e si avviò verso la porta. - Puoi restare qui e leggere quello che vuoi ma non dimenticare che stasera dovrai servirmi la cena, puntuale. -
Belle scosse la testa: - No, non importa. Prenderò un libro e vi raggiungerò nell'altra sala. -
- Come preferisci, dearie. -

 

Il temporale infuriava ancora.
Rumpelstiltskin era seduto all'arcolaio a filare, mentre Belle si era accoccolata su una poltrona con un libro in grembo.
Alla ragazza sembrò di essere tornata ad Avonlea, quando passava i giorni piovosi immersa nella lettura dei suoi racconti preferiti.
Il ticchettio della pioggia sui vetri, il fischiare del vento tra i rami degli alberi, il calore del camino...tutto era come allora, tranne che per il ritmico cigolio provocato dalla ruota dell'arcolaio.
Il pomeriggio passò così: ciascuno dei due era perso nella sua occupazione ma entrambi consapevoli l'uno della presenza dell'altra, senza imbarazzo e senza sentire il bisogno di parlarsi.

Verso sera Belle si alzò e andò a preparare la cena, lasciando Rumpelstiltskin solo nella stanza.
L'uomo si alzò e andò verso il tavolo, dov'erano rimaste le tazze, ormai vuote, e il vassoio con la teiera.
Quella principessina era talmente presa dalla lettura che si era dimenticata di portare via il tutto.
Il Signore Oscuro scosse la testa un po' esasperato: a volte proprio non riusciva a capire la sua governante. Lei era sempre così gentile, così sorridente...perfino con lui che di sicuro non meritava né la sua gentilezza né il suo sorriso.
Prese delicatamente tra le mani la tazza sbeccata e se la rigirò tra le dita, accarezzandone il bordo sul quale si erano posate le labbra rosee di Belle.
Quel giorno l'aveva resa felice. Questo pensiero gli infondeva una strana euforia della quale non capiva la natura.
Ripensò al modo in cui Belle gli aveva sorriso raggiante, gli occhi azzurri che brillavano di felicità ed entusiasmo alla vista di tutti quei libri, che erano stati un suo regalo per lei.
Era da secoli che non faceva qualcosa per un'altra persona solo per il gusto di farlo, senza un tornaconto personale. Non capiva perchè si fosse comportato così con Belle e, a dire il vero non gli importava, perchè ogni volta che incrociava il suo sguardo si perdeva nel blu dei cieli più alti e degli oceani più profondi e nulla aveva più importanza.




 

 

 

  
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