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Autore: Preussen Gloria    20/03/2013    5 recensioni
"Il vostro bambino è nato qui?"
"Sì..."

Odino ha punito Thor ma non l'ha fatto per sopprimere la sua arroganza.
“Dovete essere molto disperato o molto sciocco per aver lasciato che vostro figlio nascesse su Jotunheim, principe di Asgard,”
"Non è mio figlio..."

Odino ha condannato Loki ma non per i crimini da lui commessi.
"Pensavo fosse tuo..."
"Sì, lo è. Solo che non è mio figlio."

Entrambi sono stati maledetti per espiare il peggiore dei peccati.
"Il neonato che tieni in braccio è mio fratello."
Ma non esiste maledizione che possa convincere Thor ad abbandonare Loki.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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I
Balder


[Qualche anno dopo.]

Asgard

A Balder era stato ordinato di restare lontano dalle stanze di sua madre.
“Non avvicinarti a quell’area del palazzo per nessuna ragione al mondo,” aveva detto suo padre con tono quasi minaccioso, “hai capito bene, Balder?”
“Sì, padre…”
Non gli aveva spiegato la ragione. Non gli aveva detto niente, ma Balder sapeva. Tutti lo sapevano.
Poteva vedere la verità negli occhi di Sif, resi più scuri dall’ira mal celata.
Poteva vederlo dell’aria tesa di suo padre, quella di un guerriero pronto all’inevitabile scontro.
Poteva vederla nell’assenza di sua madre che, dalla fine della missione di Midgard, non era più uscita dai suoi appartamenti.
Loki.
Sapeva il suo nome, sapeva tutto di lui, benché non avesse avuto la possibilità di conoscerlo di persona.
Suo padre non voleva che lo vedesse.
Sua madre sembrava non poter far a meno di averlo accanto.
Entrambe le cose lo turbavano profondamente.
Balder conosceva la storia dei suoi fratelli perduti. Sapeva com’erano caduti in tentazione ed avevo perso tutto, ogni cosa, compreso l’amore dei loro genitori. Almeno, questo era quello che al re di Asgard piaceva credere. Perché Balder dubitava che quel moccioso avrebbe potuto godere delle stanze di sua madre come prigione, se questa non l’avesse amato almeno quanto amava lui.
Almeno quanto…
Suo malgrado, Balder si ritrovava spesso davanti la porta chiusa di quegli alloggi. La fissava in silenzio per interi minuti, combattendo con l’irresistibile desiderio di prendere tra le mani quella maniglia ed abbassarla. Che cosa poteva venirne di mal dal dare una sbirciatina?
Perché suo padre temeva tanto un possibile incontro tra lui e Loki?
Non sarebbe successo comunque, prima o poi?
O doveva passare il resto della sua vita a sentir parlare dei suoi fratelli come personaggi di antiche leggende, mentre su di lui non c’erano storie da raccontare?
Sì, Balder era profondamente invidioso della memoria di Thor e Loki, positiva o negativa che fosse. Le loro azioni sarebbero rimaste impresse nella storia di Asgard per sempre, mentre delle sue a stento si mormorava.
Colpa del modo in cui l’aveva cresciuto, forse.
Suo padre si era assicurato che la sua educazione fosse conforme alle leggi in ogni minimo dettagli: comportamenti ribelli non era ammessi ed erano severamente puniti. Balder era cresciuto ben sapendo che non gli sarebbe mai stato concesso di mettere piede fuori dal palazzo senza il preciso consenso da parte del padre. Era schiavo della sua stessa casa, il nuovo erede al trono di Asgard.
Erede, certo. Principe dorato, assolutamente no.
Balder non era Thor, ma nulla gli impediva di provare a superarlo agli occhi del re e dell’intero popolo che, un giorno, avrebbe governato.
Eppure, nonostante avesse il totale rispetto di tutti. Non possedeva l’affetto di nessuno.
Sif e i Tre Guerrieri erano la sua scorta personale: lo proteggevano, sarebbero morti per proteggerlo, ma non erano suoi amici e non lo sarebbero stati mai.
Non aveva amici, il principe Balder, solo una lunga lista di leali alleati e sostenitori.
Da re non avrebbe potuto avere amici comunque, si diceva. Come re, avrebbe dovuto essere sopra chiunque e non sentirsi obbligato a guardare negli occhi nessuno.
Occhi.
Le voci dicevano che quelli di Loki erano verdi…

[Ieri]

Midgard.

Nevicava. Un dettaglio di quel mondo che Jàrnsaxa avrebbe dovuto odiare, invece lo rassicurava.
Bello o brutto, crudele o giusto, Jotunheim era stato il suo mondo e ritrovare qualcosa di familiare in un altro regno, lo rassicurava.
Thor gli aveva dato istruzioni precise: gli aveva detto di non uscire di casa per nessuna ragione, ma che poteva muoversi liberamente tra le mura domestiche. Gli aveva mostrato i vestiti tipici di quel mondo e lo aveva aiutato ad indossarli: Jàrnsaxa non era abituato a tanti strati da indossare, ma aveva accettato di buon grado decidendo che sarebbe stata solo questione di tempo, prima di farci l’abitudine.
“Hai la sua stessa taglia,” aveva mormorato Thor, ma il suo sguardo era stato talmente triste che non aveva avuto il coraggio di chiedere nulla.
Con particolare cura, gli erano state mostrate le cose e gli ambienti di Loki.
Il bambino disponeva di una culla in camera di Thor ed una nel soggiorno.
“Posso tenerlo in braccio?” Aveva chiesto titubante.
Thor gli aveva sorriso, “certo, tutto il tempo che vuoi.”
A Jàrnsaxa piaceva tenere Loki vicino e, se non c’era Thor a stringerlo a sé, passava ore a cullarlo contro il suo petto raggomitolato sul divano più vicino alle finestre. Loki dormiva o mangiava, era ancora troppo piccolo per preoccuparsi di studiare le persone che gli stavano attorno ed era un bambino molto tranquillo, una gioia per chi doveva prendersi cura di lui.
“Hai fame?” Domandò, quando il neonato aprì gli occhi verdi spalancando la boccuccia in cerca di qualcosa da succhiare. Jàrnsaxa baciò una delle guance calde e rosee alzando il bordo della felpa per scoprire il petto. Loki agitò le piccole braccia e gambe con aspettativa e Jàrnsaxa rise guidandolo con dolcezza.
Era strano accudire un bambino Aesir, ma Loki era troppo bello per non essere nutrito ed allevato con tutto l’amore possibile e Jàrnsaxa non riusciva a credere che esistesse qualcuno nell’universo capace di rifiutare quella creatura definendola mostruosa. Sì, lui era stato il primo a spaventarsi, la prima volta che Loki si era trasformato tra le sue braccia ma erano bastate le rassicurazioni di Thor a tornare a fargli vedere quel bambino come la cosa più bella che gli fosse mai capitata.
Loki gli tirò un capezzolo con forza inaspettata e Jàrnsaxa strinse appena gli occhi, “piano, piccolo, non scappo mica, sai?” Sapeva che il bambino avrebbe rallentato il ritmo in poco tempo e si sarebbe addormentato, ormai sazio e soddisfatto, nel suo abbraccio. Un scena troppo dolce per poter potersene stancare.
Jàrnsaxa lo guardava per tutto il tempo e Loki ricambiava lo sguardo con sicurezza, fino a che le piccole palpebre non cominciavano a chiudersi lentamente e la presa sul suo petto svaniva. Thor gli aveva chiesto di tenerlo al caldo, per evitargli continue trasformazioni automatiche che non avrebbero fatto altro che indebolirlo ed innervosirlo e Jàrnsaxa aggiustò la copertina verde intorno al corpicino, poi si alzò e lo depose nella piccola culla accanto al fuoco.
Il faccino di Loki si contorse appena, ma bastarono una serie di carezze tra i folti ciuffetti corvini per farlo riaddormentare pacificamente. Jàrnsaxa s’inginocchiò accanto alla culla per guardarlo dormire, “con te è tutto un po’ meno brutto…”
La porta d’ingresso si aprì con forza e si richiuse con un gran baccano.
Loki scoppiò subito a piangere terrorizzato.
“No, no…” Mormorò chinandosi per poter baciare la piccola fronte, “va tutto bene, è solo tornato tuo fratello.”
Thor comparve nel salotto a tempo di record con un’espressione allarmata sul viso, “l’ho spaventato, vero? Mi è sfuggita la porta e fuori… C’è un vento fortissimo…”
Jàrnsaxa scosse la testa, “non devi preoccuparti così, può capitare…”
“No,” Thor si tolse la giacca gettandola sul divano, “da quando è nato, non faccio altro che fare errori. È terrorizzato del buio, dal silenzio e dal freddo, lo sai?” Thor s’inginocchio sull’altro lato della culla chinandosi per baciare una delle paffute guance bagnate, “ha solo una settimana di vita e già non riesco a farlo sentire al sicuro, io…”
Jàrnsaxa gli appoggiò una mano sull’avambraccio in segno di conforto, “posso parlare liberamente?”
“Certo…”
“Allora calmati,” disse gentilmente, “non è successo nulla di grave, i bambini si spaventano con poco.”
Thor sospirò pesantemente ed annuì. Loki non piangeva più ma si era raggomitolato fin quanto poteva per proteggersi da qualche che non esisteva.
“Parlargli con gentilezza, se hai paura tu, lui non potrà mai sentirsi protetto.”
Thor annuì di nuovo chinandosi sul piccolo appoggiando una delle grandi mani sulla testolina corvina, “Loki?” Chiamò con un amore che, Jàrnsaxa ne era certo, nessun padre avrebbe saputo eguagliare, “va tutto bene, amore. Sono qui, è tutto a posto.”
Loki spalancò gli occhioni verdi con fiducia e Thor gli sorrise in risposta posando le labbra sulla piccola fronte ed accarezzando il pancino del neonato con movimenti circolari. In breve tempo, Loki si stiracchiò, sbadigliò e si riaddormentò, come se nulla di brutto fosse successo.

[Oggi.]

Asgard.

A Balder era stato proibito di entrare nelle stanza di sua madre.
In breve, non gli era permesso vedere, tantomeno conoscere suo fratello Loki.
Ma nessuno gli aveva detto nulla a proposito degli appartamenti che, un tempo, erano appartenuti a Thor e dove il loro secondo ospite era stato condotto e rinchiuso. Un altro privilegio di cui solo un membro della famiglia reale poteva vantare.
Le guardie omaggiarono il suo ingresso con un inchino, Balder non li guardò neanche in faccia.
“Voglio vedere il prigioniero,” ordinò e i due uomini non ebbero da far altro che ubbidire senza esitazione.
La stanza era più grande della sua, più bella della sua, più regale… Più tutto.
Il prigioniero era di fronte a lui seduto in fondo al grande letto.
Capelli neri. Occhi azzurri.
Avevano gli stessi occhi. Si assomigliavano, a dire il vero.
Balder fece una smorfia disgustata.
“Chi sei?” Domandò il prigioniero.
“Non rivolgerti a me con tanta leggerezza,” lo zittì il principe freddamente. L’altro alzò gli occhi al cielo, “avrai la mia età o poco più. Non ti sembra ridicolo atteggiarti tanto da superiore?”
Balder sgranò gli occhi scandalizzato, “porterai rispetto al tuo principe, come è legge!”
Il prigioniero inarcò le sopracciglia scure, poi scoppiò a ridergli in faccia, “porto rispetto solo ai miei genitori, chiunque tu sia e non sei il mio principe.”
Balder strinse i pugni per trattenere la rabbia, “ti chiamano Thorson,” disse freddamente, “è realmente il suo nome?”
L’altro sbuffò passandosi una mano tra i capelli corvini, “vuoi sapere se sono il figlio di Thor? Sì, lo sono,” rispose con arroganza, “il mio nome è Magni, molto piacere principe…”
“Balder…” Rispose l’erede.
“Oh,” Magni annuì, “il sostituto…”
“Come osi?” Esclamò il principe adirato.
“Non è forse vero che sei nato perché Odino era a corto di figli da piazzare su quel suo fottuto trono?”
Balder sorrise maligno, “è il tuo trono che stai offendendo…”
Magni rise, “e tu mi stai dichiarando erede al posto tuo, senza neanche accorgertene.”
Il principe aprì la bocca ma non ne venne fuori nulla.
“Che stai facendo, Balder?” La voce di Odino era cupa e minacciosa e l’erede si morse il labbro inferiore per invitare se stesso a mantenere la calma, “non mi sembra di averti concesso di vedere il nostro ospite.”
Balder si voltò lentamente chinando la testa con rispetto, “padre, io…” Non riuscì a terminare la frase che il prigioniero lo sorpassò senza rispetto.
“Mi auguro che abbiate delle risposte da darmi,” ringhiò il giovane fermandosi ad appena mezzo metro dal sovrano, “la mia pazienza sta per terminare.”
Odino sospirò con aria grave, “chiedi, giovane e proverò ad accontentarti.”
“Dov’è mio padre?” Chiese Magni con urgenza, gli occhi azzurri pieni di preoccupazione e paura, “dov’è mia madre? Dove sono i miei genitori?” Quasi urlò l’ultimo quesito con disperazione. Sebbene l’arroganza nella sua voce fosse tanta, c’era solo una preghiera tra le righe ed era per Odino, per l’unico, odiato, uomo che poteva essere di qualche aiuto alla sua famiglia.
“Mi spiace doverti deludere, nipote,” rispose Odino e sembrò essere sinceramente dispiaciuto.
Balder si morse il labbro inferiore con forza chiudendo gli occhi: non poteva mostrarsi debole davanti a quel tiranno. Non poteva, ne andava della sua dignità e di quella della sua famiglia.
Odino non poteva essere stato un buon padre, senza ombra di dubbio, ma non era completamente senza cuore. Avanzò di un passo, alzando la mano per toccare quel nipote che non aveva avuto l’onore di veder nascere.
Magni scattò all’indietro disgustato, “non osate farlo,” sibilò, “non mi toccato. Non è facendo una carezza a me che rimedierete il crimine commesso contro mio padre.”
Odino non insistette, sarebbe stato inutile ma Balder non si fece sfuggire il sincero dolore che oscurò il suo sguardo per un istante.
“Posso vedere mio fratello?” Magni tentò di domandarlo con cortesia, sebbene volesse urlare la sua rabbia ed il suo rancore a pieni polmoni. Balder inarcò un sopracciglio confuso. Fratello? Quale fratello?
Odino scosse la testa, “non devi preoccuparti dell’incolumità di Loki. È con mia moglie e lei…”
“No, no, no…” Magni sorrise istericamente, “voi non capite. So bene che nessuno ha toccato mio fratello, sarei morto prima di permettere ad uno di quei mostri di sfiorarlo ma questo non è sufficiente!”
Il re fissò il nipote per un lungo minuto di silenzio, “non ti è permesso vedere Loki.”
“Mio fratello ha bisogno di me…”
“Tutto quel che è necessario, è a sua…”
“No!” Urlò Balder con rabbia, “non è di un abito regale o di una stanza lussuosa di cui ha bisogno. Non ha bisogno nemmeno delle cure di una donna che ha accettato di darvi un altro figlio per sfregio nei confronti di mio padre!” Prese un respiro profondo per recuperare un minimo di controllo, “Loki ha degli incubi tremendi ogni notte. Alle volte, si sveglia talmente terrorizzato che riesce ad addormentarsi solo tra le braccia di nostro padre o nostra madre e nessuno dei due è con lui, ora! Vi prego, Odino, se volete rinchiudermi nella cella più buia di Asgard fatelo, ma permettetemi di stare con mio fratello… Vi prego…”

Frigga era sull’orlo delle lacrime.
“Non toccatemi,” singhiozzò il ragazzino di fronte a lei facendo un passo indietro per sicurezza, “non toccatemi. Nessuno può toccarmi, a parte mio fratello ed i mie genitori.”
La regina chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, “stai tremando Loki…”
Il ragazzino si strinse le braccia intorno al corpo piangendo disperatamente, “dov’è mio padre?” Domandò, “dov’è mia madre?”
Frigga si sentì morire a quella domanda, “Loki, io sono…”
“Lo so chi siete,” mormorò il bambino con voce tremante, “i miei genitori non mi hanno mai mentito, signora.”
“Allora sai…”
“Che mi avete abbandonato? Sì lo so,” Loki la fissò con rabbia non riuscendo ad arginare le lacrime, “che vi siete sottomessa al re per concedergli un figlio che avrebbe consolato voi e accontentato lui? So ogni cosa… Jàrnsaxa è il nome della mia vera madre, voi non siete niente per me!”
Frigga si portò una mano al petto per calmare il suo cuore impazzito, “amore mio…”
“No,” Loki scosse la testa, “non sono il vostro amore. Sono l’amore dei miei genitori, non vostro e, di sicuro, non sono mai stato e sarò mai quello del vostro re!”
Il ragazzino appoggiò una spalla contro il muro scivolando lentamente sul pavimento: era esausto.
“Ridatemi almeno Magni, vi prego.”
Frigga pianse con lui, incapace di poter reggere oltre tanto dolore da una creatura che era… O era stata... Sua…
“Ho bisogno del calore di mio fratello, vi prego.”
Prima che l’oscurità torni a riversarsi dentro di me, di nuovo…

***
Varie ed eventuali note:
E rieccoci qua, con un aggiornamento che non vale tutti i meravigliosi commenti ricevuti dal primo capitolo, ma spero che compensi un pochino i (mostruosi) tempi di attesa. 
Che cosa abbiamo qui? Una suddivione temporale che merita una breve spiegazione.

Oggi---> Sono tutti gli eventi che hanno come protagonista questo nostro Kid!Loki e suo fratello Magni

Ieri---> Riprende esattamente da dove il prologo ci aveva lasciato e segue tutti i fatti in ordine cronologico, permettendoci di capire come i ragazzini sopracitati siano finiti dove sono finiti.

Piccole presentazioni di Routine.

Balder: il figlio inutile... No, ok, ho giurato a me stessa di essere oggettiva. Nel mito Balder è l'unico figlio naturale di Frigga e uno dei tanti eredi di Odino, muore a causa di un complotto da parte di Loki (e quando mai!). Nel comic, non ho minimamente capito da chi è stato partorito (con esclusione de "Le fatiche di Loki" che, di fatto, ricalcano la mitologia abbastanza fedelmente) ma è figlio di Odino comunque, è re di Asgard per un periodo e quindi fratello\fratellastro di Thor e Loki.

Magni: Nel mito è uno dei figli di Thor, avuto con la gigantessa Jàrnsaxa. Non mi risulta abbia un ruolo in nessuna versione del comic (a differenza di Modi, l'alro figlio di Thor). 
  
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