Tifa si mi se
a letto che erano già le undici di notte, Cloud era andato in bagno, ma sapeva
che prima che arrivasse dormiva come un ghiro.
Quando
ritornò e la vide a letto le si mise vicino e l’abbracciò dolcemente poggiando
la sua testa sulla fronte della ragazza.
“Allora cos’è
successo oggi? Ti vedo piuttosto allegra.”
Tifa fu lieta
che gliel’aveva chiesto perché non ce la faceva più a trattenere quel
segreto.
“Vincent e
Yuffie si sono baciati!”
Cloud rimase
a bocca spalancata scostandosi dalla sua fidanzata e mettendosi seduto sul
letto.
“Come fai a
saperlo?”
“Le piccole
pesti gli hanno visti e poi Yuffie ha detto che si amano quindi… trai le
conclusioni!”
Cloud fece un
sorriso malizioso e si avvicinò alla sua amata iniziandole a baciare il collo,
sperava in un finale del genere per la parola “amano”.
“Lo hai fatto
apposta a farmelo spifferare…” gemette lei per l’emozione, iniziando ad
accarezzare i capelli biondi di Cloud.
“Esatto
Einstein…”
La notte era
buia e dalla finestra il vento entrava nella stanza mentre i due iniziarono la
loro unica danza d’amore, labbra su labbra, corpo su corpo, le loro mani
toccavano l’uno e l’altra era come se ne avessero bisogno, volevano
aversi.
Tu eri
addormentata nella tua stanza e pensavi al tuo angelo, le sue ali color del
sangue proteggevano il tuo cuore dalla sofferenza, aveva preso il coraggio di
dimenticare Lucrecia, per sostituirla con te, non eri come le
altre.
Non avevi un
seno esagerato come Tifa, non avevi tutte le caratteristiche di una donna
matura, ma avevi un bellissimo sorrisi e due bellissimi occhi, tristi che agli
altri illuminavano il cammino.
Il pensiero
di quel contatto ti fece sprofondare nel sonno, l’amore che provavi per Vincent
era così forte che eri pronta a renderlo felice, a dargli tutto ciò che avrebbe
chiesto, lo amavi al punto da andare fino in capo al
mondo.
Vincent era
ritornato nel suo appartamento e si era fatto una doccia per poi stendersi sul
letto, ripensava alla tue lacrime, a quel sorriso che gli avevi fatto dicendogli
grazie, a tutto l’amore che gli avevi trasmesso su quella verde panchina nel
parco.
I tuoi occhi
chiusi e le sue braccia che ti stringevano, eravate una sola persona e Vincent
aveva già provato una sensazione come quella, aveva sentito il corpo fragile di
Lucrecia stretto tra le sue braccia e che aveva chiesto così tante volte, ma ora
era stanco di aspettare una donna che non avrebbe mai potuto
avere.
Adesso aveva
la sua bellissima rosa di Wutai al fianco e sapeva che non l’avresti mai deluso,
ti amava così tanto che avrebbe desiderato regalarti il suo vecchio cuore che
già apparteneva al tuo sorriso.
“Yuffie…”
Sussurrò il
tuo nome come se fossi stata lì, ti avrebbe voluto per sé in quel letto, stretta
contro il suo petto sfiorarti il capo e baciarti la fronte e le
labbra.
Si alzò di
scatto, no, non poteva pensare a una cosa simile in quel momento, forse, forse
si stava lasciando andare troppo facilmente, si alzò dal letto per andare in
cucina e aprì il frigorifero trovando solo qualche goccia di latte, doveva
decidersi ad andare a fare la spesa, erano troppi giorni che rimaneva a digiuno,
bevendo soltanto qualcosa al bar di Tifa.
Se ne ritornò
a letto, troppo stanco per andare avanti, troppo stanco per rimanere a
contemplare il pallore della luna che gli faceva ricordare la tua pelle e sempre
di più desiderava averti lì affianco a lui, a consolare il suo dolore con baci
di gioia, passione e amore per la vita.
Una vita che
lui non aveva mai amato, si era buttato giù dopo la morte di Lucrecia
tormentandosi per non averla portata via da Hojo, quel pazzo che le ha fatto
solo del male, non vi è stato un giorno della loro vita insieme che fossero
innamorati, quel dottore voleva solo sfruttarla per i suoi scopi e lui la
guardia del corpo di lei, il suo Turk personale si era fatto sparare e usare per
ritrovarsi in quelle condizioni. Lanciò lo sguardo al suo guanto metallico e la
paura di poter ferire la tua pelle candida lo avvolse, l’incertezza di un amore
proibito come il vostro, un amore fatto di dolore
fisico.
Ma allora lui
non sapeva nulla, non sapeva che a te contava solo il suo essere uomo dentro, il
suo carattere, il tuo destino era ridargli speranza nella vita e i tuoi sorrisi
che rivolgevi a tutti, per lui avevano un lato particolare, era l’uomo che avevi
sempre amato.