Prologo.


Non ricordo molto del giorno in cui sono morta.

Solo quelle voci, quei sorrisi lassù alla scogliera, dove andavamo sempre noi del gruppo per fumare.
Ricordo le risate, le sigarette che giravano, gli abbracci di Cloe e Marta.
Ricordo che ero seduta sul ramo più basso dell'albero su cui giocavo sempre con mio fratello da piccoli, quando mia madre ci portava alla scogliera, quando sorrideva ancora, quando non aveva  bisogno di fingere che le cose andassero bene, perché andavano bene davvero.
Ricordo la suoneria del mio telefono coperta dalle urla, la vibrazione: sette chiamate perse, Josh.
Ricordo il suono disturbato del telefono, e poi la sua voce, non la scorderò mai.
La sua voce tremante, incrinata dalle lacrime, i suoi singhiozzi.

“Sam, Sam” diceva.
“Josh, che succede?” e la paura mi scorreva nelle vene.
“Michael, Michael è..” sussurrava.
“Si è suicidato” ha detto.

Ricordo le mie urla, le mani che formicolavano, ricordo le lacrime che non cessavano di scorrermi sul viso, il dolore lancinante allo stomaco, il vomito, la nausea.
Ricordo l'incredulità, il rifiuto di quelle parole.
Sono rimasta lì, forse dieci minuti, a singhiozzare, a metabolizzare la notizia, a rendermi conto che lui non c'era più e che non ci sarebbe mai più stato.
Ricordo la voce di Cloe che da lontano mi chiamava, il telefono in mille pezzi per terra, tra le rocce.

“Che succede?” mi ha chiesto.
“Nulla” gridavo, sì, gridavo.
“Dite a Josh che gli volevo bene e che gliene vorrò per sempre, e dite a Michael che non doveva andare così, che non doveva lasciarmi, ma che io senza di lui non posso stare.”

Non so quanto Cloe abbia capito di quello che ho detto, o che almeno ho provato a dirle con i singhiozzi che mi straziavano la gola.
Ho preso a correre, a correre veloce, con tutta la forza che mi era rimasta. Le gambe mi facevano male, ma quando mi sono data lo slancio non le sentivo più. Quando l' acqua gelida ha colpito il mio corpo, mille lame mi hanno trafitto, quando le onde hanno cominciato a sbattermi contro le rocce, e il sangue ha cominciato a macchiare l'acqua e non riuscivo a tenere gli occhi aperti, lo sapete a cosa ho pensato?

A lui.
Era il mio migliore amico, e sì, forse lo amavo.

L'acqua poi mi ha sommerso, e non ricordo nulla, a parte la sua voce che mi chiamava.
Non so se ero morta, o viva, o entrambi.
So solo che Michael mi teneva la mano, e piano mi sussurrava: 
“Devi vivere, io non ce l'ho fatta, ma tu devi, devi farcela, per me, per te, per noi.”