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Autore: Keimi    18/03/2013    3 recensioni
//INTERROTTA//
E se l'Angelo venuto per ucciderti fosse dannatamente bello, dannatamente misterioso e si fosse dannatamente innamorato di te?
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Una donna ballava, leggiadra, spensierata, in mezzo a centinaia di candele diverse l’una dall’altra per forma, colore, grandezza e profumo. Lo stanzino in cui si trovava era angusto e molti l’avrebbero scambiato per una piccola cella, mentre lei lo riteneva un luogo intimo e raccolto in cui rifugiarsi. Ogni notte, infatti, vi danzava seguendo una melodia silenziosa, una musica tutta sua. Il suo corpo snello, i fianchi fini e il petto quasi piatto, era coperto da una lunga veste candida che le lasciava scoperte solo braccia e gambe. I lunghi capelli color ebano le solleticavano i polpacci e gli occhi verde acqua erano sempre chiusi mentre ballava, per ricordare meglio volti e voci famigliari che non vedeva né sentiva da tempo. Le labbra le si piegavano involontariamente in un sorriso mentre calde lacrime le scivolavano lungo il collo, fermandosi su un laccio di cuoio scurito dall’uso al quale era legato un ciondolo di metallo lucente che raffigurava una fata danzante.
«Non li hai ancora dimenticati?», domandò una voce maschile dall’entrata di quello stanzino illuminato dalle sole candele. Lei non rispose, continuando a ballare imperterrita, seguendo la sua canzone.
«Dovresti. Passeranno decenni prima che tu possa rivederli e, probabilmente, nemmeno li riconoscerai», continuò lui. Lei si fermò con un movimento leggero. Fece un respiro profondo e aprì gli occhi, fissandoli con odio malcelato sul ragazzo appoggiato allo stipite della porta.
«Se tutto andrà come deve andare moriranno a più di ottant’anni e li rivedrai raggrinziti e ingobbiti. Magari si saranno anche dimenticati di te», disse, amaramente. Lei sapeva perché le stava parlando così. Mads era morto a ventisette anni circa quattro secoli prima, e aveva aspettato con ansia che i suoi cari terminassero il tempo a loro concesso di vivere sulla terra. Rimase molto deluso, però, quando arrivarono: tutti erano morti molto anziani e irriconoscibili, chi si era dimenticato di lui, chi non ricordava nemmeno chi fosse, chi non sentiva più quell’antico sentimento che li tenne legati quasi un secolo prima. Lui aveva conservato per ciascuno di loro una fiammella d’affetto nel cuore, ritrovandosi un incendio nel petto che gli lasciò il cuore nero come il carbone. Selene odiava quel ragazzo, nonostante, in parte, gli facesse pena per la sorte che gli era toccata. Lei aveva fiducia nei suoi amici, soprattutto nel fratello e nell’amica di sempre: non potevano dimenticarla.
«Vorrei farti conoscere Mara, così capiresti che non può dimenticarmi», rispose, piccata. Un’ombra attraversò il volto di Mads per un attimo. Selene lo guardò di traverso. «Che succede?», domandò, impassibile. «Parla», continuò quando Mads non rispose. Per tutta risposta abbassò lo sguardo sulle candele. «Quelle indicano la vita dei tuoi amici?», mormorò, cambiando discorso. «Sì» «Qual è quella di Mara?» «Quella laggiù», indicò, senza voltarsi, una lunga candela color primula. Mads si accigliò. «Perché sei venuto qui? Non credo solo per rompermi le palle, no?», chiese, sospettosa. Dovette attendere qualche minuto prima che il ragazzo la guardasse negli occhi. «Devo andare in missione», disse. «Sono l’Angelo della Morte di Mara».
  
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