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Autore: Paradox    18/03/2013    4 recensioni
Ci sono eventi che accadono poche volte nella vita di una persona.
Vedere un’eclissi, vincere alla lotteria, o conoscere persone così singolari che possono cambiare il tuo modo di vedere le cose.

Seconda classificata al contest "Before to become a Guardian" indetto da _Atreius_ nel forum di EFP
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dentolina, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore: Paradox
Personaggio scelto: Dentolina 
Rating: Verde/Giallo
Genere: Sentimentale
Introduzione« Ci sono eventi che accadono poche volte nella vita di una persona. 
Vedere un'eclissi, vincere alla lotteria, o conoscere persone così singolari che possono cambiare il tuo modo di vedere le cose. »
Note: Ed eccoci qui! Oh, finalmente l'ho scritta e pubblicata. Come scritto in descrizione questa fic è stata scritta appositamente per il contest
"Before to become a guardian" indetto da _Atreius_ nel forum di Efp!
Soffermandoci sulla storia... sì, il narratore non solo è esterno, ma è un OC inventato proprio per l'occasione, una persona che ha visto dall'esterno parte del passato di Dentolina, che io personalmente ho sempre visto così. Non voglio spoilerare la storia, ma per me ha senso: donare qualcosa che in passato non si è avuto, dopotutto Manny non è mica uno sprovveduto?
In ogni caso spero che la scelta del narratore non mi causerà problemi con il tema del contest, anche perché la storia sostanzialmente mi piace, e io il motivo della scelta ce lo vedo tutto. 
Spero che anche la giudiciA e quanti leggeranno lo vedranno e lo comprenderanno.
Dentolina è un personaggio poco approfondito da tutti, e questa cosa mi rende triste, per cui questa storia è tutta dedicata a lei che è tanto dolce carina tenera coccolosa e chu. ~
Spero che questa storia vi piacerà. 

P.S. Sì, nella storia potrebbero esserci riferimenti ai Due Fantagenitori vari ed eventuali e ad interpretazione puramente personale. LOL 

 

Aoi




 

Disclaimer: Rise of the Guardians © William Joyce & DreamWorks.







 






 

 



Life  is for living

[2231 parole]

Ci sono eventi che accadono poche volte nella vita di una persona.
  Vedere un’eclissi, vincere alla lotteria, o conoscere persone così singolari che possono cambiare il tuo modo di vedere le cose.
Nella  mia lunga esistenza non ho avuto ancora il piacere di vedere un’eclissi, o di vincere alla lotteria, ma in compenso ho avuto l’enorme fortuna di conoscere una persona che vale molto, molto più di queste esperienze.
  Quando la incontrai la prima volta non ero che una giovinetta, una giovinetta alle prime armi vestita da infermiera; la mia famiglia gestiva da generazioni un – com’è che lo chiamano le persone ora? Oh, già, ospedale psichiatrico, che all’epoca non era nient’altro che un manicomio.
A 20 anni quasi compiuti mi ritrovai con un posto di lavoro già assicurato, che non mi piaceva particolarmente, ma che non potevo di certo rifiutare.
Sono di indole gentile e altruista, mi piace aiutare le persone ma, credetemi, a quei tempi – ai miei tempi -  quei posti non erano di certo confortevoli come lo sono adesso; scene di follia e atti di pura violenza quotidiani, ecco cosa ero costretta a vedere.
 Beh, cosa c’era d’aspettarsi da un manicomio?
E vedere lei, in quel posto, fu stranissimo.
Non ti aspetteresti mai di vedere una persona come lei, in un postaccio come quello.
 Era una caldissima giornata di agosto, la radio non parlava ancora della terribile guerra che stava per esplodere da un momento all’altro, ma suonava la bella musica della mia gioventù; io stavo tentando di combattere la calura con un ventaglio, e di convincere un signore – non ricordo quale fosse il suo vero nome, visto che diceva di essere Nostro Signore, Roosevelt e Frank Sinatra contemporaneamente – che non poteva ballare sul divanetto che c’era all’ingresso, quando lei mosse timidamente i primi passi oltre la soglia della grande porta.
Aveva occhi grandi e vivi, del colore del cielo sereno, e lunghi capelli rossi e lisci come la seta, tenuti in una bellissima treccia, indossava un abito a pois giallo e bianco, e delle scarpe viola, e un sorriso timido ma pieno di curiosità.
  Era bellissima, di quella bellezza che raramente vedresti in un manicomio, di quella bellezza che vedevi solo in certi film, all’epoca, di quella bellezza che quando la vedi per la prima volta non fai altro che fermarti e guardare, e magari invidiare, ma quella ragazza aveva un viso così gentile e pieno di allegria – di vita – che non ci avresti mai invidiato per davvero, per lo meno non con cattiveria.
  In quell’istante, il signore smise di ballare, scese dal divano – sempre con lo sguardo illuminato e fermo su di lei, come tutti coloro che erano lì, d’altronde – e si sedette comodamente ed educatamente, e mi sarei stupita se anch’io non l’avessi fissata, nonostante non stia bene fissare le persone.
Saltellando mi venne vicino, parlando con la sua voce chiara e pulita mi chiese dove fosse la direzione, e io ancora imbambolata gliela indicai, e quando finalmente fu lontana – sempre dopo aver saltellato per tutto il tragitto – potei riprendermi e pensare lucidamente.
Fu a quel punto che una domanda, la più ovvia, sorse spontanea: per quale motivo una come lei si trovava ?
  Non venne mai qualcuno a rispondere a quella domanda, perché ben presto me ne resi conto da sola.
Non si sapeva molto di lei, tutti noi la chiamavamo Tootie, a quanto diceva aveva una sorella e un fratello, la prima partita all’estero a cercar fortuna, mentre il secondo morto quand’era piccolo, per colpa di una febbre cerebrale.
Dei genitori diceva che la madre era una cantante e il padre un banchiere,  e che le volevano molto bene. Tootie non faceva altro che parlarne tutti i giorni, della sua famiglia, e della visita che aspettava dai suoi genitori.
Chiedeva sempre di loro, se avessero chiamato, o inviato una lettera o una cartolina per lei, ma la risposta era sempre la stessa: un secco e categorico no.
 Perché purtroppo la verità – quella che mi sarebbe sempre giunta in seguito – era che Tootie avrebbe aspettato in vano e per sempre una visita che non sarebbe mai arrivata.
Era una ragazza, oltre che bellissima, anche estremamente intelligente; lei osservava le cose… e le comprendeva, era curiosa e avida di sapere, era una gran chiacchierona, e forse era un po’ permalosa ma, soprattutto, era una grandissima ottimista.
Sorrideva spesso, aiutava sempre tutti, e le piaceva stare con i bambini che giocavano nel parco adiacente.
  Non mi chiedete perché ci fosse un parco con tanto di giostre affianco al manicomio, me lo sono sempre chiesto anch’io; forse per prendersi gioco in modo eccessivamente cattivo delle persone all’interno, o forse proprio per rallegrare quel posto che di allegro aveva poco e niente.
Sta di fatto che, anche se in teoria non avrebbe potuto, Tootie amava giocare con i bambini.
Non solo giocava con loro, facendoli divertire e ridere coi suoi strani aneddoti e storie che dubito abbia vissuto veramente, ma gli insegnava anche cose.
  Ricordo spesso come per lei fosse importante che loro avessero tanta cura dei loro denti, e ricordo come si illuminava quando riusciva a “spiare” gli uccellini – soprattutto i colibrì – tra i cespugli,  era una cosa che le affascinava fin troppo, osservare la vita.
Ma se era così intelligente e piena di vita, allora perché era in quel posto?
Come ribadito, non è stato qualcuno a dirmelo, ma un giorno ho avuto una sorta di… rivelazione.
  Né tutte le insistenti domande sui genitori, né quella storia di quel bambino che  non voleva crescere, che raccontava quasi tutti i giorni usando accuratamente gli stessi termini, mi fecero capire la  verità.
Fu quel giorno che non fu metodica come sempre, che me ne resi conto.
Quando mi parlava di suo fratello, le parole erano sempre le stesse, ma quel giorno le cose andarono diversamente.
Stavamo chiacchierando come facevamo spesso, io preparavo il caffè per i medici e gli altri funzionari, e lei mi faceva compagnia, seduta sul bancone adiacente al fornello, sempre con quel suo sorriso, anche quando parlavamo del suo passato che non era mai chiaro, ma nemmeno allegro.
 
« Mia sorella è andata all’estero, non la vedo da un sacco, e mio fratello, oh mio fratello… »
« Mi spiace tanto per tuo fratello! La febbre è una cosa terribile… »
« Febbre? »
« Sì, lui è morto per la febbre cerebrale, no? »
« Oh, certo che no! Lui… »
 
Il suo sguardo da sorpreso, per la prima volta, divenne triste.
Di quella tristezza inesprimibile a parole.
Tutt’un tratto i suoi occhi si riempirono di lacrime, e lei scappò via. Senza saltellare.
  Fu allora che compresi che c’era qualcosa che non andava.
Fu quando la seguii e la trovai raggomitolata sul pavimento, quando la sentii sussurrare, piano: « non è stata colpa mia » , che capii tutto.
Sua sorella non era mai andata all’estero, e suo fratello non era di certo morto per la febbre.
  Erano entrambi morti insieme ai suoi genitori in un terribile incendio che devastò la sua casa, quando Tootie era poco più che una bambina, lei fu l’unica a sopravvivere alla disgrazia, e rimasta sola al mondo dopo la morte degli zii che si prendevano cura di lei, fu mandata lì.
Per il trauma aveva dimenticato tutto quello che era avvenuto, rimuovendo completamente l’incendio dalla sua memoria, e inventando un passato tutto diverso per  ciò che in quel momento mancava nella sua vita, per ciò che aveva perso, irrimediabilmente e per sempre, e quindi per gran parte della sua infanzia, un’infanzia che non aveva mai vissuto per davvero.
  Quando seppi che le era accaduto, ed ebbi completa percezione del fatto che era mentalmente disturbata per davvero, proprio come tutti gli altri, non volli crederci.
  Lei era così sveglia, e allegra, e intelligente e, so che è difficile da credere, ma mi ha insegnato tantissime cose.
Sebbene avessimo passato poco tempo insieme, Tootie mi insegnò più cose di quante una persona possa insegnarne in una vita intera, più cose di quante qualsiasi altra persona nella mia vita abbia potuto insegnarmi.
Venne con il caldo dell’estate, come un bel raggio di sole, e cambiò tutti quanti lì dentro.
Sì, fu proprio come una medicina, molte persone si sentirono bene; certo, magari erano ancora matte, magari ancora non si erano rese conto di chi fossero, e magari il loro disturbo non le avrebbe mai abbandonate, ma quando Tootie era in giro, era impossibile sentirsi diversi.
  Quel signore non ballò più all’ingresso, la signora Ophelia non pianse più per dei bimbi che non aveva mai partorito e che, quindi, non aveva mai perso in guerra, e la vecchia Margot – una signora dall’aria austera, ma dall’animo fragile – non si sentì mai più vecchia, brutta e avvizzita, quel giorno che Tootie le disse di essere la donna più bella del mondo.
I bambini venivano sempre più spesso, sebbene Tootie ripetesse loro più o meno sempre le stesse cose a causa della sua scarsa memoria, si divertivano ed erano allegri con lei, proprio come tutte le persone che lei aveva cambiato in manicomio.
  Senza che me ne rendessi conto, Tootie cambiò anche me. Irrimediabilmente, per fortuna.
Se ora che sono tanto vecchia non ho paura di quello che mi aspetterà, se sono così felice e soddisfatta di tutta la mia lunga esistenza, lo devo soprattutto a lei.
Grazie a lei ho compreso l’importanza del momento, e della vita stessa, ho capito che la vita è la cosa più preziosa che abbiamo, e che nonostante tutte le cose brutte che possono accaderci, dobbiamo sempre sorridere e andare avanti.
  Ho imparato a guardare anche le piccole cose, perché verrà il momento in cui ci renderemo conto che sono più importanti di quanto non sembrino.
Purtroppo, come tutte le cose belle, Tootie se ne andò presto.
Una manciata di mesi ed è scomparsa così com’era venuta, in fretta – troppo in fretta.
Lo ricordo ancora, era un croccante pomeriggio d’Autunno, la neve non era ancora caduta, ma il freddo era oramai onnipresente.
Tootie, come quasi tutti i pomeriggi, era in giro con i bambini, tutti guardavano il tratto di linea ferroviaria che avevano finalmente reso agibile per la locomotiva, perché potesse passare proprio lì, accanto al manicomio.
  Erano costati sforzo e tante ore di duro lavoro, ma finalmente la locomotiva passava anche lì; all’epoca la locomotiva era vista come una delle opere più grandiose che l’uomo avesse mai potuto concepire, pertanto per i bambini era un’esperienza imperdibile guardarla passare lì, nonostante percorresse quel punto più e più volte al giorno.
Tootie e i bimbi erano lì, la locomotiva era vicina, sentirla così vicina era una sensazione febbricitante per i bimbi tutti i fibrillazione, e Tootie sembrava una di loro con quegli occhi tutti illuminati e quel sorriso grande e luminoso.
Un attimo di distrazione, non so cosa successe, nessuno lo ha mai saputo per tanto tempo e nessuno lo saprà mai con precisione, quello che accadde.
So solo che  un aereoplanino, di quelli finti, un modellino, precipitò proprio tra i binari, e che un bambino si sporse per raccoglierlo, e che prontamente Tootie lo fermò.
La locomotiva era lì, e Tootie doveva proteggere quel bimbo ad ogni costo, ma doveva anche recuperare l’aereoplanino prima che fosse troppo tardi, quindi come evitarlo?
Si gettò tra i binari per raccogliere il giocattolo, ma non fece in tempo perché la locomotiva la passò da parte a parte, passandole sopra inesorabilmente, erano oggetti obsoleti, non avevano mica i buoni freni che hanno adesso i treni.
Ancora oggi, quando ripenso a quel momento, comprendo amaramente quanto sia facile morire.
Vivere, invece, è tutta un’altra storia.
Tootie sapeva come vivere, non era capace di sopportare i suoi ricordi, allora perché non cambiarli radicalmente?
Non era il modo corretto di affrontare il suo passato, ma di certo sapeva come vivere e come aiutare gli altri, e quel giorno non salvò soltanto quel bambino.
In quei pochi mesi che stette con noi non salvò soltanto quel bimbo, ma anche tutti gli altri bimbi, e tutti gli altri malati del manicomio, e salvò anche me.
Salvò tutti noi in un modo che nessuna persona potrà mai fare, insegnandoci quanto bella è la vita se la vivi per gli altri e con gli altri, e la morte se ti sacrifichi per qualcun altro.
Sono sicura che non incontrerò nessun altro come lei, perché di persone come Tootie se ne incontrano raramente in tutta una vita.
Spero solo che, ovunque lei sia in questo momento, possa avere l’opportunità di continuare ad aiutare gli altri.
Mi piace pensare che in questo momento stia ancora giocando e proteggendo i bambini, magari spiegandogli quanto è importante lavarsi i denti, o magari ricordandogli che i colibrì sono tra gli animali più veloci al mondo.
In ogni caso, anche nell’aldilà, in qualsiasi posto lei si trovi in questo momento… le auguro il meglio, con tutto il cuore.
 
 
 

*




 

« Nonna… chi è questa ragazza con i capelli rossi, accanto a te? »
« Quale? »
« Proprio qui, in questa foto! »
« Oh, questa ragazza? Ha salvato tuo padre quando era piccolo proprio come te, stava per essere investito da un treno, e lei si è sacrificata per lui. »
« Ma allora era una brava persona? »
« La migliore che abbia mai conosciuto, Timmy. La migliore. »








Ed ecco il favoloso giudizio! 
Ancora, grazie mille, _Atreius_ 

 

2^ classificata: Aoii (Life is for living) + premio lacrime 
 
 
Grammatica: 7,5/10 
Mi dispiace per questo punteggio, ma la tua punteggiatura ha bisogno di qualche aggiustatina… Soprattutto le virgole: ne ho trovate tante in posti sbagliati, ma se ti eserciti vedrai che si può sistemare tutto! Le frasi son ben costruite, con i rispettivi elementi al loro posto e anche i rapporti di subordinazione e coordinazione sono ottimi. Occhio a qualche ripetizione. 
 
Stile: 10/10 
Complimenti, hai davvero uno stile impeccabile! Nelle descrizioni, nella costruzione dei periodi… in tutto! Ti sei meritata davvero il massimo del punteggio! Ho trovato il tuo modo di scrivere scorrevole, con quella punta di complessità che vorrei trovare in ogni storia. Bravissima! Aggiungo anche la scelta di aver lasciato all’intuizione del lettore il motivo per cui Dentolina è stata scelta. 
 
Caratterizzazione personaggio: 10/10 
Non so cosa dire, sul serio. Hai saputo rendere il personaggio al meglio del meglio, richiamando addirittura la caratteristica che ha di non toccare mai terra, descrivendo la sua camminata come dei saltelli leggiadri; anche il fatto che ami stare con i bambini e che parli quasi sempre dei denti e racconti bellissime favole… tutto questo fa di lei la vera e unica Dentolina. Complimenti!!! 
 
Originalità: 10/10 
Qui non ho parole… Hai avuto un’idea genialissima! Mai avrei pensato ad un passato così per Dentolina. Farle vivere un’esperienza simile e poi condurla a sacrificarsi per un bambino diventando così una Guardiana è stata veramente la massima vetta dell’originalità! Bravissima! 
 
Gradimento personale: 9,5/10 
Ho davvero amato questa storia, sia per lo stile che per il tema delicato che hai deciso di utilizzare; tuttavia avrei preferito qualcosa in più sulla investitura di Dentolina a Guardiana, anche se, essendo la tua fic raccontata in prima persona, era un po’ difficile forse eseguire questo punto al meglio. Non disperare, perché ho trovato molto delicata e bella la scelta di lasciare intuire fra le righe il motivo per cui lei è stata scelta. Bravissima! 
 
Totale: 47/50 
  
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